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Autore: addict_with_a_pen    17/08/2017    0 recensioni
Se dovessi descrivermi con una parola, direi bocciolo, un fiore chiuso non ancora pronto per aprirsi e mostrarsi al mondo, poiché tutti chiusi e nascosti si sta così bene che non ho alcuna fretta di sbocciare. I fiori sono così fantastici, meravigliosi e ricchi di significati che non vedo come una singola persona sulla faccia della terra possa non amarli, ma apparentemente questa mia ammirazione non è vista di buon occhio da nessuno, soprattutto quando sei un ventiduenne introverso che ha finalmente realizzato il suo improbabile sogno di una vita. Ebbene sì, sono un fioraio, e la cosa mi riempie di orgoglio e gioia indescrivibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie, Ryan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Scusate il ritardo, ma credevo di avere un virus sul PC e allora non mi sono più avvicinata al sito ma, ora che si è risolto praticamente tutto, sono tornata! **immagino la vostra gioia ahahaha**
Questo è il penultimo capitolo, e onestamente per essere una storia così stupida e senza impegno è venuta fuori una cosa fin troppo lunga, ma ormai non mi rimane altro da fare se non finirla.
Questo capitolo è carino (?), ma in genere quando io trovo qualcosa che scrivo carino allora non piace quasi mai a nessuno, pazienza ahaha.
Spero stiate passando una bella estate (SUDORE A PARTE), buona lettura e alla prossima :* :*


 
 
 
 
“Giorno piccolo!
“Hey B…”
La mia vita nell’ultimo periodo pare aver preso una piega che amo alla follia…
Ogni mattina il mio girasole si presenta all’orario di apertura fuori dal negozio, mi da il bacio del buongiorno, sta con me fino a quando non è ora di chiudere, aiutandomi a fare le composizioni per i mazzi, a mettere fiocchi e decorazioni quando si tratta di fare un regalo e, alle sette e trena precise, gira il cartellino e mi dedica mezz’ora di baci nel retro del negozio che oramai considero il mio posto preferito in assoluto.
“B, possiamo dividere il guadagno se vuoi…”
Gli ho perfino proposto questo, poiché oramai sono più le informazioni sui fiori che da lui ai clienti rispetto a quelle che do io, introverso cronico.
“Sei tu il mio guadagno…” E per quanto questa frase possa risultare stucchevole e infantile, non ho potuto evitare di sciogliermi dalla tenerezza spropositata.
“Sei il nuovo collega del mio Ryan?”
Gli aveva chiesto una mia cliente affezionata che mi conosce da due anni o giù di lì e che oramai mi considera come fossi un figlio.
“Sì, sono un suo collega…”
Aveva risposto lui con uno sguardo trasognato, accarezzandomi il viso e facendomi arrossire come un disperato. In occasioni come queste, mi chiedo se B mi consideri davvero solo come un collega, qualcuno con cui passare il tempo, o se magari ci sia speranza che prima o poi alla domanda “E tu chi sei?” lui risponda “Il ragazzo di Ryan.”
Non posso credere che ci sia almeno questa piccola probabilità che lui possa considerarmi come tale in futuro, non riesco a crederlo e, anche se per ora tutti ci considerano solo come Ryan e Brendon, due colleghi di lavoro, mi piace illudermi che le cose possano cambiare.
“B non sono ancora le sette e mezza!”
“Fa niente. Non immagini la voglia che ho di baciarti…”
Sto per forza vivendo in un sogno.
Ho anche scoperto un sacco di informazioni in più sul suo conto, come ad esempio il fatto che ha un mucchio di fratelli e che lui è il più piccolo della famiglia, che sa suonare la chitarra e che sa pure cantare.
“Mi canti qualcosa!?”
Gli avevo chiesto, euforico al pensiero di sentire la sua voce.
“Naaah ti prego…”
“Sei arrossito B.”
Gli avevo fatto notare, dandogli un bacino sulla guancia rossa e ancora considero quell’episodio come uno dei più dolci in assoluto.
“Beh, mi stai contagiando fiorellino… Ora pure io arrossisco.” E mi aveva baciato. Dica pure ciò che vuole, ma prima o poi io sentirò la sua voce, costi quel che costi.
Oggi quindi è una giornata come tante, io sto servendo un cliente come tanti, vendendo un fiorellino come tanti e B sta intraprendendo un discorso come tanti con un altro cliente indeciso sull’acquisto da fare.
“Secondo me le conviene prendere i narcisi!” lo sento squittire “Sono bellissimi e poi, da quel che mi ha detto e raccontato di questa persona, fanno proprio al caso di suo…”
Ridacchio sentendo ciò da lui appena detto.
“Non credi che abbia ragione Ryro?” Mi chiede col sorriso, minacciandomi con un vaso di narcisi sotto il naso.
“Oh, sì sì, assoluta ragione.” Rispondo porgendo il resto al mio cliente che, soddisfatto, se ne sta uscendo dal negozio abbracciato al vaso di una camelia più grosso di lui.
“Va bene, allora comprerò questi.” Dice il cliente dei narcisi, prendendo il suo vaso in mano e allungandoci una banconota da venti.
“Ha fatto la scelta giusta!” esulta B preparando il resto e non perdendo il sorriso neanche un secondo “E, si ricordi, noi qui abbiamo fiori per tutte le persone e occasioni possibili.”
“Grazie mille, lo terrò a mente…” ci sorride “Arrivederci” e se ne va.
“A presto!” Risponde B, per poi guardare l’ora sull’enorme orologio appeso sopra la porta, leggere sette e trentasei e scattare al di là del bancone per chiudere bottega.
“Sei minuti in meno di baci!? Ma siamo pazzi?”
Ogni volta che se ne esce con frasi del genere non posso evitare di sentirmi speciale, come se per la prima volta in tutta la mia vita una persona mi consideri davvero importante per se stessa e il suo buonumore.
“Ecco fatto…” scavalca nuovamente il bancone “Dobbiamo recuperare il tempo perso…”
Mi prende il viso tra le mani e mi sorride dolcemente, incollando lo sguardo alle mie labbra e aspettando che dica qualcosa.
“Beh, che aspetti…? Baciami.”
Scoppia a ridere, per poi darmi ascolto e incollare le sue labbra alle mie. Sono passato dall’essere terrorizzato dai baci al non vedere l’ora che le sette e trenta arrivino e il merito non può che essere suo, non può che essere della sua pazienza e affetto, dato che il novanta per cento delle persone normali dopo la mia prima “crisi anti-bacio” mi avrebbe mandato a quel paese ridendomi in faccia.
Ma non il mio B.
“Andiamo dietro?” Chiede in un sussurro sulle mie labbra.
“Andiamo dietro…”
Sceglie un posticino accanto alla lavanda dato che è finalmente fiorita tutta e fa un profumo delizioso.
“Vieni.” Dice sedendosi in mezzo ai fiori, aprendo appena le gambe e invitandomi a sedermi in mezzo, poiché lui adora abbracciarmi dal dietro e baciarmi il collo.
“Allora Ryan…”
Si blocca.
“Allora Brendon.” Dico a mia volta con una risatina.
“Umh… mi stavo chiedendo una cosa…”
Vederlo imbarazzato o in difficoltà è molto difficile e raro, ma è anche segnale che o vuole chiedermi qualcosa di rischioso, o vuole fare qualcosa di rischioso… Con “rischioso” intendo cose che in un modo o nell’altro possono andare a ferire la mia stupida sensibilità o andare oltre ai limiti imposti dalla mia timidezza, così che non posso fare a meno di irrigidirmi e agitarmi preventivamente.
“D-Dimmi…!”
“Questo fine settimana sarò solo a casa, sai, i miei fratelli hanno la loro vita, alcuni una pseudo famiglia a cui badare, e i miei genitori invece staranno via per due giorni e… non so, mi stavo chiedendo se volevi stare da me, se ai  tuoi sta bene ovviamente, aspetta, forse vivi già da solo…” ridacchia imbarazzatissimo “M-Mi piacerebbe molto passare più tempo con te e, magari, solo se ti va ovviamente, potremmo anche provare a fare… qualcosa” mi stringe un pochino più a sé “Che ne dici fiorellino? Ti va…?”
Oh no… non questo discorso, vi prego…
Arrossisco come un pomodoro al pensiero di me e lui che “facciamo qualcosa” e il panico si impossessa velocemente del mio corpo.
“N-Non so se è una buona idea…” mi sollevo dal suo corpo “Non me la sento B… N-Non credo che sia il caso ora…”
“Oh, m-ma io non ho detto che dobbiamo per forza!” si precipita a dire lui, sollevandosi a sua volta e incollandosi a me stile koala su un albero “Era solo un’idea, ma se non ti va, possiamo semplicemente… stare insieme, guardare film, preparare una torta, andare a fare un giro, cose così insomma” struscia il naso sul mio collo, stringendomi ancora più a sé “Dai piccolo, vieni con me…”
Vorrei davvero tanto rispondere “sì”, ma la paura che la sera o in qualunque altro momento della giornata lui provi a superare il limite oltre al quale non oso andare mi obbliga a dire “no” e rinunciare ad un fine settimana con lui.
“N-No B… mi dispiace, scusami, ma non me la sento…”
“Non preoccuparti, era solo una proposta…” Mi da un bacino sulla guancia e si riposiziona in mezzo ai fiori, lasciandosi scappare un sospiro e armeggiando nella tasca dei suoi pantaloni per prendere le sigarette.
“Credimi, m-mi dispiace!” sbotto alla fine “È-È solo che ti conosco e, n-non è una critica, ma sono sicuro che se venissi da te allora in un modo o nell’altro una t-tua mano andrebbe a finire in posti in cui non dovrebbe stare e-e allora io pot-”
“Ryan hey, tesoro tranquillo!” porta una sua mano sul mio petto e mi riporta su di sé “Non è un problema, va bene? E comunque no, non l’avrei mai fatto. Questo è diverso da un bacio, molto diverso…” si ferma per qualche secondo “e non avrei mai osato fare qualcosa che tu non vuoi fare, okay? Hai la mia parola.”
“S-Sicuro…?”
“La mia mano non andrà mai a finire sul tuo cazzo a meno che tu non lo voglia.” Scoppia a ridere, mentre io mi porto entrambe le mani sul viso e continuo a ripetermi che non è vero, che non può averlo veramente detto.
“Ti odio Brendon…”
“Non è assolutamente vero!” E purtroppo, ha ragione.
“Posso farti una domanda? Stavolta non è nulla di spinto, prometto.” Ridacchia.
“Vai...” Bisbiglio cercando di riprendermi dall’imbarazzo soffocante che mi sta ancora torturando.
“C’è un motivo in particolare del perché tu sia così insicuro e introverso, o è semplicemente il tuo carattere?”
Mi blocco per qualche istante.
“Umh… in che senso?”
“Nel senso che io adoro la tua timidezza e il fatto che continui ad arrossire per ogni cosa che ti dico, per ogni complimento che ti faccio, ma volevo sapere qualcosa di te, se sei sempre stato così o se in passato eri più estroverso, tutto qui” si accende la sigaretta “Non parli mai di te, so a malapena il tuo nome e cognome.”
Effettivamente B sa veramente poco di me, è a conoscenza solo del mio nome, della mia età, della mia passione per i fiori e di questo mio dannato carattere, ma nulla di più.
“Beh, n-no, non è successo nulla di che, o almeno, nessun trauma, credo…” mi accoccolo meglio sul suo petto  “Quando andavo al liceo mi prendevano tutti in giro perché mettevo sempre camicie con i fiorellini stampati sopra o-o pantaloni rosa o comunque dai colori non prettamente maschili…” faccio segno delle virgolette con le dita “e allora la gente si divertiva a darmi contro, così che ho capito che i rapporti con le persone non facevano per me. Io non volevo cambiare, le persone men che meno e mia madre diceva che ero perfetto così, quindi non vedevo il motivo di dover cambiare il mio guardaroba e il mio modo di essere per gente che non significava nulla per me…” sorrido tristemente “Adoravo mia madre, è stata lei che mi ha ‘infettato’ con questa ossessione dei fiori…” ridacchio nel pensarci “Sai, in genere si dice che l’eroe di un bambino sia il proprio padre, mentre per una bambina la mamma, ma io non ho mai considerato mio padre eroe… Il mio eroe era la mia mamma, lei e la sua dolcezza. Mi ha sempre insegnato che con le persone bisogna comportarsi bene e che scendere alle mani è sbagliato e io ho sempre seguito il suo consiglio, ma poi lei è morta…”
Mi stringe un pochino più a sé e mi stampa un bacino sulla nuca.
“S-Si è ammalata e io nemmeno lo sapevo! Mio padre non me ne ha mai parlato e io non ho mai sospettato di nulla. Ricordo che appena morta i-io non volevo nemmeno più uscire di casa, non ne vedevo il senso, ma poi mio padre è impazzito per il dispiacere, ha cominciato a bere e allora sono stato obbligato a uscire per comprare qualcosa da mangiare e cercare un lavoro per mantenerci. Da cosa nasce cosa e a diciotto anni ho aperto il mio negozio, come voleva mia madre, e… niente, come vedi non ho traumi gravi alle spalle, sono cose che fanno parte della vita…” sospiro, sollevandomi da lui “Ho solo un padre alcolizzato, una totale mancanza di fiducia nel prossimo e la mia mamma, il mio eroe, è morta, n-non è nulla di che!” rido istericamente, per poi concludere il tutto con un patetico “Scusa… ho parlato troppo…” e fare per alzarmi.
“Hey! Vieni qui…” Mi afferra per una mano e mi riporta tra le sue braccia, accarezzandomi piano i capelli e continuando a ripetere con voce sempre più bassa “vieni qui...”
“Ho parlato a sufficienza…?” Chiedo con un sorrisino sulle labbra e godendomi le coccoline che mi sta facendo.
“Hai parlato a sufficienza, eccome se lo hai fatto…” bacino sulla guancia “Non avresti dovuto se… ecco, se la cosa ti disturba molto, non era un obbligo. Scusa fiorellino…”
“Ma perché ti scusi? Mi ha fatto piacere parlarne…” mi sollevo nuovamente dal suo petto e lo guardo per alcuni istanti negli occhi “Sei il primo a cui lo dico” per poi riabbassare lo sguardo e arrossire.
“Aww mi fai sentire speciale così!”
“Ma tu sei speciale B…”
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, fino a quando non me lo ritrovo a pochi centimetri dal naso.
“E tu pure lo sei…” mi passa un dito sulle labbra “fiorellino” e mi bacia.
Mi sembra così strano essermi aperto fino a questo punto con un estraneo. Okay, B non è esattamente un estraneo, almeno non più, ma io non sono ancora abituato ad avere una conversazione di qualunque tipo con qualcuno, la trovo una cosa che va oltre ai miei limiti, o meglio, la trovavo.
“Ho un regalino da darti…” mi mormora con voce da ubriaco sulle labbra “Vuoi vederlo?”
“Certo che voglio!” Gli stampo un ultimo bacino sulle labbra al sapore di fumo e lo vedo mentre si alza e va prendere qualcosa dalla tasca della sua giacca.
“È un po’ rovinato, ma è bello ugualmente…”
Stranamente, mi sta porgendo un fiorellino bianco e delicato, un fiorellino che conosco bene, ma fingo ugualmente di non sapere di che si tratti per sentire cosa ha da dirmi.
“Che cos’è”
“Lisianthus” mi fa una carezzina “È il fiore che si regala quando si vuole dimostrare a qualcuno quanto tu tenga a lui…” bacino sul naso “Serve come dichiarazione di affetto, a volte un po’ più di semplice affetto.”
Il cuore prende a battermi all’impazzata sentite le sue parole e lo stomaco mi viene, come spesso capita ultimamente, invaso da uno stormo di farfalline.
“Ah s-sì…?”
“Ti ricordi quando ti ho portato a vedere i fiori della pioggia e ti ho dato il primo bacio?” annuisco come un idiota “Alla fine ti ho detto che c’era la possibilità che mi fossi innamorato di te, ma ora…” mi mette il fiore tra le mani “non è più una possibilità, ma una certezza.”
Sorrido come un ebete sentita la sua sciocca ma meravigliosa dichiarazione.
“I-Io non so cosa dire…” ridacchio nervosamente “Grazie B, n-non so che altro potrei dire, io n-no-”
“Ssssht non dire nulla…” mi da un ennesimo bacino “Passaggio a casa?” e stavolta non posso che accettare.
Per tutto il tragitto non faccio altro che alternare indicazioni stradali a parole a caso per provare a ringraziarlo e fargli capire che ho apprezzato immensamente il suo regalo, ma non riuscendo a trovare le parole giuste. “Sono innamorato di te” e “ti amo” nel mio mondo di fiori, piante e boccioli non sono la stessa cosa e se sto reagendo così per un “semplice” innamoramento, figuriamoci quando e se mai arriveremo al famigerato ti amo…
“Okay dolcezza, dovremmo esserci” guardo fuori dal finestrino e annuisco riconoscendo la porta di casa mia “Ci vediamo domani, okay?”
“S-Sì, a domani…”
“Sogni d’oro…” Porta una mano sulla mia guancia e mi da un bacio della buonanotte che mi fa sciogliere come un budino.
Non appena sono sceso dall’auto, mi maledico internamente per essermi scordato di chiedergli se siamo ufficialmente una coppia o meno, se io sia il suo ragazzo e lui il mio, ma domani non ci sarà più di che preoccuparsi.
Sorrido portandomi il fiorellino appena regalatomi alle labbra e gli do un bacio, non vedendo l’ora che sia domani e non vedendo l’ora di poter riabbracciare il, forse, mio ragazzo.
  
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