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Autore: Hermlani    18/08/2017    1 recensioni
Partendo dal presupposto che Stephen Moffat e Mark Gatiss sono dei grandissimi malandrini, voglio provare a raccontare le scene che loro bellamente tagliano nella serie TV. Cercherò di ricostruire il rapporto di Sherlock e John seguendo gli avvenimenti della trama principale. Si tratta quindi di missing moments con un taglio fortemente Johnlock. Attenzione agli spoiler per chi non avesse visto tutte le stagioni...lettori avvisati mezzi salvati!
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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1.

Il dottor Watson e Sherlock Holmes condividevano da ben 2 anni un appartamento al 221B di Baker Street a Londra.

In effetti la loro convivenza procedeva piuttosto bene. La zoppia del dottore era sparita nelle prime 24 ore della loro conoscenza, gli incubi erano diminuiti e i problemi economici quasi risolti. C’era stato anche un riavvicinamento con Harry, sua sorella, ormai sobria da ben 6 mesi.

Nel rapporto con Sherlock Holmes non c’erano stati solo alti (trovare teste mozzate in frigorifero, dita nel microonde, senza contare gli esperimenti prettamente chimici che producevano vapori spesso maleodoranti e meno frequentemente velenosi, le nottate passate in bianco a causa del violino e qualche foro di proiettile di troppo nella parete del soggiorno non si potevano certo definire bei momenti per John Watson) ma tutte le scene del crimine e i pericoli che il coinquilino gli procurava erano diventati come una dose della droga più pregiata per lui.

John Watson stimava profondamente il detective suo coinquilino, suo amico. Non solo per la sua intelligenza, dalla quale continuava ad essere genuinamente colpito, ma perché caso dopo caso Sherlock si dimostrava essenzialmente un brav’uomo. Ed era il suo brav’uomo perché si dimostrava tale unicamente quando erano soli. Sherlock era capace di cose che la gente comune non sarebbe mai stata in grado di capire, eppure era così poco istruito ad ascoltare i propri sentimenti che a John faceva tenerezza. Si autodefiniva sociopatico e senza cuore ma una volta (quella volta) gli era saltato addosso per liberarlo da un giubbotto pieno di cariche di esplosivo. In quel momento gli aveva letto la paura nel volto, avrebbe potuto giurare che il cuore dell’amico stava battendo tanto forte che lo aveva sentito.

Anche Sherlock Holmes aveva notato dei miglioramenti nella sua vita dopo aver fatto la conoscenza di John Watson. Non aveva più fatto uso di droghe ad esempio (anche se conservava il suo prezioso cofanetto argentato contenente una siringa di fine ‘800…bisogna conservare il buon gusto anche mentre si fa uso di droga) e quello per suo fratello Mycroft era sicuramente un dato positivo perché era diventato un po’ meno asfissiante con i suoi controlli improvvisi. I casi erano aumentati soprattutto grazie all’attività di Watson e del suo blog. Passava meno ad oziare nel letto (cosa che Sherlock odiava di se stesso perché rivedeva in sé la stessa pigrizia di suo fratello) esclusivamente perché John si alzava presto la mattina e lo chiamava appena aveva recuperato il giornale e il tè era pronto.

John rappresentava per Sherlock un punto di contatto con la gente ordinaria. Pur essendo un mente semplice, era di gran lunga più in sintonia con il genere umano rispetto a quanto non fosse lui (soprattutto con il genere femminile…tutte quelle ragazze, inequivocabilmente attratte dal fascino della divisa o dal medico, eroe di guerra, erano una più noiosa dell’altra). Capiva cose che erano completamente estranee al detective: i sentimenti. John per lui era come una fonte di luce, con la sua empatia e con il suo coraggio lo aveva tirato fuori dalle tenebre in cui era immerso prima di conoscerlo. Sherlock era a conoscenza di tutto ciò pur non facendo nulla per dimostrare la sua gratitudine.

Non erano comunque tutte rose e fiori. Il dottore suo coinquilino che ormai definiva suo amico, (il suo unico amico) era inevitabilmente diventato il suo punto debole. Lo aveva capito Moriarty e probabilmente lo avrebbero capito tutti i criminali dotati di un minimo di intelligenza. La sera (quella sera) in cui John era stato preso in ostaggio da Moriarty, Sherlock aveva provato qualcosa di mai sperimentato prima: paura per un altro essere umano. Le prove erano evidenti: battito cardiaco accelerato, muscoli in tensione, mani sudate. La possibilità di perdere John gli aveva fatto capire che forse quel pazzo, pazzo, pazzo di Jim Moriarty non aveva tutti i torti.

 
(-I’ll burn you. I’ll burn the heart out of you.-
-I’ve been reably informed that I don’t have one-
-But we both know that's not quite true-)

 
-Cucù-

La signora Hudson aveva portato un po’ di pasticcini ai due uomini quella mattina. Non si rendeva conto di come fossero sopravvissuti per tutto quel tempo mangiando solo cibo da asporto, così ogni tanto (praticamente tutte le mattine) saliva le scale e bussava all’appartamento del piano di sopra per portare qualche provvista.

-Non si deve disturbare signora Hudson…- John era seduto sulla sua poltrona con la tazza di tè in mano, vestito di tutto punto e perfettamente in ordine. L’amico, ancora in vestaglia e con i capelli in disordine, era accovacciato sulla poltrona di fronte.

-Perché no John? Probabilmente è preoccupata per noi, pensa che non siamo dei grandi cuochi. Cosa che in effetti è esatta.- Sherlock fece passare lo sguardo da John alla padrona di casa. -Continui pure a portarci i suoi manicaretti. E usi meno zucchero nei biscotti alla cannella.-

-Sherlock caro, non sono la sua domestica e non cambierei quella ricetta neanche per la regina!- il bello della signora Hudson era che non si capiva mai quando diceva sul serio. Portò il vassoio colmo di paste fresche in cucina e aprì il frigorifero. Lo spavento fu tale che il vassoio con tutti i pasticcini rischiò di finire a terra non fosse stato per il tempismo con cui John, prevedendo la reazione di paura e disgusto della padrona di casa (provocata dalla vista di un cuore umano in un barattolo dentro al frigo), si era alzato e aveva soccorso lei e i pasticcini.

-Non si preoccupi è solo un esperimento.-

-Certo, ma almeno si potrebbe tenere lontano dagli avanzi.- disse mettendo una mano sulla spalla di John e abbassando la voce –Ha l’aria stanca stamattina, avete fatto le ore piccole in camera da letto?-

-Signora Hudson noi non…-

-Meglio che vada- non gli fece neanche finire di dire che loro non erano una coppia (non in quel senso almeno) che era già sparita oltre la soglia di casa.
In tutto questo Sherlock era assorto nei suoi pensieri. John ormai poteva capire facilmente quando il detective si perdeva nei meandri della sua mente. Non solo dal fatto che non rispondeva a qualunque stimolo esterno (quello non lo faceva in ogni caso se lo reputava noioso) ma dai suoi occhi. Li aveva osservati attentamente certo che fossero lo specchio dell’anima umana (chi lo aveva scritto?) e quando Sherlock “se ne andava” i suoi occhi, incredibilmente azzurri, perdevano qualcosa.
Ne approfittò per sistemarsi sul divano e iniziare a leggere il giornale che l’altro aveva già finito probabilmente memorizzando ogni singola parola. Solo dopo che ebbe finito di leggere le notizie politiche ed economiche Sherlock riemerse.

-Non ti farà piacere.-

-Cosa?- chiese John accigliato.

-Pagina 24, colonna in basso a destra.- disse il detective senza guardare l’amico…che si trovava a pagina 23 del giornale, in procinto di voltare pagina.

-Ma come sapevi…-

-Non è ovvio? So quanto tempo impieghi a leggere senza distrazioni, so quanto sono lunghi gli articoli che hai letto precedentemente quindi è stato un calcolo abbastanza semplice.-

-Ok lascia stare.-

-Avrei potuto anche dirtelo quando saresti arrivato alla colonna che ci riguarda ma ho previsto che la tua attenzione sarebbe stata catturata dalla fotografia appena voltata la pagina.-

John smise di discutere e tornò a guardare il giornale. Eccola lì, proprio dove aveva detto Sherlock. Una foto di loro due insieme in un piccolo ristorante italiano. Erano stati in quel locale la sera precedente a cena (che lui aveva consumato mentre Sherlock aveva a mala pena toccato cibo).

L’AFFASCINANTE EROE DEL REICHENBACH E LO SCAPOLO WATSON ANCORA VISTI INSIEME IN PUBBLICO

Così recitava il titolo dell’articolo.

Li avevano seguiti, possibile che Sherlock non se ne fosse accorto?

-Avevo notato un tizio con uno stupido travestimento da turista fingersi interessato al menù per poi scattare una foto e andarsene…non pensavo che ci fosse una tale mancanza di notizie in questi giorni a Londra da venire pubblicata. Immagino ti dia fastidio.- disse voltandosi finalmente verso di lui e stringendo gli occhi per catturare ogni mutamento nelle espressioni facciali di John, molto più eloquenti delle sue parole.

-Sherlock non mi dà fastidio che insinuino cose su me e te, non più.- Fronte distesa, occhi al cielo. Rassegnazione. Lieve arrossamento delle guance. Notato anche in precedenti frangenti di contatto fisico. Imbarazzo? -Ma ti rendi conto che sei un investigatore privato e che dovresti essere poco riconoscibile??- Tono di voce alterato temperatura del corpo leggermente più alta. –Poi non capisco perché tu sei “affascinante” e io sono lo “scapolo”.-

-Come, non te lo aspettavi?- John lo guardò con un misto di odio e curiosità. Era incredibile come continuasse a pendere dalle sue labbra, se ne rendeva conto da solo. –È a causa della descrizione che dai di me nel tuo blog se mi definiscono affascinate. Deve essere bello vedermi attraverso i tuoi occhi. E danno a te dello scapolo perché ti sforzi tanto di dimostrare di non essere gay, a quanto pare senza successo.-

-In che modo mi starei sforzando?-  Rossore più evidente. Si sbottona il primo bottone della camicia.

-Bè tutte le ragazze che frequenti, senza mai andare oltre tre appuntamenti, le porti in luoghi molto frequentati e prenoti il tavolo vicino alla finestra ad ogni incontro al ristorante.-

-Tu come..?-

-Mi annoio molto John. Comunque penso che sia proprio il fatto che non ne frequenti nessuna abbastanza regolarmente che fa circolare queste voci su di te.- il viso del coinquilino lentamente tornò alla rassegnazione e poi si rilassò.

-Spero che dopo il processo l’attenzione su di te cali Sherlock.-

Già il processo a cui lo avevano chiamato a testimoniare contro l’imputato James Moriarty.
   
 
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