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Autore: Alison92    18/08/2017    1 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Susan aveva chiacchierato con Felix per un quarto d’ora, poi entrambi erano tornati a casa. Quel ragazzo tanto stravagante si era rivelato cordiale  e simpatico. Le aveva detto che alla fine lui non aveva preso una cassetta, era solo rimasto incuriosito dall’iniziativa. Felix le aveva detto che amava la città, non si era mai spostato da lì. Lavorava in un pub e Susan si sorprese di conoscere quel locale, era andata a prendere qualcosa lì una volta o due. Forse era stato con Vera, la sua amica d’infanzia, forse Felix l’aveva vista lì e lei non conservava nessun ricordo. Improbabile, si disse, davvero inverosimile.
Quel ragazzo l’aveva messa di buon’umore e non ci mise molto quella notte per cadere in un sonno profondo. Non le aveva lasciato nessun mezzo per contattarlo, le aveva solo detto che di sicuro si sarebbero incontrati ancora, in stazione. Anche lui era solito restare lì, per qualche ora senza nulla da fare. Susan non vedeva già l’ora di tornare lì, di rivedere quel ragazzo biondo.
Andare in biblioteca era oramai diventata parte della sua vita, se non andava in biblioteca quel giorno era sprecato. Mise la lettera per la ragazza che aveva perso la sorella e controllò la sua cassetta. Trovò quello che sperava, una lettera nella sua busta per ricevere. Che fosse la stessa persona che aveva preso la sua prima lettera. Fece un respiro profondo prima di aprire la carta accuratamente ripiegata.
23 Ottobre
Cara sconosciuta,
sono lieto che tu abbia trovato un lavoro! Incredibile, per una volta sono stato utile, mi ricorderò questo giorno per anni! Tornando a noi, anche io ho trovato qualcosa che sta lentamente migliorando le mie giornate. Un lavoro? No, quello lo avevo già. Non so come andrà a finire, posso solo dirti che ho finalmente trovato il coraggio di non mostrarmi più debole davanti al mio peggior nemico. Abbiamo fatto entrambi il primo passo, riuscire anche con il secondo sarà egualmente facile? Infondo, cosa c’è di facile nelle nostre vite? Sconosciuta, siamo in questo insieme.
Voglio che tu mi racconti di questo tuo nuovo lavoro, sono piuttosto curioso.
Uno sconosciuto meno solo.
Si, era il tempo di fare il secondo passo. Susan per la prima volta osservò attentamente il suo riflesso allo specchio. Si soffermò sui capelli bruni e lunghi, ancora umidi dato che li aveva da poco lavati. I suoi occhi nocciola non erano come al solito circondati da scure occhiaie, la sua espressione meno dura e malinconica. Susan riassaporava la voglia di vivere, di andare avanti.
Quel giorno il piccolo EndLand era ricolmo e Susan dovette destreggiarsi fra i tavoli con vassoi carichi e le braccia occupate. I tre cuochi sfornavano i loro piatti freschi dalle calde cucine e lei doveva servire in fretta e con amabilità le ordinazione. Non era complesso, solo stancante.
-Signorina Winter, crede di potercela fare da sola? Non le occorre un aiutante?
Le chiese alla fine di quella serata Rachel Waterson. Susan era visibilmente sfinita, era sabato sera e non c’era un solo tavolo vuoto. Lei sorrise, consapevole che poteva riuscirci.
-No, non occorre. Magari nel fine settimana devo solo riposare di più per la sera, ma va bene.
Rachel le rivolse un sorriso, quella donna aveva lo stesso sguardo materno che era solita a intravedere in sua madre, quando era piccola.
-Allora per oggi è tutto, vai a casa e riposati, cara.
Susan non aveva però intenzione di andare a casa. La stazione era la sua prossima fermata. E se avesse rivisto Felix? Con i capelli arruffati e i suoi vecchi jeans, di sicuro non era il caso di farsi vedere da quel ragazzo tanto solare e affascinante. “Al diavolo, non m’importa” si disse mentre percorreva la strada che la separava dalla stazione. Le strade deserte le trasmettevano timore, chissà quanti ignoti potevano esserci in agguato, in attesa di una preda da artigliare. Susan aveva sempre creduto che fosse sbagliato vivere con quella costante paura, voleva sentirsi libera di camminare per le strade sgombre dal clamore mattutino.
Tentò di aggiustare i suoi capelli mossi, che alla fine legò in una treccia. Si sedette sulla stessa panchina della sera precedente, aveva portato con sé anche qualcosa per scrivere la lettera allo sconosciuto. Scribacchiò qualcosa, speranzosa d’incontrare il ragazzo biondo un’altra volta.
24 Ottobre    
Caro sconosciuto,
lavoro in un ristorante! Non ti dirò quale per ovvi motivi, siamo pur sempre estranei. Io non idea di chi tu sia, ne tu sai chi sono io. Non posso di certo spiattellarti tutto della mia vita privata. Aspetta, ho una vita privata? Da oggi si, sono tornata a uscire, a vedere gente, anche se ancora sono disgraziatamente sola. Come hai detto tu stesso, è pur sempre un passo avanti. Che altro dirti, ho anche trovato un nuovo luogo dove rifugiarmi. Non è dei migliori, scommetto che drogati e criminali si aggirano qui, ma a me va bene così. In compenso posso dirti...
-Cosa scrivi?
Susan fu colta di sorpresa. Non si era per niente accorta di Felix, che curioso si era avvicinato a lei e adesso tentava di leggere ciò che Susan aveva scritto. Nascose in fretta la lettera, non aveva intenzione che lui la vedesse.
-Nulla, a volte scrivere aiuta.
-Aiuta?
Chiese sedendosi accanto a lei. Indossava una giacca blu e dei pantaloni scuri logori e Susan non si sentì più a disagio per i suoi abiti malmessi.
-Aiuta liberarsi dei pensieri.
Felix le sorrise, forse non capendo cosa intendeva.
-Mi stai dicendo che scrivendo tutto ciò che mi affligge, mi sentirò leggero come una piuma?
-Non so, per ognuno è diverso, scrivere mi fa sentire pulita, come se riuscissi a liberarmi da tutto ciò che affolla la mia testa.
Il ragazzo annuì e fissò lo sguardo sulla vecchia borsa di Susan, dove lei aveva prontamente conservato la sua lettera.
-Quindi hai parecchi pensieri in testa al momento?
Non sapeva che rispondere. Come lo sconosciuto a cui qualche attimo prima stava scrivendo, anche Felix le era estraneo.
-Chi non ne ha?
Felix rise e le sue ciocche bionde gli ricaddero sulla fronte.
-Devo provarci anche io, magari mi servirà.
-Te lo consiglio.   
Restarono in silenzio per qualche minuto, seduti l’uno accanto all’altra e fissando i binari davanti a loro.
-Io ne ho parecchi di pensieri in testa.
Susan volse lentamente la testa per guardarlo.
-Forse dovrei scrivere anche io.
Disse ridendo. Susan accennò ad un sorriso, quel ragazzo aveva un’aria talmente spaesata e beata.
- Qui i pensieri sembrano acquietarsi però, non lo credi anche tu?
Felix incontrò il suo sguardo e annuì.
-Per questo vengo qui, qui non sono nessuno.
Continuarono a parlare fino a quando l’orologio di Susan non segnò le due ed entrambi tornarono nelle loro case. Susan era ammaliata da quel ragazzo, inoltre in poco tempo aveva trovato un’occupazione, qualcuno a cui raccontare di se stessa e un amico. Finì la lettera per lo sconosciuto, prima di andare a dormire.     
  
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