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Autore: killian44peeta    19/08/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Task

Tenni in mano la spada e la agitai, con forza, slanciandola il più possibile verso i lati.

Mentre lo facevo la osservavo con attenzione, la lama brillava come acqua attraversata da raggi di luce.

Era così semplice e affilata... da quando ero qui, avevo fatto molto lavoro con essa.

La lama si scontró con un altra, emettendo un acuto sibilo, la quale aveva il manico che sembrava fatto di tante piume argentate.

Feci resistenza contro l'altra spada e tentai di spingerla verso il mio avversario.

Lui però sembrava avermi letto nel pensiero e lo scontro tornó a sciogliersi.

Iniziammo perciò a girare, con aria circospetta.

Piede destro dopo piede sinistro.

Era una lenta danza circolare, giravamo in tondo, studiando il rispettivo atteggiamento, pronti a scattare al momento migliore, a fare la prossima mossa.

Seguendo l' istinto, mi piegai sulle ginocchia e mi preparai ad un ennesimo attacco.

Will lo scartó di lato e si preparó ad eseguirne uno a sua volta.

Lo registrai velocemente e lo schivai con facilità.

Riprendemmo a girare in tondo, poi Robin attaccó ancora.

Mi spostai prima che potesse anche solo sfiorarmi con la lama, saltai a sinistra e tornai al movimento circolare, squadrandolo.

Questo combattimento era un danzare continuo e sfrenato, senza pause, senza respiri di sollievo.

Serviva concentrazione, intelligenza e abilità.

Andammo avanti con la nostra danza per chissà quanto, quando io attaccavo, lui schivava e viceversa ad ogni tentativo.

Se avessimo continuato a lottare in questa maniera, avremmo perso entrambi, ci saremmo sicuramente arresi.

Ci leggemmo quasi nel pensiero perché entrambi attaccammo con maggiore forza, dosandola, ma senza ottenere alcun tipo di risultato.

Procedemmo nel nostro combattimento silenzioso, ruotando.

Ciascuno dei due aspettava solo che l' altro si distraesse per attaccare, bastava un centesimo di secondo, un segnale di cedimento e uno dei due avrebbe potuto sconfiggere l' altro o perdere.

Vincere o cedere contro la forza del secondo combattente?

La percentuale era la stessa, vi era il cinquanta percento in ogni caso, che venissi sconfitto o che conquistassi il vertice del combattimento.

Era una questione fin troppo semplice da definire.

Attaccai di nuovo e lui non scartó, ma rispose al colpo con ponderata forza nel dorso della spada.

Le due armi sfregavano, sibilando prepotentemente, emanendo scintillii dorati e lasciando un sapore amaro nella mente.

Percepii il sudore inzupparmi la maglia sotto all' armatura di protezione che avevo trovato ancora prima di scegliere la spada, mentre iniziava a mancarmi il fiato per la fatica.

Sentivo la forza delle sue braccia concentrata nell'arma, che premeva insistentemente contro la mia.

Mi distaccai per riprendermi un attimo, tornando in posizione di difesa, lo stesso fece lui, che indietreggió.

Respiravamo a fatica e continuavamo a non voler arrenderci.

Avevano stessa forza, pari velocità nello scartare e reprimere gli attacchi, pari velocità nell' attaccare, ma diversa mentalità.

Fece per attaccare verso destra ed io finsi di scartare, per poi reagire ed attaccare a mia volta.

Fummo arma contro arma per l' ennesima volta, ma lui non era preparato alla mia finta.

Spingevo con forza e impegno, sentivo sotto di me che stava per cedere ma ad un tratto tutto si capovolse.

Si staccó all' improvviso, eseguí un rapido movimento e attaccó con maggiore forza.

Ed io non ero preparato a questo.

Le lame si attaccavano e si distaccavano fino a che sentii la sua spada pesare sulla mia con talmente tanta forza che faticavo a resisterle, fui costretto a impennare e a indietreggiare, schivando il fendente a fatica.

Mi sentivo stanchissimo e Will non pareva essere da meno, boccheggiava, ansimando un poco, con le braccia che tremavano.

Che fosse un pareggio?

-T-time out- balbettó lui, con il petto che si alzava e si abbassava a ritmo parecchio innaturale.

-S-sí- concordai, mandando giú un groppo che mi si era formato nella gola.

Sentivo le gambe fremermi e i muscoli delle braccia bruciarmi dallo sforzo.

Sinceramente, la voglia di continuare il combattimento si era volatilizzata, ma avremmo solo rimandato ad un altra volta e sarebbe accaduto la stessa cosa, non poteva continuare così in eterno.

Tornammo in allerta, riprendendo il duello, ri-iniziando a scontrarci, anche se il fiatone ci perseguitava.

Scartai un colpo che per poco non mi centró e allo stesso tempo per un decimo di secondo non riuscii a colpire lui.

Era questione di minuti e avremmo potuto tornare ad essere sdraiati per terra dalla stanchezza.

Il mio intero corpo doleva e probabilmente avrei ceduto a breve.

"Perché no, se mi arrendo vince lui e la facciamo finita qui" mi dissi, lasciandomi sospirare, mentre paravo un ennesimo assalto.

Avrei finto un attimo di distrazione, lui avrebbe alzato la spada e mi avrebbe toccato, dopodiché avrei ammesso la mia sconfitta

-Non arrenderti- disse Will, riprendendo una posizione di difesa -Siamo qui per imparare, non per imbrogliare, non ne vale la pena-

Sbuffai -Non possiamo continuare questo combattimento all' infinito! Se uno dei due non si arrende é questo quello che accadrà e non finiremo mai.

Siamo stanchi entrambi, se perdo e basta, non dovremo rimandare la conclusione-

-Noi... dobbiamo procedere... nessuno dei due deve imbrogliare, chiaro? Se ti capitasse di dover combattere contro un nemico e foste nella situazione, se ti arrendessi, moriresti.

Per questo bisogna combattere fino allo stremo-

Sospirai frustrato, aveva ragione lui.

Quando si trattava di una obiezione utile, il Vento mi batteva trenta a zero.

Non potei fare altro che fare un cenno di assenso e riprendere il duello, ricominciando a girare in tondo, riprendendo quella danza che esauriva ogni capacità fisica.

Ci riattaccammo a vicenda, le nostre spade sibilavano, ruggivano e ringhiavano.

Sembravano due animali mentre si azzuffavano.

Gli occhi viola chiaro del mio avversario riflettevano ogni pensiero che gli attraversava la mente.

Decisi ad un tratto di cambiare modo di combattimento.

Eseguii una rapido giro su me stesso, tornando a scontrare le nostre armi, facendole sibilare nuovamente, provocando uno schiocco e un altro scontro.

E ogni incontro, ne portava ad un altro e ad un altro ancora.

Mi sembrava davvero un eternità il tempo che era passato in questo azzuffarsi.

Continuando a fronteggiarlo, per tentare di far cadere le sue difese, cercai il suo punto debole, senza peró trovarlo.

Mi lanciai all' attacco, lui mi evitó e poi ricominció gli assalti.

Improvvisamente ci fu un altro ennesimo scontro di spade che mi parve il più intenso tra tutti.

Percepii il busto della spada che lentamente mi stava scivolando dalle mani.

Opposi una fiera resistenza, stringendo sempre di più l'elsa tra di esse, provandoci fin che potevo.

Continuammo ancora, a lungo, lo scontro tra le lame si dilungava ogni secondo di più e duró un tempo indeterminato.

Alla fine però, l'arma mi scivoló completamente dalle mani, scontrandosi con il terreno e sentii la spada sfiorarmi la pelle, esattamente in un punto del collo.

Avevo perso, ma non ne facemmo un problema.

Crollammo a terra entrambi e scoppiammo a ridere.

Ridevamo perché eravamo talmente tanto esausti da faticare perfino a respirare e quelli che riuscivamo a farci uscire provocava una secchezza alle nostre gole che non avevamo mai provato.

Potevo sentire il mio stesso battito rimbombarmi nella testa e la maglia contro il mio petto.

Era sudaticcia e zuppa.

Smettemmo di ridere per riuscire a riprenderci, rimanendo in silenzio per qualche secondo

-Puzzi- fece lui, dopo un po', accompagnando la frase con un buffo grugnito

-Parli proprio tu Warmwind- ridacchiai divertito, girando la testa verso di lui

Ricominciammo a ridere a scatti, senza avere la capacità di farne una completa senza gemiti o gorgoglii.

Eravamo totalmente esausti, ma la giornata si mostrava ancora lunga, dovevamo allenarci fino all' ora di pranzo, dopo di quello avevamo fino alle tre per fare quello che volevamo e poi dalle tre di nuovo allenamento, ma stavolta con i poteri, il minimo era fino alle sei, chi voleva poteva restare anche fino a più tardi.

La domenica era l' unico giorno della settimana che si poteva fare quello che si voleva.

Era sabato oggi, quindi domani ci saremmo finalmente riposati.

Non vedevo già l'ora che arrivasse, mi sembrava di essere tornato bambino per un tale desiderio.

-Ragazzi! L'allenamento non é ancora concluso- obbiettó una voce vicina a noi.

Cercai di alzare almeno un po' la testa per poter guardare negli occhi colei che ci stava imponendo di alzarci e che ci stava guardando con un sorrisetto

-Lo sappiamo Pandora, lo sappiamo- risposi io, cedendo al tentativo di sollevare il capo per più di dieci secondi

-Ci riprendiamo e poi continuiamo-

-Okay, ma cercate di farlo al più presto, altrimenti mia madre, Elementi o no, ve ne dirá quattro-

-L'abbiamo provato sulla nostra pelle, vero Will?-

-Verissimo-

In effetti era abbastanza severa, Lyfia era completamente diversa da sua figlia che in un certo senso aveva le maniche più larghe.

Lei chiudeva un occhio, ci lasciava riprendere fiato, ma la sua generatrice non era del suo stesso stato, era particolarmente rigorosa.

Ricordavo perfettamente il terzo giorno di allenamento, ci eravamo praticamente rifiutati di continuare perché eravamo stanchissimi e perciò eravamo sgaiattolati in biblioteca -più per volere di Robin che per mio-.

La madre di Pandora ci aveva beccato in pieno e ci aveva sgridato per bene, o più che altro strigliato, ammonendoci al riguardo dei doveri che avevamo riguardo al mondo intero e... trovando un miliardo di motivi per rimproverarci, aveva continuato a sgridarci per quello che ci era sembrato un eternità, dopo di quello, io e Warmwind ci eravamo lanciati un occhiata colpevole e ci eravamo scusati, saltando comunque la cena, venendo rinchiusi dentro alla sala degli allenamenti fino a mezzanotte.

Quella sera era stata una delle più orribili della mia vita, io e Will ci eravamo sentiti malissimo.

La mattina dopo, ogni Elemento -tranne Silver nei miei riguardi- ci aveva dato qualcosa delle propria colazione, senza farsi scoprire, particolare che fortunatamente fece risalire il mio umore.

Per quella sera infatti, adesso sapevamo perfettamente che dovevamo alzarci, altrimenti sarebbe successa la stessa identica cosa.

-Su, in piedi- continuó Pandora, porgando una mano a ciascuno di noi due.

La afferrammo, sentendoci le gambe tremare appena fummo ritti e pronti ad uscire dallo spazio della spada.

-Sei proprio una femminuccia- sbottó un ennesima voce, stavolta frustrante, un po' più lontana, con tono abbastanza alto da far sentire perfettamente le sue parole.

Mi si contrasse involontariamente la mascella e strinsi i pugni con forza, cercando di non urlargli contro con tutta la volontà che avevo.

Non volevo litigare, ne tantomeno parlarle ancora per venire solo umiliato da lei, ne ero sinceramente stufo .

-Silver- ringhiai sottovoce, sentendo le dita far male per via della stretta presa in cui le chiudevo, facendole piegare in maniera a dir poco innaturale.

Percepivo perlopiù le unghie affondare nella pelle, graffiandola con segni invisibili e allo stesso tempo indelebili nei sensi, mentre continuavo a contenermi e cercavo di respirare regolarmente per non perdere la calma.

"Lei non esiste per te, non ti importa di quello che dice o pensa, non farci caso... stai calmo" mi dissi, sentendo ogni parte di me che voleva solo esplodere, mandando giú un groppo di saliva che mi si era fermato nella gola.

"Espelli le emozioni Task, respira"

Con un enorme fatica, riuscii a impormi una calma momentanea abbastanza sostenuta che mi aiutó a trattenere tutta la rabbia e il mio disprezzo.

Non le diedi alcuna soddisfazione, tacqui e la guardai male, scoccandole un occhiataccia il più acidamente possibile.

Se all' inizio... non proprio all' inizio, avevo pensato di poter diventare, non dico amico, ma almeno un po' più colloquiale e rispettoso nei suoi confronti, mi sbagliavo di grosso.

Non riuscivo a esserlo, per quanto ci provassi.

Sembrava che lei mi stuzzicasse per impedirmelo e questo atteggiamento mi offendeva e mi innervosiva davvero tanto.

Morgan aveva chiaramente richiesto la nostra collaborazione nel cercare di andare d'accordo prima che partisse.

Eppure lei continuava a insistere con quel tipo di comportamento.

Non potevo fare a meno di respingere i miei istinti, mutandola in una falsa, gelida superiorità che non era vera nei miei sentimenti.

Non lo era affatto, l' unico sentimento che mi albergava dentro era un oppressa tristezza e delusione, qualcosa che lei non poteva capire.

Fingendo che non avesse detto nulla, lanciai un ultimo sguardo all' area della spada, rogliendo l' armatura e sistemandola per bene, fissando quel pavimento metallico di quel grigio scuro per niente rassicurante, controllando che l'arma che avevo utilizzato fosse perfettamente al suo posto, dopodiché ignorai l' Acqua, seccato, prendendo a parlare con Will.

-Dove andiamo adesso?- gli chiesi mentre ci allontavamo da lei con passo spedito

-Non saprei- rispose, corrucciandosi appena, mentre i suoi occhi viola si soffermavano su ogni spazio di allenamento -Salto in lungo?-

-No, oppure finisce male- feci le spallucce

-Arco e frecce?-

-Non riuscirei a concentrarmi sulla mira-

Lui sospiró, scuotendo il capo lievemente- Proviamo i pesi?-

-Pensi che io, in questo momento, sia fisicamente idoneo a sollevare quintali o anche semplicemente una decina di chili? Mi hai guardato?-

Lui alzò il sopracciglio e poi scoppió a ridere e non riuscii a trattenere una risata a mia volta

-Dai Task, é evidente, la traduzione delle tue frasi é: non ho intenzione di fare nulla che tu dica -

-Non é colpa mia se tiri fuori cose che, al momento, non sono capace di compiere- sogghignai divertito.

-Trovane uno tu, allora-

-Mmmmmh... corriamo e basta nell'area apposita?- domandai, infilandomi una mano tra i capelli.

-Va bene- si arrese, dandomela vinta.

Sorrisi, Warmwind era riuscito a distogliermi totalmente da Silver.

Percorremmo il piccolo spazio che ci divideva dall' area di corsa e vi entrammo tranquillamente, sapendo già internamente che avremmo faticato seriamente ad uscirne.

Eravamo un po' masochisti? No, eravamo solo obbligati a lavorare fino a pranzo.

Io e Robin ci lanciammo uno sguardo e annuimmo all' unisono, poi iniziammo a correre sul percorso dopo aver svolto qualche esercizio rapido di riscaldamento.

Sentivo le mie gambe andare da sole ad un ritmo abbastanza costante.

Will mi era affianco e sembrava completamente perso in pensieri lontani anni luce.

Sorrisi appena e continuai a correre, curvando per non stamparmi contro il muro con una scemenza totale.

Andammo avanti e indietro di corsa per più di venti, trenta minuti, percependo la nostra rapidità calare vistosamente, tanto che le mie gambe, già tremanti, non sopportavano più la sofferenza che portava un tale sforzo in un caso simile ed esse infatti mi cedettero tutte in un colpo.

Scivolai a terra ad una delle tante curve, cadendo come un birillo, trascinandomi a dietro Will involontariamente.

Avevo un fiatone tale che non riuscivo a non sentire il mio accellerato battito nella testa, ogni parte del mio corpo doleva, tremando, mentre sentivo il mio stomaco brontolare rumorosamente.

Quando ci chiamarono per andare a pranzo fu un vero sollievo, purtroppo nessuno dei due sembrava riuscire a muovere un solo muscolo, tantomeno alzarci per raggiungere la sala da pranzo.

Sospirai lievemente.

Non riuscivo ad immaginare altri due mesi con un tale ritmo, sarebbe stato sicuramente sfiancante e distruttivo, già l'idea mi esasperava.

-Te la senti di alzarti?- chiesi a Will ad un tratto

-No, tu?-

-No-

-Oh beh... sappi che puzzi ancora di piú-

-Ma grazie eh?-

Scoppiammo nuovamente a ridere, era una situazione talmente tanto assurda che, appena finivamo di allenarci su qualcosa, non facevamo che ridere, anche se lo facevamo in maniera parecchio strozzata o soffocata, ma più che altro verso la fine erano spente e faticose da tirar fuori.

-Dopo lavati-

-Con piacere-

Con uno sforzo enorme che mi costarono una serie di mugolii di disapprovazione, mi alzai, portando il Vento a fare lo stesso.

Lentamente, rischiando spesso di cadere, spinti dalla fame più che dal desiderio di muoverci, ci dirigemmo verso la sala da pranzo.

Ci sembró di camminare all' infinito per poter raggiungere quella stramaledetta cucina, ogni movimento era una fatica tale da farci sibilare .

Sentivo tutto il sudore appiccicaticcio sul viso e sui vestiti e non era decisamente una bella sensazione da provare.

Raggiungendo la stanza, trovammo i rimanenti Elementi, seduti su degli sgabelli di legno dall' aspetto resistente.

Ci fiondammo su alcuni di essi, pronti a divorare qualsiasi cosa ci mettessero davanti.

Lyfia ci porse il primo piatto e sia io che Will lo divorammo come se non ci fosse un domani.

Un attimo prima era pieno fino all' orlo, quello dopo era completamente vuoto.

Subito dopo arrivó il secondo, ancora ben fornito di cibo, che fece la stessa identica fine del precedente.

Concluso il pranzo, abbastanza sollevato, mi ritrovai a fissare un punto impreciso della sala.

Non avevo intenzione di scendere dalla sedia, l' idea di rimettermi in piedi e muovermi ancora mi ammutuoliva.

-Sono l'unico che ha avuto la verdura?- chiese improvvisamente Guy.

Spostai lo sguardo, posandolo su di lui che, insieme al pranzo che tutti avevano avuto, nel suo piatto c'era un groviglio di barbabietola rossa, dall' aspetto ben poco invitante.

Il Buio la guardava, la girava, la rigirava, nettamente schifato.

-Già, l'unico- disse l'Acqua, appoggiando la testa alla mano -Forse Lyfia pensa che tu abbia bisogno di un po' di vitamina- ridacchió

-Se, certo- lui alzò gli occhi al cielo con espressione a dir poco innervosita, per poi alzarsi e lasciare il piatto sul tavolo.

-Vado a farmi una doccia- dissi a Will poco dopo, mentre lui iniziava a dirigersi verso la biblioteca, pronti ad acculturarsi.

Mi diressi verso le nostre stanze a passo pigro, entrando nella mia, spogliandomi di vestiti e boxer.

Afferrando l'accappatoio, lo spostai davanti alla doccia ed entrai in essa, aprendo il rubinetto con un getto freddo che mi fece rabbrividire e spostare la temperatura, scaldandola.

E sotto l' acqua, iniziai a singhiozzare debolmente, sedendomi sul fondo, appoggiando la schiena contro il muro.

Continuavo a pensare a lui nonostante tutto.

Continuavo a pensare a mio padre mentre veniva ucciso per colpa mia che avevo pensato di poterlo salvare da solo.

Ero stato un idiota, ero riuscito a portare alla morte l' unico componente della mia famiglia, colui che mi aveva allevato con affetto e amore.

Colui che aveva chiuso lo spazio lasciato da una madre mai avuta.

Ma, adesso, chi avrebbe chiuso lo spazio che lui aveva lasciato? Chi?

Forse nessuno, mi meritavo la sua morte sulla mia coscienza, me la meritavo perché ero stato un ingrato, uno stolto.

Avevo davvero pensato di potercela fare da solo? L'avevo portato all' inferno per questo!

Lui mi aveva curato, io lo avevo ucciso.

Lui mi aveva amato, io l'avevo condannato.

Lui mi era stato vicino, io l'avevo ripagato con la mia stupidità, non capendo l' imbroglio.

Che non avevo voluto capire.

  
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