Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: myqueasysmile    23/08/2017    1 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spostai la borsa da una mano all'altra. Ero appena stata a fare la spesa, e stavo tornando verso casa, sotto il sole ancora caldo della fine dell'estate.
Era pomeriggio, infatti si era alzata una leggera brezza che ogni tanto mi scompigliava i capelli, facendomeli finire negli occhi.

Me li scostai per l'ennesima volta, proprio mentre attraversavo la strada e prendevo la direzione di casa mia.
Lanciai un'occhiata al bar lì di fronte, ultimamente mi guardavo sempre in giro in cerca di cartelli con offerte di lavoro. Anche se lavorare in un bar non sarebbe decisamente stata la mia più grande ambizione...

Niente cartelli. Ma in compenso riconobbi quei capelli disordinati che tanto adoravo. A quanto pare Gabriele era al bar, oggi tornava da scuola tardi quindi probabilmente si era appena fermato a prendersi qualcosa.
Feci per avvicinarmi ed entrare, quando notai una chioma bionda vicino a lui. Ok, questo non era previsto.

Tentennai per qualche minuto, chiedendomi se entrare e andare da lui, oppure no. Poi mi squadrai, prendendo coscienza del mio stato: braghe della tuta grigie e una banale maglietta blu, per non parlare dei miei capelli, tutti per aria a causa del vento. Ero il completo contrario rispetto a quella ragazza che stava parlando con lui.
Sospirai, e tornai a guardare loro.

Lui parlava, lei non riuscivo a vederla in faccia. Probabilmente si trattava di una collega di scuola. Sicuramente sì, vedendo le borse appoggiate vicino a loro.
Finalmente mi decisi, e ripresi a camminare verso casa.

Appena entrai, appoggiai con sollievo la borsa sul tavolo. Cavolo, se era pesante!
Sistemai tutte le cose nei rispettivi mobiletti, poi decisi di mettermi a fare un dolce. Sfogliai i libri delle ricette finché trovai una deliziosa torta al cioccolato. Preparai tutti gli ingredienti, e mi misi all'opera.

Un'ora dopo la cucina era in completo disordine, la torta stava in forno, e dallo stereo usciva la voce di Mika.
Cominciai a raggruppare gli oggetti da lavare vicino al lavandino, e li lavai canticchiando.
Poi ripulii il resto della cucina, facendola ritornare splendente e decisamente più presentabile.
Stavo controllando la torta, quando il campanello suonò.

Andai ad aprire, cercando di sistemarmi un po', e mi trovai davanti il mio angelo.
Lo feci entrare «Ciao».
«Ciao, mia piccola cuoca» mi salutò chinandosi a baciarmi. Poi inspirò l'aria «Torta?».
«Sì, è in forno» risposi prendendolo per mano e portandolo in cucina.
«Per adesso sembra buona, a vederla» commentai sbirciando il forno.
«Anche a sentire dal profumo» fece lui, fissando gli occhi sul mio viso in un espressione concentrata.

«Cosa c'è?» chiesi, arrossendo sotto il suo sguardo insistente.
«Che ho un'incredibile voglia di assaggiarti» mormorò, facendo incendiare del tutto le mie guance.
Lo guardai sconcertata, mentre allungava una mano toccandomi la guancia, per poi ritirarla e succhiarsi il dito.
«Dovresti fare attenzione, non è favorevole per il mio autocontrollo trovarti con le labbra sporche d'impasto» sussurrò, gli occhi fissi sulle mie labbra.
«Allora lo devo fare più spesso» risposi lasciandomi scappare un sorriso.
I suoi occhi si alzarono sui miei, mentre la sua bocca si distendeva in una risata.
«Questo si chiama giocare col fuoco» mi ammonì, diminuendo la distanza tra i nostri corpi.

«No, questo si chiama giocare con te» replicai appoggiando le mani sul suo petto.
Lui fece un sorrisetto «Potrebbe essere pericoloso».
Alzai gli occhi al cielo «Vuoi baciarmi o no?».
«Il "no" non è contemplato nelle alternative» rispose lui, prima di azzerare definitivamente la distanza tra le nostre bocche. Mi succhiò le labbra, facendomi sentire una mandria di elefanti nello stomaco. Altro che farfalle!
Chiusi gli occhi, lasciandomi completamente alla sua mercè. Se avessi potuto fermare la mia vita in un momento perfetto sarebbe stato quello, senza ombra di dubbio.

Un momento perfetto che però fu interrotto dallo squillo del timer del forno. Mi allontanai malvolentieri da Gabriele, e andai a spegnere il forno. Feci la prova dello stecchino e, una volta assicuratami che fosse cotta, tolsi la torta dal forno.

«Mi è venuta fame».
«Mi dispiace, ma devo ancora finirla» dissi appoggiandola sul marmo, in modo che si potesse raffreddare.
«Ma se vuoi stasera puoi rimanere a mangiarla» aggiunsi lanciandogli un'occhiata.
Notai un sorriso comparire pian piano sul suo volto.
«Intendi quello che penso?» chiese avvicinandosi e cercando i miei occhi con i suoi, meravigliosamente azzurri.
Annuii.
«Sicura?» chiese ancora, inclinando la testa e scrutandomi.
«Sì, ci conosciamo da più di un anno, stiamo insieme da quasi due mesi... Non ha senso continuare a tenerlo nascosto» risposi torturandomi le mani.
Un attimo, e mi ritrovai tra le sue braccia, a respirare il suo profumo dannatamente buono.
Quanto era bello essere abbracciata da lui!

Rimanemmo così, uno attaccato all'altra, per qualche minuto. Godendoci quel momento solo nostro, mentre i battiti dei nostri cuori si fondevano diventando un unico suono.

«Posso accenderlo?».
Ci eravamo appena spostati in salotto, e Gabriele stava indicando lo stereo.
Annuii, e lui lo accese.
L'ultima volta avevo lasciato dentro il cd di Mika. Life in cartoon motion.
E infatti partì Grace Kelly, rompendo il silenzio della stanza.

Lui mi guardò con quel solito dannato sorrisetto divertito sulle labbra. Poi si avvicinò e mi prese la mano.
Ballammo per un bel po', ridendo ed estraniandoci completamente da tutto il resto.
Finché non arrivò l'ultima canzone, Happy Ending.

Gabriele mi prese per la vita, avvicinandomi al suo corpo, e facendomi ballare una specie di lento.
Appoggiai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare da lui.
«Elisa?».
Alzai la testa e lo guardai, in attesa.
Ma quello che arrivò non furono parole, bensì un bacio da favola. Un. Bacio. Da. Favola. Con il punto esclamativo!

Gli occhi chiusi per godermi a pieno quel momento, le mani intorno al suo collo per stringerlo a me, e nel frattempo infilare le dita tra i suoi capelli. La dolcezza, la premurosità e il senso di protezione che mi trasmetteva ogni qualvolta mi abbracciava, mi baciava, o anche solo quando era al mio fianco, mi facevano rimanere senza fiato. Era incredibile come fossi riuscita ad aprirmi con lui e a lasciarlo avvicinare così tanto a me.

«Cazzo».
Aprii gli occhi sentendo Gabriele imprecare in un tono di voce appena udibile.
Lo guardai perplessa, notando i suoi occhi fissati in un punto alle mie spalle.
Sbiancai.
Poi mi girai, trovando mia madre a guardarci. Bloccata nell'atto di posare le chiavi della macchina sul mobile all'entrata. Un'espressione indecifrabile sul viso.

«Mamma, stai bene?» chiesi, senza avere una minima idea su cosa dire.
Lei si riscosse, annuì, e posò finalmente le chiavi. Poi rialzò gli occhi su di noi.
«Voi due state insieme?» chiese allora, indicando alternativamente me e Gabriele.
«Avevo intenzione di dirvelo stasera» risposi, mordendomi il labbro. Mi avvicinai a lei.
«Sei arrabbiata?» mormorai, cercando di decifrare cosa le stesse passando per la testa.

Lei sorrise, poi scosse la testa. «Sapevo che mi stavi nascondendo qualcosa» disse abbracciandomi «Sono felice per te».
La strinsi a me e mi rilassai sentendo le sue parole.
«Gran bella scelta, comunque» mi sussurrò poi all'orecchio.
Arrossii. «Mamma!» sussurrai imbarazzata.

Ci separammo, poi lei raggiunse Gabriele, rimasto in disparte alle mie spalle, e si salutarono.
«Preparatevi, papà starà arrivando».
Guardai Gabriele, sembrava talmente tranquillo e rilassato. Ma poi si tradì passandosi la mano tra i capelli.
Andai a spegnere lo stereo, mentre mamma spariva dal salotto.

«Sei nervoso» dissi riavvicinandomi a lui.
Lui mi sorrise e scosse la testa.
Lo scrutai. «Invece sì, molto meno di me, ma lo sei» puntualizzai incrociando le braccia.
Ci fissammo per un lungo istante. «Ok, te lo concedo» mormorò alla fine.
Io sorrisi soddisfatta, e non resistetti alla tentazione di dargli un bacio sulla guancia.
Lui ne approfittò per bloccarmi, tenendomi un braccio intorno alla vita. «Cosa ti ha detto tua madre?» sussurrò al mio orecchio.

«Non posso dirtelo» risposi, cercando di non arrossire «E sarebbe meglio se mi lasciassi, papà sta per arrivare».
Lui lo fece, proprio mentre la porta d'ingresso si apriva.

«Ciao ragazza!» esordì papà, lanciandomi un'occhiata.
«Ciao papà» lo salutai, prima che i suoi occhi finissero sulla figura al mio fianco.
«Buonasera Gabriele».
«Sera» rispose lui.
«Qual buon vento ti porta qui? Anche se ho qualche sospetto» disse papà scrutandolo.
«Sono qui per sua figlia» rispose l'altro, con un'incredibile dose di coraggio.
Gli occhi di papà finirono su di me «Marco ne è al corrente?».
Io annuii.
Lui fece un cenno «Bene, sono contento per voi. Mi raccomando ragazzo!».
«Sì signore» rispose Gabriele.
«E dammi del tu, per carità. Rimani a cena?».

«Sì, caro» rispose la mamma passandoci a fianco.
«Perfetto. Che profumino! Opera tua Elisa?».
«Sì, anzi, adesso vado a finirla. Posso fidarmi a lasciarvi da soli?» chiesi leggermente divertita. «Papà, mi raccomando!» lo ammonii poi.

Andai in cucina e preparai la crema da inserire nella torta e la glassa per ricoprirla, poi presi la torta e la tagliai in due, riuscendo miracolosamente a non romperla. La farcii con la crema e qualche scaglia di cioccolato, e la ricoprii con la glassa al cioccolato fondente.
Guardai l'opera finita. Non era perfetta, ma ne ero assolutamente soddisfatta.
La presi e l'infilai nel frigo. Poi aiutai la mamma a preparare la cena, e ad apparechiare la tavola.

Quando un quarto d'ora più tardi ci sedemmo a mangiare, notai con piacere che non c'era nessuna tensione nell'aria.
Contrariamente alle mie paure, mamma e papà avevano accettato bene Gabriele. Sembravano molto tranquilli nei suoi confronti, e lui sembrava trovarsi a proprio agio con loro. Non chiedevo niente di meglio!

«La torta era fantastica» mormorò Gabriele una mezz'oretta più tardi. Eravamo appena saliti in camera mia, e lui si era seduto sul mio letto, appoggiandosi al muro.
«Grazie» risposi sorridendo felice.
«E tu sei bella quando sorridi» aggiunse facendomi arrossire.

«Tu sei bello sempre» risposi guardandolo.
Lui mi fissò contrariato «Non intendevo quello».
Io risi. Poi mi andai a sedere vicino a lui «Lo so cosa intendevi».

«Vorrei portarti a casa con me» sussurrò dopo qualche secondo.
«E io vorrei venire a casa con te» risposi.
«Non mi rendi le cose facili, Piccola Solitaria» replicò facendo una smorfia.
«Tu me le hai rese difficili per un anno, ora tocca a te» risposi divertita.
Poi mi avvicinai e finalmente azzerai la distanza tra i nostri visi, e tra le nostre labbra.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: myqueasysmile