Al Black
Snow❄
« Ma
quanto c'hai messo, lumaca?! » Fu così che l'accolse Simon, rivolgendole uno
dei suoi sorrisoni a trentadue denti e facendole cenno di sedersi accanto a sé.
Iris esitò a rispondere: di certo conoscendo la bassa considerazione che i suoi
amici avevano di Zsadist ( e ampiamente ricambiata da quest'ultimo ), le
avrebbero fatto storie se avessero saputo che aveva intrattenuto con lui una
"conversazione" - o magari trattandosi di Simon e Naomi avrebbe
semplicemente dovuto sopportare stupide battute maliziose.
Certo,
magari il suo imbarazzo e la silenziosità del ragazzo non avevano contribuito a
intavolare un discorso brillante o quantomeno sensato, ma se pensava al suo
timbro di voce così piacevole, le risalivano i brividi che l'avevano assalita
fino a poco prima. Non sapeva per quale motivo l'avesse così bruscamente
rivalutato, ma decise che per il momento si sarebbe tenuta la cosa per sé.
« Oh, ho
ricevuto una chiamata da mia zia. »
« E la
sciarpa... È nuova? »
Oh, loro
sapevano. Quella domanda apparentemente innocente di Naomi aveva centrato il
punto.
Se per gli altri la sua era sembrata una scusa convincente, per i suoi migliori
amici non lo era affatto; non gli erano sfuggiti né l'attimo di esitazione e né
lo sguardo che aveva tenuto basso fingendo di leggere il menù rilegato in finta
pelle nera del "BlackSnow".
« No..
L'ho trovata in fondo all'armadio. Chissà da quanto tempo stava lì! » Rispose
sfoderando un sorriso nervoso ed evitando di alzare lo sguardo dal menù che
aveva preso a stringere spasmodicamente.
« Mh, fingeremo di crederti... Anche se è strano che tu non l'avessi, prima. »
Asserì Simon, rivolgendole un'occhiata divertita.
« Cosa
vi porto, ragazzi? » Domandò Amy, la cameriera tutta curve del pub, che si era
avvicinata stringendo tra le mani un bloc notes piuttosto spiegazzato e una
penna blu.
Meredith
ordinò - letteralmente - un cocktail particolarmente forte, sebbene sapessero
che non reggesse bene l'alcool e che si sarebbe ritrovata già parecchio brilla
solo a metà bicchiere.
Lukas, Naomi e Michael ordinarono
rispettivamente altri due cocktails e un paio di chupiti.
« E per
Simon e Iris la solita cioccolata bollente in tazza grande con panna montata,
scaglie di cocco e una spruzzata di cacao, giusto? » Ammiccò Amy, tutta presa a
segnare le ordinazioni sul bloc notes.
« Ormai non abbiamo più segreti per te, dolcezza! » Le rispose Simon, in un
goffo quanto vano tentativo di abbordaggio; infatti Amy si limitò ad alzare gli occhi al cielo, tirargli un
buffetto sul naso ed allontanarsi ancheggiando verso un altro tavolo.
« Ah, mi
fa impazzire » mormorò Simon, sognante. « Non mi laverò mai più il naso »
Meredith
gli lanciò un'occhiata disgustata, prima di ritornare ad annoiare un Michael
dall'aria esasperata con il suo sproloquio su di una modella
"assolutamente indecente" che divideva il camerino con lei.
Michael emise un sospiro seccato, prima di voltarsi verso la bionda e
interromperla con un "se è così zoccola dammi il suo numero che ci
facciamo una chiacchierata possibilmente a casa sua, ma ti prego ora smettila
di assillarmi! " Meredith boccheggiò per qualche secondo, oltraggiata, prima di
voltarsi verso Lukas e intraprendere un
dibattito su quest'ultimo a proposito della "maleducazione di certa
gente".
Lukas si limitava ad annuire distrattamente, spulciando i post di chissà quale
social sul cellulare.
Michael
intanto, incrociò le braccia sul tavolo e ci si poggiò con la testa,
sbadigliando rumorosamente. Prima che i suoi occhi scomparissero dal suo campo
visivo, Iris gli rivolse un sorriso bonario, ampiamente ricambiato dal
ragazzone dalla pelle scura.
Mentre
Naomi e Simon intavolavano una conversazione sull'ultima stagione di una serie
TV di cui andavano matti, Iris fece vagare lo sguardo verso gli altri tavoli.
C'era parecchia gente quella sera: un paio di coppiette intente a scambiarsi
effusioni, uno di ragazze civettuole, che bevevano alcolici sebbene non fosse
sicura che avessero l'età giusta per poterlo consumare, e tanti altri occupati
da gruppi misti come il suo, dove c'era chi rideva, chi s'annoiava, chi
chiacchierava e chi ancora stava ordinando qualcosa da bere o da mangiare.
Uno di questi - s'accorse con un tuffo al cuore -, era Zsadist, che dopo aver
riferito a Chris ( un altro cameriere ) cosa avrebbe desiderato, si voltò verso
la finestra a guardare il paesaggio con aria assorta.
I
capelli dal colore particolare, di un bianco albino, erano tutti scompigliati e
si coloravano del giallo intenso delle luci del "Black Snow". Gli
occhi grandi e ambrati come quelli di un lupo erano fissi su un punto non
precisato ed avevano un'aria malinconica.
Si prese un momento per osservare il profilo del ragazzo, anche se essendo
praticamente ai lati opposti del locale, non poteva cogliere chissà quale
dettaglio.
La linea
dura della mascella gli dava quel tocco di virilità che ad Iris piaceva nei
ragazzi; la mandibola pareva serrata, come se stesse stringendo i denti per non
scoppiare in una sorta di furia animalesca a cui Iris aveva assistito una
volta, quando l'aveva visto fare a botte con un paio di ragazzi, mesi addietro.
Le labbra avevano un taglio sottile, ma non troppo ed erano contornate da un
po' di barbetta incolta, ed Iris con un moto di imbarazzo, si chiese se le
ragazze che aveva baciato avessero sofferto il solletico nel sentire quei peli
sfiorarle il viso.
Salì più su e incontrò il naso di normale grandezza, dritto, forse appena un
po' troppo lungo. Le guance erano leggermente incavate e gli zigomi né troppo
alti né troppo bassi. Gli occhi erano
ornati da lunghe ciglia scure, come le sopracciglia, una delle quali divisa da
un piercing di metallo grigio.
La fronte era semi coperta da ciocche di capelli candidi, che le venne voglia
di toccare per saggiarne la morbidezza.
Notò che anche il suo corpo, o almeno la parte non celata dal tavolo, appariva
in tensione: a partire dalle spalle larghe, la schiena leggermente ricurva, le
braccia conserte sulla superficie di legno e le mani strette a pugno.
Zsadist
era oggettivamente un bel ragazzo, lo sapeva già, ma non aveva mai realmente
fatto caso a quanto alla vista fosse effettivamente gradevole. S'era fermata
solo all'apparente caratteraccio ed ai noiosi e screditanti pettegolezzi di
Meredith e di qualche adulto del paese riguardo alla sua sgradevole situazione
famigliare ( anche se non aveva mai prestato troppa attenzione ).
Venne
riscossa dai suoi pensieri da Amy, che portò al loro tavolo su di un vassoio
nero di plastica le loro ordinazioni , posando davanti a ognuno di loro la
bevanda richiesta con movimenti meccanici, come se fosse evidentemente
abituata.
Com'era arrivata sparì nuovamente tra i tavoli, rivolgendogli un sorriso e
intimandoli di richiamarla per qualsiasi cosa, ma non prima di abbandonare lo
scontrino sul tavolo.
Iris e
Simon si fiondarono immediatamente sulle cioccolate, scottandosi la lingua ma
traendo un immediato beneficio dal calore avvolgente che invase le loro membra
ancora vagamente intorpidite dal freddo esterno.
Meredith e Lukas presero una lunga sorsata dalle cannucce nere nel grosso
bicchiere ricolmo di liquido colorato, mentre Michael si scolava velocemente i
due shottini, tornando poi a sonnecchiare.
Naomi, prima di prendere un piccolo sorso dal suo cocktail, le si avvicinò
nuovamente e, attenta a farsi sentire unicamente da lei e Simon, le disse: «
sicura che nel tuo ritardo non c'entri nessun ragazzo entrato poco prima di te
e a cui hai fatto la radiografia fino a un momento fa? »
Iris
quasi si strozzò con la cioccolata, ma per sua fortuna Tom ( il proprietario
del "Black Snow" ), li raggiunse al loro tavolo salutandoli e
scambiando qualche convenevole.
« Vi
ringrazio di essere venuti » disse sorridente. Poi rivolse il suo sguardo alla
rossa. « Iris, pronta a cantare? Vorrei qualcosa di leggero, questa sera »
Iris
s'alzò di scatto dalla sedia e si limitò ad annuire, seguendolo poi sul piccolo
palchetto sul lato destro rispetto al bancone del bar.
« Buona
fortuna! » Le augurò Tom, per poi lasciarla lì da sola.
Le luci
si spensero, solo una bianca era puntata su di lei, che afferrò una vecchia
chitarra sistemata artisticamente insieme a tanti altri strumenti musicali
proprio sul palco.
Si sedette su di un piccolo sgabello, pizzicò le corde della chitarra, facendo
uscire le prime note di " Hope I don't fall in love with you" di Tom
Waits e chiuse gli occhi, iniziando a cantare.
*
Zsadist
si stava gustando la sua birra, partecipando di tanto in tanto alle chiacchiere
dei suoi amici, quando d'un tratto la musica alla radio cessò ed una voce dolce
e melodiosa invase il locale.
Le luci s'erano spente, tranne una, sotto la quale ci scovò una lunga chioma
rossa come un tramonto estivo che scivolava sulla schiena esile della bella
ragazza a cui aveva prestato la sciarpa.
« Well I
hope that I don't fall in love with you
'Cause falling in love just makes me blue,
Well the music plays and you display
Your heart for me to see,
I had a beer and now I hear you
Calling out for me.
And I hope that I don't fall in love with you. »
Decisamente
Zsadist, non aveva mai visto tante cose belle nella sua vita.
Le poche carezze che aveva ricevuto da sua madre, le ricordava stento, come le
ninne nanne che cantava a lui e suo fratello quando il suo vecchio già russava
da ore, troppo conciato per sentire alcunché.
Ancor meno ricordava quella volta più unica che rara, in cui suo padre ormai
sul letto di morte, gli chiese scusa in lacrime, pregandolo di non diventare
mai come lui.
Non
ricordava di aver mai passeggiato o di aver fatto una vacanza con la sua
famiglia; non ricordava di aver mai ricevuto un regalo di compleanno, di aver
mai scritto una letterina a babbo Natale.
Non ricordava di aver dato il suo primo bacio per amore, o di aver fatto sesso non
solo per soddisfare i suoi bassi istinti.
Ecco,
Zsadist quindi, poteva affermare di non aver mai visto - o vissuto - tante cose
belle, ma vedere Iris su quel palco fu di certo la cosa migliore della sua
vita, fino a quel momento; sentire la sua voce, la seconda; incrociare i suoi
occhi da lontano, la terza.
« Well
the room is crowded, people everywhere
And I wonder, should I offer you a chair?
Well if you sit down with this old clown,
Take that frown and break it,
Before the evening's gone away
I think that we could make it,
And I hope that I don't fall in love with you. »
L'albino
distolse un minuto lo sguardo da Iris, per posarlo sui presenti in sala: quasi
tutti erano fissi sulla rossa, che rivolgeva dolci sorrisi a tutti,
specialmente quando qualcuno s'azzardava a canticchiare qualche parola assieme
a lei.
Kate sembrava stupita, e sorrideva mimando le strofe della canzone e
ticchettando le unghie mezze mangiucchiate sul tavolo, tenendo il tempo.
Era abbastanza sicuro che ai suoi amici facesse schifo quel genere di musica,
eppure Bob aveva smesso di fare lo scemo -
evento assolutamente storico -, Caroline aveva finito di fargli le fusa
nel tentativo di farsi portare da qualche parte per farsi sbattere, Thomas
guardava Iris con fin troppo interesse e per finire Shawn, aveva poggiato il
mento sul dorso delle mani incrociate, puntellandosi con i gomiti sul tavolino,
ed aveva socchiuso gli occhi.
Guardò
ancora in giro e vide due degli amici di Iris stretti in un abbraccio, mentre
la guardavano come due genitori orgogliosi.
Un altro aveva seppellito il viso tra le braccia, e sembrava essere scivolato
in uno sonno profondo; la bionda svampita che si portavano sempre appresso
aveva la tipica espressione disgustata di quando si pestano escrementi di cane
abbandonati per strada e sai che ci dovrai camminare fin quando non potrai
tornare a casa e ti toccherà pure pulirle.
Ma lo sguardo che l'infastidì di più, era quello di Lukas, che fissava Iris con
un desiderio malcelato impresso nelle iridi azzurrognole; sguardo che, notò,
era molto simile ad un paio di altri ragazzi sconosciuti.
Gli venne la strana voglia di afferrarlo per il bavero del pullover glicine da
frocetto e scagliare così tanti pugni su quel visetto perfettino da renderlo
irriconoscibile.
« Well
the night does funny things inside a man
These old Tom-cat feelings you don't understand,
Well I turn around to look at you,
You light a cigarette,
I wish I have the guts to bum one,
but we've never met
And I hope that I don't fall in love with you. »
Era vero
che la notte faceva cose strane dentro agli uomini. A Zsadist sicuramente sì,
perché altrimenti non si sarebbe spiegato la malsana voglia di rapirla da quel
palco, da tutti quegli occhi fissi su di lei, perfino - realizzò, sentendosi egoista
- da amici e famiglia.
Desiderava solo poter avere una dimora lontano da lì, per portarla via con sé e
bearsi ogni giorno della sua voce, dei suoi occhi, del suo corpo, della lieve
fragranza di fiori che emanava. Sapeva che era impossibile, e tuttavia non
riusciva a cacciarsi dalla mente quella meravigliosa utopia.
Si scolò rapidamente la birra e ne ordinò un'altra, assieme a un bicchierino di
whiskey, che gli vennero immediatamente recapitata da Amy, insieme allo
scontrino.
Sorseggiando la birra, ricominciò a guardare Iris, che ogni tanto guardava
verso di lui e gli parve che in quei momenti le guance le si arrossassero.
Quando i loro sguardi s'incrociarono per l'ennesima volta, Zsadist le sorrise e
gli si agitò qualcosa nello stomaco quando la rossa lo ricambiò, donandogliene
uno che scopriva i denti bianchi e perfetti.
« I can
see that you are lonesome just like me,
And it being late, you'd like some company,
Well I turn around to look at you,
And you look back at me,
the guy you're with has up and split,
The chair next to you's free,
and I hope that you don't fall in love with me. »
Quando
lei si mise a guardare altrove, non potendo trascurare le altre persone del
locale per rimanere a fissarsi con lui, il sorriso di Zsadist si spense
immediatamente, e le iridi ambrate tornarono ad incupirsi.
Se fossero stati i protagonisti di quella canzone, se fosse stato lui il
cantante, sarebbe stato completamente d'accordo con l'ultima frase dell'ultima
strofa.
Si capiva a prima vista che Iris era pura e delicata tanto quanto il fiore che
aveva per nome, mentre lui... Lui era solo un rovo spinato. Non poteva far
altro che far impigliare il povero malcapitato che ci camminava sopra,
strappare la stoffa dei pantaloni della vittima fino a ridurla a brandelli e ferirne
la pelle, bagnandosi di sangue.
Doveva
starle alla larga.
Non
doveva più avere nessun tipo di contatto con lei, non gli fregava nemmeno di
riprendersi la sciarpa, anche se pensò che fosse meglio che lei non avesse
niente di suo. Non si conoscevano se non superficialmente, non si erano mai
baciati, non si erano mai frequentati, non c'era assolutamente nulla di cui
preoccuparsi.
Doveva solamente ignorarla come aveva fatto da sempre, fino a quella sera.
Non
poteva permettere che soffocasse nella merda dove viveva arrancando lui ogni
giorno. Se fossero diventati amici ( o ancora peggio, se conoscendosi fosse
scoccata la scintilla? ), prima o poi Iris avrebbe dovuto fare i conti con
l'ambiente che lo circondava e questo gli faceva venire un senso di nausea
opprimente.
« Now
it's closing time, the music's fading out
last call for drink, I'll have to another stout.
Well I turn around to look at you,
You're nowhere to be found,
I search the place for you lost face,
guess I'll have another round.
And I think that I just fell in love with you. »
Non
aveva nessun motivo per volerla proteggere da quella parte di mondo schifoso,
non aveva mai creduto alle cazzate come il colpo di fulmine, tanto meno
all'amore in sé.
Non
sapeva Perché agiva in quel modo, non se lo chiese e non si diede nessuna
risposta, così finendo la birra e buttando giù in un sol sorso il bicchierino
di whiskey, s'alzò dalla sedia, s'avvicinò al bancone del bar e porgendo a Tom
gli scontrini, pagò la sua parte.
Ignorando lo sguardo confuso di Kate e degli altri amici, recuperò la sua
giacca e percorse ad ampie falcate il percorso dal tavolo all'uscita, e sparì inghiottito
dal gelo e dal buio, senza scoprire come finisse la canzone.
« Zsad,
dove cazzo vai?! » Gridò Kate, raggiungendolo con una breve corsetta.
« A
casa. Scusa Katie, fatti accompagnare da Shawn. »
« Ma
perché così di botto? Cos'è successo? » Gli domandò, spalancando gli occhi.
«
Niente. Non è successo niente. » Zsadist allora fece per andarsene, ma Kate
l'afferrò per un braccio. Si voltò per dirgliene quattro, irritato dal modo di
fare insistente dell'amica, ma le parole gli morirono in bocca quando incontrò
la figura infreddolita di Iris, qualche metro più lontana da loro, che li
guardava con un malcelato imbarazzo.
Si morse la lingua, per evitare di salutarla e il suo sguardo si addolcì.
Kate,
notando il repentino cambiamento d'umore del ragazzo, si girò ed emise uno
sciocco verso sorpreso.
«
Scusate se vi interrompo.. » Mormorò avvicinandosi di qualche passo.
La guardò mentre evitava di guardarlo negli occhi ed esibiva un sorriso nervoso,
sfregandosi le braccia con le mani.
Fu tentato di stringerla per smetterla di farla tremare, ma incrociò le braccia
e strinse le mani a pugno, impiantando le unghie nei palmi.
« Ti è caduto questo. » Disse poi, rivolgendosi a Kate e porgendole un braccialetto
colorato.
Kate lo
indossava sempre, ma era un po' dimagrita e tendeva a scivolargli qualche
volta. Si ricordava di averglielo regalato lui stesso, quando erano più
piccoli.
« Ti
ringrazio.. Iris? » Esclamò Kate sorridendole a trentadue denti.
Iris si limitò ad annuire, inclinando leggermente la testa verso sinistra e
ricambiando il sorriso con uno più debole ma ugualmente caloroso.
« Allora buona serata... » Fece poi, congedandosi.
Kate
ricambiò l'augurio e tornò a concentrarsi su di lui, ma poco prima che potesse
dire alcunché, venne interrotta da Iris: « Zsadist? » Lo chiamò, con la mano
già sulla porta del "Black Snow".
I due si voltarono a guardarla nuovamente.
« Se
guidi... fai attenzione. Le strade si sono ghiacciate di nuovo. » E prima che
uno Zsadist sorpreso potesse avere il tempo di rispondere, li abbandonò fuori,
proprio come aveva fatto lui con lei ore prima.
Kate
assistette alla scena, con l'aria di chi aveva compreso molto più di quanto non
avessero potuto fare Iris e Zsadist.
«
Capisco. » Disse poi, dopo un momento di silenzio. Sorrise amaramente e tornò anche
lei verso il "Black Snow".
« Ci vediamo domani, Zsad! » Lo salutò.
Zsadist in tutta risposta,
se ne tornò verso il
parcheggio, accendendosi una sigaretta, senza guardarsi indietro, senza capire
che cosa gli accadeva nella pancia, senza volerlo sapere, senza sentire
l'ultimo pezzo della canzone.
"And
I think that I just fell in love with you..."
Spazio Autrice:
ciao a
tutti! Mi spiace di non aver scritto nessuna nota personale, ma ho preferito
lasciare il prologo così com'era e rimediare qui.
Non ho molto da dire, a parte che spero che abbiate apprezzato questi primi due
capitoli e che spero che mi farete sapere cosa ne pensate. Specialmente, avrei
tanto bisogno di qualcuno che sappia farmi una critica costruttiva, dicendomi
se ci sono errori grammaticali o se la lettura è
abbastanza scorrevole o troppo ripetitiva.. È il mio primo esperimento serio e
ci tengo che sia quantomeno buono xD
Grazie
per avermi letta fino a qui, ci sentiamo ( spero! ) al prossimo capitolo!
Baci.