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Autore: vero511    25/08/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il telegiornale ha appena annunciato la morte di mio padre e la mia mente riesce a pensare ancora in modo razionale. Come? Non lo so. Forse il fatto che avesse rapito me e mio figlio me lo ha fatto detestare più di quanto pensassi o forse sono talmente spaventata da chi c’è dietro a tutta questa storia, da non avere nemmeno la voglia di provare dolore. Ross. È a piede libero e ha fatto piazzare una bomba per uccidere il suo collaboratore e molte altre persone innocenti. È un pazzo.
Mi accorgo di essermi mossa solo perché sento improvvisamente una mano che attanaglia il mio polso e che mi tira bruscamente all’indietro. Mi volto arrabbiata verso la persona che mi sta trattenendo e trovo gli occhi decisi di Jennifer: “Che diavolo stai facendo?” Pensavo fosse Zack, ritrovare la mia migliore amica è uno shock che mi procura una scossa capace di riportarmi alla realtà. Lei capisce subito e allenta la presa, senza però lasciarmi completamente. “Io…” sono stata colta da una furia cieca. “Non siamo al sicuro” affermo infine. I miei amici mi guardano sconvolti e al tempo stesso consapevoli, perché sanno che quello che ho detto corrisponde alla realtà. “Dobbiamo assolutamente parlare con il Commissario Wood” dice Matt; “e cosa ti fa credere che sia ancora vivo?” La voce di Zack giunge alle nostre orecchie cupa e spaventata. Lo osservo e i suoi occhi hanno perso ogni luce e assomigliano in maniera impressionante al ghiaccio: freddi, rigidi e difficili da scalfire. “Zack, ma cosa…” Jennifer è incredula alla vista delle condizioni del capo, ma io comprendo immediatamente cosa non va: la bomba. Esattamente come quella che in pochi secondi è riuscita a distruggere il lavoro di una vita, la stessa che gli ha causato incubi, l’ha fatto finire in ospedale e che ha rovinato l’esistenza a un’ingente somma di persone. “Manteniamo tutti la calma!” Matt posa non troppo delicatamente una mano sulla spalla del suo amico e riporta l’ordine nella stanza. “Adesso nessuno si muoverà da questo appartamento. Attenderemo domattina per sapere novità, sicuramente trasmetteranno un notiziario in cui accerteranno le condizioni del commissariato e delle vittime” pronunciando quest’ultima parola, il giovane uomo osserva me, in particolar modo, probabilmente volendo alludere a mio padre.
Nell’alto della nostra età che ci rende adulti, comprendiamo immediatamente che ha ragione, così una volta tornati tutti con i piedi per terra, cerchiamo la disposizione migliore per dormire.
Jennifer mi spiega che Matt ha preferito spendere i suoi risparmi nella qualità piuttosto che nelle dimensioni, ed è per questo che il suo appartamento è molto raccolto, ma presenta un letto e un divano letto davvero comodi.
Alla fine mi ritrovo con Alex e non si sa come, con Zack. Suppongo che la mia amica abbia messo il suo zampino, ma mentre Matt mi consegna dei cuscini e delle coperte, mi confida che crede sia meglio che io stia con il capo: non ha una bella cera e magari la mia presenza lo tranquillizzerà. Io, dal canto mio, credo di non aver ancora realizzato che mio padre non c’è più, perché ancora non riesco a provare nulla. Non sento dolore, ma naturalmente nemmeno gioia. Nonostante tutto quello che ha fatto, mi bastava saperlo dietro alle sbarre.

Alex dorme profondamente da un paio d’ore ormai e io ancora una volta, ringrazio che sia così piccolo, perché ciò gli permette di restare innocente e di non essere coinvolto in tutto ciò che di brutto e pericoloso ci sta accadendo.
Il materasso è davvero confortevole come mi era stato detto, ma la mia testa non vuole lasciarmi tregua e i pensieri dilagano. Alle mie spalle sento del movimento e capisco subito che si tratta di Zack. Una parte di me, quella più egoista, è contenta di non essere l’unica ad avere problemi a dormire. “Zack” lo richiamo a bassa voce e percepisco che si è voltato verso di me. “Ho provato a chiudere gli occhi, lo giuro” si difende come farebbe un bambino e riesce a strapparmi un sorriso. “Capisco che per te sia difficile, non devi nasconderlo o vergognartene in alcun modo” gli confido. “Non sono l’unico che sta passando un brutto momento…” non rispondo e aspetto che continui: “Come ti senti?” Gli spiego il mio stato d’animo che al momento è più confuso che altro. “Forse è un bene che io sia così…devo pensare alla sicurezza di Alex e per farlo devo essere reattiva, non ho tempo di restare lì a crogiolarmi nel mio dolore” solo poco dopo mi rendo conto di quello che ho effettivamente detto e i sensi di colpa iniziano ad affiorare quando il suo silenzio regna indisturbato. “Scusa…io non intendevo…” “Nessun problema, è la verità, non intendo nascondermi dietro una facciata da duro e fare finta di nulla, almeno non con te”. Sono felice che abbia deciso di far crollare i suoi muri, per quanto lo Zack fiero e sicuro di sé sia affascinante, non c’è nulla di più bello di una persona vera.

Non so grazie a quale divinità io sia riuscita ad addormentarmi, ma se non altro ho recuperato un paio di ore di sonno, che sarebbero state di più se il notiziario non mi avesse svegliata. Mi domando chi abbia accesso la televisione alle sei del mattino e la risposta mi si palesa davanti non appena alzo il busto dal divano letto. Zack è in piedi accanto allo schermo e sta cercando di seguire la giornalista, la quale si trova proprio davanti al commissariato ridotto ad un cumulo di fumo e macerie, assomigliando decisamente troppo a ciò che resta della Evans Enterprise. “Ci sono novità?” Gli domando avvicinandomi. “Non ancora, stanno cercando di sistemare il collegamento, a breve ci sarà il bilancio”. Ne approfitto per svegliare Matt e Jennifer; non mi sento a mio agio ad entrare nella loro stanza come se niente fosse, ma sicuramente vogliono seguire anche loro il telegiornale.
Così, dopo aver adempito a questo imbarazzante compito ed aver spostato nel letto Alex che dorme ancora beatamente, ci ritroviamo tutti e quattro in sala pronti a tutto.
L’inviata è in collegamento dal luogo dove non è presente nessun altro oltre a lei e al suo gruppo di cameramen. “Come potete notare, la zona è stata isolata e persino noi abbiamo avuto difficoltà ad accedervi. La polizia sta già indagando sul colpevole, ma gli agenti del luogo purtroppo hanno subito gravi danni. Ci sono circa cinquanta vittime e i feriti sono circa un centinaio. Fortunatamente l’esplosione è stata contenuta e coloro che erano all’esterno dell’edificio durante l’esplosione, sono sotto shock ma stanno bene. Il Commissario Wood è in ospedale, ma le sue condizioni al momento sono stabili.” La diretta termina e il conduttore del notiziario dà l’arrivederci per l’orario di pranzo.
“Pensate che dovremmo andare a trovarlo?” Chiede Jennifer incerta. “Non credo sia sicuro, chi ha messo l’ordigno sicuramente ha visto il notiziario e sa dove si trova Wood. Forse il bersaglio del colpevole non era solo Wilson”. Troppi dubbi affollano la nostra mente e nessuno di noi ha risposte.
Decidiamo di fare colazione giusto per avere le forze di affrontare quella che si prospetta come una lunga giornata.

Verso metà mattina, il citofono suona e Matt (che non ha permesso che lasciassimo il suo appartamento) va ad aprire curioso. “Il Signor Smith?” Sentiamo solo le loro voci dalla cucina. “Sì, e lei è?” “Non è importante chi sono io, ma il motivo per cui sono qui. Mi manda Wood, posso entrare?” Sento la porta chiudersi, probabilmente il mio amico ha fatto entrare l’uomo misterioso solo perché è stato inviato dal Commissario. “Wilson, cercavo proprio lei.” Ci ha scorti dal salotto, mentre noi restiamo impalati sulla porta ad osservarlo. “Mi chiamo Jared Carter, mi occupo del Programma Protezione Testimoni.” Io e i miei amici ci guardiamo come se in qualche modo sapessimo già cosa sta per dirci Carter. “Cosa…” la mia voce esce rauca, così la schiarisco prima di continuare. “Cosa ci fa qui?” “Lei e suo figlio dovreste entrare nel nostro programma”. “Cosa significa?” Si intromette Jennifer. “Significa che la Wilson e Alex dovranno lasciare New York il prima possibile.”




-N/A-
Buongiorno cari lettori e lettrici! Sono qui per ringraziarvi di cuore per le visualizzazioni, le recensioni e tutte quelle altre cosine come aggiungere la storia ai preferiti/seguiti/ricordati, vi adoro immensamente, sappiatelo. Vorrei chiedervi se la storia vi sta piacendo e volevo avvisarvi che ho creato una pagina instagram: whenlovetakesover_   vi aspetto numerosi! Baci.
  
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