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Autore: mistero    27/08/2017    0 recensioni
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Tra le Alpi svizzere sorge l’Albion College, una scuola speciale in cui non si entra per merito, ma per diritti ereditari. In quel luogo remoto, al centro di un’Europa multiculturale sospesa tra mito e realtà, Ariadne Penfelen e il professor Rudolph Tristan stanno per incontrare il loro destino.
«Volevo solo fare qualcosa per lei».
«Ha già fatto qualcosa per me» disse l'uomo a fatica, con una strana voce roca.
Ari represse un brivido d'incoscienza prima di sussurrare: «E se non mi sembrasse abbastanza?»
Tristan la osservava con uno sguardo sfuocato.
«C'è un'altra cosa che-» rispose poi d'impulso con quella stessa voce, afferrando la sua mano e abbassandosi ginocchioni in modo da porre il viso all'altezza del suo.
«Di' il mio nome».
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poche ore dopo le ragazze stavano per salire su una Wrait del '39, la macchina che Caroline preferiva fra quelle messe a disposizione dalla scuola, quando una voce maschile le chiamò con foga.
Mark Cornwall Junior e Liam Uriens venivano verso di loro a passo svelto, seguiti a poca distanza da alcuni ragazzi del primo e del secondo anno con cui da qualche mese erano inseparabili. «Buonasera, signore» le salutò Mark, accennando un inchino. «Avete un bel programma per la serata?»
«Solo una birra e un po' di chiacchiere fra donne, Mark» disse Line, sorridendo.
«Sorprendente! Pensate, staremmo andando a bere qualche birra anche noi,» scherzò lui «e guarda caso penso che anche il pub che abbiamo scelto sia quello dove state andando voi! Perché non vi fate accompagnare? Io potrei guidare per Ariadne e Liam venire con te, Line, che ne dite?»
Liam si girò a guardare una ragazza coi capelli rossi che parlava animatamente con uno studente più giovane a poca distanza; poi disse, deciso: «Sì, Caroline, che te ne pare? Ci vieni con me?»
La luce negli occhi di Caroline si era indurita. «Mi pare di aver già specificato che si tratta di una serata fra amiche, ragazzi».
«Ma io credo sia più giusto che la mia fidanzata venga in macchina con me» ammiccò Mark, cercando gli occhi di Ariadne. Lei ricambiò lo sguardo per un istante, poi sospirò e si decise a parlare. «Non è il caso, Mark,» disse gentilmente, posandogli una mano sul braccio «lo sai che preferisco di no».
Lui si adombrò e disse, alzando la voce: «Perché non mi dai una cazzo di possibilità? Magari scopri che non sono così male. Tanto dovrai starci lo stesso, fra pochi mesi, che tu lo voglia o no».
Ariadne lo fissò, sconcertata dalla durezza delle sue parole, poi scattò. «Questa potevi risparmiartela».
Fece per andare verso la portiera del passeggero quando Mark le afferrò il polso e la bloccò. Ariadne si girò irosamente, pronta a passare agli insulti, ma l'espressione abbattuta del ragazzo la costrinse a frenarsi.
«Scusami, hai ragione» disse Mark. «Ma, per favore, vieni in macchina con me. Solo questa volta. Tu vieni e ti giuro che per il resto della serata vi lasciamo da sole, in pace. Voglio solo parlare un po', Ari».
Le liberò il polso. Ariadne guardò Caroline, sperduta, e l'amica le restituì uno sguardo dispiaciuto. Ariadne abbassò la testa. «D'accordo. Andiamo».


«È un peccato che tu non abbia il permesso di guidare, quest'anno» stava dicendo Mark, guardandola con i suoi occhi blu e ravvivando il bel ciuffo castano, «mi ricordo che ti piaceva».
Ariadne teneva gli occhi fuori dal finestrino e la mano sulla portiera. Decise di non commentare la mancanza di delicatezza del suo fidanzato e replicò, neutra: «Sì, mi piace».
«Certo, me lo ricordavo» disse fiero Mark. «Ma dai, tanto fra pochi mesi ci diplomiamo e poi potrai guidare tutte le macchine che vuoi».
Ariadne si voltò verso di lui. «Senti, Mark...»
«No, aspetta» la interruppe lui. «Ascoltami. L'ho capito che questa cosa del fidanzamento ti mette in ansia, lo so che è una decisione di nostri genitori, ma io... te l'ho detto, quando mio padre l'ha spiegato a me non ho potuto fare a meno di essere felice. Lo sai,» la guardò di nuovo con intenzione «lo sai, che mi sei sempre piaciuta un casino... e adesso... se tu facessi solo un piccolo sforzo...»
«Mark, ne abbiamo già parlato. Io non... non si tratta di fare sforzi, non funziona così, lo capisci? La mia posizione è sempre la stessa: se è l'unico modo che ho per aiutare la mia famiglia sono disposta ad accettare questo accordo... medievale. Ma quello che posso offrirti è un'amicizia. Niente di più. Il resto... non me lo chiedere, non insistere. Non è qualcosa su cui si possa prendere una decisione».
«Sì, invece! Se tu mi dessi una possibilità sono sicuro che cambieresti idea! Non lo vedi,» aggiunse «che cerco di stare con te anche se dovrei evitarti, adesso che sei una borsista e devi lavorare per pagarti la scuola? Non sai quanto mi prendono in giro Garnish e gli altri dei primi anni, che non sanno-»
«Ma finiscila! Ancora non capisco perché t'importa del loro parere! Se mi fossi comportata come i tuoi begli amici, gli scorsi anni, sai che inferno sarebbe stato per me quest'ultimo periodo? E invece tutti quelli dell'ala est sono stati comprensivi, non me l'hanno fatta pesare più del minimo necessario! E voi che fate i teppisti rubando e spaventando a morte i più piccoli e chissà cos'altro!»
«Lo so, lo so, ma tu non capisci, è che adesso è tutto diverso», replicò lui con urgenza, «e anch'io sono diverso! L'Albion mi ha cambiato. Quest'anno, alla Confraternita... non ti posso spiegare, ma... questi ultimi mesi... siamo più forti, migliori!»
Erano arrivati vicino al pub, a St. Michel de la Croix, e Mark parcheggiò di scatto, con un'unica manovra fluida, senza smettere di parlare.
«Cosa vuol dire “non ti posso spiegare”?»
Mark esitò e la guardò di sottecchi. «È che... ecco, ho scoperto delle cose di me che non sapevo. E queste cose mi hanno reso più forte di quanto io sia mai stato. Sento che potrei conquistare il mondo,» sussurrò, avvicinandosi ad Ariadne, «sento che potrei sconfiggere chiunque, potrei farti capire che sono il migliore, se solo tu la smettessi di...»
«Mark, fermati».
«Eddai, solo un bacio. Vedrai che poi...»
«Ti ho detto di smetterla».
«E cosa succede se non lo faccio?»
Lei lo spinse indietro con violenza. Mark rise, facendo per accostarsi di nuovo.
«E questo avrebbe dovuto fermarmi? Te l'ho detto che ora sono invincibile...»
Ariadne aprì la portiera e scese velocemente dall'auto, sbattendo il vetro in faccia a Mark.
Caroline e Liam stavano arrivando proprio in quel momento. Caroline, che guidava, si fermò proprio lì a fianco. Scesero.
«Tutto bene?» chiese Line ad Ariadne.
«Diciamo di sì» rispose lei, guardando Liam andare verso Mark, ancora seduto al posto del guidatore. I due ragazzi confabularono un po' e poi Liam salì sulla vettura. Ripartirono in direzione Albion proprio mentre cominciava a piovere. «Beviamo qualcosa e torniamo presto al castello, ti va? Domattina non ho ore di servizio e vorrei suonare».
  
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