Fanfic su attori > Cast Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: _J2isreal_    27/08/2017    2 recensioni
Jared e Jensen sono fidanzati da quattro anni. La convivenza, tra alti e bassi, va benissimo, tanto che Jensen decide di fare il passo successivo.
Prepara tutta la serata alla perfezione, convinto che nulla la rovinerà.
Ma, proprio sul più bello, un vecchio e potente segreto di Jared metterà a dura prova tutto il lavoro fatto dal compagno.
Jensen riuscirà a passarci sopra? E Jared, riuscirà a farsi perdonare quel terribile errore?
Sta a voi scoprirlo!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Poggiò la schiena al legno duro della porta color noce. Una mano salda sopra la bocca, chiusa a coppa, un vano tentativo a coprire un altro singulto.
Il volto era basso, la mano libera incastrata tra le punte dei capelli biondi. Gli occhi chiusi, lasciando libero sfogo alle lacrime calde. Il completo nero elegante ancora addosso.
Jared continuava a battere con violenza il pugno chiuso sulla porta, la fronte poggiata pigramente sopra, mentre bussava disperato.

-Amore mio, perdonami, ti prego-

Urlava, la voce incrina al pianto. Non se lo sarebbe mai perdonato quel terribile errore.

Jensen non rispondeva. Si era lasciato cadere lentamente sul pavimento, battendo la testa all'indietro. Era finito tutto, era davvero finito tutto, per sempre, questa volta?

*** Qualche ora prima ***

Jensen aveva parcheggiato l'auto nera davanti ad un lussuoso ristorante. Era uscito, facendo il giro della macchina e aprendone la portiera.

Era il loro quarto anniversario, il maggiore aveva pensato a tutto per rendere la serata bellissima e indimenticabile.

Prese per mano il suo fidanzato, portandolo dentro. Aveva prenotato in una saletta appartata, non voleva interferenze con ciò che aveva in mente. Più che altro non voleva renderlo pubblico, era un uomo molto riservato.
Quando entrarono, Jared aveva nelle iridi grigie una luce bambinesca, felice. Strinse la stretta protettiva del compagno, facendosi strada da solo. Aveva intuito il posto preso dal biondo.
-Ma guarda un po' chi si rivede-

Ed ecco il primo intoppo della perfetta serata che Jensen si era prefissato. Il maggiore si girò accigliato verso la fonte della voce, certo di non conoscerne la persona.  Era un ragazzo alto, magrolino. Niente di esaltante, insomma.

-Gabriel?-

Rispose Jared.

Jensen alzò un sopracciglio nella direzione del castano, un tacito invito a spiegargli chi diamine fosse quel ragazzo e perché lui ancora non ne sapeva l'esistenza, ma la reazione di Jared lo sorprese prima.

Aveva gli occhi sbarrati, le labbra strette in una linea sottile. Si guardava intorno come alla ricerca disperata di una via di fuga. Si passò le dita tra i capelli lunghi, lisciandoli all'indietro.

-Sì, Jared. Come te la passi?-

Il tono di Gabriel era sempre più allusivo e accusatorio. A Jensen non piaceva assolutamente e la cosa lo innervosiva non poco, ma non voleva farsi rovinare la serata.

-Amore, possiamo parlare con il tuo amico dopo cena? Vorrei sedermi.-

Tagliò corto allora, sperando che il nanerottolo comprendesse l'antifona. Jared finse un sorriso tirato, inventandosi un paio di scuse per allontanarsi da lì.

A Jensen non era sfuggito. Prese posto al suo tavolo con un sospiro, non aveva ancora detto una parola.

Aveva uno sguardo serio, mentre osservava il fidanzato parlare di qualsiasi cosa pur di alleviare quella strana tensione che si era andata a creare.

-Jay, chi era quello?-

Gli domandò di punto in bianco. Non c'era traccia di rabbia o accuso nella sua voce, solo tanta curiosità. Conosceva tutti gli amici del suo fidanzato.

-Un amico d'infanzia. Mio fratello maggiore gli ha fottuto la ragazza e dal quel giorno non ci siamo più parlati. Mi vede come l'aiutante del diavolo, o una cosa del genere comunque-

Mentì, Jared. Perché mentire era l'unica via d'uscita da quella situazione stretta. Sapeva che Jensen non gli avrebbe mai perdonato la verità, non scoperta in quel modo.

Jensen piegò il volto di lato, leggermente, un pugno a sorreggergli il mento. Jensen capiva, ormai, quando il biondo gli raccontava una balla.

Jared quando mentiva guardava negli occhi solo per un secondo, successivamente si toccava un punto, non molto preciso, sotto l'orecchio.

Lo faceva ogni volta, involontariamente. Non se ne rendeva proprio conto. Sospirò una seconda volta e Jared sapeva che non era buono quando il fidanzato sospirava così tante volte.

Ma il maggiore lo sorprese; qualche minuto dopo si ritrovò ad annuire, ritornando alla posizione iniziale. Il sorriso si era formato nuovamente su quel viso disegnato alla perfezione.

Jensen si era ripromesso che niente avrebbe rovinato quella serata, niente. Tutti i problemi sarebbero venuti dopo, in seguito, e li avrebbero risolti insieme. Come giusto che fosse.

Tutta la cena proseguì dignitosamente. La tensione si era sciolta quasi subito e Jared era grato che l'altro non fosse tornato sull'argomento.

Quando finirono di mangiare, il biondo si alzò dalla sua sedia. Jared notò come le sue guance avessero assunto una gratazione in più. Era veramente bellissimo.

Jared lo pensava in ogni singolo istante della giornata, ma in quel momento ancora di più. Il suo fidanzato brillava di luce propria, brillava d'amore, brillava di semplicità. Si sentiva la persona più fortunata del mondo ad averlo al suo fianco.

-Allora..-  Cominiciò, facendosi scappare una piccola risata. Era così emozionato, così nervoso. Jared gli rivolse uno sguardo intenerito, sporgendosi in avanti per stare più comodo ed osservarlo meglio. -Se siamo qui, questa sera, è anche per un secondo motivo.- Annunciò.

-Quattro anni fa, ti conobbi nel modo più scontato e comico in cui potevo incontrare una persona.- Rise di nuovo, accompagnato da Jared. -Io ero ancora un coglioncello, un ragazzino che pensava solo a divertirsi. Credo di aver fatto tanti di quei danni che neanche Dio sa..- Abbassò il viso, scuotendolo divertito da una parte all'altra.

-Ma poi tu, amore mio, sei entrato nella mia vita- Continuò, alzando le sue iridi verdi, emozionate, verso le sue, altrettanto lucide. -Non credevo che mi potessi cambiare così tanto. Mi hai insegnato che, per quanto stronza e bastarda, la vita può regalarti anche cose belle. Mi hai insegnato che non esiste la gioia, senza il dolore. Mi hai aiutato a rimettere insieme ogni pezzo della mia vita, donandomi il tuo cuore. Il tuo magnifico, grande, cuore. Mi hai dato il tuo amore e continui a farlo giorno dopo giorno. Mi hai insegnato a ridere, a ridere sul serio, e ti giuro, Jared, non ti ringrazierò mai abbastanza per aver reso questi i quattro anni più belli della mia intera esistenza.

Quinidi, Jared Tristan- Si avvicinò a lui, inginocchiandosi- Padalecki- Prese la scatolina di velluto blu dalla tasca.- Vuoi diventare mio marito e continuare a rendermi felice per il resto della mia vita?-

Dichiarò, trepitante di una risposta.
Jared aveva le lacrime agli occhi, non riusciva a contenere la gioia che provava in quel momento. Si gettò al suo collo, baciondolo con quanta più passione e amore avesse nel corpo.

Stava per rispondere di sì, quando qualcuno applaudì alle loro spalle. Jared si staccò velocemente del suo quasi marito, mentre Jensen si voltò accigliato.

-Ma bravo, bravo, bravo, Jared.-
Continuò ad appludire Gabriel, andando a tempo con le sue parole.

-Bellissima dichiarazione, amico, davvero. Ma credo che il tuo compagno non sia stato del tutto sincero con te, lo sai? Diglielo...-

Jared impallidì una seconda volta, quella sera. Sentì una rabbia tramontare prepotentemente dentro di sè. Non gli avrebbe permesso di rovinare quello che stava per diventare il giorno più bello della sua vita.

Si protese verso di lui, afferrandolo per il colletto della camicia. Stava per buttarlo fuori, ma Jensen decise di fermarlo.

Aveva il cuore in gola, gli occhi colmi di confusione, ma aveva bisogno di risposte. C'erano troppe cose che non quadravano. Jared violento ed evasivo, il suo Jared che gli mentiva, quest'uomo che interrompeva una dichiarazione di matrimonio per una stupida lite tra adolescenti.

-Lascialo, Jared.-

Ordinò, parandosi in mezzo ai due. Usò il suo corpo come un divisorio, spingendo delicatamente il compagno per farlo allontanare da quello sconosciuto.

-Mi spieghi chi diavolo sei e cosa vuoi da noi?- Domandò, Jensen, voltandosi completamente verso di lui.

Jared non fiatava più, le mani a coprirgli il volto abbronzato.

-Ah, il tuo ragazzo non te l'ha detto? Questo sì che è divertente. Sai dov'era esattamente Jared sei mesi fa?- Chiese allusivo, lanciandogli un'occhiata eloquente. -e poi il mese successivo?-

Jensen corrucciò le sopracciglia. Sentì improvvisamente le gambe deboli, tremanti. Ricollegò i pezzi.

In quei mesi stavano attraversando una crisi. Entrambi erano molto nervosi e indaffarati con il lavoro, litigavano spesso. Si tiravano oggetti, una volta Jared aveva anche alzato le mani, ma si era pentito subito. Ogni litigava finiva con una fuga di Jared, fuga che durava giorni.

Era stato il periodo peggiore per Jensen, lui che amava l'unione e odiava stare separati per troppo tempo. Lui che pur di rendere felice Jared si prendeva colpe che non aveva, lui che pur di fare pace, chiedeva scusa per primo. Lui che pur di non litigare, fingeva di non vedere.

-Jared, cosa sta dicendo?-

Ma Jared continuava a non rispondere. Il pollice e l'indice stretti sugli occhi, così da non vedere quello che stava per succedere.

Jensen, invece, credeva di poter avere un infarto da un momento all'altro. Sentiva il cuore accellerare battito dopo battito, le tempie pulsare pesanti, la vista appannata.

-Sto dicendo che mentre tu e il tuo ragazzo avevate le vostre crisi da coppia, lui scappava da me e mi sbatteva dentro il mio letto- Ringhiò con rabbia.- Mi ripeteva che tu non lo meritavi, che tu lo trattavi male. Mi ripeteva che ti avrebbe lasciato a breve perché stare insieme ad uno come te era agonia per lui. E poi mi prendeva da dietro, urlandomi che tu non eri in grado di farlo venire.- Sputò ancora.
Per Jared ascoltare quelle parole fu come accendere una vecchia miccia. Chiuse la mano dentra in un pugno, sferrandolo violentemente sul naso di Gabriel, che inerme cadde a terra.

Jensen sentiva i timpani rimbombare nelle orecchie. Fissò un punto qualsiasi nella parete. Sentiva come se fosse estraniato dal mondo, come se lui fosse uno spettatore della sua stessa vita.
Le sue labbra erano socchiuse, non riusciva a muoversi. Le parole di Gabriel andavano a ripetizione nella sua mente.

Sentì il suono del suo cuore rompersi e farsi in tanti piccoli pezzi. Non poteva credere che Jared avesse detto quello cose. Non poteva credere che stava per sposare un uomo del genere. Era così deluso, amareggiato, triste.

-Jensen..- Lo richiamò il castano, avvicinandosi a lui. -Amore mio, mi dispiace da morire, te lo giuro, per favore..- Posò una mano sul suo braccio.

Se Jensen stava male, Jared stava passando letteralmente l'inferno. Non aveva mai pensato quelle cose.

-Perdonami, Jensen.. Ti giuro che non ho mai, mai pensato nemmeno una di quelle cose..- Provò a giustificarsi, ma l'altro non rispondeva.

Jared sentiva le lacrime solcare le sue guance. Jensen, invece, non si era nemmeno accorto di star già piangendo.

-Mi faccio schifo. Sono una persona orribile, non merito nemmeno il tuo perdono, ma ti prego, ascoltami.- Provò ancora, ma Jensen non voleva dare segni di vita.

Il suo corpo era un continuo tremar e sussultare a dei singhiozzi trattenuti.

-Non toccarmi.- Sussurrò con disprezzo, alzando finalmente lo sguardo colmo d'odio su di lui. Sguardo che uccise Jared più di qualsiasi altra parola che poteva uscire dalla sua bocca. -Ora vai a casa, prendi le tue cose e sparisci per sempre dalla mia vita. Intesi?- Ordinò freddo.

Jared sentì il suo intero mondo crollare sotto i suoi piedi. Jensen era l'unica famiglia che avesse mai avuto, l'unica persona che l'aveva sul serio amato. Senza di lui era perso, non esisteva.

-No, non dire così, ti prego. Ascoltami, possiamo parlarne. Ti prego.- Supplicò.
Si sentiva così patetico, così stupido, ma non gli importava. Si tirò nevroticamente i capelli indietro, provando a sistemare quel casino troppo grande in cui si era cacciato.

Non poteva perdere l'uomo della sua vita. Non poteva. Lo afferrò nuovamente per il braccio, portandoselo più vicino.

-NON TOCCARMI!-

 Gli urlò contro, Jensen, strattonando via la sua mano. Gli faceva schifo anche solo guardarlo, in quel momento.

-Mi fai schifo, Jared. Mi fai veramente schifo. Io ti stavo per sposare, questa sera. Ti stavo per sposare, Santo Dio!- Urlò di nuovo, prendendo finalmente coscienza di quello che era successo. - Ti rendi conto di quello che hai fatto? Dio, nemmeno ti riconosco. Ho passato il tuo stesso cazzo di periodo, lo stesso!- Gridò, gridò così forte che anche le altre sale riuscirono a sentirlo. -Ma non mi sono azzardato ad avvicinarmi a nessuno nemmeno per sogno. Sono veramente un coglione. Ho creduto davvero che mi amassi, Jared. Mi fai schifo! Schifo!-
Jensen singhizzava, colpendo furiosamente l'ex compagno. Jared incassò i colpi, le iridi che di grigio ormai non avevano più niente.

-Non dire così, Jensen..-

Quelle parole facevano più male dei pugni. Così male che non riusciva nemmeno a difendersi.

-Dimenticati anche il mio nome. Ah, quello lo hai già fatto mentre ti trombavi il tuo amico. Così come tutto quello che ho fatto per te. Ma non ti vergogni, eh? Non ti fai schifo pure tu? Mi stavi per dire di sì, porca puttana!-

Jensen non conteneva più la rabbia, il dolore che stava provando.

-Non riesco nemmeno più a guardarti in faccia.-

*** Ora**

-Vattene.-

Riuscì solo a rimarcare, mentre privo di forze si tirava verso il suo letto.

Jared aveva bussato alla porta tutta la notte, fino a quando, stanco morto, non si era addormentato fuori l'appartamento.
Jensen si svegliò all'alba. I suoi occhi erano gonfi dal pianto, rossi da far paura.

Si avvicinò scrupolosamente alla porta, trovando Jared ancora lì per terra. Era sveglio anche lui.

Sentiva i vicini lamentarsi di chiamare la polizia, cercavano di mandarlo via, ma Jared si era impuntato di rimanere lì.
-Non me ne vado finché Jensen non apre la porta!- Continuava a ripetere, ma il maggiore non gliela dava vinta.

Non riusciva nemmeno a provare pena per lui, in quel momento. Lo odiava troppo.

***

La seconda notte fu anche più dolorosa della prima.

La seconda notte arrivò la consapevolezza piena di quello che era accaduto. Arrivò la consapevolezza della sua storia d'amore da favola, andata completamente in fumo.

La consapevolezza che non avrebbe più avuto Jared al suo fianco, nonostante avesse compreso che, infondo, non aveva mai conosciuto veramente quell'uomo.

Jared, invece, non si arrendeva.

Quella notte avevano chiamato i carabinieri. I vicini non accettavano che uno sconosciuto dormisse fuori le loro porte di casa e non avevano assolutamente torto.

-No! Lasciatemi, lasciatemi! Non posso lasciare Jensen qui, vi prego.-

Pianse disperato il castano, calciando e cercando di liberarsi da quelle strette forti.

Jensen alzò il cerchietto della serratura, all'armato, guardando cosa succedeva fuori. Jared non si era mosso di un millimetro per tutto il giorno.

I carabinieri lo stavano trascinando fuori dal condominio, costringendolo a stare fuori il portone. Lo minacciarono anche di portarlo in centrale, ma a lui non importava più niente.

Jensen sentì il suo cuore stringersi nel petto. Qualcosa doveva pur significare per lui, se si comportava così, no?

***

Erano passate altre due notti.

Dormire per Jensen era diventato un optional ormai. Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva quella scena davanti a sè. La parte più difficile era stare in quel letto matrimoniale senza il suo ragazzo. Quella montagna calorifera che lo proteggeva e riscaldava.

Jensen spesso si affacciava alla finestra principale. Da lì vedeva la figura perfetta di Jared seduto sul marciapiede. Non se ne era mai andato da lì.

Indossava ancora i vestiti di quella famosa cena. La barba era già ricresciuta, dando un aspetto ancora più malconcio a quello già malridotto del più piccolo.

Gli occhi erano spenti, delle grandi occhiaie viola serpeggiavano quel viso che una volta era tanto curato.

Il viso stanco e la vistosa perdita di peso, lo invecchiavano di almeno due anni.

Jensen andò in camera da letto, staccando il suo cellulare da sotto carica. Aveva inserito la modalità silenziosa. Jared aveva smesso di chiamare il secondo giorno, probabilmente il suo telefono era morto prima.

Le altre chiamate erano di Misha, il suo migliore amico, che da quando aveva scoperto tutto non faceva altro che accertarsi che stesse bene.

Compose il numero del moro, grato che rispose al secondo squillo.

-Mish, sì, sì sto bene. Devo chiederti un favore. No.. Sì, sì ho mangiato. Ecco.. Jared è qui sotto. So che provi un po' di risentimento in questo momento.. ti prego fammi parlare.. Non va via da quattro giorni.. Sono quattro giorni che sta seduto sotto la mia finestra. Sono preoccupato per lui, ti prego, portalo un po' a casa.-

Jensen non poteva evitare di non essere preoccupato.

Non lo aveva ancora perdonato, ma gli faceva male vederlo così in balia di se stesso. Nemmeno il suo peggior nemico meritava una cosa del genere.

Misha accettò di buon grato la supplica dell'amico. Prima che succedesse tutto quel casino, era un grande confidente anche di Jared. Nemmeno lui si spiegava come avesse potuto fare una cosa del genere, ma voleva che Jensen stesse tranquillo, così l'accontentò.

Quando arrivò sotto l'appartamento del biondo, credeva davvero che esagerasse, ma quando i suoi occhi incontrarono la figura del castano, rimase letteralmente scioccato.

-Jared?-

Lo chiamò, nemmeno tanto convinto che fosse lui veramente.

-Ehy, amico, perché non vieni un po' con me?-

Domandò il moro. La voce vellutata, dolce, credendo che sul serio Jared si sarebbe rotto da un momento all'altro, se avesse alzato il tono.

Jared scosse la testa. Non riusciva nemmeno a parlare. Aveva la gola secca per la mancanza di idratazione. Stava per terminare anche l'acqua delle lacrime.

-Jared.. andiamo a casa. Mangi qualcosa, ti cambi e poi torniamo, uhm?-

Riprovò. Era preoccupato anche lui per la sua salute. Si guardò sbrigativamente in giro, sedendosi al suo fianco.

-Non.. Non ho fame..-

Gracchiò, poco più di un sussurro. La voce rauca, il tono basso. Misha strabuzzò ancora di più gli occhi, prendendo il viso dell'amico tra le mani.
-Ma da quant'è che non bevi, ma sei impazzito?-

Chiese allarmato, voltandosi verso un signore che passava di lì. Gli intimò di prendere alla svelta un bicchiere d'acqua, obbligando Jared a berlo.

***

Subentrò la quinta notte.

Jensen aveva fatto il muro del silenzio intorno a lui. Non era più uscito di casa, non parlava con nessuno, neanche lui mangiava poi tanto.

Era sempre più preoccupato per l'incolumità del suo ex ragazzo. Misha aveva provato in tutti i modi a farlo schiodare da lì, ma non ci era riuscito.

Il maggiore lo spiava da dietro la tenda. Le notizie che gli aveva rilasciato Misha non erano per niente confortanti. Era combattuto, visibilmente combatutto.

Era ancora arrabbiato, ma non poteva di certo lasciarlo morire lì sotto.

Quella notte le temperature erano calate notevolmente. Cominciò anche a piovere e in tutto ciò Jared non si era mosso di un millimetro.

-No, non posso lasciarlo così-

Si convinse alla fine, recuperando una coperta dall'armadio. Si affrettò a scendere le scale, le chiavi nascoste nella giacca della felpa.

Raggiuse Jared all'esterno.

Aveva le labbra quasi viola, era debole. Jensen lo coprì, provando a farlo alzare.

Solo in quel momento Jared si riscosse. Alzò gli occhi su di lui, riuscendo a far scendere anche l'ultima lacrima che gli era rimasta.

-M.. mi..- Provò a parlare, la bocca gli tremava.

-Sh.. sh.. me lo dici dopo, uh..-

Jensen aveva gli occhi lucidi. Non poteva credere che Jared pur di farsi perdonare si era spinto a tanto.

-Ora andiamo su casa, al calduccio e parliamo-

Gli ripeteva. Sperava che almeno il suono della sua voce lo facesse rispondere agli stimoli esterni, ma l'ex compagno era troppo debole per riuscirci.

Era mal nutrito, insonne e aveva bevuto un bicchiere d'acqua in cinque giorni. Jensen non sapeva come Jared ci fosse riuscito.

Jared, però, riuscì a fatica a spostare un cartellone bianco davanti alla visuale del maggiore. Un vecchio cartone che aveva trovato sulla via, con su scritto "Mi dispiace, non ho mai smesso di amarti."

Qualche secondo dopo cadde a peso morto sul pavimento, perdendo definitivamente i sensi.

-Oh, merda. Jared? Mi senti? Cazzo!-

Urlò in preda all'ansia, stringendo il corpo svenuto di Jared tra le braccia.

Tastò entrambe le tasce, ringraziando il cielo che per una volta aveva portato il cellulare con sè.

Chiamò velocemente Misha. Il migliore amico abitava alla traversa dopo, avrebbe fatto sicuramente prima dell'ambulanza.

***



A.A
Ragazzi, questa è solo la prima parte. La storia è stata ideata come una ff unica, ma per motivi di lunghezza l'ho divisa a metà.

Vi confesso che l'idea mi è venuta da una foto, ve la posterò nel secondo se riesco (Capitemi, sono un po' impedita ahaha)

Spero che vi prenda e che vi piaccia.

Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione a tutti! <3
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: _J2isreal_