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Autore: LysandraBlack    27/08/2017    3 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO SETTE: OSTAGAR

 





Il viaggio dalla Foresta di Brecilian alla fortezza in rovina di Ostagar era stato silenzioso e privo di avvenimenti degni di nota. Aenor non aveva quasi rivolto parola al Custode Grigio che l'aveva coscritta contro la sua volontà, limitandosi a rispondere ai pochi tentativi di conversazione di Duncan con occhiate gelide e indifferenza. L'uomo aveva così ben presto smesso di parlarle, limitandosi a rompere il silenzio solo quando era strettamente necessario.

Dopo più di due settimane di viaggio, gli alberi della foresta iniziarono a diradarsi, lasciando spazio ad una rigogliosa pianura. Viaggiando sulla strada principale, incontrarono alcune carovane di gente, la maggior parte che andavano nella loro stessa direzione: carri pieni di vettovaglie per l'esercito, persone che speravano di ricavare qualche soldo svolgendo mansioni nell'accampamento, soldati che marciavano in file ordinate al seguito dei loro comandanti. Nessuno faceva troppo caso a due viaggiatori solitari.

«Quando arriveremo ad Ostagar, non attaccare briga con nessuno.» Le disse quando i torrioni della fortezza furono in vista. «Molti non hanno nemmeno mai visto uno del Popolo.»

Lei era rimasta in silenzio, non voltandosi nemmeno. Sicuro, gli umani erano abituati agli orecchie piatte, pronti a servirli in ogni momento. Dovevano solo provarci con lei, quegli shem, e avrebbero scoperto di cosa una Cacciatrice Dalish era capace.

La fortezza era innegabilmente imponente, dovette ammettere l'elfa. Era la struttura più grande che avesse mai visto, i muri diroccati tuttavia massicci, le torri in rovina che sfioravano il cielo, con grandi rampicanti che si arrampicavano sulle pietre, stendardi e tende multicolori che segnavano le diverse zone dell'accampamento. Un fiume di shemlen indaffarati correva qua e là, e Aenor individuò anche qualche orecchie piatte in abiti da lavoro. Rimase per un attimo ferma ad osservare tutto quel via vai, nervosa di ritrovarsi in mezzo a così tanta gente, per di più estranei ed umani.

«Andiamo, le altre due nuove reclute ci staranno aspettando, siamo gli ultimi ad arrivare.» La spronò Duncan, precedendola verso la fortezza.

Aenor si riscosse, cercando di darsi un contegno e non far trapelare il nervosismo. Se aveva altre due reclute, perché era venuto fino alla Foresta di Brecilian a cercare nuovi possibili Custodi? Scosse la testa, era inutile pensarci. Seguì lo shem, oltrepassando un'arcata di pietra e un immenso portone spalancato per permettere il passaggio. Attraversarono un ponte di pietra che sovrastava tutta la vallata sottostante, permettendo una vista spettacolare: la pianura si espandeva sotto di loro, gli alberi che si facevano più fitti man mano che lo sguardo si posava più a sud, verso le Selve Korcari, dove si diceva che la nebbia fosse così fitta da non permettere il passaggio per gli angoli più remoti della foresta. Certo, la stessa cosa veniva detta della Foresta di Brecilian, quindi potevano anche essere tutte sciocchezze.

«Duncan!» Li chiamò una voce. Aenor si girò, osservando uno shemlen in armatura dorata venire verso di loro. Aveva lunghi capelli biondi e un sorriso stampato in volto.

«Re Cailan!» Rispose il Custode con un breve inchino. «Non mi aspettavo-»

«Un'accoglienza regale?» Lo interruppe l'altro. «Stavo cominciando a pensare che vi sareste persi tutto il divertimento!»

«Non se potrò evitarlo, Altezza.» Rispose Duncan.

«Dunque, il grande Duncan combatterà al mio fianco, dopotutto! Gli altri Custodi mi hanno riferito che avete trovato una recluta promettente... Immagino si tratti di voi?» Quello che a quanto pareva era il re degli umani rivolse su di lei la sua attenzione, guardandola con aria amichevole.

«Maestà, permettetemi di fare le presentazioni...» Duncan le lanciò un'occhiata che sembrava significare “non fare stronzate”. Aenor faticò a non sbuffare, infastidita.

Il re fece un cenno con la mano. «Non c'è bisogno di essere così formali, Duncan! Presto, sanguineremo fianco a fianco in battaglia, dopotutto. Posso sapere il vostro nome, amica mia?»

L'elfa rimase a fissarlo. Lo shem la guardava, il sorriso sul volto che non accennava a sparire.

«Mahariel.»

«Beh, permettetemi di darvi per primo il benvenuto ad Ostagar. Sono certo che i Custodi Grigi beneficeranno molto della vostra aggiunta nei loro ranghi!» Rimase lì, in attesa di un qualsiasi cenno o risposta amichevole.

Aenor si limitò a chinare lievemente la testa da un lato, sbattendo le palpebre un paio di volte, soppesandolo. Era davvero il re? Forse era tutto un piano per evitare che il vero regnante venisse fatto a pezzi dalla Prole Oscura, e quello era un idiota preso da qualche parte e vestito con l'armatura del re...

In assenza di una risposta soddisfacente, lo shem sembrò rinunciarci. «Beh, mi dispiace farla breve, ma dovrei tornare alla mia tenda. Loghain era ansioso di discutere di strategie.»

«Arl Eamon manda i suoi saluti, e vi ricorda che i suoi uomini potrebbero essere qui nel giro di una settimana.» Prese parola Duncan.

«Ah!» Esclamò l'altro. «Aemon vuole solo prendersi un po' di gloria. Abbiamo già vinto tre battaglie contro quei mostri, e domani non sarà diverso.» Disse tronfio.

“È veramente un idiota.” Concluse Aenor.

Da come lo guardava Duncan, sembrava che il Custode la pensasse allo stesso modo, ma nessuno dei due diede voce alle proprie considerazioni. Il re continuò il suo discorso, senza accorgersi di nulla. «Non sono nemmeno sicuro sia un vero Flagello. Abbiamo incontrato un sacco di Prole Oscura, certo, ma dell'Arcidemone non c'è traccia.»

«Deluso, Maestà?» Chiese Duncan. L'elfa percepì chiaramente del sarcasmo, che però passò inosservato da parte del re.

«Speravo in una guerra come nelle storie! Un re che cavalca a fianco dei famosi Custodi Grigi per sconfiggere un dio corrotto!» Gli brillavano quasi gli occhi. «Beh, suppongo mi dovrò accontentare. Beh, ora devo proprio andare, prima che Loghain mandi una squadra alla mia ricerca. A presto!» Li salutò con la mano, per poi andarsene seguito dai suoi uomini.

Duncan e Aenor rimasero a guardarlo andare via, in silenzio.

«Nonostante le vittorie, l'orda dei Prole Oscura si fa più grande ogni giorno che passa. Ormai sono più numerosi di noi.» Le disse l'uomo mentre si addentravano nell'accampamento, superando tende multicolori e soldati intenti a prepararsi per la battaglia del giorno seguente. «So che c'è un Arcidemone dietro tutto questo, ma non posso chiedere al re di agire seguendo solo una mia sensazione. Ma torniamo a noi. Ogni recluta deve sottoporsi all'Unione, per diventare un Custode Grigio. È una procedura breve, ma richiede dei preparativi.»

«Come se avessi altre scelte.» Commentò gelida l'elfa, osservando uno dei soldati pulire la lama della propria spada con un panno oleato.

«Spero che tu presto capisca la necessità del nostro Ordine, e la grande opportunità che comporta unirsi a noi. In ogni caso, c'è un altro Custode Grigio nell'accampamento, Alistair. Vallo a cercare e digli che è il momento di riunire le altre reclute. Fino ad allora, ho degli affari di cui occuparmi.» Duncan se ne andò, lasciandola lì a chiedersi come fare a trovare un umano in mezzo ad una mandria di altri shemlen tutti uguali.

Decise di andare in esplorazione.

L'accampamento ferveva di attività, alle orecchie le giungevano suoni e rumori di tutti i tipi. Vide una donna vestita di colori brillanti in piedi, le mani tese verso un gruppo di soldati in ginocchio che recitavano una cantilena che l'elfa non riconobbe. Proseguì, superando un fabbro che stava sistemando dei pezzi di armatura. Il metallo suonava sotto i colpi precisi del martello e Aenor pensò a Mastro Ilen, a come le sarebbe piaciuto poter stare di nuovo a guardarlo intagliare archi dal legnoferro pregiato della foresta. Con una fitta di nostalgia, passò accanto a due energumeni in armatura pesante, decorate con una spada fiammeggiante.

Quasi fece un salto dalla sorpresa: un gruppo di persone armate di bastone magico stavano facendo incantesimi in cerchio, le espressioni concentrate e sicure di sé. Erano vestiti con delle tuniche lunghe, e apparivano così diversi da Merrill e la Guardiana...

Sapeva che i maghi umani venivano tenuti rinchiusi in una Torre, per essere tenuti sotto controllo dalla Chiesa, era quindi sorpresa di trovarli lì. Evidentemente, quando si trattava di avere l'aiuto di qualcuno che poteva evocare una pioggia di fuoco a proprio piacimento, gli umani lasciavano temporaneamente uscire i propri prigionieri. Lanciò di nuovo uno sguardo verso i due uomini in armatura: dovevano essere Templari, i soldati addestrati a cacciare e uccidere tutti i maghi fuori dal controllo della Chiesa. Alcune volte era successo che uno di essi desse la caccia ad uno dei maghi dei clan Dalish, ma fortunatamente erano stati rari episodi. Sembravano avversari formidabili.

Una signora anziana, con la stessa tunica dei maghi che stavano lanciando incantesimi sotto la supervisione templare, era seduta poco distante da lei. La donna, sentendosi osservata, alzò lo sguardo, salutandola con la mano. Aenor rispose con un cenno del capo, per poi sgattaiolare via.

Un odore di carne arrosto le fece borbottare lo stomaco, quindi si mise alla ricerca della fonte, che scoprì essere un gigantesco montone allo spiedo. Un uomo lo stava arrostendo sul fuoco. Qualcuno lo chiamò, facendogli abbandonare il posto e lasciando per il momento il falò incustodito.

L'elfa non ci pensò un attimo. Si avvicinò di soppiatto, estraendo il piccolo coltello che portava alla cintura, afferrando una ciotola lì di fianco e tagliandosi una generosa porzione di carne, per poi andarsene indisturbata. Soddisfatta, salì una rampa di scale, arrampicandosi agilmente su un muro alto un paio di metri e sedendosi con le gambe a penzoloni ad osservare il via vai sotto di lei, masticando il suo bottino e buttandolo giù con qualche sorso d'acqua dal suo otre.

«Oh, e io che pensavo stessimo andando così d'accordo!» Sentì dire a qualcuno dietro di lei. Si girò a guardare, leccandosi le dita sporche di grasso: un umano in armatura leggera stava discutendo con un altro umano, vestito come i maghi che aveva incontrato poco prima. Era chiaro che tra i due non corresse buon sangue. «Avevo pure deciso di dare il tuo nome ad uno dei miei figli... quello brontolone.» Continuò lo shem. Aenor sbuffò, leggermente divertita dalla scena.

Il mago sembrava non essere affatto contento, ma sembrò fare come gli veniva chiesto. Se ne andò a grandi passi, borbottando tra sé.

L'umano in armatura si accorse dell'elfa che lo fissava e la salutò con la mano.

«Una cosa bella del Flagello, è come unisce le persone!» Le urlò sorridendo, venendo dalla sua parte. «Come una festa. Potremmo metterci in cerchio, tenerci per mano... quello sì che darebbe ai Prole Oscura qualcosa di cui preoccuparsi!» Le si avvicinò, guardandola dal basso, ridacchiando. «Aspetta, non ci siamo mai visti, vero?» Si interruppe. «Non sei un'altra maga, no?» Le chiese, guardandola con apprensione.

Aenor rimase a fissarlo dall'alto in basso, soppesandolo. «No.»

«Ah, meno male.» Si rilassò nuovamente l'altro. «Non ci sarebbero stati problemi se tu lo fossi, certo... Ah, ma tu devi essere la nuova recluta di Duncan, l'elfa Dalish! È un piacere, io sono Alistair.» Disse tutto d'un fiato, sorridendole.

“Perchè tutti gli umani biondi che incontro qui sorridono in modo stupido per niente?” Si ritrovò a pensare Aenor, senza rispondergli.

«Vedo che non sei di molte parole... Beh, come membro più giovane dell'Ordine, è mio compito accompagnare le nuove reclute durante la preparazione dell'Unione.» Continuò Alistair, che sembrava non fare caso all'occhiataccia che Aenor gli stava mandando per aver interrotto il suo pasto tranquillo. «Sono curioso. Hai mai incontrato dei Prole Oscura...?» Le chiese.

«Alcuni.» Ripose asciutta lei, ignorando il tentativo dell'altro di sapere il suo nome. Scese con agilità dal muro, atterrando quasi senza rumore e rialzandosi facilmente. «Se dobbiamo andare da qualche parte, tanto vale muoverci.» Disse, per poi cacciarsi in bocca l'ultimo pezzetto di carne e precederlo verso la tenda di Duncan.

Alistair sembrò non fare caso al suo modo di far e la seguì senza fare commenti.

Purtroppo per Aenor, l'accampamento umano era troppo affollato e caotico per mantenere un senso d'orientamento e finì per ritrovarsi vicino ad un'alta palizzata di legno, da cui provenivano una serie di ringhi e ululati minacciosi. Nervosa, cercò di ritrovare la strada giusta, guardandosi attorno senza risultato. Lanciò uno sguardo risentito allo shem, che però sembrava essersi distratto.

«Guarda, hai mai visto dei mabari?» Esclamò estasiato, avvicinandosi alla palizzata.

Aenor lo seguì di malavoglia.

Nel recinto vi erano diversi mastini da guerra, alcuni più grandi persino dei lupi che vivevano nelle foreste, intenti a lavarsi, dormire o mangiare. Alcuni li salutarono con dei ringhi minacciosi, come a sfidarli ad entrare nel loro territorio. L'elfa non ci pensava nemmeno, quei cosi avevano l'aspetto letale, anche se a quanto pare erano addomesticati. Era abituata agli halla che i clan tenevano per essere aiutati a trainare gli aravel, docili e dall'aspetto aggraziato e carattere gentile, non a delle montagne di denti e muscoli che avevano tutta l'aria di poterle staccare un braccio senza alcuna difficoltà. Alistair, d'altra parte, li guardava ammirato.

«Vi piacciono?» Li interruppe un uomo, alzandosi da terra e uscendo da un piccolo recinto separato dagli altri. «Un vero peccato che la maggior parte di loro domani dovrà essere abbattuta. Sapete, il sangue di Prole Oscura, se lo ingeriscono, nella maggior parte dei casi è fatale.» Indicò il mabari di fianco a lui, l'unico nel piccolo recinto. «Come quello, mi sa che non c'è nulla che possiamo fare.»

L'animale guaì, scostandosi da lui e restando a guardarli afflitto dal fondo del recinto. Era leggermente più grosso degli altri, di colore scuro, quasi nero, mentre il resto dei mabari variava nelle tonalità chiare del marrone.

L'uomo li osservò meglio, per poi illuminarsi. «Voi siete Custodi Grigi, vero?» Chiese loro. Aenor e Alistair annuirono. «Se doveste addentrarvi nelle Selve Korcari, potreste cercare un fiore particolare? Ha i petali bianchi, e cresce sui tronchi caduti vicino all'acqua. Potrebbe salvare alcuni di loro dalla corruzione dei Prole Oscura.»

Aenor guardò il mastino, osservando un taglio dall'aspetto infetto sul muso dell'animale, che correva dal naso all'orecchio, reciso in malo modo. Era chiaro che stava soffrendo, e aveva perso quell'aria minacciosa e letale che avevano i suoi compagni nel recinto adiacente.

«Non mi fa avvicinare, e non riesco a curarle le ferite a dovere. Non che serva a qualcosa, senza quel fiore, ma vorrei almeno provare ad alleviarle il dolore.» Spiegò l'uomo, incrociando lo sguardo dell'elfa. «Se solo riuscissi a metterle il collare, potrei legarla e medicarla...»

Andando contro a tutto il suo buonsenso e spirito di sopravvivenza, Aenor scostò Alistair ed entrò nel recinto. Il mabari ringhiò un attimo, in segno d'avvertimento, ma l'elfa continuò ad avanzare, lentamente, tendendo una mano davanti a sé, il palmo rivolto vero l'alto. Con l'altra, prese il collare dalle mani dell'uomo. Mostrò l'oggetto all'animale, attirato verso di lei dalle sue mani che avevano ancora l'odore della carne che aveva mangiato prima.

L'elfa si chinò di fronte al mastino, mettendosi in ginocchio e aspettando che venisse da lei.

Dopo qualche attimo di esitazione, l'animale le venne incontro, strusciando il muso contro il suo palmo e non facendo caso al collare che la ragazza le stava mettendo.

Finito il lavoro, Aenor si alzò in piedi. L'uomo la fissava ammirato, mentre Alistair sorrideva.

«Cercheremo quel fiore, tu curalo dagli da mangiare.» Disse all'uomo, per poi uscire dal recinto e allontanarsi senza aspettare risposta.

«Wow, come ci sei riuscita?» Le chiese Alistair mentre le faceva strada verso la tenda di Duncan. «Non sapevo che anche i Dalish avessero dei mabari!»

«Non li abbiamo, infatti.» Rispose lei, troncando la conversazione sul nascere.

Arrivarono da Duncan. Le altre due nuove reclute li stavano aspettando: uno di loro portava una lunga spada a due mani sulla schiena, mentre l'altro aveva un arco lungo e una faretra piena di frecce. Il Custode assegnò loro due compiti, ovvero recuperare tre fiale di sangue di Prole Oscura, che a quanto pareva sarebbero poi servite per il Rituale, e trovare dei trattati abbandonati in un forziere nel mezzo delle Selve Korcari. Aenor si chiedeva se l'indomani avrebbero combattuto nell'avanguardia assieme al resto dei Custodi, oppure se li avrebbero spediti nelle retrovie a fare da supporto. In quel caso, non sarebbe stato troppo difficile sgattaiolare via, una volta ricevuta la cura che le avrebbe impedito di morire per certo, e tornarsene dal suo clan. Avrebbe dovuto cercarli, dato che sicuramente erano già in viaggio, ma sapeva che si stavano dirigendo nelle Marche Libere, vicino Kirkwall...

«Allora, è tutto chiaro?» Chiese loro Duncan, risvegliandola dai suoi pensieri. Le reclute annuirono, per poi seguire Alistair attraverso l'accampamento e fuori dalla palizzata che era stata eretta all'uscita dalla fortezza. Il guardiano li squadrò per un momento, prima di riconoscerli come Custodi e lasciarli passare.

«Dicono che ci siano lupi mannari, in queste paludi.» Ruppe il silenzio l'arciere.

«Daveth, giusto?» Prese parola Alistair. «Di lupi mannari non ne ho visti, ma per il momento direi di concentrarci sui Prole Oscura.»

L'altro shem, il guerriero, sembrava più sicuro di sè. «Qualsiasi cosa, sono pronto. Mi sono impegnato al massimo per farmi notare da Duncan, non mollerò proprio adesso.»

“Quindi, lui è qui volontariamente?” Si chiese Aenor, ma rimase in silenzio.

L'arciere si voltò poi verso di lei. «Tu invece? Come ci sei finita qui?»

«Chiedilo a Duncan. È colpa sua.» Rispose evitando il suo sguardo. Non le piaceva come la fissava.

Daveth sembrò non farci caso. «Quanti anni hai, tredici? Meno? Che razza di persona trascinerebbe una ragazzina in questo casino... E quella spada è più grande di te!»

Lei si girò di scatto, inviperita. «Sedici. Abbastanza per usare questa spada e ficcartela-»

«Hei, hei!» Li interruppe Alistair, frapponendosi tra loro. «Siamo qui per un motivo, non dimentichiamocelo, d'accordo? E Daveth, lasciala in pace.»

L'uomo alzò le mani, facendo due passi indietro. «Stavo solo cercando di conoscerci meglio...»

“Conoscerai meglio la terra, se non alzi quei maledetti occhi e li punti da un'altra parte...” Pensò Aenor, spostandosi in testa alla fila.

Proseguivano verso il fitto della palude, in silenzio, quando un gemito attirò la loro attenzione: più avanti, una decina di uomini giacevano riversi a terra, coperti di sangue e chiaramente morti, un'espressione di terrore stampata sul volto. Uno di essi si muoveva appena, gemendo debolmente in cerca di aiuto.

«Beh, non è morto come sembra.» Commentò Alistair.

«Lo sarà presto.» Rispose Aenor, guardando le ferite dell'uomo. La carne aveva già cominciato a putrefarsi, segno probabilmente della corruzione dei Prole Oscura. «Andiamocene, non abbiamo tempo.» Si girò, ma qualcuno le afferrò il braccio.

Alistair l'afferrò per il braccio. «Non abbiamo tempo? Cos'è, hai un appuntamento urgente?»

Aenor sbuffò, irritata dalla perdita di tempo. Sollevò la spada e, prima che potessero fermarla, la calò con forza sul petto dell'uomo, ponendo fine ai suoi lamenti. «È già morto, vedi?»

«Ma sei impazzita?!» Le urlò Alistair, sconvolto.

Lei ricambiò lo sguardo, sfidandolo. «Avremmo perso almeno un'ora a riportarlo indietro, e non sarebbe sopravvissuto alla notte.» Liberò il braccio dalla sua presa con uno strattone proseguendo senza controllare che la stessero seguendo.

«Ricordami di non farmi ferire quando sono vicino a te...»

Non ci fece caso, scrollando le spalle. Se lo shem aveva qualcosa in contrario con il fatto che lei fosse lì, che ne andasse a parlare col suo dannato comandante. Sarebbe stata felice di accontentarlo ed andarsene.

Dopo poche centinaia di metri, incontrarono finalmente dei Prole Oscura.

Alistair a quanto pareva aveva detto la verità, sul poterli sentire: prima ancora che il resto del gruppo potesse accorgersi che qualcosa non andava, aveva già estratto la propria spada, facendo segno agli altri di stare in guardia. Tre Prole Oscura bassi e armati di spade corte sbucarono fuori dal nulla, mentre uno più alto e armato di ascia spuntò dalla collina sopra di loro, seguito da altri tre della stessa stazza.

Le reclute e il Custode si sbarazzarono in fretta delle creature più basse, nonostante quelle fossero veloci e in grado di eludere gli attacchi più poderosi semplicemente schivandoli. Aenor stava liberando la propria spada dal cadavere dell'ultimo, quando uno dei Prole Oscura più grossi riuscì a buttare a terra la recluta volontaria. Fece per andarlo ad aiutare, ma un'altra delle creature le si parò davanti, costringendola a schivare un poderoso fendente dall'alto. Con la coda dell'occhio, vide Alistair caricare la creatura con lo scudo, liberando il guerriero sotto di essa e permettendogli di rialzarsi e colpirlo alle spalle, conficcandogli la grande spada tra le scapole.

Aenor parò di nuovo un colpo della creatura, per poi far scivolare la sua arma di lato, spostarsi e caricare un colpo dal basso verso l'alto, staccandogli un braccio. Uno schizzo di sangue nero e rancido rischiò di colpirla, ma mentre la bestia urlava di dolore e cadeva in ginocchio, la ragazza le recise di netto la testa.

«Però!» Commentò ammirato Daveth. «Non scherzava quando diceva di saperla usare, la spada!»

L'elfa sbuffò, estraendo la fiala vuota dalla tasca e riempendola di sangue di un Prole Oscura. Gli altri due fecero lo stesso.

«Ora, ci manca solo di trovare il fiore per il mabari, e i trattati per Duncan.» Esclamò Alistair, soddisfatto. «Seguendo le indicazioni, dovremmo andare a Nord Est, verso la vecchia fortezza dei Custodi... sempre che sia rimasto in piedi qualcosa.»

Si inoltrarono ulteriormente nella palude, dovendo usare a volte i tronchi degli alberi come ponti per attraversare gli acquitrini. Su uno di essi, Aenor raccolse un fiore bianco dall'aspetto simile a quello descritto dall'uomo che curava i mastini nel recinto.

Da lontano, individuarono i resti di quella che doveva un tempo essere stata una torre di pietra, probabilmente appartenente alla fortezza dei Custodi. Si diressero in quella direzione, eliminando alcuni Prole Oscura che incontrarono sul loro cammino.

La torre era ormai in rovina, sventrata e ricoperta dalla vegetazione, massi enormi che giacevano a terra ricoperti quasi interamente dalla foresta. Attraversarono i resti di un arco in pietra, quasi interamente crollato, facendosi strada con difficoltà e guardandosi attorno.

«Qui c'è qualcosa!» Li chiamò ad un certo punto l'arciere.

Si avvicinarono a lui, guardando i resti di un forziere di legno, ormai marcio e distrutto. Per terra di fronte ad esso giaceva un sigillo con un grifone rampante, il simbolo dei Custodi Grigi.

Alistair si lasciò sfuggire un lamento. «Sembra che qualcuno ci abbia preceduti. E di parecchio. Le protezioni magiche devono essere andate tempo fa.» Commentò esaminando il sigillo.

«Bene bene, cosa abbiamo qui?» Li interruppe una voce femminile, facendoli sobbalzare.

I quattro alzarono immediatamente le armi, pronti a difendersi, mentre una figura femminile appariva dall'interno della rovina.

«Sei un avvoltoio, mi chiedo? Un animale in cerca di carogne, che fruga tra i corpi le cui ossa sono già state spolpate da tempo?» Continuò la donna. Era vestita in modo appariscente, e portava un bastone di legno contorto sulle spalle, chiaramente magico. Gli occhi gialli risaltavano a contrasto con i capelli neri quanto le piume di corvo che le ornavano una spalla. «O forse soltanto un intruso, giunto in queste mie Selve infestate dalla Prole Oscura alla ricerca di facili prede?»

I quattro rimasero a fissarla, attoniti e spaventati.

«Allora? Avvoltoi o intrusi?» Li incalzò la donna.

«Nessuno dei due.» Rispose Aenor, dato che gli altri non sembravano avere intenzione di aprire bocca. «Questa torre era dei Custodi Grigi.»

«Non è più una torre da un pezzo.» Ribattè l'altra. «Le selve ne hanno evidentemente reclamato le spoglie rinsecchite. È un po' che vi tengo d'occhio. “Dove stanno andando?”, mi chiedevo... “Cosa ci fanno qui?” E ora frugate in ceneri che da molto tempo nessuno ha disturbato. Perchè?»

«Non rispondere.» La interruppe Alistair. «È una Chasind, e questo significa che presto ne spunteranno altri.»

La donna gli fece il verso. «Temi che i barbari calino su di voi e vi spazzino via?»

Alistair le lanciò un'occhiataccia. «Sì, essere spazzati via non va bene.»

«Una strega delle Selve, ecco cos'è! Ci trasformerà in rospi!» Esclamò l'arciere, terrorizzato.

La donna si limitò a ridacchiare. «Strega delle Selve? Che sciocche fantasie, queste leggende... Non ragionate con il vostro cervello? Tu, elfa.» Tornò a guardare Aenor, indicandola. «Dimmi il tuo nome, e io ti dirò il mio. Comportiamoci da persone civili.»

Aenor esitò un attimo, ma decise di rispondere. «Aenor.»

Gli occhi della donna brillarono. «Un nome da predatore. Puoi chiamarmi Morrigan, Aenor dei Dalish. Devo forse indovinare il vostro intento? Cercavate qualcosa in quello scrigno, qualcosa che non è più qui.»

«“Non è più qui?”» Ripetè Alistair. «Li avete rubati, vero? Siete una sorta di ignobile strega-ladra!»

«Davvero eloquente.» Lo sbeffeggiò Morrigan. «Ma quando il proprietario di un oggetto è morto, com'è possibile rubarglielo?»

«Possibile e facile, parrebbe.» Ribatté il Custode. «Quei documenti sono proprietà dei Custodi Grigi, e vi suggerisco di restituirceli.»

«Non lo farò, poiché non sono stata io a rimuoverli. Invoca pure un nome che non significa più niente qui, se vuoi... non mi sento minacciata.»

Aenor li interruppe, avendo la sensazione che avrebbero potuto andare avanti a lungo. «Allora, chi li ha presi, Morrigan?»

«In effetti, è stata mia madre.»

«E puoi portarci da lei?»

Morrigan sembrò soddisfatta. «Ecco una richiesta ragionevole. Mi piaci. Seguitemi.»

«Farei attenzione. Si inizia con “mi piaci” e poi... “zap!” Rospo.» Si intromise nuovamente Alistair.

Aenor sbuffò sonoramente. «Solo perché a voi umani piace tenere i maghi in gabbia, non è detto che ognuno di loro voglia trasformarvi in rospi. Io, per esempio, ti farei esplodere direttamente con una palla di fuoco.»

«Questo è il discorso più lungo che tu abbia fatto finora. E ho saputo il tuo nome solo dopo che ti sei presentata ad una strega delle Selve. Credo di non starti esattamente simpatico, vero?» Continuò il Custode con il suo solito tono scherzoso.

«Che intuito.»

«Ci getterà tutti nel pentolone.» Si lamentò l'arciere mentre camminavano nel fango. «Vedrete.»

«Se il pentolone è più caldo di questa foresta, sarà un piacevole sviluppo.» Commentò il guerriero.

Morrigan li condusse fino ad una casetta di legno vicino a delle rovine di pietra, di fronte ad un largo acquitrino. In piedi davanti ad essa stava una donna, dai capelli grigi e il volto segnato da piccole rughe. Li guardò avvicinarsi, scrutandoli uno ad uno come per analizzarli.

«Salute, madre. Ti ho portato quattro Custodi Grigi, che...» Cominciò Morrigan.

L'anziana la interruppe. «Li vedo, ragazza. Come mi aspettavo.»

«Dovremmo credere che ci stavate aspettando?» Chiese Alistair.

«Non dovete fare niente, tanto meno credere. Chiudete gli occhi o spalancate le braccia; in entrambi i casi, vi starete comportando da sciocchi!» Rispose la madre di Morrigan. Aenor sentì le altre due reclute bisbigliare animatamente. «Credete ciò che vi pare. Nello schema delle cose, non cambia nulla. E che mi dici di te?» Chiese, guardando Aenor dritto negli occhi. L'elfa si sentì rabbrividire, c'era qualcosa in quella donna, qualcosa di estremamente strano. «L'appartenenza al Popolo ti dà un punto di vista differente? O la pensi come gli altri?»

«Credo che non abbia importanza ciò che siete.» Rispose Aenor. «Ma avete qualcosa che ci serve.»

L'altra rimase per un attimo con gli occhi fissi su di lei, imperscrutabile. «Siete venuti per i trattati, giusto? E prima che iniziate a sbraitare, il vostro prezioso sigillo si è consumato tanto tempo fa. Li ho protetti.» Si girò a prendere qualcosa appoggiato ad un tavolino di legno dietro di lei. «Eccoli.»

Porse ad Aenor un pacco di pergamene. L'elfa li osservò, c'erano un mucchio di segni sulla superficie, riconobbe il simbolo dei Custodi in un angolo del foglio. Dopo un attimo di esitazione, si risolse a passarli ad Alistair. «Sono questi?»

L'altro li esaminò un attimo, gli occhi che scorrevano il foglio. «Sono loro.»

«Portateli ai vostri Custodi Grigi e dite loro che la minaccia di questo Flagello è maggiore di quanto credano!» Li avvertì la madre di Morrigan. «Ora andate, avete ciò per cui siete venuti. Morrigan, questi sono tuoi ospiti, riaccompagnali fuori dalla foresta.»

La figlia si lamentò rumorosamente, ma chinò il capo. «Come volete, madre. Seguitemi.»

Grazie a Morrigan, la strada per tornare ad Ostagar fu molto più breve e non incontrarono alcun pericolo. Dopo appena un paio d'ore, erano già vicini alle torri della fortezza.

Prima che potessero ringraziarla, la donna era già sparita nel nulla.

Segnalarono la loro presenza alle guardie davanti al cancello, che li fecero entrare. Sulla strada per arrivare da Duncan, passarono dal maestro del canile a dargli il fiore per il mabari ferito.

«Grazie mille! Questo dovrebbe aiutarlo di sicuro. Chissà se una volta guarito vorrà seguirvi!» Esclamò l'uomo, immensamente grato.

Duncan li stava aspettando davanti ad un grande fuoco. «Dunque, siete di ritorno. Avete avuto successo?» Chiese loro. Annuirono. «Molto bene. Ho già fatto preparare i maghi del Circolo. Con il sangue che avete recuperato, possiamo iniziare l'Unione immediatamente. Alistair, portali al vecchio tempio.» Ordinò al ragazzo, che fece loro strada fino ad uno spiazzo di pietra, che dava una spettacolare vista sulla pianura circostante.

Mentre le altre due reclute bisbigliavano concitate tra loro, Aenor sedeva poco lontano, le gambe a penzoloni sullo strapiombo. Le erano sempre piaciute le altezze.

Quando Duncan finalmente li raggiunse, Aenor si alzò per unirsi agli altri. Il guerriero sembrava sempre più preoccupato, le mani che gli tremavano leggermente.

«Finalmente, siamo giunti al momento dell'Unione.» Prese parola Duncan. Nessuno fiatava, mentre il Custode recitava le parole di rito. «I Custodi Grigi sono stati fondati durante il Primo Flagello, quando l'umanità si trovava sull'orlo dell'annientamento. Fu così che i primi Custodi Grigi bevvero il sangue della Prole Oscura e dominarono la sua corruzione.»

Una delle reclute, il guerriero, lo interruppe. «Dobbiamo... bere il sangue di quelle creature?» Aenor poteva quasi sentire l'odore della sua paura. Non aveva tutti i torti, però, farsi intenzionalmente infettare con quella roba... Dovevano essere tutti pazzi. Ben gli stava, per essersi offerto volontario.

«Come i primi Custodi Grigi fecero prima di noi, e come noi tutti facemmo prima di voi. Questa è la fonte del nostro potere e della nostra vittoria.» Rispose Duncan.

«Quelli che sopravvivono all'Unione, diventano immuni alla Corruzione. Possiamo percepirla nella Prole Oscura e usarla per uccidere l'Arcidemone.» Spiegò Alistair.

Duncan fece scorrere lo sguardo sulle tre reclute, valutandone la reazione a quelle parole. «Recitiamo solo qualche parola, prima dell'Unione, ma tali parole sono tramandate fin dai nostri albori. Alistair, vuoi procedere?»

Il giovane Custode si schiarì la voce. «Unitevi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nelle ombre in cui ci ergiamo vigili. Unitemi a noi, che portiamo a termine il dovere che non può essere rinnegato. Se perirete, sappiate che il vostro sacrificio non verrà dimenticato e che un giorno vi raggiungeremo.» Recitò.

«Daveth, vieni avanti.» Chiamò Duncan, alzando un calice d'argento colmo di sangue.

L'uomo lo prese con entrambe le mani, esitando solo un attimo prima di berne un lungo sorso.

Passò un attimo carico di tensione, poi l'uomo cominciò a contorcersi e urlare, cadendo infine a terra esanime, gli occhi bianchi e morti. Aenor lo fissò priva di espressione, il cuore che nonostante tutto le martellava nelle orecchie.

L'altra recluta sfoderò la spada, indietreggiando. «No! Chiedete troppo! Ho una moglie e un figlio. Il vostro prezzo è troppo alto, non c'è gloria in questo!» Urlò in preda al panico.

«Non si torna indietro.» Sussurrò Duncan, prima di estrarre una delle sue due spade. L'altro provò a schivare il colpo, ma ancora prima che vedesse il Custode muoversi, la recluta era già crollata a terra, l'elsa dell'arma di Duncan conficcata nel petto.

L'uomo si voltò poi verso l'elfa. «L'Unione non è ancora terminata...»

Aenor sbuffò. «Quante storie.» Scrollò le spalle, afferrò il calice con entrambe le mani e se lo portò alle labbra.

Bevve quell'orribile robaccia in tre lunghi sorsi. Una fitta tremenda sembrò spaccarle la testa, mentre sentiva le gambe cederle. La vista le si annebbiò per un attimo, un boato che le fece ribollire il sangue come di puro fuoco, bruciandola dall'interno: vide chiaramente un drago, le fauci spalancate verso il cielo, ruggire tutto il suo furore.

Riaprì gli occhi di scatto.

Era sdraiata a terra. Duncan e Alistair erano chini sopra di lei.

«Altre due morti. Durante la mia Unione, morì soltanto uno di noi, ma... fu orribile. Sono lieto che almeno uno di voi ce l'abbia fatta.»

“Speravi che non fosse l'unica recluta che non ti sopporta, eh?” Pensò lei, la testa che le girava.

«Da questo momento, sei un Custode Grigio. Come ti senti?» Le chiese Duncan.

Aenor lo guardò storto, evitando di rispondergli. Come voleva si sentisse?

«Hai fatto dei sogni? Io mi ricordo di aver fatto sogni terribili, subito dopo la mia Unione...» Si intromise Alistair, offrendole una mano per alzarsi. Lei scostò il suo braccio, rimettendosi faticosamente in piedi da sola e cercando di non dare a vedere quanto fosse instabile in realtà.

«Tali sogni arrivano quando si inizia a percepire la Prole Oscura, come accade a tutti noi. Nei prossimi mesi, ti spiegheremo questa e molte altre cose.» Disse Duncan.

«Prima che me ne dimentichi, un'ultima cosa.» Prese di nuovo parola Alistair. «Prendiamo un po' di quel sangue e lo mettiamo in un ciondolo. Servirà a ricordarci di... coloro che non sono arrivati fin qui.» Spiegò, porgendole un laccio di cuoio con una piccola fiala sigillata, piena di liquido nerastro.

Aenor la afferrò poco convinta, soppesandola e cacciandosela poi in tasca.

“Come se avessi bisogno di un qualcosa al collo per ricordarmi di come sono finita qui...”

«Prenditi un po' di tempo. Quando sei pronta, vorrei che ci accompagnassi ad un incontro col re.» Le disse Duncan. «Ci vediamo giù dalle scale, verso est.»

Aenor aspettò che se ne fossero andati, prima di crollare nuovamente a terra. Afferrò l'otre che portava al fianco, sciacquandosi la bocca e bevendo un po' d'acqua. Le bruciava la gola e sembrava che le sue budella stessero andando a fuoco. Tuttavia, aveva temuto di ritrovarsi di nuovo debole e febbricitante, come quando era stata portata fuori dalle rovine nella foresta, cosa che però non era successa. Era certo possibile che, essendo sopravvissuta già una volta alla Corruzione, l'Unione fosse stata in qualche modo più facile.

Inspirò l'aria fredda che veniva da sud. Durante la battaglia, doveva solo trovare il momento giusto per andarsene senza che nessuno la vedesse. In fondo, c'erano migliaia di soldati lì, e parecchi Custodi Grigi: non avrebbero sentito la sua mancanza.

Dopo qualche tempo, si alzò controvoglia, diretta all'incontro con Duncan e il Re degli Idioti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice: “Aenor” in Dalish significa “predatore”. Ecco perchè il commento di Morrigan sul nome di Mahariel. 

  
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