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Autore: esserre93    27/08/2017    1 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Dopo aver saluto Meredith, Amelia andò nel suo studio. Aveva molte carte da visionare e firmare ed era la cosa che più odiava di quel lavoro. Era intenta nella lettura di una cartella clinica, quando sentì bussare alla porta.
  • Avanti
Owen apparì davanti ai suoi occhi in uno stato pietoso. Non lo aveva mai visto conciato in quel modo, soprattutto a lavoro dove, essendo il capo, era sempre curato nei minimi dettagli.
Ora, invece, la barba era incolta, il nodo della cravatta lento e il camice sgualcito.
      -      Owen, tutto bene? - Amelia si alzò dalla scrivania e si avvicinò all’uomo.
      -      No non va tutto bene
      -      Lo vedo, guarda come sei conciato
      -      Mi manchi Amelia
Quando l’uomo aprì la bocca, alla donna arrivò un odore acre di alcool
      -      Hai bevuto?
      -      Ieri sera sono andato al bar, ero solo e mi mancavi, così ho iniziato a bere
      -      Lo sai che non risolvi niente in questo modo?
      -      Io voglio te
      -      Ok smettila, stenditi sul divano, per oggi starai qui fino a quando non avrai smaltito
      -      Ho del lavoro da fare
      -      In questo stato non farai proprio niente
Amelia fece stendere l’uomo sul divano e dopo aver spento la luce si chiuse la porta alle spalle.
Non poteva credere che Owen si fosse ridotto in quello stato per lei. Quando l’odore di alcool le era arrivato dritto nel naso, alla donna tornò in mente la sera in cui litigando con Arizona si era rifugiata in un bar. Sapeva bene cosa significava ridursi a brandelli, sapeva bene cosa si provava quando ci si sedeva ad un bancone e non riuscire a smettere di bere e proprio perché conosceva quel mondo fin troppo bene non voleva più averne a che fare.
Il suono del suo telefono la distrasse da quei pensieri: 911 dal pronto soccorso.

     -      Cosa abbiamo?
     -      Maschio, 15 anni, ferita da arma da fuoco, il proiettile è ancora all’interno
     -      Cosa ci faceva un ragazzetto con una pistola? Chiamate subito i genitori e la polizia. Karev dov’è?
     -      Oggi non c’è
     -      Allora chiamate la Robbins
     -      Dott.ssa Shepherd, la Robbins non è di turno
     -      E allora chiamate qualcun altro! Non sono cose che dovrei dirvi io, dannazione! Portiamolo subito in        sala raggi.
Le infermiere seguirono le istruzioni che diede loro Amelia. Il pronto soccorso era sempre in delirio e negli ultimi tempi gli episodi di carenza di personale erano sempre più frequenti; chiunque stesse all’organizzazione dei turni stava facendo un pessimo lavoro. Ripensò a Owen e al fatto che stesse ancora dormendo nel suo studio. Da quando non svolgeva a dovere il suo ruolo? Non sapeva come muoversi, ma avrebbe dovuto fare qualcosa.
     -      Dott.ssa Shepherd, ecco le immagini
Amelia visionò le RX che la Wilson le aveva porto e decise di operare immediatamente
     -      Quale chirurgo pediatrico avete chiamato?
     -      La Robbins, l’unico disponibile era già in sala operatoria
     -      Va bene, non appena arriva mandatela in sala 3
Amelia corse verso la sala operatoria e si preparò ad intervenire. Qualche minuto dopo arrivò anche la sua compagna
    -       Ma cosa è successo?
    -       Un ospedale di questa portata senza chirurghi pediatrici
    -       Qui invece?
    -       Ferita da arma da fuoco, la pallottola è tra L1 e L5, ho paura che rimarrà paralizzato dalla vita in giù, non riesco a muovermi come dovrei
    -        Facciamo il possibile per salvargli la vita. Ma cosa ci faceva con una pistola?
    -      Non ne ho idea, ho fatto chiamare anche la polizia, poi dovrei parlarti di una cosa
    -      Va bene
Tre ore dopo Amelia e Arizona si stavano togliendo il camice e la mascherina. L’operazione era terminata e il ragazzo era ancora vivo, ma come aveva previsto Amelia, sarebbe rimasto paralizzato.
    -      Non è colpa tua
    -      Lo so, ma questa giornata è iniziata malissimo. Mi aspetti nel tuo studio? Vado a parlare con i genitori.
Arizona acconsentì e la mora andò ad informare i genitori del paziente riguardo le sue condizioni.
      -     Buongiorno, sono il chirurgo che ha operato vostro figlio. L’intervento è andato bene, ma purtroppo ci sono alte probabilità che rimanga paralizzato dalla vita in giù. La pallottola era tra le vertebre L1 ed L5, quando è arrivato qui era già troppo tardi
      -      Pallottola? Dott.ssa, come è possibile? Non abbiamo armi in casa
      -      Non so cosa dirle signora. Abbiamo chiamato anche la polizia, dovrete parlare con loro e aspettare che vostro figlio si risvegli
Con questo Amelia si congedò per dirigersi verso lo studio di Arizona. Quando arrivò la trovò seduta dietro la scrivania. Aveva entrambe le mani poggiate sotto il mento come da sostegno e lo sguardo concentrato su una rivista.
       -      Ehi eccoti, cosa hanno detto i familiari?
       -      Non hanno armi in casa, a detta loro, ma se la vedranno con la polizia
       -      Di cosa volevi parlarmi?
       -      Stamattina Owen è venuto nel mio studio, ubriaco e trasandato. L’ho lasciato dormire sul mio divano, ma devo fare qualcosa. Tu sei un componente del board, cosa devo fare secondo te?
       -      Dobbiamo convocare una riunione e dovrai spiegare a tutti la situazione
       -      Non vorrei metterlo nei guai, è il capo ed è colpa mia se è in questo stato
       -      Te lo ha detto lui?
       -      Mi ha detto che non riesce a stare senza di me
       -      Amelia, tu mi stai confidando questa cosa come mia compagna o come dott.ssa?
       -      Come compagna
       -      Allora ti consiglio di parlarne con Meredith. Lei saprà sicuramente cosa fare, lo conosce più di tutti e saprà prendere una decisione. Informala subito, però, prima che succeda qualche altro casino.
       -      Va bene
Amelia si avvicinò alla scrivania di Arizona, prese la cornetta e digitò il numero di sua cognata.
       -      Tu vai a casa, tra poche ore inizierà il tuo turno ed hai fatto più del dovuto
       -      Ora vado, però fammi sapere qualcosa
       -      Certo. Ah, ho parlato con Meredith e mi ha detto che proverà ad aiutarti con Callie
       -      Grazie Amore
Arizona si avvicinò alla sua compagna, che si appoggiò alla scrivania, facendole spazio tra le sue gambe. Stettero così, l’una tra le braccia dell’altra, fino a quando Meredith non entrò nella stanza.
       -      Arizona, che ci fai qui?
       -      Sono dovuta venire per un intervento. Ti dirà tutto Amelia, io vado a casa.
Non appena Arizona uscì dalla stanza Amelia raccontò a Meredith ciò che era successo; di Owen, dei turni, delle sue intenzioni, ma anche di quale sarebbe potuta essere la giusta soluzione.
       -      Vado a parlargli. Ora gli sarà passata la sbronza. Proveremo a ragionare insieme. Non voglio darti la colpa, perché non hai fatto niente di male, ma sapevo che sarebbe andata così. Owen è estremamente fragile, anche se non lo da a vedere.
Anche se Amelia sapeva che non era colpa sua, non riuscì a non sentirsi in colpa. Owen le aveva esplicitamente detto che era andato al bar per cercare di dimenticarla, cosa che aveva fatto anche lei dopo la lite con Arizona. Lei non aveva provato i sentimenti che Owen provava per lei e per questo motivo non riusciva a giudicarlo.
Un’ora dopo Meredith era di nuovo nello studio di Arizona, dove Amelia la stava aspettando.
  • Allora?
  • Ha bisogno di aiuto, di nuovo
  • Di nuovo? Cosa vuol dire?
  • Non ti ha detto che era già stato da una terapista?
  • In realtà no
  • Una volta tornato dalla missione, ha riscontrato un disturbo post traumatico e in questo ci è rientrata anche Cristina. Ci ha lavorato molto e sembrava esserne uscito, ma a quanto pare i fantasmi del passato non se ne vanno facilmente
  • Non sapevo niente. Ci siamo frequentati talmente poco
  • Per questo non do la colpa a te
  • Come faremo con l’ospedale?
  • Convoco subito una riunione del board
  • Grazie Meredith
  • E per cosa?
  • Per l’aiuto che mi stai dando. Non sapevo proprio cosa fare. Ultimamente i guai mi stanno perseguitando
  • Ti capisco. Ora vai, ci penso io a chiamare tutti. Qui farò sicuramente tardi data la situazione. Puoi andare a prendere tu i bambini all’asilo?
  • Certo, nessun problema
 
Concluso il turno Amelia andò a prendere i nipotini al nido e tornò a casa. Fece loro da mangiare e dopo averli messi a letto aspettò che Meredith rientrasse per avere notizie riguardo Owen. Arizona era di turno quella sera, quindi non le avrebbe fatto sapere nulla, ma sperava che le cose stessero andando bene. Nel board c’era anche Callie e dopo il litigio non erano più entrate a stretto contatto, solo nei momenti in cui Arizona cercava di parlare di Sofia. Fino ad allora erano riuscite ad evitarsi molto accuratamente. In quei momenti le mancava terribilmente Derek. Con lui era sempre riuscita a confidarsi, anche su argomenti più difficili. Nonostante Meredith si sforzasse ad aiutarla e a farle capire che per lei ci sarebbe stata, non sarebbe mai stata la stessa cosa.
Meredith rientrò quando ormai era notte fonda.
  • Ehi, avete fatto tardissimo
  • Non è stato semplice
  • Owen era presente?
  • Si
  • E cosa avete deciso?
  • È stato sollevato dall’incarico e sospeso per una settimana, in più abbiamo nominato il nuovo capo ad interim
  • Chi è?
  • Richard, solo perché era l’unico capace di svolgere quel lavoro, ma ha già espresso il suo pensiero a riguardo: non vuole tornare ad essere il capo, quindi presto ne nomineremo un altro
  • Owen che ha detto?
  • Niente, sa che ha sbagliato, sa che non avrebbe dovuto presentarsi a lavoro in questo stato mettendo a repentaglio la vita dei pazienti
  • Ora dov’è?
  • Qui fuori
  • Meredith! Ma sei matta?
  • Devo tenerlo sott’occhio
  • Non avrò mai pace cavolo! Prima Callie, ora Owen
  • Mi dispiace, ma non può rimanere da solo
  • Va bene, me ne vado io allora
  • Non fare la cretina
  • Ma ti sembra normale che lui debba stare sotto lo stesso tetto della donna che lo ha conciato in questo modo?
  • Non è colpa tua!
  • Ma per lui si, quindi vado
  • Ma dove?
  • Da Arizona, passerò in ospedale a farmi dare le chiavi
  • Amelia?
  • Dimmi
  • Mi dispiace, non avevo pensato che avrebbe potuto dar fastidio ad entrambi
  • Lo so, vuoi solo aiutarlo
Amelia prese alcune cose dalla sua camera e uscì di casa. Owen era ancora nell’auto di Meredith in attesa che le desse il via libera. Gli fece un cenno con la mano e una volta salita sulla sua auto mise in moto.
Con Arizona si diede appuntamento nel parcheggio dell’ospedale; aveva sonno e aveva tanto bisogno di riposare
  • Sei scappata di casa?
  • Mia cognata raccoglie randagi per strada, non avrei retto lì dentro
  • Ecco le chiavi
  • Grazie
  • Non preoccuparti per domani mattina, tanto ho il doppione che una volta era di Callie
  • A proposito, come è andata?
  • Come sempre. Mi evita, non vuole parlarmi e va bene così, ma mi manca Sofia, non sai quanto
  • Posso immaginare, vedrai che Meredith le farà cambiare idea
  • Lo spero. Io devo rientrare
  • Vai vai, tanto io ho bisogno di una lunga dormita. Ci vediamo domani mattina
  • Buonanotte
  • Buon lavoro Tesoro
Amelia lasciò un bacio sulle labbra della sua compagna e se ne andò. Quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi, ma pensare che avrebbe dormito nel letto di Arizona e che si sarebbe svegliata con lei al suo fianco, le faceva dimenticare tutto quello che era successo fino a quel momento.
   
 
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