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Autore: Lucy_susan    28/08/2017    1 recensioni
"Ricordi cosa è successo due anni fa? Io c'ero ed è stato orribile" si lamentava una donna in abito blu intenso.
"Oh, puoi ben dirlo cara, ma questa volta la regina ha giurato di sapersi controllare" rispose un uomo al suo fianco.
"Se non c'era riuscita in ventun anni, come può sperare di aver raggiunto un risultato dopo soli altri due anni?" intervenne un ometto mingherlino che, nel suo abito verde foglia coronato da medaglie e spillette, sembrava ancora più piccolo.
Nel frattempo erano tutti entrati nell'atrio e aspettavano di essere presentati per poter prendere effettivamente parte alla festa nella sala da ballo e continuare la conversazione.
Un cameriere in livrea stava tutto impettito ad un lato della porta e chiedeva ad ognuno il nome.
"Come devo presentarvi?" Chiese ad Hans.
"Sono il conte Marc Cantelle, figlio del duca di Chantelier" rispose prontamente il rosso.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Hans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. Il ricevimento

Al nome “Hans” tutti ricordiamo quel bel ragazzo dai capelli rossi, con le basette lunghe e curate, gli occhi color mandorla e un sorriso convincente sulla quella sua faccia da uomo. Allo stesso modo, al nome “Anna” chiunque ricorderà quella bella ragazza dalle trecce curate, le guance paffute e l’animo sempre allegro. A distanza di due anni dalla faccenda che li aveva resi famosi, questi due personaggi erano completamente cambiati e tutti se ne poterono accorgere durante il ricevimento.

Anna si presentò con un vestito rosso e bianco e le decorazioni in oro. I capelli sciolti le ricadevano in boccoli ordinati sulle spalle incorniciando un’espressione indurita sul suo viso di bambina. L’impressione generale era scomposta come se qualcuno avesse assemblato i pezzi di un puzzle in modo sbagliato.

Hans era stato accuratamente truccato in modo da non poter essere riconosciuto: i capelli erano stati scuriti per nascondere almeno in parte il loro colore, le basette erano state tolte e i suoi indumenti cambiati con un abito elegante apposta per la serata. La pelle si era impallidita per il lungo tempo passato al buio nella prigione e gli occhi non potevano più essere gli stessi dopo che avevano visto tanto odio e tanta violenza. La benda sull’occhio era stata cambiata con una bianca e pulita, e ora l’altro occhio scrutava i dintorni sospettoso mentre i piedi non ne volevano sapere di fermarsi: si mossero, a tempo col respiro, avanti e indietro lungo il vicolo deserto fino a quando non sentì un suono di trombe. La prima nave stava arrivando.

Si spostò lungo il muro di una casa e arrivò a vedere il porto, ma aspettò. Doveva rimanere calmo, sembrare disinvolto. Se gli avessero chiesto qualcosa avrebbe dovuto rispondere fingendo di essere il conte Marc Cartelle, figlio del duca di Chantellier in Francia e simulare l’accento.

“Facile, non poteva scegliere un nome inglese? Odio l’accento francese" si ripeteva tra sé ripassando tutto ciò che doveva sapere sulla sua famiglia in caso di domande, che avrebbe certamente avuto la premura di scansare.

Rimase lì almeno un’ora aspettando che la festa a castello prendesse vita e quando fu soddisfatto della quantità di persone al ricevimento si diresse verso il portone d'ingresso seguendo un gruppo di nobili e mostrandosi interessato all'argomento di cui discutevano.

"Ricordi cosa è successo due anni fa? Io c'ero ed è stato orribile" si lamentava una donna in abito blu intenso.

"Oh, puoi ben dirlo cara, ma questa volta la regina ha giurato di sapersi controllare" rispose un uomo al suo fianco.

"Se non c'era riuscita in ventun anni, come può sperare di aver raggiunto un risultato dopo soli altri due anni?" intervenne un ometto mingherlino che, nel suo abito verde foglia coronato da medaglie e spillette, sembrava ancora più piccolo.

Nel frattempo erano tutti entrati nell'atrio e aspettavano di essere presentati per poter prendere effettivamente parte alla festa nella sala da ballo e continuare la conversazione.

Un cameriere in livrea stava tutto impettito ad un lato della porta e chiedeva ad ognuno il nome.

"Come devo presentarvi?" Chiese ad Hans.

"Sono il conte Marc Cartelle, figlio del duca di Chantellier" rispose prontamente il rosso.

Il maggiordomo entrò nella stanza tenendo la porta aperta e annunciò il suo arrivo che la maggior parte degli invitati si guardò bene dal notare. Hans non ne fu affatto contrariato, meno persone lo vedevano più probabilità aveva di passare inosservato e di sgattaiolare via senza essere riconosciuto.

Fece il suo ingresso nel salone. Era quasi come se lo ricordava: alcuni quadri erano cambiati o erano stati spostati, i tendaggi erano diventati blu e schiarivano verso l'alto, le immense finestre torreggiavano ancora su tutti gli invitati come la montagna fuori di lì incombeva sulla città. Davanti all'entrata c'erano i due troni su cui erano sedute, orgogliose e fiere, le due sorelle. Notò subito Anna che si guardava intorno inquieta e che lo vide appena sentì il nome. Portava un abito splendidamente decorato che le ricadeva in morbide onde sulle gambe e nascondeva i piedi. I tre occhi si guardarono complici per pochi secondi, ma bastarono per capirsi.

"Chi è quel giovane appena entrato?"

La voce di Elsa, troppo vigile ed attenta, aveva spaventato Anna che non si aspettava una reazione.

"Non lo so, non lo conosco. L'hai invitato tu alla festa" rispose Anna sgarbata.

La sorella rispose con un'alzata di spalle che lasciò intendere molte cose diverse e che Anna riuscì a cogliere dalla prima all'ultima.

I musicisti finirono la canzone e si prepararono a suonare la ballata. Le danze stavano per cominciare e la rossa doveva scegliere il suo cavaliere. Guardò sconsolata accanto a sé immaginando Kristoff pronto a porgerle la mano per trasportarla in un mondo diverso. Lo vide, con un abito rosso e oro per intonarsi all’amata, inginocchiarsi di fronte al suo trono con gli occhi luccicanti di felicità e parlare:

"Principessa Anna," disse, "volete concedermi l'onore di questi ballo?"

Ma la voce non era di Kristoff. L'immagine del suo amato si frantumò per lasciare posto al vero uomo che le stava davanti tendendole la mano. Non era Hans, che lei cercò in tutta la sala, ma un principe sconosciuto.

"Di grazia, palesate nome e provenienza."

"Sono Ferdinando secondo, della casata del re di Napoli."

Anna si voltò verso la sorella con espressione sbigottita. Un principe di tale importanza? Con sgomento comprese ciò avrebbe dovuto immaginarsi ormai da tempo: Elsa aveva già predisposto tutto. Anna sperava che almeno tra gli uomini del ricevimento la sorella le avrebbe lasciato la possibilità di scegliere, ma capì che non sarebbe stato così. Non avrebbe mai potuto decidere della sua vita se Elsa rimaneva viva e poteva solo immaginarsi cosa gli aveva promesso per accettare una ragazza del suo livello.

Represse a stento la furia che le divampava dentro come un fuoco su un letto di foglie secche e guardò nuovamente il giovane. Se accettava la sua mano si arrendeva alla supremazia di sua sorella, se rifiutava, oltre che offendere un povero giovane ignaro delle controversie esistenti tra loro, avrebbe scatenato un dibattito troppo acceso per poter essere ignorato. Sorrise forzatamente e accettò di ballare. Insieme si diressero verso il centro del salone che si era prontamente liberato. Lui le mise delicatamente una mano sul fianco e le prese l’altra portandola all’altezza del viso. Ora che poteva vederlo da vicino non era tanto male quel nobile: i capelli castani si muovevano sulla sua fronte leggeri e spensierati, la bocca grande formava una lunga linea sotto il naso regolare, il mento era leggermente squadrato e gli occhi da cerbiatto la scrutavano con lo stesso interesse che aveva lei e non avevano paura di incontrare il suo sguardo. La melodia cominciò riempiendo la stanza come una donna innamorata che dapprima, spaventata e timorosa si nasconde, ma che prende lentamente coraggio ed esplode nella sua vera natura. Si separò dagli strumenti che la suonavano per strisciare sul pavimento e riempire tutti gli angoli della salone. Si arrampicò sui tendaggi e sulle pareti penetrando in ogni anfratto, in ogni crepa, ed uscì da un passaggio sotto la porta. Si espanse per tutto il castello esplorando le stanze buie e fredde, sorprese due camerieri nascosti nell’ombra che disubbidivano agli ordini e si imbatté nel portone principale. Ci volle qualche secondo perché riuscisse a trovare una crepa per passare, ma riuscì ugualmente a farsi sentire anche dai contadini nelle case più vicine. La sua forza veniva meno, ma fu supportata da un anfratto fra le finestre lasciato involontariamente aperto. Altre note si unirono a quelle già fuori e impregnarono i muri di legno delle capanne.

All’interno della stanza tutti guardavano rapiti i due ragazzi. Anna e Ferdinando seguirono questo muoversi sinuoso fino a dimenticarsi di tutto il resto. Le note riempivano i loro pensieri e guidavano i loro movimenti come un padre guida il proprio figlio durante i suoi primi passi. Non potendo avere il controllo delle loro azioni continuavano a guardarsi e a ballare come se nessuno intorno a loro esistesse.

La musica finì così come era cominciata: si dissolse confondendosi con l’aria che volteggiava placida ovunque. Nello stesso modo si fermarono le mosse dei ragazzi: mano a mano che la musica svaniva riacquistavano la capacità di pensare e gestire i loro movimenti. Divennero sempre più impacciati fino a quando Anna inciampò in un piede del suo cavaliere e cascò all’indietro. Nel momento in cui la musica cessò l’uomo la prese prontamente e finirono con un caschè di stile. I ricordi riaffiorarono nella mente della rossa, ancora troppo vicini nel tempo per essere dimenticati ed ebbe paura. Si raddrizzò veloce e stirò con le mani pieghe invisibili sul suo vestito.

“Siete una ballerina eccezionale” le sussurrò il principe.

Ma non una pedina inerme. Pensò subito lei.

“Vogliate scusarmi, non mi sento bene” disse ad alta voce così che tutti potessero sentirla.

Raccolse la gonna e scappò letteralmente dalla stanza. Il ragazzo rimase paralizzato davanti a quella reazione al centro della sala da solo. Elsa fece prontamente cenno agli strumenti di continuare con una nuova canzone, poi si alzò e uscì anche lei.

In un angolo della sala un'occhio di fuoco scintillò, era arrivato il momento che tanto aspettava.

 

I passi delle sorelle rimbombavano nel corridoio deserto stridendo con le note melodiose degli strumenti.

"Anna," chiamò una, “fermati! Che cosa ti prende?"

Ma la rossa era già svanita nel buio. Quando Elsa arrivò nel punto dove l'altra era scomparsa aveva completamente perso le sue tracce. Guardò da entrambi i lati e vide una sagoma che svoltava nel corridoio alla sua sinistra. La seguì, ma fu costretta a fermarsi nuovamente. Sentì un rumore provenire dalla sua destra dove si trovava la stanza di Anna. Senza esitazione si precipitò in quella direzione, ignorando un'ombra che sgusciava silenziosa dalla parte opposta. I passi si erano fatti silenziosi e l'unico rumore a riempire i corridoi era il frusciare setoso del vestito sulle sue gambe. Anna arrivò al corridoio che portava alla stanza da ballo dove gli ospiti erano rimasti senza regina e senza principessa. Gli uomini discutevano ad alta voce di politica e ridevano ad ogni battuta, mentre le donne criticavano i comportamenti delle due damigelle, sprezzanti come solo loro sanno essere. Ma la principessa non si curava di loro, doveva avvertire le guardie, un omicidio era vicino e lei doveva avere un tempismo perfetto.

Entrò sconvolta e un cameriere le si fece vicino per sorreggerla mentre fingeva un mancamento.

“Principessa, che cosa succede?”

Il principe Ferdinando le si avvicinò preoccupato. La ragazza non rispondeva.

“Forza,” riprese, “portiamola a sedere.” col cameriere portarono il suo esile corpo sul trono della regina reputandolo il più comodo.

“Prendi dell’acqua” disse ancora il principe rivolto ad un altro servo.

Anna socchiuse gli occhi.

“Ferdinando” sussurrò quasi senza fiato. “Elsa è in pericolo.”

“Cosa? Dove?” replicò confuso.

L’acqua arrivò e con un panno bagnato lui le tamponò la fronte. La principessa si riprese momentaneamente.

“Ho visto un uomo nei corridoi” disse con voce improvvisamente forte. “è comparso all’improvviso accanto a me. La mia unica fortuna è stata quella di essere coperta dal buio. Mi ha spaventato tanto che il mio cuore non ha retto. Stava seguendo Elsa. Dobbiamo andare a vedere.”

“Portatele da bere” esclamò deciso Ferdinando. “Voi, venite con me. Dobbiamo catturarlo prima che uccida la regina.”

“Aspettate, voglio venire con voi. So dov’è andato.”

 

***********************

 

Una luce filtrava attraverso la porta accostata, ma nessun rumore disturbava la quiete di quell’ala isolata di castello.

"Anna, ti sei fermata finalmente."

Dopo la figura che le aveva fatto fare davanti agli ospiti non l'avrebbe perdonata facilmente.

Sospinse la porta ed entrò. Una figura era stesa sul letto, ma non era sua sorella.





 

AdA:

Ciaooooo!!

Sono in ritardo, lo so, non uccidetemi. Spero che il capitolo sia abbastanza bello da salvarmi da eventuali tentati omicidi.

Che ne dite? Il momento fatidico si sta avvicinando, Elsa riuscirà a scamparla? E quale sarà la reazione di Anna? E Hans che fine farà?

Vi lascio con queste domande e vi auguro buona settimana.

Alla prossimaaaa,

Lu_Sue;P

  
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