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Autore: FatSalad    30/08/2017    4 recensioni
Spartaco è giovane, bello, spiritoso, laureato, con un contratto a tempo indeterminato e con un “superpotere”: quello di far cadere ai suoi piedi qualsiasi donna senza fare assolutamente niente.
Il rovescio della medaglia di una capacità del genere, però, è che Spartaco è incapace di costruire rapporti di amicizia con le ragazze e, soprattutto, quando si scoprirà completamente e perdutamente innamorato si renderà conto di una cosa: non ha assolutamente idea di come si conquista una donna.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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I personaggi fino ad ora (in ordine di apparizione):
Spartaco (26): il protagonista che tutti amiamo.
Kilowatt alias Irene (23): L'amica “virtuale” di Spartaco che si rivela essere la “novellina” collega di lavoro di Spartaco.
Barbara (26): la ormai ex ragazza di Spartaco.
Camilla (22): commessa in un negozio di elettrodomestici, innamorata di Spartaco.
Giovanni (26): ex compagno di classe e di squadra di Spartaco, nonché suo migliore amico. Studia Economia e Commercio e lavora come cameriere in una pizzeria.
Michele Carli (24): attaccante compagno di squadra (e di bevute) di Spartaco.
Giulia (24): sorella di Spartaco.
Elena (25): amica di Spartaco, della cerchia di amici di Michele. Originaria dell'Argentina.
Nathan (25): amico ed ex compagno di squadra di Spartaco, nonché fidanzato di Giulia. Professione: architetto.





Danilo si guardò intorno desolato. C'era parecchia gente che si affollava intorno al bar per comprare qualcosa da bere, alcuni ragazzi erano in costume da bagno e le luci psichedeliche rendevano ancora più invitanti le ragazze in bikini e la superficie increspata della piscina. Sotto alla tettoia di legno in cui stava lui, invece, c'era il deserto.
Tenne il ritmo con il capo, cercando di svolgere bene il proprio lavoro, ma si era già stufato. A dir la verità si era stufato da un pezzo di fare il dj nelle festicciole locali, si era stancato di quel “DaniJ” appiccicato su ogni sua attrezzatura. Qualche volta aveva pensato di cambiare nome d'arte, poi aveva lasciato perdere, pensando che avrebbe abbandonato presto quell'impiego che aveva cominciato alle superiori. A quel tempo DaniJ gli sembrava un nome forte ed aveva cominciato a fare il dj per sentirsi meno sfigato. Però era ancora lì ed era ancora uno sfigato.
Qualcuno che ballava o accennava qualche passo c'era, in verità, ma niente a che vedere con le feste californiane che si vedevano in tv.
“Dopo quest'estate smetto” pensò tra sé Danilo.
A fare quel lavoro non si rimorchiavano tante ragazze come aveva creduto un tempo, oltre tutto.
Alzò lo sguardo dal mixer e vide arrivare un ragazzo alto con i capelli mori riccioli e la camminata di chi sa esattamente dove andare, ma non ha fretta di arrivarci.
Danilo lo riconobbe subito, anche se non lo vedeva più tanto spesso a giro. Aveva sentito dire che si era trasferito per lavoro in una cittadina a mezz'ora di viaggio da lì.
“Quanto vorrei avere il suo carisma!” pensò, seguendolo con lo sguardo adorante.
Non che conoscesse Spartaco personalmente, ma quando andava alle superiori era una specie di celebrità: il tipico ragazzo popolare belloccio, capitano della squadra della scuola.
Il dj lo vide raggiungere un crocchio di amici e salutarli con quella stretta di mano alla braccio di ferro. Tutti sorridevano, tutti erano contenti di rivederlo e Spartaco pareva conoscere tutti. Ad un certo punto il moro si voltò e per un attimo Danilo ebbe l'impressione che stesse sorridendo proprio a lui.
“Che si ricordi di me?” pensò.
Dopo tutto avevano frequentato la stessa scuola. Danilo accennò un sorriso di saluto, poi tornò a concentrarsi sulla musica, improvvisamente determinato a fare bella figura.
«Cos'è questo mortorio?» chiese Spartaco ai suoi amici.
«Lo sai che queste feste sono fatte per fare un tuffo in piscina di notte e non tanto per ballare.» gli rispose Matteo, che l'aveva invitato alla festa.
Spartaco scrollò le spalle.
«Allora, come va? Il lavoro?» chiese poi all'amico cambiando discorso.
«Non mi lamento. - rispose Matteo - Tu, invece, signor ingegnere?»
«Io... vado a prendere qualcosa da bere, va'!»
Il moro si accinse a fare la coda per riuscire a comprare qualcosa al barrettino della piscina. Quanti ricordi aveva in quel posto!
«Ehi, Spartaco, ciao!» lo salutò un ragazzo che si stava allontanando con due boccali di birra in mano.
Spartaco gli rivolse un sorriso e un cenno con la mano.
«Che cazzo ci fai qui?!» udì, sentendosi chiamare da qualcuno alla propria destra.
«Ciao Emma! Come va?»
La ragazza con i capelli tinti di un rosso acceso ed un piercing sotto al labbro alzò le spalle.
«Di merda.» rispose, come fosse la cosa più normale del mondo da dire.
Spartaco ridacchiò. Si sentiva sempre strano quando tornava a casa. Da una parte era felice di camminare per le strade del suo vecchio quartiere ed essere riconosciuto da ogni persona: era un vip da qulle parti. Dall'altra parte si sentiva un po' malinconico, perché era come se ogni volta qualcosa fosse cambiato, un angolo, un dettaglio, era come se la vita fosse andata avanti alla grande anche senza di lui. Era una sensazione che lo faceva sentire un po' nostalgico. Per esempio, quella ragazza, Emma, che cosa faceva adesso nella vita? Probabilmente studiava ancora, ma non ricordava più nemmeno cosa da quante volte aveva cambiato facoltà.
«Hai visto Lilla? Dovrebbe esserci anche lei stasera.» lo informò Emma.
«No, non l'ho ancora vista: sono arrivato ora. Dopo la cerco.» promise prima di salutare la rossa e continuare l'attesa in quella fila disordinata.
Pagato il proprio cuba libre accompagnando i soldi con un sorriso alla graziosa barista, Spartaco fece per tornare dagli amici.
«Capitano!» si sentì chiamare a metà strada.
Un ragazzo dal fisico massiccio gli mollò una pacca sulla schiena che gli fece vacillare il liquido nel bicchiere. Spartaco trattenne un gemito e non si lamentò, in parte per non apparire debole, in parte perché sapeva che l'amico non controllava bene la propria forza, ma non lo faceva apposta, era una pasta in verità.
«Paolino! - lo salutò ironico – Già pronto per tuffarti?» chiese retorico dopo averlo visto a torso nudo.
«Certo! Tu non sei venuto per fare un bagno?»
«Mah, vedremo...»
«Lei è Claudia, la mia ragazza.» gli disse poi, presentandole una ragazza dai capelli scuri e lucenti.
Spartaco si accorse solo in quel momento che era sempre stata accanto a Paolo, ma era così piccola e minuta in confronto a lui che in un primo momento non l'aveva notata.
Dopo le presentazioni di rito si separarono e Spartaco tornò al suo gruppetto di amici.
“Che strana coppia!” ripensava tra sé.
L'unica cosa strana in realtà era che non l'aveva vista nascere. Di nuovo fu preso da quella strana malinconia per un idilliaco quanto distorto passato, quando tutto era più facile e i problemi da affrontare si limitavano a non far scoprire ai genitori che stava bigiando la scuola.
Mentre parlava e scherzava con i suoi amici vide una ragazza passare poco distante da lui, indossava un vestitino rosso che metteva in risalto il decolletè e camminava in un modo tale che i capelli le ondeggiavano sulla schiena diffondendo il suo profumo ad ogni passo. Riconobbe sia il passo che la fragranza e sorrise tra sé, grato del fatto che certe cose non fossero cambiate.
Si scusò con i suoi amici, che capirono e lo lasciarono andare. Lui seguì la ragazza vestita di rosso senza fretta e si accostò a lei.
«Ciao, Lilla.» la salutò quando lei si accorse della sua presenza e si voltò nella sua direzione.
Com'era bella quella sera! Aveva smesso di tingersi i capelli di biondo come ai tempi del liceo e aveva optato per una tonalità con riflessi più caldi che la faceva più donna, oltre a donarle un look più naturale.
«Ciao, Spartaco!» gli disse Lilla posandogli due baci sulle guance.
La ragazza era con degli amici, ma non parve affatto disturbata dall'idea di abbandonarli per la compagnia del moro. Si misero a sedere in un angolo e lì rimasero.
Molti sapevano che Spartaco e Lilla erano amici d'infanzia, qualcuno che quell'amicizia era nata perché la ragazza aveva frequentato quasi tutte le scuole con sua sorella Giulia, ma tutti sapevano che erano stati insieme per qualche tempo.
«Allora, come va la tesi, avvocatessa?»
«Un po' a rilento, ma va. Entro la fine dell'anno dovrei laurearmi.»
Spartaco si complimentò e le augurò ogni fortuna, ricordando che era passato anche lui per la stessa situazione.
«Dovrai invitarmi alla discussione.» le disse con un sorriso sghembo.
«Se proprio devo...» fece lei, fingendosi costretta.
«Ehi! Non scherzare!» la rimproverò pizzicandole un fianco.
Lilla ridacchiò, cercando in parte di sfuggire a quell'assalto, in parte di avvicinarsi di più a lui.
«Mia sorella non c'è stasera?» chiese Spartaco, quando fu terminato quell'attacco di solletico.
«Ma non sei tu suo fratello? Comunque no, non veniva stasera. C'è Emma, Marta invece è in ferie ed è andata a trovare Selene a Seattle.» rispose, elencando il gruppo storico di amiche.
Quando quella sera si era avvicinato a lei, Spartaco aveva intenzione solamente di salutarla e chiederle come stava, ma il suo profumo lo inebriò. Per tutta la sera si sentì attratto da quel corpo che aveva conosciuto tanto bene, si sedette con lei e parlarono per ore.
La gente intorno chiacchierava producendo un brusio continuo, mascherato dalla musica a volume altissimo, e dal rumore scrosciante dell'acqua. In tanti stavano sguazzando nella piscina, ridevano, scherzavano e molte coppie pomiciavano in quell'ambientazione insolita e indiscutibilmente afosa.
Spartaco non riuscì a resistere dal posare una mano sul fianco di Lilla, carezzandola con il pollice di tanto in tanto. Erano talmente vicini che il gesto appariva naturale e necessario.
«Ho saputo che ti sei lasciato.» disse Lilla ad un certo punto con tono noncurante, come se avesse detto “Ho saputo che hanno aperto un nuovo supermercato”.
Spartaco non se ne stupì e dovette anzi reprimere un sorriso, leggendo dell'interesse nascosto in quella domanda. La conosceva abbastanza bene da riconoscere il modo in cui guardava da una parte fingendosi disinteressata, solo per non mostrare debolezze, mentre invece aveva le orecchie tese in attesa di una risposta.
Sul momento il ragazzo fu tentato di dire che “le notizie viaggiano in fretta”, poi però, fatto un rapido calcolo, si ricordò che era già passato un mese da quando la storia con Barbara era finita. Un mese in cui non si erano più parlati, un mese in cui si erano incrociati per caso una sola volta e si erano limitati ad un cortese e freddo cenno di saluto a distanza.
Probabilmente l'aveva capito anche lei.
«Non eravamo fatti l'uno per l'altra.» disse Spartaco.
Notò subito l'impercettibile movimento di un sopracciglio di Lilla, che aveva ascoltato esattamente la risposta che desiderava ricevere.
Spartaco sorrise: le era mancata.
“Uno, due, tre...” contò il ragazzo mentalmente.
«Quindi... è finita bene?»
Spartaco cercò di non scoppiare a ridere quando, nel tempo calcolato, vide Lilla voltarsi verso di lui, mostrando un più aperto interesse, poi fece caso alla domanda e ci pensò su. Non era stata la rottura più indolore della sua vita, entrambi avevano le proprie colpe, ma in fondo poteva dire di sentirsi ormai in pace.
«Niente rancori.» sintetizzò il ragazzo, tacendo ogni altro pensiero.
«Niente rancori.» gli fece eco Lilla, mormorando consapevole.
Scostò i capelli da un lato per offrire alla vista del ragazzo il collo e la curva del seno, gli occhi agganciati al verde dei suoi.
Spartaco allungò il sorriso. Conoscere una persona tanto da anticipare le sue mosse, tanto da leggere i suoi pensieri sul volto, era una sensazione che gli era mancata. Non l'aveva mai provato con Barbara, che le era piaciuta subito perché anzi era una continua scoperta, e forse non l'aveva provata con nessun'altra. Solo con Lilla che conosceva da una vita, con cui era stato insieme nel periodo a cavallo tra il liceo e l'università, era riuscito a raggiungere una conoscenza tale. Era rassicurante, era come tornare a casa e riassaggiare il cibo fatto in casa della mamma. Fu così che si sentì quella sera quando si ritrovò a baciare la sua amica, la sua ex ragazza, entrando con impazienza nel suo appartamento.
Dopo averla accompagnata a casa Lilla gli aveva chiesto se volesse salire per assaggiare un cognac che le avevano regalato di recente. Era una pessima scusa, lo sapeva lei e lo sapeva lui quando acconsentì, quando la baciò prima ancora che avesse acceso le luci di casa.
Lei era un porto sicuro.
Neanche Lilla era riuscita a trattenersi fino all'ingresso della camera, si erano ritrovati avvinghiati l'uno all'altra nello stesso istante, si erano cercati per tutta la sara, prima con lo sguardo, poi con le mani, si erano desiderati, infine si erano spogliati con un'urgenza che non aveva alcuna giustificazione.
«La barba mi fa impazzire...» gli aveva confessato languida, pizzicandogli una mascella.
«Sei bellissima.» le aveva sussurrato lui, affannato, con gli occhi lucidi di desiderio e i polmoni finalmente pieni del suo profumo.
Bellissima, passionale, nota e, gli parve, ancora sua.


«Ehi, hai intenzione di rimanere a dormire qui?»
Si era appisolato per una decina di minuti, poi Lilla lo aveva svegliato con un sussurro e un tocco gentile tra le scapole. Spartaco aveva aperto un occhio e se l'era ritrovata davanti, seduta sul bordo del letto coperta da un accappatoio leggero, con i capelli umidi di doccia. Lo picchiettò di nuovo sulla spalla dal momento che non aveva risposto.
«Mi stai cacciando via?» biascicò il moro.
«No... puoi anche restare, se vuoi.»
Spartaco la osservò in silenzio per un attimo, cercando di tradurre ciò che stavano dicendo i suoi occhi, in quel momento la sua espressione gli parve indecifrabile.
Non era la prima volta che si ritrovavano a letto insieme dopo la fine “ufficiale” della loro storia, era capitato altre volte che si fossero baciati, riavvicinati, anche solo per un effimero momento. Erano semplicemente incapaci di starsi lontano troppo a lungo. Quella sera, però, Spartaco si sentiva diverso. Forse c'entrava qualcosa un sogno che aveva fatto di recente, accompagnato dal desiderio di essere migliore.
Si rigirò sulla schiena e si sollevò un poco, sorreggendosi su di un gomito per poterla guardare meglio negli occhi.
«Lilla, che ne dici se... se provassimo di nuovo ad uscire insieme?»
Ecco, l'aveva detto. Era tutta la sera che quel pensiero lo sfiorava, lo seduceva e finalmente aveva trovato le parole e il momento giusti per aprirsi con lei.
Non era solo un capriccio, non voleva tornare insieme a Lilla perché gli era mancata una ragazza con cui andare a letto quando ne aveva voglia, provava ancora qualcosa per lei e, temeva, avrebbe sempre provato qualcosa per lei.
«Non è mai funzionata bene tra di noi, lo sai.» rispose la ragazza sfuggendo ai suoi occhi, per titubanza o realismo.
Spartaco si era accorto che aveva reagito alla proposta con un certo stupore, ma anche se si sentiva un po' a disagio non voleva che evitasse il discorso.
«E tu lo sai che non è da me andare a letto con la prima che capita. - le disse guardandola dritto negli occhi – Quello che voglio dire è... che mi sei mancata.»
Le prese una ciocca di capelli tra le dita e gliela sistemò dietro l'orecchio lasciandole allo stesso tempo una breve carezza, ma la sua voce era, se possibile, più morbida di quel gesto.
«Forse ho sbagliato con te, ho sbagliato tante volte, ma... vorrei provare a far funzionare davvero le cose con te.»
Lilla parve in imbarazzo, perché abbassò lo sguardo sulla mano del ragazzo e riflettè su cosa rispondere.
«Credo... - disse infine – credo di avere bisogno di un po' di tempo per pensarci.»
«D'accordo.» le disse lui con un sorriso.
Si sollevò a sedere e la baciò sulla fronte prima di andarsene dal suo letto e dal suo appartamento.
Forse era deluso dalla risposta di Lilla, ma non poteva biasimarla. Si era per caso aspettato che la ragazza si sarebbe gettata ai suoi piedi dopo quella proposta? Assolutamente no, ma se Spartaco avesse avuto anche solo una pallidissima nuova occasione con lei, non avrebbe mandato tutto a puttane di nuovo. Questo era poco ma sicuro, quando finalmente si coricò. Non pensò ad altro per tutta la notte, sognò solo Lilla, il suo corpo caldo e il suo profumo estatico e in qualche modo provò ad immaginarsi come una persona migliore, per lei, il suo porto sicuro.


Era sempre bello tornare a casa, dopo quel fine settimana, però, Spartaco si sentiva addirittura rinato. Salì in macchina fischiettando come se stesse andando a fare una scampagnata, invece che ad affrontare un lunedì di lavoro. Si sentiva rilassato e in pace, pieno di speranze e di prospettive nuove e solo quando scese dall'ascensore verso il suo improvvisato ufficio al terzo piano e da lontano scorse Irene capì che aveva sbagliato tutto.
Irene gli stava sorridendo.
Spartaco cadde nel panico e sfiorò quasi lo sconforto: era un cretino.
D'un tratto gli tornò in mente ciò che aveva tentato di dimenticare per tutto il fine settimana, ciò che, con ogni fibra del proprio essere, aveva cercato di schedare nel proprio cervello come “bug” o come “lapsus”.
Che gli era saltato in mente venerdì?! Perché l'aveva baciata?
Si era ricordato che doveva essere arrabbiato con lei, con Kilowatt, per il modo in cui l'aveva abbandonato nel momento in cui più avrebbe avuto bisogno di lei, che doveva odiarla per la sua codardia insensata... ma di tutto questo si era ricordato solo in seguito. Sul momento il suo cervello era stato in grado di registrare solo due cose: la gioia che gli aveva scaldato il petto nel trovare finalmente la sua amica in carne ed ossa e la bellezza di quella persona ranicchiata tra le sue braccia.
Bella, sì, l'aveva trovata bella nella sua vulnerabilità, nel pianto, nella sincerità che aveva finalmente scorto nelle emozioni della ragazza, sgretolato il suo guscio d'impassibilità e vestiti seriosi. L'aveva colpito, colto alla sprovvista, esattamente come quel lunedì mattina lo colpì il suo inaspettato sorriso.
“Merda!” fu l'unica cosa che riuscì a pensare.




Un anno prima, 20 ottobre, 22:09
- Corto, pensi mai di voler andare via? Oppure, che so, di voler andare a dormire e risvegliarti solo quando tutto si sarà risolto?
- Amico, sai che scappando non si risolve niente?
- Lo so... ma a volte la tentazione è forte...




Il mio angolino:
Dopo aver sganciato la bomba dell'ultimo capitolo mi sono dileguata in fretta e dopo questo... farò altrettanto! Spero di riprendere a pubblicare regolarmente dopo la “pausa estiva”, ma purtroppo non posso promettere niente...
Avete scovato tutti i personaggi di Whatsapp Love in questo capitolo? :)
Alla prossima,
FatSalad
   
 
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