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Autore: myqueasysmile    30/08/2017    1 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Era un sabato sera. Un raro sabato sera in cui ero uscita di casa. Di solito li passavo a casa, sul divano, davanti alla tv, guardandomi un bel film.
Stavolta invece Gabriele era riuscito a convincermi ad andare con lui e i suoi amici al cinema.

Ma me ne stavo pentendo. Era appena iniziata la pausa, e io ne approfittai per fare un bel respiro.
Avevano deciso di vedere un thriller, e la cosa non era esattamente il mio genere. Mi ero praticamente aggrappata al braccio di Gabriele quando le scene si erano fatte più violente. Che ansia!

E sì che leggevo gialli e thriller, e mi piacevano anche. Ma i film erano tutta un'altra cosa. Mi mettevano un'ansia assurda... e a saperlo prima sarei rimasta a casa.
Ma per fortuna avevo lui, che sopportava la mia stretta.

«Stanotte avrò gli incubi» mormorai staccandomi dal braccio del mio ragazzo.
«Un motivo in più per dormire da me» commentò lui.
Mi voltai a guardarlo, inarcando il sopracciglio. Lui rispose al mio sguardo, alzando l'angolo della bocca.
Cavolo, ogni volta che lo guardavo mi sentivo la pancia sottosopra! Era bello. Troppo bello.

Io ogni volta rischiavo seriamente di imbambolarmi a guardarlo, chiedendomi come potesse essere mio. E lui non faceva niente per rendermi le cose più facili. Non avevo ancora capito se fosse consapevole del proprio fascino. Ma sì, doveva esserlo per forza! Tutti gli sguardi che si beccava da parte delle ragazze non lasciavano alternative.

Quegli occhi incredibilmente azzurri che si ritrovava, e i capelli scompigliati al punto giusto, già erano due punti a suo favore.
Per non parlare del suo sorriso, che ti faceva sentire la persona più speciale di questo mondo.
E il carattere! Incredibilmente gentile e premuroso, divertente e un po' bambino a volte, e serio e composto in altre.

Era una persona bella! Il fatto che lo fosse anche esteriormente lo rendeva l'uomo perfetto; ai miei occhi almeno.

«Pop-corn?».
Tornai al presente e alzai gli occhi su Daniel, appena tornato con tre enormi contenitori di pop-corn.
«Grazie». Gabriele ne afferrò uno, appoggiandoselo sulle gambe.
E Daniel tornò a sedersi al mio fianco.
«Guarda che se vuoi cambiare lato per aggrapparti fai pure, mi offro disponibile» fece, stampandosi un sorrisetto in faccia.
«Vuoi una manata in testa?». Eccolo! Lo sapevo...

Alzai gli occhi al cielo, poi li guardai. Prima uno e poi l'altro.
«Voi due siete incorreggibili!».

«Dani, la mia... e sottolineo "mia" ragazza» cominciò Gabriele passandomi un braccio sulle spalle «è off-limits. Punto».
«Lo so, mica le ho proposto di venire a letto con me» rispose l'altro con un'aria fintamente innocente.

«Oddio» mormorai coprendomi il viso con le mani. E sentendo subito dopo il rumore di una sberla.
«Sei uno dei miei migliori amici, ma a volte sei terribilmente idiota» commentò a bassa voce Gabriele.
«O terribilmente divertente?» replicò l'altro.
«Scusa Elisa, lo so che l'unico che può averti nel suo letto è seduto alla tua sinistra».

Mi sentii arrossire.
«Ecco, hai capito!» rispose il diretto interessato.
"Vi prego, fate ricominciare il film. Vi prego, vi prego, vi prego!" pensai sperando che la pausa finisse presto.
Tolsi le mani dal viso. «Ma dovete proprio parlarne qui?» borbottai fulminando Daniel con lo sguardo.

Lui mi guardò, inclinando la testa.
«Sei arrossita?» chiese divertito.
Mi lasciai scappare un gemito di frustrazione, poi gli diedi le spalle girandomi verso Gabriele. E notando Matteo e Tommaso intenti a seguire il nostro discorso.
Tornai con lo sguardo sul ragazzo davanti a me, poi mi risedetti al mio posto sprofondando nella poltrona.
«Non ci vengo più al cinema con voi» annunciai «Siete peggio dei bambini».

In quel momento esatto si spensero le luci della sala e il film riprese.
Rimasi sprofondata nella mia poltrona, allungando ogni tanto la mano fino alla scatola di pop-corn, che finirono molto presto.
Gli occhi incollati allo schermo, fino a quando la mano di Gabriele cercò la mia, stringendola.
Mi girai verso di lui e lo trovai a guardarmi. Mi sorrise, e il mio cuore si sciolse.

Lo so, nemmeno a me piacciono queste cose diabetiche... Ma è impossibile trovare parole migliori per spiegare quello che provavo quando mi guardava e quando mi sorrideva.

Finimmo di guardare il film, mano nella mano. Poi uscimmo infilandoci tra la folla, e raggiungendo la macchina di Gabriele.
Andammo tutti a casa sua e ci sistemammo sul divano, mentre lui andò a recuperare qualche birra.

Tornò dopo qualche minuto con le bottigliette in mano, e venne a sedersi accanto a me, stringendomi al suo fianco. Mi appoggiai a lui, godendomi le sue attenzioni. Era sempre così dolce!

Li ascoltai discutere del film che avevamo appena visto e di altre cose, sbadigliando di tanto in tanto, finché chiusi gli occhi senza neanche rendermene veramente conto.

Mi svegliai tempo dopo (dieci minuti? Un'ora? Chi lo sa...) quando mi sentii appoggiare su una superficie morbida.
Aprii gli occhi trovandomi di fronte i miei amati occhi color del cielo.
Mi passai il braccio sul viso. «Scusa, potevi svegliarmi» dissi con la voce mezza impastata dal sonno.
Lui alzò le spalle «Non volevo svegliarti».
«Sono andati a casa?» chiesi ancora.
Lui annuì, poi si tolse la maglietta, lasciando scoperta una bella dose di pelle.
«Così mi svegli del tutto» mormorai alzandomi leggermente.

Lui rise «Ti ho sentito».
«Lo so» sospirai «ma è giusto che tu lo sappia».
Mi guardò divertito «Certe volte mi sorprendi».
«Certe volte mi sorprendo da sola» confessai facendo un timido sorriso.

Mi alzai dal letto e recuperai il pigiama dalla mia borsa, mentre lui si toglieva anche i pantaloni.
Poi mi spogliai velocemente, infilandomi il pigiama e tornai sul letto, accanto a Gabriele.
Mi infilai sotto le lenzuola e mi lasciai avvicinare dalle sue braccia, finché finii accoccolata contro di lui.

«A cosa stai pensando?» chiese dopo qualche attimo di silenzio.
Spostai la mano sul suo petto e cominciai ad accarezzarlo distrattamente, poi alzai gli occhi verso il suo viso.
«Non so cosa sia l'amore» mormorai riordinando le idee «ma se significa che quando mi guardi sono la persona più felice del mondo, che quando mi abbracci il mio cuore fa le capriole, che quando non sei con me mi manchi continuamente e che vorrei stare sempre vicino a te... Be', se questo è l'amore, io penso di amarti».
Feci un profondo respiro «Probabilmente me ne pentirò, quando domani realizzerò quello che ti ho detto, ma io ti amo Gabriele».

Lui sorrise e posò la mano sulla mia guancia, accarezzandomela. «Non devi aver paura di dirmi quello che provi, e spero davvero che non te ne pentirai... Perché anche io ti amo, Piccola Solitaria. Credo di averti amata fin dall'inizio, in verità».
A quelle parole un sorriso mi nacque spontaneo sulle labbra.
Labbra che subito dopo furono sfiorate dal suo dito che ne percorse il contorno, per poi finire sul mio mento e alzarmi il viso verso di lui.
«Ti amo Elisa» sussurrò appena prima di unire le sue labbra alle mie.

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

Socchiusi gli occhi, mentre le immagini del sogno che avevo fatto giravano ancora nella mia testa.
Durante la notte mi ero mossa, adesso la mia testa stava sul cuscino ed ero girata a pancia in giù. Voltai la testa dall'altra parte, in cerca di Gabriele. Stava ancora dormendo beatamente, un braccio sotto la testa e l'altro che...
Lo seguii con lo sguardo. Ok, l'altro era infilato sotto la maglietta del mio pigiama. E io non avevo minimamente fatto caso alla sua mano sulla mia schiena!

Sorrisi e mi avvicinai, per quanto poco possibile, a lui. Portai la mano sul suo petto, poi richiusi gli occhi, godendomi quella sensazione di pace e amore.

Forse erano passati dieci minuti, forse un'ora... Sta di fatto che quando riaprii gli occhi trovai quelle iridi azzurre davanti a me.
«Buongiorno» mormorai.
«Ben svegliata, Piccola Solitaria» rispose lui.
Sbadigliai. «In realtà mi ero svegliata anche prima, ma tu dormivi» precisai.
«Che ore sono?» aggiunsi poi.
Lui si voltò verso il comodino, per poi tornare con gli occhi su di me «Le nove. Ma possiamo rimanere qui anche tutto il giorno...».

«Con la mano sotto la mia maglietta?» chiesi divertita.
Il suo sguardo si fece più intenso e scherzoso allo stesso tempo. «Con la mano sotto la tua maglietta» confermò, muovendo la mano a quelle parole, e salendo ad accarezzarmi la schiena.
«Non hai niente sotto» mormorò subito dopo, con un tono di apprezzamento.

Io arrossii. Poi confermai «Mi dà fastidio dormire col reggiseno, e a dirla tutta non è che ci sia granché da tenere su».
«Dici?» chiese avvicinandosi e facendo scontrare le nostre labbra.
Il mio cuore era già impazzito, di prima mattina.

«Dico» risposi.
La sua mano si spostò sulla mia pancia, facendo accelerare il mio battito cardiaco. Alzai gli occhi incontrando i suoi, che mi chiedevano tacitamente il permesso.
Cercai di scollegare il cervello e di lasciarmi andare per un po', senza dover pensare a niente.
Annuii, e chiusi gli occhi mentre le lievi carezze della sua mano mi lasciavano dei piccoli brividi in tutto il corpo.
Lasciai che con quella lentezza disarmante verificasse da sé quello che io sostenevo.
Riaprii gli occhi e allungai il braccio fino ad aggrapparmi ai suoi capelli, lo tirai a me e feci incontrare di nuovo le nostre labbra.

«Mi farai morire» mormorai sulle sue labbra. Poi mi spostai fino a stargli praticamente sopra, e lo baciai di nuovo, premendomi contro la sua mano.
Spostai le labbra sul suo collo, mentre la sua mano si sfilava dalla maglia del mio pigiama e andava a posarsi sulla schiena, scendendo lentamente sul sedere.
«Direi di fermarci» disse ad un certo punto, sospirando.
Appoggiai la testa sul suo petto, e mi godetti il suono del suo battito accelerato. Era il suono più bello del mondo!
  
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