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Autore: katyjolinar    31/08/2017    2 recensioni
Nella scienza l'effetto farfalla si riscontra quando, tentando di riprodurre un esperimento, si cambia un particolare apparentemente insignificante, e alla fine si ottiene uno stravolgimento inaspettato.
Noi conosciamo la storia dei nostri eroi. Ma cosa succederebbe se un particolare apparentemente insignificante cambiasse?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I giorni seguenti Hiccup cercò di integrarsi al meglio nella vita dell'isola. 
Non fu semplice, però, perché si sentiva sempre a disagio quando la gente si rivolgeva a lui come capotribù; per fortuna Astrid correva sempre in suo aiuto, appoggiandolo nelle mansioni e sostenendolo quando lei stessa gli delegava qualche compito da capo.
Il tempo libero lo passava con la ragazza, volando con lei e i loro draghi, oppure insieme al resto del gruppo, che cercava di inserirlo nelle loro attività, per quanto possibile, e grazie a questo capì quanto fossero uniti tutti quanti, nonostante all'inizio fossero un mal assortito gruppo di ragazzini allo sbaraglio. E tutto quanto era dovuto a lui, che li aveva iniziati al mondo dei draghi, guidandoli e stando loro accanto in tutti quegli anni.
Lui, un semplice ragazzino pelle e ossa che si cacciava sempre nei guai, era diventato l'orgoglio di Berk!
Non poteva credere che fosse successo, eppure era proprio così. Ora era un capotribù ben visto e rispettato dalla sua gente, non più un ragazzino parcheggiato in fucina per stare alla larga dai guai.
E, cosa più importante, non era più escluso e deriso dai coetanei, ma era inserito perfettamente nel gruppo a cui faceva capo lui stesso..
Così, tra le varie cose da fare nel villaggio, il Sole di mezzanotte passò, e Berk iniziò a prepararsi per la lunga stagione invernale.
Quel mattino, quando Hiccup si svegliò, la luce filtrava dalle finestre chiuse, e Astrid era ancora addormentata al suo fianco.
La osservò. Sembrava serena, immersa in chissà quale sogno; quando aveva 15 anni ne era cotto, lei era la sua ragazza ideale, ma doveva ammettere che ora era diventata anche più bella.
Ed era molto più dolce di prima, soprattutto con lui.
Da quello che le aveva detto, in quegli anni non era mai successo nulla tra loro, a parte qualche bacio. Eppure si era reso conto di esserne profondamente innamorato, perché quello che si era accorto di provare non era più una cotta adolescenziale, ma qualcosa di più profondo, che non era l'Hiccup di 15 anni a sentire, ma quello di 19; non era più una cosa fisica, ma veniva dal cuore.
E gli sembrava che anche lei fosse innamorata di lui.
Gli aveva detto che non era possibile, che lei era la sua guardia del corpo e non era consentito, ma c'era altro, qualcosa che lei non voleva dirgli, qualcosa che sicuramente era importante. Ma non poteva insistere, o si sarebbe chiusa in sé stessa, forse doveva solo aspettare che la memoria tornasse.
La ragazza aprì gli occhi, ancora assonnata, e lo fissò, sorridendogli.
"Mh... ciao..." lo salutò.
"Buongiorno, mia signora." rispose lui, tirandosi su e prendendo la protesi dal lato del letto "Che cosa c'è da fare oggi?"
"Tu potresti andare un po' alla fucina." suggerì la bionda, prendendo i vestiti e cambiandosi "Io devo andare in giro per cose da capo."
"Dovrei farlo io..." sospirò il ragazzo, sconfortato "Ma non penso di esserne in grado..."
"Stai tranquillo, lo farai quando sarai pronto." lo rassicurò lei, sporgendosi oltre il letto e stampandogli un bacio rassicurante sulle labbra.
Hiccup la lasciò fare e finì di vestirsi, poi insieme uscirono di casa e si diressero alla bottega di Skarakkio.
"Io vado." lo salutò Astrid, fermandosi davanti alla porta "Ci vediamo per pranzo. E non fare nulla di pericoloso, senza di me."
"Ehm... ci... ci proverò..." balbettò il giovane.
La sua guardia del corpo sorrise e si guardò intorno, poi si avvicinò al marito e lo baciò teneramente. Il castano ricambiò; da qualche giorno quei gesti affettuosi erano aumentati, con suo grande piacere, ed era per questo che aveva il sospetto di essere ricambiato nei suoi sentimenti: se davvero non era possibile per loro essere qualcosa di più, allora perché fare certe cose?
Si separarono non appena Moccicoso si affacciò dalla bottega, e Hiccup arrossì, imbarazzato.
"Oh, salve, capi!" li salutò, poi guardò il cugino "Skarakkio dice che ci sono delle armi da aggiustare, ti conviene non farlo aspettare."
Hiccup annuì ed entrò nella capanna, lasciando andare la ragazza e iniziando la mattinata di lavoro.
Il vecchio fabbro gli assegnò le mansioni e lo lasciò lavorare, insieme al cugino, che lo aiutava.
"Allora come va la memoria?" domandò Jorgenson, passandogli una grossa spada con la lama smussati.
"È sempre uguale." sospirò il giovane, avviando la pietra della mola "Questi ultimi quattro anni restano sempre nella nebbia fitta. A te come va con Testa Bruta? Non deve essere semplice: sento quello che dice la gente in giro..."
"Sai come è fatta lei... se ne frega di quello che dice la gente." ammise il moro, prendendo una vecchia ascia malconcia "E se lei non se ne cura, non lo faccio neanche io."
Hiccup annuì, controllando il filo della lama e passando ancora la spada sulla pietra, quindi afferrò il sasso per le rifiniture e si sedette per completare l'affilatura. Dopo qualche minuto fece un sospiro tormentato e guardò Moccicoso.
"Senti... posso chiederti una cosa?" domandò "I... io e Astrid, prima che io... Beh, sai... sì, insomma... cosa c'era tra noi?"
"Uhm... dunque..." esordì il ragazzo, prendendo l'altro sgabello e sedendosi di fronte al capotribù "Allora... credo che..." fece un respiro profondo e scosse la testa, guardandolo con aria dispiaciuta "Mi dispiace, sono cose tra te e lei, non posso metterci bocca."
"O... okay..." concluse, sconfortato, il castano, tornando al suo lavoro.
Circa mezz'ora dopo, degli schiamazzi sulla strada attirarono la loro attenzione. Hiccup e Moccicoso si affacciarono alla porta per vedere che cosa stesse succedendo e videro Astrid discutere animatamente con tre compaesani grossi ciascuno il doppio di lei.
"Togliete quei carretti dall'entrata della stalla dei draghi!" urlò lei, arrabbiata "O quelle povere bestie rimarranno intrappolate!"
"Noi non prendiamo ordini dalla puttana del capo!" obiettò uno dei tre, incrociando le braccia.
"Pensi davvero di intimidirmi così?" domandò la bionda, puntando il dito contro l'altro "Primo: cosa faccio nel privato non è affar tuo, e, per la cronaca, io sono la sua guardia del corpo, non la sua puttana! Secondo: fino a nuovo ordine io faccio le sue veci, quindi sono, a tutti gli effetti, il tuo capo. Terzo: togliete quei dannati carretti o dico all'Incubo Orrendo di Jorgenson di bruciarli finché non resterà che cenere, chiaro?!"
Non attese risposta e diede loro le spalle, ignorando gli insulti mormorati, allusivi al fatto che lei e Testa Bruta facessero lo stesso antichissimo mestiere.
Ma Hiccup vide dei movimenti sospetti, nei tre "ribelli". Velocissimo, afferrò la spada che aveva appena affilato e corse fuori, fermandosi tra l'amica e i tre. E prima che loro se ne accorgessero, i bastoni che avevano brandito minacciosamente alle spalle della bionda vennero tranciati di netto.
"Idioti bastardi!" ringhiò, guardandoli con l'espressione di un drago rabbioso "E pure codardi, a tentare di colpire alle spalle una persona! Se ci provate ancora ve ne pentirete. Come ha detto lei, Astrid mi rappresenta, quindi ogni suo ordine è come se venisse dal sottoscritto; ora sparite dalla mia vista e fate quello che vi è stato ordinato, intesi?!"
Il trio lo fissò, poi se ne andò mormorando, eseguendo l'ordine che era stato dato. Il giovane si voltò per guardare l'amica, e notò uno sguardo sconvolto e shockato nei suoi occhi; lanciò la spada al cugino, che li aveva raggiunti, e le passò un braccio attorno alle spalle.
"Io torno a casa." lo informò "Continui da solo?"
Il ragazzo annuì e Hiccup accompagnò la bionda a casa, chiuse la porta e la guardò.
Lei si passò una mano in volto e incrociò il suo sguardo.
"Tu non hai idea..." sussurrò "Non hai idea di quanto sia difficile... ogni volta è una lotta, con certe persone... Non sei mai all'altezza, non lo sarai mai... perché? Perché non sei il 'vero' capotribù, perché sei donna... E perché vivi sotto il suo stesso tetto, quindi sei necessariamente una poco di buono..."
"Astrid... io..." balbettò il giovane, facendo un passo verso di lei.
"Hiccup, io... io non ce la faccio..." continuò lei, iniziando a piangere "È così difficile... tu lo facevi sembrare semplice... p... perché non... non ricordi nulla?" gli afferrò la maglia, implorante "Ti prego, dimmi che ti è tornata la memoria..."
Il ragazzo scosse la testa, dispiaciuto, e la abbracciò.
"No, mi dispiace..." disse, e queste parole scatenarono in lei una crisi di pianto più forte.
"Ti prego... sforzati... i... io... io ti rivoglio come eri prima..." lo implorò, senza mollarlo "Io... io rivoglio l'uomo che amo..."
Questa confessione lo sorprese; lentamente e con gentilezza la fece sedere sulla panca, quindi si inginocchiò di fronte a lei e le prese le mani.
"Astrid... ma tu hai detto..." cercò di replicare, interrotto subito da un bacio dolce e profondo, molto diverso da quelli che gli aveva dato in precedenza.
"So quello che ho detto." ammise "Ma io... io non posso continuare così... è davvero troppo difficile... i... io dovevo dirtelo..."
"Sì, ma tu..." obiettò Hiccup, agitando le spalle "Tu ami... ami l'altro me... io... io non sono..."
"L'altro te è da qualche parte qui dentro." continuò Astrid, poggiandogli una mano sul petto "Devi... devi solo cercare... magari così recuperi la memoria..."
"Sì, ma da solo non posso farcela." disse il castano, più calmo "Io... io ho bisogno del tuo aiuto..."
La bionda lo baciò di nuovo, teneramente, e sorrise.
"Certo." rispose "A una sola condizione: fai l'amore con me."
"A... Astrid?" balbettò il ragazzo, convinto di non aver capito bene.
"Fai l'amore con me." ripeté la giovane, carezzandogli la guancia "Vorrei solo questo... voglio fare l'amore con il mio Hiccup."
"M... ma..."
"Ti prego... non mi interessa quello che dirà la gente, io voglio solo essere felice, almeno una volta..."
Hiccup sospirò. Doveva essere proprio disperata per chiedergli di fare una cosa simile, e gli si spezzava il cuore a vederla così. Finalmente annuì, alzandosi e prendendola in braccio, poi la portò sul soppalco e la adagiò sul letto.
Con calma si sedette accanto a lei, togliendosi la protesi, e si stese, carezzandole il volto, ancora rigato dalle lacrime. Non l'aveva mai vista in quello stato, da quanto ricordava, sembrava un cerbiatto impaurito.
Le posò una mano sul fianco e la baciò dolcemente. E, subito dopo, tutto divenne più semplice.
Continuando a baciarla la liberò lentamente di tutti i vestiti, sfiorando con la mano ogni lembo di pelle che riusciva a raggiungere. Dopo un momento di esitazione, anche Astrid lo aiutò a spogliarsi, osservando il suo fisico scolpito da quella nuova prospettiva; lo aveva già visto a torso nudo, nell'ultimo anno, ma poter toccare i suoi muscoli, così vicini, era tutta un'altra cosa.
Si presero il tempo per esplorare quelle nuove sensazioni, coccolandosi e carezzandosi come non avevano mai fatto, finché non furono entrambi pronti a unirsi in quella danza antica.
Le emozioni che li invasero in quel momento furono inaspettatamente intense e inebrianti. Il castano strinse la compagna in modo protettivo mentre, con lenti movimenti, le dimostrava tutto il suo amore. La mente di Astrid si svuotò di tutta la negatività che sentiva fino a poco prima; ora si sentiva solo amata, protetta, non era più Astrid Hofferson, la guerriera più letale di Berk e la guardia del corpo del capotribù, ora era Astrid Haddock, moglie del capotribù, donna innamorata e compagna fedele dell'Orgoglio di Berk.
"Ti amo..." sussurrò la bionda all'orecchio del suo amante, tra i sospiri, poco prima che la danza si concludesse per entrambi.
Hiccup sorrise nell'ascoltare quelle parole, baciandola un'ultima volta mentre percepiva l'imminente termine di quell'atto antico.
Ma la sua mente, invece di svuotarsi, come gli era stato spiegato durante un imbarazzante discorso privato del padre dei giorni precedenti, si riempì, venendo invasa da tutti i ricordi perduti di quei quattro anni.
Cercando di riprendere fiato, si spostò da un lato, per liberare la ragazza dal suo peso, ma continuando a tenerla stretta.
"Astrid..." la informò "Ricordo tutto."
La bionda lo strinse, sorridendo, felice di riavere il suo Hiccup, e lo baciò. Lui ricambiò, ma poi la guardò serio.
"Avevi detto che avresti aspettato che mi schiarissi le idee..." continuò.
Lei abbassò lo sguardo, e la sua espressione mutò, tanto che Hiccup capì che, mentre lui era in coma, doveva esse e successo qualcosa di cui doveva venire informato, qualcosa di molto grave.
La ragazza si sciolse dall'abbraccio e si spostò dal suo lato del letto, aprì il baule che le faceva da comodino e ne tirò fuori una pergamena ordinatamente arrotolata.
"Era per il tuo bene..." mormorò, con un tono di scuse, tenendo gli occhi bassi e stringendo nervosamente la coperta.
Il giovane aprì il foglio e ne lesse il contenuto tre volte. Astrid vide la sua espressione cambiare: se alla prima lettura lo sguardo era calmo, alla seconda era incredulo, e alla terza era rabbioso come quello del Morte Rossa.
Astrid capì che le cose si stavano mettendo male: quegli occhi facevano davvero paura.
   
 
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