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Autore: Lory221B    31/08/2017    5 recensioni
Viaggio johnlock verso la fine dell'estate in 15 flash e one-shot sulla base di altrettanti prompts, di genere vario.
1) Out of school (teenlock)
2) Shopping for bathing suit
3) Meeting in an online game (teenlock)
4) Sunburn (Moon!Sherlock/Sun!John)
5) Broken air conditioning
6) Ice cream (potterlock)
7) Pool party
8) Beach towel (AU che più AU non si può)
9) Lost in museum (IndianaJohn!AU)
10) Fireworks (retirement!lock)
11) At the park
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Lost in museum
Rating: verde smeraldo

Soltanto la luce fioca della lampada era rimasta a fare compagnia al professore e alle sue carte. Il mogano della scrivania era ormai coperto da tutti i libri che era riuscito a trovare sull’Afghanistan e in un angolo giaceva una cartina geografica e una lettera che il professor Holmes non avrebbe mai voluto leggere.

Il curatore del museo, nonché suo fratello, gli aveva portato quella infausta busta giallo ocra due settimane prima e da quel momento non aveva mai lasciato il suo studio.

Si maledisse più e più volte per non averlo seguito, per aver preferito restare dietro la sua scrivania a studiare e a riflettere, piuttosto che corrergli dietro e correre un rischio.

Il rischio che non volevi correre, non era l’avventura, era ammettere quanto contasse per te” sembrava sussurrare il vecchio teschio appoggiato sulla libreria, al punto che il professor Holmes non era più sicuro che fosse solo suggestione e si ritrovò a chiedersi da quanto tempo avesse smesso di mangiare e dormire.

Ricordava che la guida del reparto antichità, la dott.ssa Hooper, gli aveva portato un panino ma non riusciva a collocare se fosse successo quella giornata  o in una delle giornate precedenti.

Si alzò di scatto e quasi ebbe un capogiro, per dirigersi a passo spedito in giro per il museo per sgranchirsi le gambe e riflettere.

Il professor Watson era partito per Ai-Khanoum tre mesi prima assieme ad altri dieci uomini per una spedizione di ricerca di antichi manufatti, lasciando come contatto d’emergenza il museo dove lavoravano entrambi. Il professor Watson era sempre stato un amante dell’avventura ma quella volta aveva avuto più di un indugio a lasciare Londra, completamente svanita nel momento in cui Holmes non aveva esternato alcun interesse ad accompagnarlo o al fatto che gli sarebbe mancato. Purtroppo, una lettera destinata al museo, informò prima Mycroft Holmes e poi Sherlock Holmes, che gli uomini della spedizione erano caduti in un’imboscata e da quel momento si era persa ogni traccia della spedizione archeologica.
Sherlock non si era dato pace e aveva sfruttato tutte le conoscenze del fratello per cercare di ritrovare il professor Watson, ma nessuno, dal generale dell’esercito al Ministro degli esteri, lo aveva ascoltato e ormai aveva deciso che contro l’opinione di tutti sarebbe personalmente partito alla ricerca di John; anche se era una missione suicida e se tutte le informazioni che aveva raccolto non gli davano molte speranze, non si sarebbe dato pace finché non avrebbe riportato il professore in patria.

Era così stanco che si ritrovò a imboccare un corridoio del museo che aveva sistematicamente snobbato perché conduceva ad una sezione di epoche storiche per lui poco interessanti e improvvisamente si rese conto di essere quasi smarrito nel mezzo di bacheche mai viste. Un teschio di cristallo di quarzo trasparente lo osservava al di là della teca, quell’assurdo reperto di cui aveva sempre dubitato l’effettiva provenienza e quando era stato consegnato al museo aveva riso con John perchè sembrava più un manufatto alieno che qualcosa di precolombiano. Si fece più vicino e per un attimo gli parve che il teschio pronunciasse il suo nome.

Fece un passo indietro, evidentemente non mangiava né dormiva da molti più giorni di quanti pensasse, ma poi sentì nuovamente il suo nome, sta volta più deciso. Fu allora che riflesso nella stessa teca vide il volto di John Watson, con un sorriso stanco e un po’ provato.

« Avevi ragione come sempre, era una stupida missione suicida. Fortunatamente i miei anni nell’esercito non sono andati sprecati » mormorò, prima di impallidire notando quanto l’altro fosse stravolto. Era più bianco del solito candore, le occhiaie violacee segnavano due occhi stanchi ed era più che evidente che aveva iniziato uno sciopero della fame per impedire al cervello di distrarsi.

John si fece più vicino in un impacciato tentativo di abbracciarlo, prima di ricordare quanto Sherlock odiasse quel genere di cose. Non fece in tempo ad abbassare le braccia per rinunciare al tentativo che lo stesso professor Holmes lo abbracciò con forza, quasi a controllare che fosse vivo e non una visione della sua mente provata.

« Non ti lascerò mai più andare da solo, John » mormorò, prima di ricomporsi cacciando indietro una piccola lacrima che cercava con forza di uscire.

« Da quando mi chiami John sul posto di lavoro e non professor Watson? » rispose.

« Da quando non hai l’aspetto di un professore » cercò di scherzare lui, guardando il look sfatto dell’amico che doveva essere uscito dall’inferno con le sue sole forze.

« Lo so, devo farmi la barba »

« Non c’è fretta » rispose, con un sorriso quasi imbarazzato. Si studiarono, entrambi provati e sconvolti, come se  in quella fuga dall’Afghanistan ci fossero stati entrambi.

« Credevo di averti perso » mormorò Sherlock a capo chino, sentendosi ancora tremendamente in colpa per non essere andato con lui o per non averlo convinto a restare.

« Credimi, pensare di tornare qui e chiedermi come avresti brillantemente ragionato tu mi ha aiutato molto a fuggire »

Un sorriso pieno di emozione spuntò sul volto di entrambi e rimasero lì a guardarsi come se non avessero mai visto niente di più bello, finché non sentirono in lontananza dei passi, probabilmente del custode notturno.

« Tè? » chiese Sherlock, ora più raggiante.

« Certo, una tazza di tè è proprio quello di cui ho bisogno » Rispose, passando un braccio attorno alla schiena di Sherlock e trascinandolo verso il loro studio.

 
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Angolo autrice
Ciao fedeli lettori :) anche questo prompt è stato un po’ adattato alle esigenze e a un’immagine che ho visto su twitter di John “Indiana Jones”. Volutamente non ho collocato in un’epoca precisa la storia per non rischiare strafalcioni storici ma idealmente avviene negli anni ’30 -’40.
Un abbraccio a tutti e spero già a domani!
   
 
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