Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    01/09/2017    5 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La confessione

Di nuovo prigioniera. Stava diventando un'abitudine. Ormai passava più tempo rinchiusa in una stanza o in una cella che all'aperto.
Almeno era un luogo confortevole.
Dopo l'arresto avvenuto sul molto l'avevano portata al tempio del circolo di Valonde. Conosceva bene quel posto, ma non era mai stata nei sotterranei.
In verità nemmeno sapeva che esistessero. Il massimo che le era stato concesso di vedere erano la sala delle consacrazioni e la biblioteca. Sua sorella Bryce le aveva detto di grandi sale dove gli stregoni si allenavano o tenevano lezioni e riunioni, ma lei non le aveva mai viste.
Però non le aveva mai detto delle celle sotterranee.
Non era una vera prigione. La stanza aveva un letto abbastanza comodo, un armadio, uno scrittoio e persino un bagno personale. Non c'era la vasca e si sarebbe dovuta accontentare del lavandino, ma non poteva avere tutto.
Persym non era mai sceso per vedere come stava. Al suo posto aveva mandato una strega dai capelli scuri.  "Io sono Celora" aveva detto presentandosi. "Non aspettarti valletti o ancelle. Qui al tempio non usiamo servitori. Sarò io a occuparmi di te. Hai bisogno di qualcosa?"
"Voglio parlare con mia madre" aveva detto Joyce.
"Non è possibile."
"Allora con mio fratello."
"Deve restare in isolamento."
"Perché?"
"È in attesa che venga eseguita la sentenza e non può vedere nessuno. Lo vedrai prima che venga trasferito."
"Dove?"
"Dove vanno tutti gli stregoni rinnegati."
Quella risposta l'aveva atterrita. Dove andavano gli stregoni rinnegati. Joyce aveva sentito molte storie su quelli che tradivano le regole del circolo o usavano la stregoneria per fini personali. La punizione peggiore era essere mandati in esilio. Non ricordava come si chiamava il posto ma le poche volte che ne aveva sentito parlare tutti l'avevano descritto come un luogo orribile.
Che aveva fatto suo fratello per meritare una simile punizione?
Razyan, per quanto ricordava, era sempre stato ligio al dovere. Era molto più grande di lei e per questo non lo conosceva bene come Roge e Bryce, ma ricordava i suoi modi gentili ma decisi.
Per Joyce era stato più un padre putativo che un fratello maggiore.
"Non posso parlare con mio padre?" Che sciocca che sono, pensò subito. Se il re fosse stato lì tutto quello non sarebbe mai successo. Re Andew non avrebbe mai permesso che sua moglie e i suoi figli venissero imprigionati.
"Tuo padre non c'è e non ho idea di dove sia. Nessuno lo sa. Probabilmente è morto."
Questo no, pensò Joyce disperata. Bryce era con suo padre, Galef era scomparso da tempo e Roge con tutta probabilità era nelle mani di Malag o morto.
Chi le restava?
"Oren?" provò a chiedere.
Celora si accigliò. "Il ragazzo che era con te?"
Joyce annuì.
"Non ho idea di dove sia stato portato, ma posso provare a chiedere. Di sicuro non è qui. Nelle prigioni ci sono solo rinnegati. E voi. Perché ti interessi tanto a lui?"
"È la mia guardia del corpo." Ed è un amico, a volte.
Celora scrollò le spalle. "Qui non ne avrai più bisogno. Sei al sicuro."
"Sono prigioniera."
"È per la tua sicurezza. Non posso dirti altro, ma tra poco Persym verrà a parlare con te. Vuole farti delle domande e ti consiglio di essere sincera nelle risposte."
Cosa poteva volere da lei lo stregone? Lei era solo Joyce, nata senza poteri, indifesa dalla nascita.
Almeno fino al giorno in cui non aveva trovato il compendio nella sua stanza. Da allora era diventata anche Sibyl la maga.
Resistette alla tentazione di guardare nell'angolo della stanza dove aveva gettato la borsa che le avevano lasciato. Uno stregone le aveva dato un'occhiata distratta prima di buttarla nella cella.
"Ci sono solo dei libri" aveva detto chiudendosi la porta della cella alle spalle.
Se avesse guardato meglio avrebbe trovato il compendio magico di Lacey. Quell'unica prova schiacciante poteva condannarla a una pena peggiore dell'esilio.
La magia contro natura veniva punita con la morte.
Cercò di mostrarsi calma al cospetto di Celora.
"C'è altro che devi chiedermi?" chiese la strega con impazienza.
Joyce scosse la testa.
"Ti farò portare la cena" disse Celora prima di andarsene.
Joyce si sdraiò sul letto e cercò di addormentarsi. Riuscì solo a chiudere gli occhi per qualche minuto.
Cosa poteva essere accaduto di così grave?
Mentre la portavano al tempio aveva dato un'occhiata alla città. Era una grigia giornata di metà autunno e le strade erano più vuote del solito. C'erano parecchie guardie in giro e pochi carretti che trasportavano la merce. Ai moli erano ormeggiate una dozzina appena di navi. Di solito erano decine. Aveva gettato una rapida occhiata al castello. Sembrava tutto in ordine, ma da lontano qualsiasi cosa sembrava a posto.
Doveva avvicinarsi di più.
Si era chiesta se potesse provare a lasciare un marchio da qualche parte per usare il richiamo col favore delle tenebre, ma non aveva osato provarci.
A Vanoria era stata fortunata, ma lì si trovava tra stregoni di alto livello, maestri che non le staccavano gli occhi di dosso. Se avesse provato a usare un incantesimo sotto i loro sguardi attenti si sarebbe tradita, ne era certa, e un accusa di magia contro natura non gliel'avrebbe tolta nessuno.
Decise di non mettersi in guai peggiori e si fece portare in cella.
Celora le portò la cena di persona. Depositò il vassoio sullo scrittoio. "La tua guardia del corpo sta bene" disse la strega. "È in uno dei posti di guardia."
"È libero?" chiese Joyce sorpresa.
"Perché fai quella faccia? Non abbiamo niente contro di lui" rispose Celora.
Questo la fece sentire meglio. Non per lei, perché Oren non poteva fare molto per liberarla, ma per lui.
Una cosa in meno di cui preoccuparsi e sentirsi responsabile.
La notte trascorse tranquilla ma riuscì a dormire poco. Solo dopo alcune ore il sonno la vinse regalandole poche ore di riposo tormentate dai brutti sogni.
Si svegliò riposata ma non in pace con se stessa.
Ebbe appena il tempo di prepararsi prima che Persym venisse a farle visita.
Era scortato da Celora, che gli aprì la porta e lo salutò con reverenza.
"Puoi uscire" disse lo stregone accompagnando la frase con un gesto vago della mano.
Celora ubbidì.
Persym la fissò con sguardo severo. "E ora noi due ci faremo una bella chiacchierata, principessa."
Joyce sedette sul bordo del letto mentre Persym andava avanti e indietro nella cella.
"E così" disse lo stregone. "Sei tornata da Taloras con una lettera di re Hagar, mentre a noi serviva un'alleanza."
"Ho la sua parola" protestò Joyce.
Persym rise. "Le parole non sono niente. Sono i legami di sangue che contano. Ti sei rivelata inutile, come al solito."
Quella frase colpì Joyce come un pugno allo stomaco.
"Quando scoprimmo che eri senza poteri, dissi a tuo padre di sbarazzarsi di te. Una volta si usava fare così nelle grandi famiglie reali. Per non inquinare la linea di sangue quelli che nascevano senza poteri venivano abbandonati al loro destino."
Joyce si morse la lingua per non rispondere.
"Ma tuo padre era troppo stupido e buono per capirlo. Decise di tenerti nonostante tutto. Potevi sempre tornare utile per un matrimonio dinastico. Anche senza poteri eri comunque una nobile. Forse i tuoi figli sarebbero nati con dei poteri, chi poteva dirlo? Quando Taloras si presentò con l'offerta di un'alleanza in cambio di un matrimonio dinastico, pensai che finalmente ti saresti dimostrata utile. Ma ancora una volta tuo padre non era d'accordo. Lui non voleva darti in moglie per un motivo così meschino come un'alleanza. Diceva che la guerra non valeva così tanto. Che stolto."
Joyce si sentiva fremere. Poteva evocare un dardo e colpire lo stregone prima ancora che avesse il tempo di riprendersi dalla sorpresa. Lui non aveva idea di cosa stava dicendo e a chi.
Si trattenne, ma a stento.
"Per fortuna" proseguì lo stregone. "Bryce riuscì a convincerlo a darti in moglie a quell'inetto principe straniero."
Joyce sentì un tuffo al cuore.
"Non lo sapevi?" chiese Persym divertito. "Povera piccola, non ti dicono niente, vero? È così triste. Tua sorella parlò con re Andew e usò tutto il suo ascendente per convincerlo che era la decisione più saggia da prendere."
Bryce aveva fatto questo? Perché? Joyce non riusciva a credere alle sue orecchie. "Non ci credo" disse.
"Chiedilo a tua sorella quando la incontrerai. Se mai la rivedrai."
L'avrebbe fatto, poteva contarci.
"Ora parliamo di quello che è successo a Vanoria" proseguì Persym. "Quel traditore di tuo fratello..."
"Roge non è un traditore" disse Joyce alzando la voce.
Persym le rivolse un'occhiata truce. "Nonostante ti abbia usata come esca lo difendi ancora. Sei proprio una stupida."
Joyce era arrabbiata con Roge, ma era sicura che le sue intenzioni fossero buone. Voleva porre fine alla guerra e permetterle di sposare Vyncent.
"Roge ha usato la magia contro natura."
"No" disse Joyce. "È falso."
"Avevano dei sigilli."
Era vero. Wena e gli altri stregoni ne avevano parlato. La fortezza era piena di sigilli esplosivi. Erano parte della trappola che volevano usare per uccidere Malag o uno dei suoi luogotenenti.
Aveva avuto successo?
Non lo sapeva. Era andata via poco prima che la fortezza crollasse su se stessa dopo che i sigilli erano stati attivati.
"Io non so niente di queste cose" disse Joyce con tono supplice.
"Bada, se stai difendendo tuo fratello..." la ammonì Persym. "Subirai una punizione peggiore della sua."
Roge era prigioniero di Malag o era morto. Cosa poteva esserci di peggio?
Persym si alzò e andò alla porta. "Ci rivedremo per il processo" disse prima di andarsene.
Celora chiuse la porta facendo scattare la serratura.
Rimasta sola, Joyce si sdraiò sul letto nascondendo il viso tra le lenzuola. Si abbandonò a un pianto sommesso.
Bryce aveva convinto suo padre a mandarla a Taloras? Perché aveva fatto una cosa così terribile? Non era da lei, ne era certa.
Perché Persym le aveva detto quella bugia? Cosa aveva da guadagnarci se lei odiava sua sorella? Non sarebbe cambiato niente.
Quella notte non riuscì a prendere sonno e all'alba, quando vennero a prenderla, si sentiva stanca e assonnata.
Celora e due stregoni la scortarono verso una delle sale del tempio.
La sala era di forma esagonale, con scomode panche allineate lungo i lati e una pedana centrale rialzata cui si accedeva tramite una scala.
A centro della pedana vide suo fratello Razyan. Indossava abiti laceri e sporchi e aveva i capelli arruffati. Il viso era segnato dalla stanchezza accumulata in chissà quanti giorni di prigionia.
Cercò di raggiungerlo ma Celora la trattenne. "Non costringermi a incatenarti" la minacciò.
Razyan dal canto suo le rivolse un'occhiata fugace. Notò che era in catene ed era costretto in ginocchio, sorvegliato da una strega e uno stregone.
Joyce si accomodò su una delle panche tra Celora e un altro stregone che non conosceva.
Persym e altri due stregoni entrarono nella sala e salirono sulla pedana.
Razyan cercò di alzarsi in piedi ma le sue guardie lo trattennero.
"Vedo che sei ancora animato da spirito combattivo" disse Persym sorridendo. "Due settimane nel pozzo non sono bastate a spezzarti, principe Razyan."
Joyce non sapeva cosa fosse il pozzo di cui lo stregone stava parlando, ma dall'espressione di suo fratello capì che doveva essere orribile.
"Che cosa vuoi ancora?" chiese Razyan. La voce era arrochita e debole, ma Joyce la udì lo stesso. C'era rabbia ma anche stanchezza e rassegnazione nel tono che aveva usato.
"Una piena confessione" disse Persym.
"Il processo è già finito con una condanna" disse Razyan. "Non sei ancora soddisfatto?"
"No" rispose lo stregone. "Voglio di più. Un giorno qualcuno potrebbe mettere in dubbio le prove che abbiamo raccolto e le numerose testimonianze che ti inchiodano alle tue responsabilità. Mi serve una confessione. Solo così potrò condannarti senza appello."
"Non l'avrai mai" disse Razyan rabbioso. "Stai solo perdendo tempo."
Persym sogghignò. "Parliamo di quello che ha fatto tuo fratello."
"Roge non..."
Persym lo schiaffeggiò facendo sussultare Joyce.
Razyan gli rivolse uno sguardo truce. Cercò di sollevarsi ma i suoi carcerieri lo tennero bloccato.
"Da questo momento devi parlare solo se interrogato" disse Persym. "Hai capito?"
Razyan grugnì qualcosa.
Persym lo schiaffeggiò di nuovo.
"Ho capito" disse Razyan.
Soddisfatto, Persym gli volse le spalle. "Tu sapevi del piano di Roge?"
"Ti ho già risposto di no."
"Come spieghi l'uso di magie contro natura?"
"Non ne sapevo niente, ma Roge non è responsabile."
"Non ti ho fatto questa domanda."
"Ma è l'unica risposta che avrai."
"Parliamo di tua sorella" disse Persym indicando Joyce. "Del suo coinvolgimento."
"Joyce non sa niente di queste cose" disse Razyan. "Non ha nemmeno i poteri."
"Ma potrebbe usare un sigillo, se istruita a dovere. Anche chi è senza poteri può attivare un sigillo. È per questo che è considerata una pratica contro natura."
"Lei non ha fatto niente."
"A me non sembra così. Forse, se fosse morta nella battaglia, potrei pensarlo." Persym fece un gesto vago con la mano. "Ma lei è sopravvissuta. Non può essere un caso, non credi? A me sa tanto di magia proibita. Forse ha usato un paio di quei sigilli per fuggire dalla fortezza prima che..."
"Vuoi che confessi, Persym?" urlò Razyan.
"...venisse distrutta" proseguì lo stregone ignorandolo. "Se così fosse e a me sembra che le cose siano andate proprio in questo modo, dovrei farla giustiziare. Oppure potrei optare per una punizione meno severa. Magari l'esilio a Krikor. Una come lei, una delicata principessa di Valonde, senza poteri, durerebbe meno di un giorno tra quelle belve rinnegate."
"Confesserò ciò che vuoi" disse Razyan.
Persym si mostrò sorpreso. "Ti è già stata data la possibilità di farlo al tuo processo."
"Sono pronto a confessare."
"Molto bene. Mettete a verbale che il principe vuole rendere piena confessione." Guardò verso Joyce. "Celora, porta via la principessa. Che resti nella sua stanza fino al termine del procedimento."
Celora e i sue stregoni la portarono via. Cercò di rivolgere un'ultima occhiata al fratello, ma lui guardava da un'altra parte.
Sconvolta per quello che stava accadendo si lasciò trascinare via da Celora.

 

Prossimo Capitolo Domenica 3 Settembre

Nota: da oggi la cadenza dei capitoli aumenta da uno ogni tre giorni a uno ogni due giorni. Ovviamente la lunghezza media resta invariata, anzi spero di poterla aumentare col tempo. Spero che la novità vi piaccia :)

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor