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Autore: vero511    01/09/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ZACK’S POV

Dopo il weekend in montagna, pensavo di aver ritrovato la serenità di un tempo, o se non completamente, almeno in parte. Rivedere Matt, pensare insieme a come ricostruire l’azienda e passare del tempo con lui, Ellie e Jennifer mi ha reso davvero felice; ma d’altronde si sa: la felicità è come un raggio di sole che squarcia le tenebre, se da un parte illumina e riscalda, dall’altra è pur sempre circondato da nuvoloni neri pronti a coprirlo. Naturalmente le nubi non hanno la capacità di spegnere il sole, ma anche solo nascondendolo, tolgono momentaneamente la serenità.
Secondo questo principio, c’è sempre un barlume di gioia, basta solo essere pazienti e attendere, ma ormai, un certo pessimismo si sta insidiando in me. Se facessi un bilancio della mia vita, mi potrei ritenere piuttosto soddisfatto: seppur con qualche ostacolo, ho sempre raggiunto ogni mio obiettivo. Ma in questi ultimi mesi, sta cambiando qualcosa. Mi sembra che il mondo mi stia crollando addosso e ogni volta che sembra io sia riuscito ad arrivare ad un punto di svolta, qualcosa stravolge tutto, in peggio.
Il tempo trascorso con Ellie e Alex mi ha fatto capire che, qualsiasi cosa accada, è sbagliato chiudermi in me stesso. Ma in momenti come questo, faccio davvero fatica a stare a contatto con la gente, anche se si tratta del migliore amico di una vita, preferisco la solitudine, per pensare e sfogarmi.
Su questo ultimo punto però, non ringrazierò mai abbastanza la Wilson per avermi aperto gli occhi: che io sia da solo o in compagnia, devo sempre dare vita a ciò che provo e non trattenerlo.
Mi ha regalato una valigetta per i miei disegni e la sfrutterò al massimo, proprio come ho già iniziato a fare adesso. Riguardo i miei lavori e quelli creati durante il weekend in montagna sono decisamente tra i migliori mai fatti, credo proprio che li porterò da Arthur per fargli dare un’occhiata e per salutarlo: è da molto che non ci vediamo e mi farà sicuramente bene passare del tempo con lui.
In mattinata ho sbrigato alcune pratiche di lavoro, adesso sono rintanato in casa mia a mangiare un po’ di insalata mentre butto giù uno schizzo, dopodiché avrò alcune telefonate da fare, ma niente che non possa svolgere da qui; per oggi gli impieghi che richiedevano uno spostamento li ho delegati a Matt. Gli ho affidato parecchi compiti che lo impegneranno molto e nel frattempo, per ricambiargli il favore, gli organizzerò una fuga di un paio di giorni con Jennifer, così che possa godersi a fine settimana del meritato riposo. Al momento, sono sollevato visto che non ha troppo tempo da dedicarmi, così posso occuparmi di me stesso e della mia mente in subbuglio. Sicuramente nel tardo pomeriggio passerò nella bottega del mio Maestro d’arte: quel posto fino a qualche hanno fa era il mio rifugio preferito per ogni occasione.
La stanza che ho adibito a mio studio artistico è davvero un disastro come sempre: fogli ovunque e schizzi di colore conferiscono un’aria vissuta alla camera che sembra abbia appena visto la terza guerra mondiale.
Nella valigetta di Ellie era presente un set di carboncini che ho subito voluto utilizzare e ne sono rimasto ammaliato, era da tempo che non esercitavo questa tecnica e ora invece sembro aver abbandonato i colori per poter produrre solo in bianco e nero. Forse questo mio comportamento è strettamente collegato con ciò che sto passando nell’ultimo periodo, ma non mi sembra il caso di pormi tutte queste domande che andrebbero solamente ad aggravare il mio stato psicologico già abbastanza turbato.

Il pomeriggio passa velocemente tra chiamate e i più disparati disegni e finalmente arriva quella che io considero l’ora giusta per passare da Arthur. La bottega del mio Maestro, per me è sempre stata aperta in qualsiasi momento, ma negli anni, mi sono reso conto che esiste un orario che io considero più “adeguato”: i clienti sono veramente sporadici e i pochi che arrivano, sono soggetti davvero caratteristici con cui è piacevole avere a che fare. La bottega è tutta per me e Arthur e lui può studiare con attenzione i dettagli delle mie creazioni e aiutarmi a migliorare.
Nonostante il freddo pungente che affligge New York in questo periodo, decido di fare una passeggiata e arrivare alla mia meta a piedi.
Il solo vedere l’insegna, mette il mio cuore tumultuoso in tranquillità. Faccio un profondo respiro e spingo la porta di ingresso per entrare: un piacevole tepore mi accoglie e il sorriso di Arthur mi sembra ancora più ospitale del solito. “Ragazzo! Che piacere rivederti!” Lo abbraccio e sento le sue mani battere energicamente sulla mia schiena. “Arthur! Scusa se non mi sono più fatto sentire, ma ho avuto parecchio da fare negli ultimi tempi” la mia voce si abbassa di un’ottava al solo ricordo dell’azienda a pezzi. “Ho saputo, sono davvero dispiaciuto Zack” la sua mano è ora sulla mia spalla e in questo piccolo gesto trovo tutto l’appoggio di cui avevo bisogno.
“So che Ellie è stata qui” gli dico ad un certo punto distanziandomi di poco. “Sì, ti è piaciuto il regalo?” allude sicuramente alla valigetta. “Come poteva non piacermi? A proposito di questo, ho alcuni lavori da mostrarti” il mio buon umore pare essere ritornato e passo l’album all’uomo davanti a me.
Trascorriamo due ore buone ad esaminare con minuziosità tutti i miei disegni, ma ciò che mi fa ancora più piacere è il fatto che non parliamo d’altro se non di arte: avevo davvero la necessità di liberare la mente e sapevo che Arthur sarebbe stato l’unico con cui avrei potuto farlo.
“Ho sempre detto che avevi un particolare talento per l’utilizzo del carboncino, ancora non ho capito perché avevi accantonato questa tecnica” in realtà non lo so nemmeno io, forse ero semplicemente stufo di creare solo opere in bianco e nero e avevo voglia di apportare un po’ di colore. Cerco di esporre questa mia teoria al Maestro e resto in attesa di un suo parere: “Sai Zack, non sono convinto che il fatto di disegnare in bianco e nero sia necessariamente collegato a qualcosa di negativo come pensi tu. Una volta, lessi che il nero e il bianco sono dei colori limite e il primo rappresenta una sorta di protesta contro una situazione che si sta verificando, quindi direi che la ribellione non deve essere per forza qualcosa di ostile. Io personalmente trovo positivo che tu voglia reagire e attuarti per cambiare le cose.”
“Sì, forse hai ragione” le sue parole mi hanno fatto riflettere molto e sicuramente continuerò a ragionarci sopra ancora a lungo.
“Grazie Arthur, come sempre mi sei stato d’aiuto” gli dico mentre indosso il cappotto. “Figurati, sai che per me è sempre un piacere vederti! Vieni a trovarmi presto e la prossima volta porta anche Ellie!” “Lo farò” lo saluto ed esco.

Mentre mi muovo per i marciapiedi di questa così grande città, osservo il cielo ormai stellato e penso, penso a quanto io sia grato al mio Maestro, a quanto l’arte mi sia vicina e a quanto io sia codardo per non essere riuscito a dire ad Arthur che non credo la prossima volta potrò portare con me Ellie, e nemmeno la volta dopo ancora e infine penso a dove siano adesso lei e Alex e immagino se siano davvero così distanti da me, proprio come mi appaiono le stelle nella distesa nera che sovrasta la metropoli.  
  
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