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Autore: cin75    03/09/2017    4 recensioni
Semplicemente la nascita di un grande amore. Quello tra Jared e Jensen.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Preghiere'
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Il lunedì, all’inizio delle riprese, tutto sembrò andare come ogni lunedì. Il cast si ritrovò amichevole e puntuale e i due attori protagonisti erano , al solito, l’anima del gruppo di lavoro.

Anche se , l’anima dei due, era ancora sotto sopra per quelle sensazioni , tenute con estrema cautela segrete, che continuavano a sentire.

Ma erano attori. E anche bravi da quello che dicevano di loro. Quindi potevano mentire e farlo alla grande.

E mentirono. Per ore. Per giorni. Per tre lunghissime settimane.
 

Poi tutto trovò la forza di venire alla luce.


Durante le riprese dell’ennesimo episodio, Jared, convinse il responsabile degli stunt e il regista di turno che poteva fare da solo, la scena in cui Sam veniva sbalzato lontano.

“Andiamo..è solo un tuffo!!” scherzò il giovane mentre si preparava alla scena.

E mentre gli addetti ai lavori, anche se non proprio convinti,  lo sistemavano per bene, gli si avvicinò Jensen. Ed era la prima volta che si ritrovavano di nuovo così vicini.

“Jared…non credo che sia il caso….forse dovresti lasciar fare a Mike….potresti….” e anche se voleva sembrare deciso in quello che diceva, Jared scorse vera preoccupazione nel tono del collega che, dopo tanto tempo, gli parlava di nuovo “sinceramente”

Ma la cosa invece di fare piacere, sembrò indispettire l’interprete di Sam.

“Tranquillo, Jens. Un salto e via e sarà come….come se non fosse mai successo!” lo provocò e si allontanò l’attimo dopo.

Jensen sentì un blocco nello stomaco quando Jared gli disse quelle parole.
 

Anche lui, anche Jared , allora, non aveva affatto dimenticato niente. Quello che era successo era ancora fisso nella sua mente come lo era nella propria.

Perché? Perché? Perché??

Era possibile una cosa del genere? Loro avevano avuto delle ragazze ed erano stati…beh! come dire, all’altezza della situazione.

Possibile che quel bacio, quel semplice unico bacio, aveva avuto la forza di capovolgere un intero universo? Due intere esistenze?


 

Il regista diede il “campo libero” e chiunque non fosse stato parte della scena doveva spostarsi e rimanere lontano dalle telecamere.

Il cattivo disse la sua battuta, Sam gli si contrappose per proteggere l’innocente di turno e un attimo dopo, dopo un gesto deciso da parte dell’altro, il cacciatore veniva sbalzato via, finendo contro una parete di legno pressato , gemendo con molta convinzione.

Con troppa convinzione.

Immediatamente dopo il cut, tutti corsero verso l’attore ancora a terra che si lamentava dolorosamente.

Jensen si fece spazio quasi furiosamente tra quelli che accerchiavano Jared.

“Jared….Jared…..” lo chiamò affannato e preoccupato, mentre gli metteva le mani intorno alle spalle per cercare di tenerlo fermo, dato che il giovane si muoveva scompostamente in cerca di una posizione che gli facesse sentire meno dolore alle costole. “Ti sei fatto male??”

“Mmh!!!” mugugnò l’altro a labbra strette e annuendo nervosamente.

“ Cazzo…..chiamate i paramedici!!” gridò il biondo, a quel punto.

Dopo quello, Jared passò una notte in osservazione ed ebbe un paio di giorni per riprendersi. Erano solo un paio di costole incrinate , ma avrebbe dovuto comunque mettere una fasciatura elastica e poi una sorta di supporto più rigido come protezione durante le riprese future.

Quando fu dimesso, Jared si sarebbe aspettato di trovare Cliff all’uscita dell’ospedale e si sorprese profondamente, invece, di trovare Jensen. L’amico gli andò incontro, levandogli la borsa dalle mani, senza dirgli niente.

Jared lo vide agire come se quella era una cosa da fare e basta. Come da fare era il dovergli mettere una mano appena sotto il gomito, quando gli aprì lo sportello e lo aiutò a sedersi. Come sembrò doveroso fare, il mettergli la cintura, come se nemmeno fosse stato un bambino delicato. Tutto in rigoroso silenzio.

A quel punto, Jared gli fermò la mano, afferrando gentilmente Jensen per il polso ancora fermo sul blocco della cintura.

Il biondo alzò lo sguardo verso di lui ma ancora non disse niente. Fu l’altro a parlare.

“Jensen…sto bene. Davvero!” provò a rassicurarlo. “Un paio di giorni e sarò di nuovo in piedi!” e sorrise anche.

Jensen deglutì e finì di sistemargli la cintura che era già a posto da parecchi minuti ormai!!

Si spostò appena e ..

“Lascia che mi prenda cura di te!” disse finalmente.

Jared non riuscì a replicare niente dopo quello. Annuì solamente.

Forse Jensen, pensò il giovane, si sentiva in colpa per quella lite mai avvenuta. Per quel loro discreto distacco. Forse, come il suo Dean, anche Jensen si sentiva in colpa verso quello che gli era successo.

Forse…forse….


Ma allora perché le loro mani continuavano a stringersi su quel blocco della cintura?

 

Una mattina , però, la stupida benda elastica non ne voleva sapere di stare ferma nel modo giusto e un movimento mal fatto lo fece gemere di dolore.

“Che stai facendo?!” chiese la voce appena alle sue spalle.

Jared senza guardarlo, cercando di mettersi ancora a posto la fascia: “Ho fame e volevo farmi un panino ma questa stupida fascia non ne vuole sapere di star…..” ma non finì.

Le parole gli si bloccarono nella gola, quando sentì le mani di Jensen intorno al suo torace che con gesti e movenze delicate, gli sistemavano il casino che lui aveva combinato.

Il calore del corpo di Jensen lo avvolse come una coperta. Il ritmo del suo respiro fece coppia con quello lento e rilassato di Jensen. Istintivamente Jared si spostò discretamente verso l’amico così che la sua schiena finisse appena appoggiata al petto del biondo che, sorprendendolo, non si scostò, ma gli andò incontro, rinsaldando quella sorta di abbraccio.

“Jensen….” si ritrovò a sussurrare quasi come se fosse la fine di una preghiera.

Jensen strinse appena le sue braccia intorno al corpo di Jared, godendo anche lui, del calore dell’altro.

Non provarci mai più Padalecki! Mi hai fatto prendere un infarto l’altro giorno. Non voglio provare mai più quello che ho provato. Fa’ male! furono le parole che Jensen gli sussurrò all’orecchio. Il tono basso, forse roco.

Maledettamente sensuale.
 

E Jared tremò. Esattamente come aveva tremato quella sera in cui si erano baciati. E tremò ancora quando capì che forse aveva frainteso le parole che aveva sentito.

 

“Stai tremando?!” chiese Jensen. “Perché?” fece ancora senza spostarsi da quella sua posizione in cui sembrava stesse proteggendo Jared. Stretto tra le sue braccia.

“Perché non so che cosa significa questo. O quello che è successo quella sera. O quello che mi hai appena detto. Perché ho paura di quello che ho iniziato a provare…per te!” finì senza avere il coraggio di guardare l’altro in faccia.

“Ti farebbe star meglio sapere che ho paura anche io!?” disse piano, Jensen, mentre spostandosi da quella sua posizione si portò davanti all’amico. “ E che ho le tue stesse domande?”

“Tu…hai ….paura?!” azzardò Jared guardando Jensen che sorrise appena.

“Cavolo, Jared! Certo che ho paura! Quello che è successo…quello che ho sentito , che ho provato quando è successo, mi ha mandato il cervello in panne!! Volevo a tutti i costi fare finta di niente, convincermi che era stata una …follia alcoolica!!” ironizzò, ricordando il loro patto di dimenticare. “Ma poi…”

“Poi?!” chiese quasi con ansia, Jared.

“Poi, ti sei fatto male e io non mi sono sentito come si dovrebbe sentire un amico normale, o un semplice collega di lavoro o una qualsiasi altra persona che …che…” balbettò frustrato non riuscendo a trovare un giusto accoppiamento. “Io ti ho visto a terra, che gemevi per il dolore, che a malapena riuscivi a rispondermi e sono andato nel panico. Io ti ho visto soffrire e la cosa mi ha terrorizzato.” Confessò alla fine.

“Mi dispiace.” Sussurrò in colpa Jared.

“Non dispiacerti. Promettimi solo che non rifarai più una stronzata del genere!”

“Lo giuro!” promise Jared sorridendogli timidamente. “Ora che si fa?!” chiese poi, un tantino intimorito.


Jensen capì e comprese quel timore che era anche il suo.

Si erano baciati, avevano provato qualcosa che nulla aveva a che vedere con l’essere brilli.

E in quei giorni che erano passati, evidentemente, entrambi, non erano riusciti a togliersi quella sensazione sconvolgente di dosso.


Il biondo inspirò profondamente.

“Ascolta, ma se non sarai d’accordo lo capirò. Te lo giuro, lo capirò!” iniziò con convinzione.

“Ok! Cosa vuoi fare?!” chiese anche curioso, Jared, oltre che perplesso.

“Venerdì finiscono le riprese dell’episodio che stiamo girando. Rimane giusto qualche ciack di sicurezza. Poi ci sarà quella settimana di pausa per non so che cosa. Diciamo a tutti che torniamo in Texas per andare a casa…”

“Ma ?” lo anticipò Jared.

“Ma andiamocene da qualche parte. Da soli. Senza dire niente a nessuno. Un motel, un alberghetto, un qualsiasi posto in cui possiamo parlare e capire quello che sta succedendo.” spiegò quasi con ansia Jensen.

“E cosa sta succedendo, Jensen?!” chiese quasi con malizia Jared.

Jensen lo fissò. Per un attimo la confusione sul suo volto poi la verità della risposta.

“Non lo so, ma di sicuro è qualcosa che si avvicina molto ad un “Io e te”. Io e te, Jared!”

Jared abbassò per un attimo lo sguardo, per pensare, poi di nuovo lo issò verso l’espressione in attesa di Jensen.

“Prenota!” fu ciò che rispose il giovane a quelle parole sincere ma sconvolgenti allo stesso tempo.


 

Il sabato mattina, come avevano deciso, salutarono tutti i loro amici e colleghi e si diedero appuntamento al lunedì successivo per l’inizio delle nuove riprese.

Circa due ore dopo, dopo essersi accertati che Cliff fosse andato via dall’aeroporto dove li aveva accompagnati, i due, presero una macchina a noleggio fino a Richmond e da lì, un traghetto fino a Victoria, una piccola città in cui non avevano mai messo piede , nemmeno per le riprese, sperando di essere meno visibili. Non lasciarono nemmeno la British Columbia.

Quando raggiunsero il modesto hotel in cui avevano prenotato due stanze – anche se chieste vicine – i due si guardarono un attimo in imbarazzo, quando di fronte alle porte delle loro camere, non sapevano se invitarsi ad entrare o infilarsi ognuno nella propria stanza e darsi appuntamento per cena.

“Ok! Questo è assurdo!” sbottò un secondo dopo, Jensen, mettendo fine a quel silenzio imbarazzato. “Siamo qui per parlare, chiarirci, capire. E non lo faremo mai se facciamo così. Quindi , molla il tuo borsone in camera e poi raggiungimi nella mia.” disse tutto di un fiato il biondo come se dirlo più lentamente poteva togliergli coraggio.

Jared deglutì a quella decisione e annuì.

“D’accordo. Dammi dieci minuti. Tu comincia a tirar fuori la birra!” disse sorridendo e infilandosi in camera sua.


Come detto, dieci minuti dopo, Jared bussava alla sua porta.

Jensen aprì e lo fece entrare. Non disse niente. Si spostò solo il giusto per farlo accomodare.

“Beh!! dove sono le birre?!” chiese Jared per stemperare la tensione che era palesemente palpabile.

“Visto come è andata l’ultima volta…le birre le lasciamo a dopo!” replicò Jensen.

Ma quello che avvenne dopo non ebbe decisamente bisogno di ..birra.


Jared si voltò verso il collega ancora alle sue spalle e si ritrovò a fissare due enormi occhi verdi che brillavano nel guardare lui. Non seppe come, forse non se lo sarebbe mai spiegato, ma in un attimo, annullò lo spazio che c’era tra loro e afferrando con decisione il volto di Jensen, si sporse verso di lui e lo baciò.

Fu un gesto deciso, che sapeva di buono, di intenso. Rivelatore.

Il tempo sembrò congelarsi. Le mani di Jared ferme sul viso di Jensen.

Quelle di Jensen che prima si contrassero per la sorpresa di quel contatto così meravigliosamente assurdo, ora, si erano poggiate timorose ma incapaci di lasciarli andare, sui fianchi di Jared.

Gli occhi chiusi per concentrare ogni sensazione ed ogni emozione sulle loro labbra unite e per niente propense a staccarsi.

I corpi che piano, centimetro dopo centimetro, si erano completamente fatti vicini.


Poi, fu solo la richiesta di fiato ad interrompere quel momento.

“Jared….” mormorò appena Jensen, che però fissava ancora le sue labbra umide.

“Mi…mi dispiace. Sul serio, mi dispiace!” sembrò scusarsi il giovane , ma senza lasciarlo andare. “Ma questa volta volevo farlo così, senza avere la scusa della birra.” Sembrò giustificarsi.

“E come è andata?!” si ritrovò a chiedere Jensen.

Ma Jared non rispose. Forse spaventato dalla risposta. Forse imbarazzato dalla reazione sia sua che del ragazzo di fronte a lui. Forse terrorizzato dalla morsa in cui si trovava stretto il suo stomaco. Forse dal calore che sentiva venire da più in basso.

“Jared?!” lo richiamò piano Jensen, spostando una mano dal fianco e portandola delicatamente verso la guancia del giovane , così, da costringerlo dolcemente a guardarlo. “Cosa…”

“E’ andata che vorrei farlo ancora e ancora e ancora. E ho paura, davvero, ma vorrei farlo comunque!” fu la risposta quasi isterica che spiazzò Jensen, ma che comunque lo fece sorridere appena.

A quel sorriso, Jared si accigliò. “Ridi di me?!”

“No, affatto. Rido perché tu vuoi baciarmi ancora e io dentro di me non sto facendo altro che ripetermi “Perché ha smesso di baciarmi?!” !!”


Tutto iniziò da lì. Da un bacio prima al sapore di birra e poi al solo sapore di bacio.

Una storia che forse era presto chiamare “d’amore” ma che d’amore sapeva e anche di uno di quelli che avrebbero segnato la storia e le persone con cui si sarebbe intrecciata.


I due ragazzi, passarono quei primi giorni a parlare , ad esplorare ciò che sentivano. A cercare di spiegare quello che provavano, anche le paure, le incertezze di quello che significava decidere di portare avanti una storia del genere, in un mondo come il loro.

Ma ogni volta che qualche dubbio sembrava prevalere sulle loro nuove convinzioni, bastava stare seduti vicini su un divano, o ritrovarsi a sfiorarsi le dita guardando un film per poi finire con quelle stesse dita intrecciate tra loro, o baciarsi senza più provare vergogna o timore…bastava quello a convincerli che avrebbero trovato il modo.

E poi Jared aveva scoperto che adorava baciare Jensen. Quelle labbra carnose che aveva scoperto essere di un invitante morbidezza. Amava vedere il volto di Jensen arrossire, quando il biondo si rendeva conto di aver gemuto una volta di troppo in uno dei loro baci più appassionati. Adorava vedere le lentiggini sparire, poi, lentamente, dal viso del compagno.
Adorava, mentre erano sul divano, abbracciati vicini, rendersi conto di stare per addormentarsi sul petto di Jensen e sorridere sereno perché era il respiro di lui ciò che lo avrebbe cullato durante la notte.


E Jensen? Beh!, Jensen si era appena reso conto di aver stravolto la sua intera esistenza, mentre si teneva stretto tra le braccia quel ragazzone di quasi due metri, ma che così, sembrava appena un bambino. Forse solo un po’ troppo cresciuto.
Jared che non aveva avuto paura di affrontare la cosa tra loro. Jared che gli aveva dato lo spazio di cui aveva bisogno dopo quel loro primo bacio non intenzionale. Jared che non lo aveva spinto via quando invece fu lui a farsi avanti, quel pomeriggio.
Jared che lo aveva baciato senza nemmeno più una scusa , in quella camera di hotel. Che gli aveva tolto il fiato con quel bacio. E poi glielo aveva ridato con quello stesso bacio. Jared che lo guardava e sembrava leggerlo fin dentro l’anima.

Jared che, forse, quell’anima gliel’aveva già rubata.

 

   
 
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