Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    03/09/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Deliza

Persym tornò dopo molte ore. La cena le era già stata servita ma lei non l'aveva toccata, quando lo stregone entrò nella sua stanza.
Era solo.
La sua espressione trionfante diceva già tutto. "Tuo fratello ha confessato. Ha accusato anche la regina e il re di tradimento."
"È falso" protestò Joyce.
"Che importa? Loro non sono qui per difendersi. Il re si trova chissà dove, Galef è scomparso e Roge e Bryce probabilmente morti. Razyan domani a quest'ora sarà in viaggio per Krikor, dove passerà il resto della sua vita come stregone rinnegato. Non rimane più nessuno della casa regnante di Valonde. A parte te, principessa."
Joyce si sentì fremere di rabbia.
"Ascolta bene ciò che sto per dirti perché dalla risposta che mi darai potrebbe dipendere la tua vita" disse Persym minaccioso. "Sei sempre stata un peso inutile sulle spalle di questo regno, ma potresti rivelarti utile, alla fine. Sei l'unica erede al trono rimasta, ma sei senza poteri. Non voglio cancellare la tua casa regnante, una delle più antiche del mondo conosciuto, ma è giunto il momento che Valonde sia governata da un sovrano forte e vigoroso. Per questo motivo sposerai un giovane stregone che io sceglierò."
Joyce fece per protestare ma lui l'azzittì con un gesto deciso.
"È la cosa migliore per tutti. Il casato sarà salvo e il regno avrà uno stregone col pieno supporto del circolo come non succedeva da secoli. Tu darai degli eredi al nuovo sovrano, sperando che non siano inutili e patetici come te e tutto andrà bene."
Joyce era al tempo stesso stupita e spaventata. Stupita per la piega che avevano preso gli eventi. Spaventata dalla consapevolezza di non poter fare niente per opporsi. La sua mente annaspò alla ricerca di una risposta da dare a tono a Persym, qualcosa che scombinasse i suoi pieni, ma non riuscì a trovarla. "Come la metti con Malag?" fu la cosa migliore che riuscì a dire.
"Ci occuperemo di lui a modo nostro, come doveva essere fin dall'inizio."
"E se io non volessi sposarmi?"
"Allora la casata di Valonde si estinguerà con te. Sei sicura di volerlo, principessa?"
No, non lo voleva. Ma non voleva nemmeno darla vinta a Persym. Le serviva tempo per pensare a un piano e per guadagnarlo doveva fingere di arrendersi e accettare il suo destino.
Fai la cosa che ti riesce meglio, pensò. Fai la piccola e patetica Joyce.
"Vi prego" disse con le lacrime agli occhi. "Farò qualunque cosa vogliate, ma non mandatemi in quel posto terribile."
"Non ti opporrai al matrimonio?"
"Mi affiderò totalmente a voi, Vostra Grazia."
Persym sogghignò. "Ora cominci a ragionare. Troverò il modo di dare uno scopo alla tua inutile e patetica esistenza."
"Che l'Unico possa ascoltare le vostre preghiere" disse Joyce sollevata.
Soddisfatto, Persym fece per uscire dalla stanza. "Ti lascio riposare. Domani parleremo dei dettagli."
Uscì e chiuse la porta a chiave.
Rimasta sola, Joyce si asciugò le lacrime e si alzò dal letto. Doveva andarsene di lì, a costo di farsi scoprire a usare la magia. Doveva solo pianificare con cura un piano di fuga.
Non sarebbe stato semplice uscire dal tempio del circolo, sorvegliato com'era.
"Finalmente" disse una voce. "Non la smetteva più di parlare."
Joyce sussultò e balzò di lato.
L'aria si increspò in un punto della stanza tra lo scrittoio e il letto. Un attimo dopo apparve una figura umana.
Era una ragazza. Capelli lunghi e neri incorniciavano un viso ovale, labbra rosse a carnose e un naso a punta. Gli occhi erano scuri e pieni di vita. Era alta più o meno come Joyce, anche se aveva un seno più abbondante e fianchi più larghi. Indossava la tunica degli stregoni del circolo di Valonde.
E le stava sorridendo.
"Ciao" disse la ragazza a un'attonita Joyce. "Io sono Deliza."
"Scusa? Cosa ci fai nella mia stanza?" Era lì per sorvegliarla anche di notte? "Come sei entrata?"
"Dalla porta" rispose Deliza. Tirò fuori da una tasca una chiave. "Con questa."
"Ma cosa...?" Joyce era incredula.
"Senti" disse Deliza. "Sono ore che aspetto. Ho tutta la schiena dolorante." Si stiracchiò. "Possiamo parlarne dopo?"
"Dopo cosa?"
"Dopo che saremo andate via."
E se fosse stata una trappola di Persym? Forse la stava mettendo alla prova per capire se era davvero sottomessa al suo volere. Non appena fosse uscita dalla stanza gli stregoni di guardia l'avrebbero bloccata e portata via chissà dove...
"Lo so a cosa stai pensando" disse Deliza seria.
"Davvero?"
La ragazza annuì. "Vorresti un bel piatto di fragole."
"Come?"
"Io ne vorrei uno. È tanto che non ne mangio."
"Ma di cosa parli?"
"Ci sono le fragole a Valonde?"
"Stavi dicendo di andare via" disse Joyce per riportarla sull'argomento principale.
"Giusto" disse Deliza. "Dobbiamo andare." Andò alla porta e l'aprì.
Joyce prese la sua borsa a tracolla e la seguì.
"Ma è deliziosa" esclamò Deliza. "Posso chiederti dove l'hai comprata?"
"Sinceramente non me lo ricordo."
"Peccato" fece lei delusa.
Fuori dalla stanza il corridoio era immerso nel buio tranne che per la luce di un paio di lampade. Non c'era nessuno di guardia.
Perché avrebbero dovuto usare tante precauzioni? In quel luogo nessuno poteva entrare e non c'era modo che lei, la piccola, povera Joyce nata senza poteri, potesse uscire.
Inutile sprecare risorse. Per tenerla al sicuro bastava una solida porta di legno.
"Vuoi restare qui o ce ne andiamo?" la esortò Deliza.
"Aspetta" disse Joyce raggiungendola. "Non posso andarmene senza una persona."
"Chi?"
"La mia guardia del corpo."
"E dov'è?"
"In uno dei posti di guardia."
Deliza sembrò rifletterci. "Non sono lontani, ma sono fuori dal tempio. Deve restare qui."
"No" disse Joyce puntando i piedi. "Se scoprono che sono scappata gli faranno del male per colpa mia."
Deliza sospirò. "D'accordo. Descrivimelo."
"È alto più o meno così" disse Joyce alzando la mano al di sopra della sua testa. "Capelli castani, occhi chiari" labbra da sogno...
"È carino?" chiese Deliza.
"Sì, non lo so, credo" disse Joyce incerta.
"Ti piace?"
Joyce arrossì. "No" rispose dopo qualche istante. "Ma che domande sono?"
"Scusa, era solo curiosa. Come hai detto che si chiama?"
"Oren. Non me ne andrò senza di lui" ribadì Joyce.
"Ho capito, ho capito. Vado a prendere questo Oren e lo porto qui, ma nel frattempo devo mettere te in un posto sicuro."
"Scusa?"
Deliza la trascinò per i corridoi del tempio. Le sale erano vuote, segno che gli stregoni non si aspettavano un attacco dall'interno.
Trovarono delle scale e scesero di due piani. L'ambiente si fece più buio e opprimente.
Deliza evocò due globi luminosi e ne affidò uno a Joyce. La sfera di luce levitò sulla sua testa ovunque andasse.
"Come ci riesci?"
"Oh cara, si chiama stregoneria" rispose lei.
"Lo so che è stregoneria" disse Joyce stizzita. "Voglio sapere come fai a passare a me il globo luminoso."
"Si chiama legame. È abbastanza semplice. Basta concentrarsi su di una persona, un luogo o un oggetto e il globo vi rimane legato."
Interessante. Doveva provare quella tecnica alla prima occasione possibile. "E puoi farlo anche con l'invisibilità?"
"Non si possono legare le illusioni. Come mai ti interessa tanto saperlo?"
"Scusa, ero solo curiosa" disse Joyce esibendo il suo sorriso migliore.
Deliza fece spallucce e proseguì.
Altre scale e altro livello. Stavolta si ritrovarono in un ambiente umido. C'era odore di muffa nell'aria.
"Siamo vicini alle cantine" spiegò Deliza. Giunsero in una stanza quadrata dalle pareti spoglie. La roccia trasudava acqua e vi cresceva una muffa appiccicosa che si attaccava alle mani.
Al centro vi era un pozzo chiuso con quattro assi tenute in posizione da altrettante pietre.
"Dammi una mano" disse Deliza spostando a terra una delle pietre.
Dal pozzo aperto giunse un odore simile a quello delle uova marce.
C'era una scala di ferro agganciata al bordo del pozzo che scendeva nell'oscurità.
Deliza indicò il pozzo. "Devi andare giù. Aspettami lì."
"Ma che posto è questo?"
"Un condotto che porta allo scarico delle acque reflue" disse Deliza allontanandosi.
"Scarico? Vuoi dire che è una fogna?" chiese Joyce disgustata.
"Divertiti cara" disse Deliza ridacchiando.
Joyce si calò giù attraverso l'apertura.
 
***
 
Il primo giorno era stato il peggiore.
La sorpresa ricevuta all'arrivo a Valonde si era presto trasformata in sgomento e poi in panico, quando i soldati l'avevano rinchiuso in cella.
Ormai stava iniziando a farci l'abitudine.
Non dovette attendere molto prima che qualcuno venisse a interrogarlo.
Era un vecchio stregone con il pizzetto e lo sguardo severo. L'aveva già visto prima di allora, al palazzo di Valonde e durante la sua prima visita in città, quando aveva scortato la principessa.
"Lo sai chi sono?" gli aveva chiesto.
"Vostra grazia" si era limitato a rispondere Oren. "Ho fatto qualcosa di male?"
Persym, quello era il nome dello stregone, gli aveva rivolto un'occhiata severa. "Faccio io le domande."
"Chiedo scusa."
Lo stregone si era messo a passeggiare per la stanza. "Tu sei stato a Vanoria, non è vero?"
"È vero."
"Che cosa hai visto?"
Oren decise che gli conveniva dire la verità. "C'è stata una battaglia. Gli stregoni di Malag hanno attaccato la fortezza."
"Tu dov'eri?"
"Il principe Roge mi ordinò di unirmi ai mercenari che difendevano la fortezza."
"E tu che cosa hai fatto?"
"Abbiamo combattuto contro i soldati di Malag."
"Non hai visto stregoni?"
"Solo due, ma si tenevano lontani dalla prima fila. Ci colpivano con dardi e altri incantesimi standosene al riparo."
Oren ricordava bene quella battaglia combattuta negli stretti cunicoli della fortezza. In verità non c'era molto altro da raccontare. Non c'era stato un vero corpo a corpo con i soldati nemici. Loro erano stati subito bersagliati dagli incantesimi degli stregoni nemici e si erano sparpagliati per i cunicoli per non offrire un facile bersaglio.
"E dopo che sei fuggito che cosa hai fatto?"
"Sono andato a cercare la principessa Joyce." In quel momento gli era parsa la cosa migliore da fare.
"E l'hai trovata?"
"Lei era già fuggita."
"Chi te lo ha detto?"
Era stata Sibyl, ma Oren non si fidava a parlarne a Persym. "Una strega del circolo" disse.
"Dimmi il suo nome."
"Non me lo ha detto."
Persym lo fissò severo. "Descrivila."
"Era alta quasi quanto me, capelli neri e occhi chiari" disse cercando di non essere troppo preciso. Sperò che Persym non si accorgesse che stava mentendo.
Lo stregone gli rivolse una lunga occhiata. "Ci sono molte streghe che rispondono alla tua descrizione e almeno una di esse era a Vanoria" disse rilassandosi.
Oren respirò di nuovo.
"Un'ultima domanda. Come hai fatto a scappare dalla fortezza?"
Sibyl lo aveva teletrasportato fuori con uno dei suoi incantesimi. "Ho trovato un passaggio segreto" disse cercando di essere convincente.
Persym lo fissò a lungo, poi annuì e andò via senza aggiungere altro.
Qualche ora dopo gli portarono la cena. Passò la notte cercando di dormire, ma non riuscendovi decise di ingannare il tempo leggendo.
Gli avevano lasciato 'Il Drago e la Strega Azzurra." L'aveva accettato per non offendere la principessa. Sulla nave lo aveva appena sfogliato.
Lesse le prime pagine e lo chiuse. Come poteva piacerle quella roba? Si costrinse a continuare la lettura e capitolo dopo capitolo cominciò ad appassionarsi alla vicenda narrata dalla Stennig. La descrizione del drago era resa in modo vivido, come se l'autrice ne avesse visto davvero uno. Era persino descritto il linguaggio del mitico animale, grazie al quale la protagonista riusciva alla fine ad ammansirlo impedendogli di distruggere tutto il regno.
A metà libro sentiva le palpebre pesanti ma si costrinse ad andare avanti.
Dopo un altro paio di capitoli, durante i quali la principessa Azzurra combatteva contro uno dei luogotenenti del mago cattivo che voleva impossessarsi delle uova del drago, fu costretto a fermarsi.
Si addormentò e sognò di draghi e maghi malvagi che insidiavano dolci principesse indifese.
Quando si svegliò il sole non era ancora sorto. Invece della colazione ricevette un dono ancora più gradito: la libertà.
Uno stregone dall'aria seccata lo scortò fuori dal tempio.
"E la principessa Joyce?" chiese mentre attraversava le sale vuote e silenziose.
"Non ti ho detto di parlare" rispose lo stregone.
Fuori dal tempio c'erano diversi soldati e stregoni che montavano di guardia.
Si aspettavano un attacco?
Mentre viaggiavano verso il tempio aveva notato le strade vuote e silenziose, fatta eccezione per le numerose guardie che giravano in gruppi di tre o quattro.
Dov'era tutta la gente?
La capitale era una città grande, con centinaia di migliaia di abitanti. Si erano chiusi tutti in casa? Chi riforniva i mercati? Che cosa mangiava la?
Ebbe la risposta quando arrivò al posto di guardia, un edificio di mattoni grigi costruito poco fuori dal tempio.
Nelle celle c'erano delle persone. Molti erano uomini di ogni età. C'erano anche molti ragazzi, una mezza dozzina di donne e persino due bambini che potevano avere al massimo dieci anni.
"Che hanno fatto?" chiese a uno dei carcerieri, un uomo dalla folta barba.
"Hanno rubato il cibo delle scorte. Gran brutta storia, a dir la verità. C'è la pena di morte per questo reato."
"Anche per i bambini?"
Il carceriere aveva grugnito qualcosa ed era tornato a sedersi.
Lo stregone che l'aveva accompagnato gli indicò le celle. "Il tuo nuovo lavoro è fare la guardia a queste persone."
"Io sono la guardia del corpo della principessa Joyce" aveva protestato Oren.
Lo stregone l'aveva guardato come se fosse una fastidiosa mosca che gli ronzava attorno al naso. "Sei stato sollevato dall'incarico."
"Solo il re può farlo."
"Il re non c'è adesso. Lo vuoi attendere in una di quelle celle?"
Oren si rassegnò a fare da guardia a quelle persone.
Lo stregone andò via dopo aver dato un'occhiata disgustata alle celle, lasciandoli soli.
Oren sedette sull'unica sedia libera. Aveva bisogno di informazioni. "Si può sapere che sta succedendo?"
La guardia lo guardò di traverso. "Dove sei stato nelle ultime settimane, ragazzo?"
In un mucchio di posti. "Ero lontano da Valonde."
La guardia grugnì. "Allora ti sei perso la rivoluzione."
"Di che parli?"
"Gli stregoni hanno preso il potere. Hanno cacciato quelli che erano fedeli al re e si sono presi la città."
"Non possono farlo" esclamò Oren.
"Allora vai a protestare da Persym."
Aveva già visto a Taloras cosa poteva succedere se il circolo locale decideva di rovesciare il sovrano legittimo.
Stava succedendo anche a Valonde? E quanto era grave la situazione?
Una guardia portò una cesta con del pane raffermo e del formaggio ammuffito. "Il vostro pranzo" disse buttando sul tavolo il contenuto della cesta.
La guardia barbuta si gettò sulla sua parte divorano il pane e il formaggio con pochi bocconi.
"E ai prigionieri?" chiese Oren.
La guardia scrollò le spalle. "Il cibo è razionato."
"Non è giusto" protestò.
La guardia rise. "Dagli la tua parte."
Non c'era abbastanza cibo per tutti i prigionieri, ma decise di dare la sua razione ai bambini, assicurandosi che gli altri prigionieri non tentassero di strapparglielo di mano.
"Sprechi tempo" disse la guardia barbuta.
Oren lo ignorò.
"Come ti chiami, ragazzo?" chiese la guardia.
"Oren" disse dopo qualche secondo.
"Io sono Alzet."
"Piacere di conoscerti."
"Saranno tutti morti tra qualche giorno" disse Alzet. "Se saltano un paio di pasti non fa alcuna differenza."
"Non c'è cibo per tutti?"
"I magazzini sono quasi vuoti e non arrivano rifornimenti. Siamo sotto assedio."
"Da parte di chi?"
"Re Andew, credo. Rivuole il suo regno."
"Quindi non è morto." Oren sentì rifiorire la speranza.
"No, ma lo sarà tra poco."
"E tu cosa ne sai?"
Abbassò la voce. "C'è un mio amico che conosce un valletto che serve nelle riunioni che ogni tanto gli stregoni tengono nel tempio. Li ha sentiti parlare di un attacco che stanno per sferrare contro re Andew. Vogliono spezzare l'assedio."
"Quando?"
"Domani o stanotte, credo. Quando non ci sarà la luna."
"E se re Andew perde?"
"Allora questa guerra sarà vinta da Persym e dai suoi."

Prossimo Capitolo Martedì 5 Settembre
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor