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Autore: Star_of_vespers    04/09/2017    4 recensioni
La terra di mezzo è sull’orlo della distruzione, ed in questo scenario di morte e disfacimento, Serindë giovane principessa, riesce a scappare dalla sua città, lasciandola insieme alla madre ed ad un suo soldato.
Durante il viaggio la fanciulla corre il rischio di morire a causa di un improvviso attentato, ma grazie al fato, la sua vita anche se appesa ad un filo, non si spezza. Riprende conoscenza grazie all’ausilio di Gandalf, che dopo averla trovata in condizioni molto particolari, le propone di continuare la fuga insieme alla compagnia, ritenendo opportuno condurla presso un sicuro rifugio. Il pensiero di Serindë giunge alla madre, che si era separata da lei a causa di quell’improvviso assedio, la giovane angosciata cerca di riassemblare ogni particolare, ma non riesce a ricostruire un completo ricordo, così disperata giura a sé stessa di ritrovare il genitore, anche se il destino sembra aver diviso il loro percorso.
Con il passare del tempo, la principessa inizia a provare un profondo affetto verso quelli che considera suoi compagni. In questo scenario avventuroso riuscirà a comprendere sentimenti molto profondi, quali il vero amore, l’onore ed una grande dote, che non aveva mai considerato.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Legolas guardò negli occhi Aragorn, per poi osservare la ragazza stesa a terra. Aveva imparato qualcosa dalla maestria del suo popolo, ma non poteva considerarsi il più esperto. Conosceva solo lo stretto necessario, ed anche se in quel momento pensò che fosse tutto inutile, l’elfo in silenzio avanzò e raggiunse Gandalf a terra. Posò gli occhi sulla ragazza, strinse le sue dita intorno al polso di lei, ricercando un flebile battito.

-E’  molto debole!- disse percorrendo con gli occhi il corpo sciupato. Ascoltò bene il battito della giovane stringendole i polsi con estrema delicatezza.
-Ha rischiato di morire soffocata!- esclamò dopo aver notato in che malo modo stava respirando, quasi come se fosse per lei una sorta di tortura.
-Gli gnomi sono creature pessime- commentò Gandalf dilatando i suoi occhi chiari -Hanno un modo tutto loro  di vivere-
-In che senso?- chiese Aragorn.

Lo stregone alzò lo sguardo impugnando saldamente il suo bastone -Ecco vedi, loro cercano di trovare qualcuno in modo da potergli rubare letteralmente la vita. Si nutrono dell’esistenza altrui e vanno avanti così, finché non vengono muoiono non trovando più vittime da sacrificare-

Aragorn alzò un sopracciglio stupito. Abbassò in seguito lo sguardo e si soffermò sulla donna sdraiata a terra.

-Quindi gli obbiettivi sono le persone più indifese-

-Si anche, ma stavolta penso sia differente- disse Gandalf. Guardò la ragazza attentamente, riflettendo sulle condizioni di quest’ultima -Questi tagli sono vecchi. Dev’esserle successo qualcosa prima ancora che quell’essere la catturasse-

Legolas ascoltando passivamente Gandalf, tentò in tutti i modi di riprendere la sfortunata donna. Il problema non erano le ferite in sé e per sé. Certo molte erano profonde ma, il suo stato  preoccupò principalmente l’elfo: era denutrita, asfissiata ed avvelenata.

Provò a medicarla servendosi di qualche erba medica diversa dall’Athelas. Il corpo  della giovane ebbe una brutta reazione, di fatto Legolas dovette subito rimuovere l’impasto che aveva creato per non peggiorare la situazione.

-Ho fatto il possibile!- disse l’elfo alzandosi da terra. guardò il corpo con dispiacere, ed anche se non conosceva nulla riguardo la donna, provò pena per lei, immaginando attraverso la vista di quelle ferite, ciò che lei aveva dovuto affrontare prima di ritrovarsi tra le grinfie dello gnomo.

 
“Serindë la mattina del viaggio aveva preparato tutto velocemente. Non c’era molto tempo a sua disposizione e disporre ogni cosa necessaria era tremendamente difficile. L’ansia non migliorava di certo la situazione, ma questo non importava, lei doveva fare presto per raggiungere con la madre il bosco fuori del villaggio, andandosene lontano dalla sua terra.

Abbandonare tutto fu molto doloroso. In quel posto vi erano parecchie cose a cui teneva. Si sentì triste quando dovette lasciare gli oggetti nella sua stanza. Gli oggetti, anche se materiali contavano molto per lei, poiché legati ad attimi indimenticabili.Prese tra le mani una cornice dorata e la fissò nostalgicamente, ricordando la promessa di suo fratello quando gliel’aveva donata “Per sempre insieme” gli aveva detto prima di unirsi  all’esercito del regno in un’impresa suicida, dalla quale non avrebbe più fatto ritorno.

Con amarezza si morse il labbro inferiore, cercando di ricacciare indietro le lacrime che stavano pungendo i suoi occhi. I ricordi erano molto vividi. Mai nella sua vita aveva provato le sensazioni che avvertiva. Ne aveva solo sentito parlare. Spesso aveva definito “esagerate” le persone che si struggevano per il dolore della perdita, ma adesso che stava assaporando anche lei quell’amarezza, si sentì una sciocca ad aver giudicato prima di provare realmente il significato più profondo e tenebroso di quelle taglienti emozioni.

-Altezza presto, dovete andarvene da questo posto. Vostro padre è stato chiaro ieri sera- un menestrello senza annunciarsi era entrato nella sua stanza e con imprudenza l’aveva trascinata fuori.

-Cosa ne sarà di tutti voi?- chiese confusa. Era preoccupata ed aveva tanta paura.

-Non è necessario pensare a noi- il giovane spostò quello che pareva essere un quadro ed aprì davanti agli occhi di Serindë un percorso segreto.

-Percorrete il sentiero- si addentrò nel lungo corridoio prendendo in mano la torcia appesa alla parete.

-Vi condurrà in un ponte, proprio sotto la città. Sarete allora dietro le mura del nostro villaggio. Lì vi scorteranno i nostri cavalieri-
-E mio padre?- chiese preoccupata.

-Vostro padre sarà lì per rassicurarvi-

-E poi?- e poi cosa sarebbe successo? Cosa stava succedendo? Le sembrò di trovarsi in un incubo, ed anche se ripeteva a se stessa di riaprire gli occhi, sapeva bene che non sarebbe potuta sfuggire alla tremenda realtà che stava vivendo.

-Addio mia signora!- le disse rattristito l’uomo prima di lasciarle la torcia in mano richiudendo velocemente il percorso.

In quel momento Serindë  si sentì profondamente sola, avvolta dall’oscurità di quella galleria e dei suoi pensieri.

Alzò la fiaccola e si incamminò lungo il tragitto. Non sapeva bene  a cosa stava andando incontro ma sperò egoisticamente di riuscire a salvarsi. Non voleva morire. Aveva troppa paura, desiderava vivere ancora, anche se la guerra era sopra il suo regno e, mentre lei fuggiva via molte persone stavano morendo per proteggere il villaggio.

Una volta fuori dal tunnel Serindë incontrò i suoi genitori.  Sua madre sembrava essere composta. Il padre era severo sopra il suo cavallo.

Indossava fieramente la sua armatura e  guardava la figlia con compostezza, non lasciandosi trasportare dalle emozioni.

-Cosa sta succedendo?-

-Isengard ci attacca… lo stregone ci ha traditi!-

-Cosa? Saruman … no lui è buono padre che dite- disse la giovane perplessa.

-Ho detto che lo stregone ci ha traditi!- riprese ad alta voce. Serindë lo guardò e più confusa di prima abbassò gli occhi.

-Figliola, so che pensavi fosse un amico. Hai trascorso molte giornate a passeggiare con lui in mezzo agli alberi, ma vedi, ora anche quello che diceva di amare ha distrutto: nel suo giardino non vi è nemmeno l’ombra di un ramo più!- disse dispiaciuto. Il suo tradimento ci ha sorpresi molto. Abbiamo ricevuto un duro colpo da colui che consideravamo “fratello nostro”-

-E’ stata opera sua la morte di mio fratello?-frastornata Serindë piegò il viso, stringendo i pugni lungo i fianchi.

L’uomo non rispose, amareggiato da tutti quei lutti che aveva subito e che stava continuando a patire anche in quel momento.

Scese velocemente da cavallo e si avvicinò alla ragazza -Va con tua madre. Raggiungete terre sicure. Io dopo aver difeso il nostro popolo vi raggiungerò-

-Ma dove?- chiese la fanciulla irrequieta.

-Rohan- disse poi guardandola. Le diede un dolce bacio sulla fronte per poi affidare le donne più importanti della sua vita ai suoi guerrieri.

Serindë osservò la sua città in lontananza e ripensò alle parole del padre, al tradimento di Saruman e al comportamento del suo servitore.

Era stanca e confusa, aveva paura di dover vivere nuovamente le brutte sensazioni provate poco prima, ma in cuor suo, sapeva che qualcosa sarebbe successo, e non si trattava purtroppo di cose belle:
Mentre percorrevano il sentiero proposto dal loro cavaliere, il gruppo venne attaccato da una pattuglia di orchi. Serindë non ricordò nulla, nella confusione riuscì a vedere la madre in fuga dagli orchi. Urlava, ma lei era immobile dinanzi a quegli avvenimenti. Il loro servitore per proteggerla le aveva detto di scappare e, quando si riprese dal suo stato di shock, sentì delle frecce penetrare nella sua carne.  Cadde in un burrone e perse conoscenza fino a che, dopo giorni di agonia riaprì gli occhi.”


-Ma dove l’avete trovata?-

-Gimli … ti ho già spiegato cos’è successo, quindi non farmi perdere fiato.-

-E secondo voi  si riprenderà? Sembra morta!-

-Solo un altro fardello, come se noi non avessimo già altri pensieri Gandalf-

-Boromir le tue parole non sono di certo quelle di un gentil’uomo!-

-Avete notato che ha le orecchie a punta-

-Sta fermo Peregrino Tuck-

-Ahi … era solo un’osservazione. Sempre a prendermi dalle orecchie… eh Gandalf!-

-Si sta svegliando zitti tutti-

Vi fu l’assoluto silenzio. Serindë stordita aprì leggermente le palpebre, dopo aver udito per qualche minuto delle voci sconosciute. La ragazza dopo un po’ riuscì ad aprire completamente le palpebre, anche se con  fatica.

Si ritrovò stesa a terra, intorno a lei vi erano diversi uomini.
Li osservò ma non riuscì a rimanere con gli occhi aperti a lungo. Era molto stanca e non riusciva a respirare bene.

-Fate largo e lasciatele aria- Gandalf osservò le mani della ragazza sfregare ripetutamente i suoi occhi e, dopo che quest’ultima ricambiò il suo sguardo, lo stregone  le sorrise.

Serindë si rialzò lentamente da terra aiutata dal vecchio. Appoggiò la propria schiena contro un masso umido ed osservò i nove senza proferire parola, ancora confusa e dolorante.

Piano appoggiò un braccio al torace per constatare la profondità delle sue ferite. Ricordava bene che una freccia l’aveva trafitta.  Aveva gridato molto a causa del dolore. Guardò le sue mani, le braccia, le gambe per vedere se fosse tutto apposto.  Stancamente spostò i suoi capelli arruffati, si sdraiò dolorante a terra. Inutile, respirare era tremendamente doloroso.

-Mia signora … c’è qualcosa che non va?- lo stregone le si avvicinò maggiormente e Serindë pur dolorante aprì gli occhi per guardarlo, soffermandosi a notare le rughe ed i capelli grigi e scompigliati.

Non disse nulla. Voltò il capo da un lato all’altro alla ricerca di sua madre e del suo fedele servitore. Dovevano essere lì da qualche parte, solo che lei non riusciva a vederli. Chiuse gli palpebre, cercò di respirare, anche se in quel momento non era semplice a causa delle doloranti ferite.

 -Allora ragazzina, rispondi alla domanda che ti è stata fatta!- Gandalf alzò gli occhi al cielo quando vide Gimli avvicinarsi tutto con la sua ascia in mano.

Serindë manco lo considerò, aprì solo un occhio per vedere chi le stesse parlando.

-Ehi ti ricordo che ti abbiamo salvato la vita!- disse il nano indispettito stringendo la sua ascia tra le mani.

Gandalf lo guardò e si alzò per raggiungerlo -Mastro nano, mi pare che tu non abbia alzato un dito per aiutarci, quindi silenzio!-

-Io vi ho comunque sostenuti moralmente…-

Boromir si avvicinò ai due, dopo aver gettato un’occhiata furtiva alla ragazza che piano stava riaprendo gli occhi disse:
-Da dove vieni donna?- chiese con freddezza.

Nessuna risposta. Lei semplicemente si limitò a sedersi a terra, cercando di trovare nelle tasche dei pantaloni chissà quale oggetto.
Il nano infastidito si avvicinò scostando le mani di Gandalf che lo stavano trattenendo, si schiarì la voce e la guardò bene in faccia.

-Sei forse muta o non senti bene?- la giovane alzò lo sguardo e scrutò il nano negli occhi. Di scatto si allontanò, corrugando le sopracciglia. Ma che voleva quel tipo da lei?

-Perché non lasciate in pace questa povera ragazza … ha aperto poco fa gli occhi. Vorrei ricordarvi che non si tratta di uno di voi. Siate più …- Gandalf guardò Gimli e Boromir cercando le giuste parole.
-delicati … insomma!- si avvicinò piano alla giovane, non voleva spaventarla come avevano fatto poco fa i suoi compagni. Si chinò e le sorrise dolcemente.

-Va un po’ meglio?- le chiese notando che il suo viso sembrava meno addolorato di prima.

-Si - rispose semplicemente, quasi incantata dalla dolcezza del vecchio.

Sentì dietro il nano farfugliare qualcosa, ma non disse nulla al riguardo. Dopo essersi un po’ ripresa scostò gli occhi da Gandalf e si girò più volte alla ricerca dei suoi cari, ma loro non c’erano e questo l’agitò.

-Stai calma!- La ragazza guardò lo stregone poi lentamente si alzò.
Tutti iniziarono a fissarla con sguardo apprensivo. Serindë abbassò il volto e notò una chiazza di sangue proprio sotto il petto. Non aveva percepito alcun dolore, forse perché si era alzata velocemente. Non proferì parola, si portò in avanti solo per ricercare il volto di sua madre. Lo stregone notando che i movimenti bruschi di lei stavano solo peggiorando le ferite le afferrò delicatamente un braccio riprendendola, con delicatezza.

-Mia signora non ti agitare. In questo modo ti farai solo più male-

-Mia madre… devo cercarla!- disse sconcertata.

-Mia signora …- cosa poteva dirle lo stregone? agonizzante  si era alzata da terra per ricercare la madre. Sicuramente non era a conoscenza del fatto che, circa un paio d’ore fa, si trovava in un sacco, tra le grinfie di uno gnomo.

-Eri da sola, non c’era nessun’altro-

-Come?- lo guardò -Devono essere nei paraggi!- Lei era caduta in un burrone e sua madre stava fuggendo, per forza doveva trovarsi lì da qualche parte.

Si allontanò ignorando le ferite sul suo corpo, anche se le facevano parecchio male. Le sembrò quasi che stesse per crollare per terra a causa del forte dolore. La sua coscienza le chiedeva di occuparsi della madre e così doveva fare.

-Mia signora!- Gandalf la fermò, parandosi davanti.

-Mi spiace ma non c’è nessuno. Stai calma e…-

-No- rispose secca. Come poteva stare calma e non cercare sua madre? era lei la sua unica ragione di vita. Desiderava trovarla insieme al suo cavaliere, per poter continuare il suo viaggio.

-Capisco cosa sta pensando!- Gandalf si chinò per guardarla bene negli occhi, in modo che lei potesse rimanere attenta, senza ronzare da una parte all’altra come una libellula.

-In questo momento tu ti trovi nelle nostre mani- aprì le braccia per indicare l’intera compagnia.

Serindë voltò il capo ed osservò uno per uno i componenti di quel gruppo: Tutti avevano un volto dubbioso e la fissavano con pietà, tranne il nano e l’uomo di prima. Loro due erano molto diffidenti.

-Mia signora…- Gandalf cercò di nuovo di cogliere la sua attenzione
-Faremo il possibile per donarti aiuto, ma in questo momento non possiamo soffermarci a cercare nessuno. Vieni con noi … ti porteremo in un luogo dove potrai trovare ausilio-

In quel momento un rumore tremendo ruppe il silenzio che si era creato: l’ascia del nano gli era caduta dalle mani a causa dello stupore. Boromir lanciava fulmini dagli occhi, mentre Legolas totalmente contrario guardò allarmato Aragorn.

-Gandalf! Non penso che il posto dove stiamo andando possa esserle d’aiuto!- si fece avanti l’elfo per dire la sua opinione.

-Infatti noi non la porteremo con in quel posto!- lo stregone alzò le sopracciglia stringendo il suo bastone per sostenersi.

-Le daremo solo… un passaggio, ecco!- i componenti della compagnia si guardarono negli occhi  contrariati.

Serindë osservò loro, ma non disse nulla. La situazione non le sembrò delle migliori. Sapeva bene che da sola non si sarebbe potuta difendere. Avrebbe tanto voluto ritrovare la madre.



 
Angolo autrice:
Ed eccomi, alla fine ho optato per la long, mi sembrava meglio così. Pubblico dopo un bel po’ perché ora mi sono stabilizzata. Stamattina ho cercato di scrivere qualcosa ma niente, mi sentivo troppo male, quasi non avessi più forze. Ho lasciato perdere e dopo aver riposato eccovi il capitolo completato. Spero vi sia piaciuto e ringrazio chi ha letto e soprattutto un grazie speciale va a Valerie, sei veramente un tesoro.
Prometto di ritornare, alla prossima!
 
   
 
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