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Autore: Martocchia    05/09/2017    0 recensioni
Ojos de Cielo è il racconto di un amore, di due ragazzi, ma anche la storia di una canzone e di quante sue simili essa possa contenere. Questo è il racconto di come la musica possa radicarsi così in profondità da diventare linguaggio e linfa vitale, legame di un amore fresco come le rose bagnate dalla rugiada.
I primi capitoli potrebbero lasciarvi un po' interdetti, ma vi invito a proseguire, ad andare oltre ciò che appare e ad immedesimarvi nei personaggi che ho creato, i quali non sono poi tanto lontani dalla realtà...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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È arrivata la fatidica Giornata della Cultura: per tutta la mattina in varie aule si terranno laboratori tenuti da alunni, insegnanti ed esterni aperti a tutti i ragazzi. Negli anni le attività non sono variate molto, ma in genere sono interessanti, anche se dopo quattro anni ormai le hai viste tutte e l’entusiasmo scema un po’. È divertente invece vedere i ragazzi più piccoli, che magari è la prima volta che partecipano a una giornata del genere, curiosi e pieni di energia, girare per i corridoi del liceo.
Quest’anno però, per la prima volta, in una delle attività sono coinvolta anch’io e l’eccitazione è al massimo. Sono in Aula Magna e ho appena finito di cambiarmi. Mi stanno truccando e intanto con un mano stiro le pieghe del mio vestito al ginocchio, a maniche lunghe, e gioco con il tacco dello stivale e una gamba della sedia su cui sono seduta.
Appena posso alzarmi, mi vengono incontro Luca e Marco, stranamente insieme: dall’episodio del bacio nel loro rapporto è penetrata una sottile, ma forte tensione, che ora però sembra essersi dissolta. Sono tornati la squadra di prima a quanto pare.

-Fatti un po’ guardare Clara. – mi dice Luca, prendendomi poi una mano e facendomi fare un giro su me stessa.

-Perché quando stavamo insieme non ti vestivi così? – chiede Marco con il broncio.

-Forse perché avevo 13 anni ed ero leggermente piccola? – rispondo in tono ironico.

-Beh, non è comunque giusto… -.

-È solo il suo modo per dirti che stai molto bene e lo penso anch’io. – interviene Luca mettendo fine alla nostra scaramuccia.

-Grazie. Anche voi non siete niente male. -. In realtà per i maschi è più semplice: camicia e jeans e sono a posto…

-Vorrei farti notare che una volta tanto siamo anche pettinati. – commenta Marco. Effettivamente è vero… Il ciuffo di Luca è sistemato in modo da scoprire il viso e i suoi occhi blu sono più visibili che mai. Riescono a colpirmi più del solito con la loro limpidezza e profondità. Le parole del don mi affiorano alla memoria, ma le ricaccio immediatamente indietro, abbassando poi lo sguardo poiché sento le guance avvampare pericolosamente.

-Ehm… Già, l’ho notato. -.

-Agitata? – mi chiede lui e non posso fare a meno di notare la punta di preoccupazione nel tono che usa.

Gli sorrido tranquilla: - In realtà non più di tanto. Più che altro sono curiosa di sapere cosa ti sei inventato stavolta. Non posso avere delle anticipazioni? In fondo si tratta delle mie compagne. -.

-Eh no, mi dispiace. Dovrai aspettare come tutti gli altri. Ma tranquilla, avrai un posto d’onore nell’esibizione e sono sicuro che la canzone ti farà impazzire. – mi risponde Luca, poi lui e Marco si lanciano uno sguardo d’intesa e sorridono in modo inquietantemente divertito.

-Devo preoccuparmi? -.

-Tu assolutamente no… - afferma ridendo Marco – Dai un indizio diamoglielo. – continua rivolgendosi all’amico, il quale mi guarda con una luce birichina negli occhi per poi pronunciare un’unica parola:
- Glee. -.

Ci metto una frazione di secondo a capire che brano ha scelto e sorrido anch’io: non vedo l’ora di cantarlo e vedere la faccia delle mie compagne.

Questa volta lo spettacolo ha tutta un’altra atmosfera: nella più piccola Aula Magna mi sento più a mio agio, anche se la sala è comunque piena di ragazzi e professori, ma è come se non ci fossero… Io canto, concentrata sul non dimenticarmi o confondere le coreografie, ma mi sembra tutto così naturale. Lo spazio non è molto, eppure siamo riusciti ad adattarci bene: sul palchetto, rialzato ancora un poco per l’occasione, c’è una tastiera, una chitarra e stiamo noi cantanti, mentre i ballerini sono appena sotto, davanti alle sedie del pubblico. Abbiamo anche decorato la stanza con delle decorazioni natalizie e l’atmosfera è insieme intima e festosa. Meravigliosa…
Per ora tutto va liscio, siamo circa a metà spettacolo e sul palco ci sono proprio io che sto cantando la versione natalizia di Halleluja, sulle note della tastiera di Luca. Insieme ci siamo inventati una versione del brano a metà fra quella classica e quella dei Penthatonix, giusto per farmi divertire un po’ sulle note alte. È una di quelle canzoni da cantare in alcune parti dolcemente, come una ninnananna, mentre in altre bisogna tirare fuori tutta la propria voce e personalmente la adoro.
A metà dell’ultima strofa vedo entrare in sala la mia classe al completo, che si piazza in fondo, in piedi. Lancio un’occhiata interrogativa a Luca e lui mi fa l’occhiolino. Torno a concentrarmi per il finale della canzone, consapevole di aver bisogno di tutta la mia voce per cantarlo al meglio, ma mi sento già fremere di impazienza per il prossimo brano.

Spentasi nell’aria anche l’ultima nota mi accolgono gli applausi. Sorrido ringraziando, mentre sento qualcuno avvicinarmisi. Mi guardo intorno e al mio fianco trovo, uno da una parte e uno dall’altra, Luca e Marco.

-Bene! Ora abbiamo un piccolo fuori-programma… - incomincia il secondo.

-Innanzitutto siamo molto contenti che le compagne del nostro usignolo abbiano accettato il nostro invito. – continua Luca.

-E quindi vorremmo dedicare loro un brano. – prosegue Marco. Se continuano a parlare in questo modo potrei scambiarli per Pinco-Panco e Panco-Pinco…

-Esattamente. Perché ci sono troppe persone che pensano di avere il diritto di parlare male delle persone, di essere maestre di ipocrisia e falsità. Beh, adesso vi mostreremo quanto ce ne frega di voi e chi diventeranno quelle persone che ora definite perdenti. -. Più diretto di così no Luca? – Naturalmente Clara canterai con noi. Perché non ti accomodi su quella sedia? – e così dicendo mi accompagna a sedermi dietro a un banco, appena portato sul palchetto.
Dopo un istante la base parte e mi sorprende vedere Marco con un microfono in mano: da quanto ricordo è stonato quel ragazzo! Cosa vuole fare?! Ma dopo che ha incominciato a cantare incomincio a chiedermi se la mia memoria mi abbia ingannato…

Yeah, you may think that I'm a zero
But, hey, everyone you wanna be
Probably started off like me

You may say that I'm a freakshow (I don't care)
But, hey, give me just a little time
I bet you're gonna change your mind

Molto bello ascoltarvi ragazzi, ma, scusate, voglio cantare anch’io! Mi alzo, aggiro Luca, sfidandolo a bloccarmi e, ormai in mezzo ai miei due amici, posso cantare.

All of the dirt you've been throwin' my way
It ain't so hard to take, that's right
'Cause I know one day you'll be screamin' my name
And I'll just look away, that's right

Just go ahead and hate on me and run your mouth
So everyone can hear
Hit me with the words you got and knock me down
Baby, I don't care
Keep it up, I'm turnin' up to figure out
You wanna be
You wanna be
A loser like me
A loser like me


Push me up against the locker
And hey, all I do is shake it off
I'll get you back when I'm your boss

I'm not thinkin' 'bout you haters
'Cause hey, I could be a superstar
I'll see you when you wash my car

All of the dirt you've been throwin' my way
It ain't so hard to take, that's right
'Cause I know one day you'll be screamin' my name
And I'll just look away, that's right

Just go ahead and hate on me and run your mouth
So everyone can hear
Hit me with the words you got and knock me down
Baby, I don't care
Keep it up, I'm turnin' up to figure out
You wanna be
You wanna be
A loser like me
A loser like me
A loser like me

Hey, you, over there
Keep the L up in the air
Hey, you, over there
Keep the L up, 'cause I don't care
You can throw your sticks, and you can throw your stones
Like a rocket, just watch me go
Yeah, l-o-s-e-r
I can only be who I are

Just go ahead and hate on me and run your mouth
So everyone can hear
Hit me with the words you got and knock me down
Baby, I don't care
Keep it up, I'm turnin' up to figure out
You wanna be
You wanna be
A loser like me
A loser like me

Just go ahead and hate on me and run your mouth
So everyone can hear
Hit me with the words you got and knock me down
Baby, I don't care
Keep it up, I'm turnin' up to figure out
You wanna be
You wanna be
A loser like me (A loser like me)
A loser like me (A loser like me)
A loser like me

Conclusa la canzone abbraccio entrambi ridendo, poi lancio un’occhiata sul fondo della sala e vedo alcune mie compagne (quelle sane) ridere a loro volta e applaudire, mentre le altre escono dall’Aula Magna con un’espressione a dir poco contrariata.
Lo spettacolo deve continuare per cui scendo dal palchetto e mi appoggio a uno dei pilastri che scandiscono lo spazio, pensando a quanta soddisfazione mi abbia provocato vedere, oltre all’irritazione, la vergogna sui volti di quelle ragazze. Lo so che può sembrare cattivo… Giuro che non sono una tipa vendicativa, ma quel tipo di comportamento mi dà proprio l’orticaria! Come non si può provare il minimo rimorso nel parlare in certi termini di una persona? Quanto una persona si può sentire superiore a un’altra, al punto da avere il diritto di deriderla? E che cosa la fa sentire così migliore? L’aspetto esteriore? È semplicemente fumo se ciò che c’è dentro è marcio fino al midollo. Eppure è proprio questo il tipo di ragazza popolare, che poi popolare cosa significa? Essere conosciuti da tutti. La questione è: per cosa si è conosciuti? A volte non ce lo si chiede neanche… Basta solo la pura e superficiale popolarità. Io non l’ho mai desiderata né cercata, per quanto anche essere praticamente invisibili non sia divertente, perché l’unica cosa che mi serve è l’affetto dei miei amici, di quelli vecchi e anche di quelli nuovi. Osservo i miei compagni esibirsi: a cantare ora è Luca, il quale punta per un istante i suoi occhi su di me e sorride. Ricambio, rendendomi conto che quel tipo di sorriso è l’unica cosa che mi serve in questa scuola. Le mie compagne possono rodere dalla rabbia e meditare vendetta quanto vogliono, ma io sarò sempre più forte, lo sono, grazie ai miei amici.

Alla fine dello spettacolo ci ritroviamo tutti insieme a cambiarci e a sistemare la sala. L’allegria è a livelli altissimi, poiché abbiamo ricevuto molti complimenti e non abbiamo avuto alcun intoppo tecnico. La musica ancora risuona nella stanza, accompagnando le nostre pulizie, e ancora cantiamo e balliamo, come se la stanchezza non ci avesse neanche sfiorato.
Mi avvicino a Marco e Luca e li abbraccio forte un’altra volta.
-Grazie, davvero. Non so come farei senza voi due cavalieri a difendermi dalle ingiustizie del mondo. – esclamo ironicamente.

-Non faresti proprio nulla, imbranata come sei! – risponde Marco ridendo e ricevendo dalla sottoscritta un pugno su un braccio. – Ahi! Ho detto la verità! -.

Gli faccio una linguaccia.
-Ma da quando canti? E soprattutto da quando canti così bene?! – chiedo alla fine.

-In realtà da poco. Luca mi ha dato qualche lezione. Per essere un artista completo devo saper fare un po’ di tutto… -.

-In realtà me l’ha chiesto perché voleva aiutarti… - lo interrompe Luca, vedendo che l’amico non mi avrebbe mai detto come stavano le cose realmente.

-Sul serio lo hai fatto per me? – chiedo stupita e in qualche modo lusingata dalla cosa.

-Beh, sì, a questo punto direi di sì. Non mi sono mai piaciute troppo le tue compagne: era un’occasione da non perdere. E comunque tu potevi stare zitto! – esclama infine, rivolto verso Luca, con un’espressione da finto offeso.

-Questo non era scritto nel mio contratto di lavoro da insegnante di canto. Non ho il segreto professionale. – ribatte l’altro ridendo.

Ci si avvicina un altro ragazzo della compagnia. È uno dei veterani di quinta, amico di Marco e musicista.

-Ehi ragazzi, complimenti! Siete stati grandiosi oggi! Vorrei invitarvi, insieme a tutti gli altri, alla festa di Capodanno che organizzo nella mia baita ad Agra. Naturalmente ci sarà musica, si suonerà e si canterà. -.

Ci guardiamo, incerti sul da farsi.
-Vuoi andare? – mi chiede Luca.

-Solo se vieni anche tu. Mi vuoi lasciare da sola con questo ladro di baci?! – replico, indicando scherzosamente Marco, il quale alza gli occhi al cielo.
- E basta con questa storia! -.

-Va bene, allora ci siamo tutti e tre! – dice Luca, sorridendo al ragazzo.

-Perfetto. Se volete potete invitare altri amici: più siamo meglio è! -. Detto ciò si allontana e, mentre già penso a come convincere le mie amiche a venire con me alla festa, Luca mi afferra una mano tutto contento:
-Così potrò darti il mio regalo di Natale! -.

-Un regalo?! Ma non avresti dovuto Luca! – ribatto sorpresa.

-Perché no? Sei mia amica. Non osare rifiutarlo quando te lo darò, è maleducazione. – risponde serenamente lui, facendomi l’occhiolino.
Sospiro, rassegnata e preoccupata dal fatto che dovrò cercare anch’io un regalo per lui e non ho assolutamente idee!

   
 
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