Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    05/09/2017    2 recensioni
«Sono Levi Ackerman, il vostro professore di educazione fisica. Vi anticipo che, alla fine di tutte le lezioni, dovrete pulire la palestra. Anche se non ci sarò le ultime ore, dovete pulirla. Ci siamo capiti, mocciosi?» spiegò severo. Il professor Levi era un maniaco della pulizia. Non c’è stata classe che non abbia pulito la palestra quando c’era lui.
«Sì prof!» risposero i ragazzi intimoriti dall’insegnante. Solo Eren sembrava non averne paura. Al contrario, quando i loro sguardi si incrociarono, arrossì.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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«Eren» lo chiamò Mikasa a bassa voce. Il ragazzo continuò a disegnare senza degnarla di uno sguardo. «Eren, presta attenzione alla lezione, per favore» lo implorò toccandogli la spalla. Il castano si girò.
«Che c’è Mikasa?» le chiese come se nulla fosse.
«Perché eri rosso in viso? Ti stava scendendo anche un po’ di bava...». Eren arrossì ancora di più.
«Niente di cui preoccuparsi» rispose secco. La ragazza si sporse per vedere cosa stesse disegnando.
«La situazione sta diventando grave, Eren» affermò seria.
«C-che ho fatto?».
«Ne parliamo dopo» impugnò la penna e ricominciò a scrivere.
«Ma Mikasa...» la pregò Eren guardandola confuso. La ragazza si alzò e gli tirò un’occhiata.
«Eren, se dico dopo è dopo!» esclamò irritata attirando l’attenzione di tutti. Si risedette subito.
La lezione finì in fretta e i due fratelli si ritrovarono a discutere nel cortile della scuola. Il ragazzo stava disegnando Levi durante la lezione e Mikasa si era arrabbiata parecchio. Data la faccia che aveva Eren, pensava che si stesse facendo dei filmini mentali perversi. Il castano cercava di replicare, ma la sorella non lo ascoltava. Il litigio si fermò quando sentirono uno studente parlare con il professor Levi. Il ragazzo spalancò gli occhi quando si accorse di chi si trattava. Stava per andare a difendere l’insegnante quando Mikasa lo trattenne. I due riuscirono a scambiarsi un solo sguardo prima che la ragazza portasse Eren dentro l’edificio. Gli venne incontro Historia con aria di festa. Gli disse di andare in classe perché stava per succedere una cosa bellissima. I due si guardarono confusi ma decisero di seguirla. Una volta in classe, trovarono tutti i banchi messi attaccati ai muri e i ragazzi seduti su di essi. Marco fece segno ad Eren di mettersi accanto a lui e Jean mentre Mikasa si era già seduta accanto alla bionda. Il ragazzo ascoltò Marco e si mise a sedere da loro.
«Senti Eren» lo chiamò Jean. Il castano si girò. «Ormai saprai che tutti noi sappiamo stai con il prof Levi, giusto?» chiese, per la prima volta, un po’ imbarazzo.
«Sì, e che devo farci? Lo amo... lo amo come...» si fermò per trovare le parole. Vide che il suo compagno teneva stretta la mano di Marco e che quest’ultimo era arrossito. «…come a te piace Marco, dico bene Jean?» gli sorrise. Il ragazzo sussultò arrossendo.
«Esatto... per questo ti chiedo scusa se magari ti ha dato fastidio il fatto che ti isolavamo sempre o che ti chiamavo “ruffiano”...» era stranamente calmo. Persino il suo amico era sorpreso nel vederlo così.
«Comunque siamo fidanzati anche noi Eren» ricambiò il sorriso Marco. Jean divenne rosso in viso mentre gli altri due ridevano.
«Quindi ora devo solo convincere i miei...» il castano non si era accorto che aveva pensato ad alta voce. I suoi occhi si spensero ripensando a quel che era successo quella mattina. I due gli chiesero spiegazioni ed Eren disse tutto. Dopotutto erano suoi compagni di classe ed erano proprio come lui.
«Ti reggiamo il gioco allora!» lo rassicurò Marco facendogli l’occhiolino. «Dirò a Mikasa che oggi starai da me». Il castano lo ringraziò. Non aveva pensato a come avrebbe potuto ingannarla i giorni seguenti. Ad un certo punto entrò Connie con l’atteggiamento di un riccone e Historia fece un cenno a Jean. Il ragazzo prese il telefono e andò su YouTube. Eren e Mikasa non riuscivano a capire cosa stava succedendo. La ragazza notò che Ymir non c’era e che Reiner aveva un sacchetto di patatine in mano. Erano quelle fatte a forma di anello. Strano, pensò Mikasa, diceva sempre che non gli piacevano. Jean fece partire la classica musica che si mette ai matrimoni. La ragazza sentì un “Che ti tocca fare, amico” da parte di Bertholdt. Non vide neanche Sasha e Historia sembrava emozionata. Vide entrare l’amica sottobraccio con Ymir. Chiese spiegazioni alla bionda che le disse di aspettare. Anche Eren era confuso come la sorella. Appena vide la castana davanti a Connie e Reiner portargli il sacchetto di patatine, capì che si stavano “sposando”. Non poteva crederci. Mancava solo che si vestissero da sposino e sposina, pensò il ragazzo guardando prima Marco che stava facendo un video e poi i due. Quando si scambiarono gli “anelli” e si baciarono, tutta la classe iniziò ad applaudire e a fischiare. Eren applaudì sorridendo. Ci si poteva davvero “sposare” a quindici anni in questo modo?
Il “matrimonio” finì al suono della campanella che segnò l’inizio di un’altra noiosissima lezione di matematica durante la quale gli alunni riuscirono a malapena a prendere appunti. Nessuno prestava davvero attenzione: Marco stava inviando il video del “matrimonio” ad Armin, Jean stava pensando ad un modo per interrompere la lezione, Bertholdt continuava a guardare Annie anche se lei era al telefono, Reiner che guardava Historia e Ymir che lo squadrava, Sasha e Connie disegnavano sui loro quaderni, Mikasa controllava il fratello ed Eren pensava a Levi. Gli venne in mente anche Armin.
“Chissà come sta...” pensò tenendosi la testa fra i palmi delle mani. Guardò poi la lavagna e vide delle scritte strane. “È arabo?” si chiese sgranando gli occhi mentre il professore continuava a spiegare. Quando il ragazzo iniziò a scrivere senza capire niente, l’insegnante iniziò a chiamare alla lavagna e andò in panico, come tutti gli altri d’altronde. Era sempre così: la lezione di matematica iniziava, i primi dieci minuti stavano tutti attenti, poi si distraevano, a volte Eren e Jean litigavano perché non tornava un nonnulla, il professore chiamava alla lavagna e tutti iniziarono a sudare freddo come se stessero per morire. Stavolta chiamò Connie e tutti si alzarono portandosi la mano al cuore. Era un gesto che facevano sempre ogni volta che qualcuno andava davanti a quell’enorme rettangolo nero riempito di scritte bianche che nessuno riusciva a decifrare. L’unica cosa che l’alunno riuscì a capire era “2+2”. Indicò l’operazione dicendo: «Il risultato è “un pesce”». Tutta la classe scoppiò a ridere mentre il professor Smith rimase serio. Ormai era abituato a quelle battutine dette per fare tenere gli studenti su di morale durante un’ora così noiosa.
Fortunatamente per gli alunni, quella fu l’ultima lezione del giorno. Si diressero tutti verso le aule dei rispettivi club, tranne Eren. Quel pomeriggio avrebbe saltato l’allenamento per mettere in atto il suo piano. Mikasa era bloccata in palestra per il club di arti marziali insieme ad Annie e sapeva che il fratello sarebbe stato al campetto con la squadra, quindi ne avrebbe approfittato per trasferirsi da Levi.
Una volta nella macchina dell’insegnante, Eren gli chiese se potevano andare prima da Armin per vedere come stava. L’uomo accettò e si diressero a casa del biondo. Gli venne spontaneo, però, chiedergli una cosa.
«Sicuro di non voler provare a farmi parlare con i tuoi, Eren?».
«Ne abbiamo parlato stamani Levi...» rispose il ragazzo stringendo i pugni.
«Sicuro che succederà tutto quel...».
«Levi!!» esclamò interrompendolo. Levi fermò la macchina poco dopo. Eren si guardò intorno: erano in un parcheggio vuoto, coperto da un edificio. Si preoccupò delle intenzioni dell’altro. «Cosa vuoi fare? Levi, dobbiamo andare da...» il ragazzo non riuscì a continuare per lo sguardo agghiacciante dell’uomo. Non capiva cosa stava provando, se era arrabbiato o solo serio. Arretrò fino a toccare lo sportello con la schiena. Levi gli prese il viso fra le mani. Eren non sapeva se lo stava per baciare o lo voleva sgridare. I suoi occhi non esprimevano nessuna emozione. Il cuore del ragazzo iniziò a battere velocemente. Era la prima volta che non riusciva a capirlo. Chiuse gli occhi preoccupato.
«Possibile che ti fai tutti questi problemi, Eren? Queste cose lasciale ai grandi, tu devi concentrarti solo su di me, devi guardare solo me. Capito?» il suo tono era freddo. Non riusciva a riaprire gli occhi, i battiti non volevano rallentare. «Eren, calmati e apri gli occhi. Vuoi sapere come sta il tuo amico, no? E allora andiamo» tornò alla guida mentre il ragazzo cercava di rilassarsi. Levi gli tirò un’occhiata. «E non provare a urlarmi contro ancora una volta, moccioso» finì per poi ricominciare a guidare.
Una volta arrivati da Armin, Eren corse in camera sua e andò ad abbracciarlo. Gli disse cose come “Mi sei mancato” o “Ero in pensiero per te”. Il biondo non faceva altro che accarezzargli i capelli e qualche volta gli dava anche qualche bacio sulla fronte. Lo tranquillizzò dicendogli che la febbre gli era passata e che il giorno seguente sarebbe tornato a scuola. Il ragazzo era al settimo cielo. Non vedeva l’ora di divertirsi in classe insieme al suo migliore amico.
Nel frattempo, Levi stava guardando lo zaino di Eren. Aveva come ciondolino un titano in versione chibi e non sembrava tanto pieno. Quindi lo prese e controllò se c’erano i libri o almeno un quaderno. Gli saltò all’occhio un foglio stropicciato vicino all’astuccio. Guardò se il ragazzo stava arrivando e, appena si accorse che era ancora da Armin, gli diede un’occhiata. Sapeva che non era giusto, ma quei cuori disegnati a penna lo fecero in qualche modo ingelosire. Una volta aperto, non poteva credere ai suoi occhi: Eren l’aveva disegnato in una maniera così sexy che non poteva essere vero. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere a scuola, sotto gli occhi dei professori e dei compagni. Era al primo banco, addirittura davanti alla cattedra. Come poteva averlo disegnato così senza essere beccato? Aveva bisogno di spiegazioni. E infatti ecco Eren che stava correndo nella sua direzione. Aprì lo sportello e si mise a sedere nel sedile accanto a Levi. L’uomo accese la macchina e si diressero a casa sua. Nessuno dei due fiatò. Il ragazzo iniziò allora a parlare di quel che aveva fatto a scuola ma l’altro non lo degnò di uno sguardo. Non rispose nemmeno. Solo quando arrivarono nell’appartamento si decise ad aprire bocca.
«Eren». Il castano si girò di scatto. Il tono era freddo come quello di quando si erano fermati prima. Non riusciva a capire perché era così quel giorno. «Oggi hai fatto un disegno a scuola, dico bene?» chiese guardandolo. Sembrava che avesse degli occhi di ghiaccio. Eren andò in panico.
«D-disegno?» balbettò intimorito dal suo sguardo pietrificante. Levi si avvicinò sempre di più a lui fino a bloccarlo al muro. Aggrottò le sopracciglia. Finalmente un’espressione, anche se negativa.
«Ti ha visto qualcuno?». Il ragazzo non rispose. «Eren!» esclamò facendolo sobbalzare.
«M-Mikasa...» rispose a testa bassa. Di nuovo, il cuore gli batteva a mille e aveva paura. Per la prima da quando stava con Levi aveva paura di lui.
«Che lezione c’era?».
«Matematica» ormai non aveva più senso tenerselo per sé. L’uomo sbatté il pugno al muro facendolo spaventare ancora di più. Si allontanò sedendosi sul divano mettendosi le mani fra i capelli. «C-cosa c’è, Levi? H-ho fatto qualcosa di sbagliato?» domandò  restando fermò dov’era. Era la prima volta che lo vedeva così arrabbiato e aveva paura di quel che gli avrebbe potuto fare.
«Hai anche il coraggio di chiedermelo?!» stavolta non lo guardò. Controllò il telefono e vide che aveva ricevuto un messaggio da parte di Erwin dove gli diceva che dovevano parlare. «Per l’appunto».
«Levi io... mi dispiace...» Eren stava per piangere. Si portò una mano alla bocca e si morse un dito.
«Eren ».
«S-sì?».
«Vieni». Il tono era diventato calmo tutto ad un tratto. «Siediti accanto a me». Il ragazzo obbedì.
«Levi...» singhiozzò.
«Dimmi cos’hai fatto durante il ritiro».
«Mi sono allenato» rispose asciugandosi le lacrime.
«La prima sera, Eren» si corresse guardandolo. Eren si ricordò che quella mattina lo aveva visto parlare con Tetsuya.
«Che ti ha detto?» chiese ansioso.
«Solo di non starti vicino. Ma sai che ti dico?» gli prese il viso fra le mani facendolo avvicinare al suo. «Che me ne frego» lo baciò. Quando si staccarono, lo guardò negli occhi. «E per il disegno, moccioso...» iniziò serio.
«Mi dispiace...». Il ragazzo non sapeva cosa fare. Era stranito da quel comportamento.
«Erwin ha un buon occhio, non fare più cose del genere durante le sue lezioni. E tua sorella ha detto qualcosa?».
«Solo che stavo sbavando mentre disegnavo» rispose secco.
«Ah, davvero?» Levi sorrise maliziosamente. Il suo telefono iniziò a squillare ma non ci fece caso. «TI ha detto altro?» gli chiese facendolo sdraiare sul divano.
«Levi, il telefono...» provò a dire il ragazzo guardando l’apparecchio cadere per terra.
«Chissene. Ora voglio solo scusarti per il comportamento che ho avuto finora».
«E se è una telefonata importante?». L’uomo girò il viso di Eren in modo da guardarlo negli occhi.
«Aspettano» rispose secco baciandolo con passione. Il ragazzo a quel punto si arrese a lui ignorando tutto il resto. La mano di Levi scivolò sul corpo del compagno fino ad arrivare ai pantaloni. Si sentì bloccare da lui.
«C-che stai facendo?» gli chiese imbarazzato.
«Cosa mi hai detto di voler fare tu stamattina? L’attivo? Eren, sappiamo tutti e due che non ne sei capace...» sorrise dolcemente. «Ti imbarazzi anche solo se ti sfioro o, addirittura, se ti guardo...». Il telefono non voleva smettere di squillare. Levi si irritò parecchio e decise di vedere chi era. Eren nel frattempo si mise seduto accanto a lui con la testa appoggiata alla sua spalla.
«Levi, oggi mi sei sembrato mia sorella con il ciclo» gli disse con calma.
«Eren...».
«Davvero! Prima sei arrabbiato per chissà quale motivo, poi diventi così dolce... non è che anche i ragazzi possono avere il ciclo?» chiese incosciente di quel che stava dicendo.
«Eren, è solo il mio carattere» rispose chiudendo la chiamata. Non voleva rispondere ad Erwin.
«Ma non ti ho mai visto così Levi...» alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi.
«E questo è niente...» disse a bassa voce. Ci fu qualche secondo di silenzio.
«Levi, è da quel giorno che voglio chiedertelo» iniziò Eren.
«Parli di quei due adulti che abbiamo incontrato?». Annuì. «Cosa vuoi sapere?».
«Ora siamo una coppia, giusto?».
«Lo siamo da un mese».
«Giusto». Levi gli accarezzò i capelli. «Tu sai tutto di me, ti ho detto tutto».
«Arriva al punto».
«Le coppie dovrebbero dirsi sempre tutto, ma sembra che per noi non sia così. Mi sembri ancora così lontano in un certo senso... voglio sapere, Levi...» lo guardò prendendogli la mano.
«Cosa, Eren?». Il ragazzo prese un bel respiro e parlò. Dopo un mese poteva finalmente chiederglielo.
«Voglio sapere il tuo passato».
   
 
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