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Autore: Echocide    06/09/2017    6 recensioni
Laki Maika'i è il modo in cui ad Alola augurano 'Buona Fortuna' e sono due parole che Adrien, Marinette e Nino si sentono dire quando iniziano il loro giro delle isole.
Adrien è un ragazzo misterioso, che sembra fuggire da qualcosa.
Marinette è una giovane di Kalos, trasferitasi assieme ai genitori.
Nino è il protetto del Kahuna Fu, deciso a dimostrare il suo valore.
Tre ragazzi.
Tre destini che si uniscono in una regione piena di misteri.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.187 (Fidipù)
Note: Alola a tutti! Eccoci di nuovo qua sulle pagine di Laki Maika'i e finalmente si approda ad Akala, si conosce la Kahuna dell'isola e uno dei capitani. Per quanto riguarda la battuta che troverete su Umbreon: ecco, vi informo che tale pokémon si evolve solo di notte e solo se è felice: notte, felice. Pensate come un malizioso Plagg e la capirete.
E sì, lo so, ancora una volta ho stravolto il calendario degli aggiornamenti (che potete trovare a questo post di facebook) perché...beh, molto semplicemente le mie energie e la mia voglia di fare, dopo l'estate, è ai minimi storici e passo molto tempo a dormire e recuperare le energie. Confido che questo periodo finisca alla svelta, perché con un cervello sadico come il mio, che non fa altro che creare storie su storie...beh, è una situazione veramente insidiosa. Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!


Akala si stendeva placida all’orizzonte, ma sebbene lo sguardo fosse rivolto verso la grande isola a cui si stavano avvicinando lentamente, la mente di Marinette non era rivolta a ciò che l’avrebbe aspettata là: non erano le avventure che avrebbe vissuto, o le prove del giro delle isole, a dominare i suoi pensieri.
La sua mente era concentrata sul passato: Adrien, lui che si avvicinava e quel quasi bacio sfumato per il pessimo tempismo del professor Plagg.
Non aveva avuto il coraggio di guardare il ragazzo in volto, figurarsi chiedere spiegazioni, e adesso mentre si avvicinavano alla seconda isola di Alola, i pensieri vorticavano nella sua testa: perché aveva provato? Perché quel gesto? Possibile che…
Si fermò, scuotendo il capo vigorosamente con un gesto improvviso che Rowlet tubò indispettito, prima di spiccare un balzo dalla sua spalla: il pokémon alato aprì le ali e si librò nel cielo, sotto lo sguardo dell’allenatrice che, gli avambracci poggiati contro la ringhiera della barca, osservava il volo libero del proprio compagno, sentendosi in colpa per aver costretto Rowlet a stare al suo fianco per gran parte del tempo, unico modo che aveva trovato per proteggersi da Adrien e da un possibile chiarimento di quel quasi bacio.
Se Rowlet era con lei, aveva notato, il biondo titubava ad avvicinarsi e lo faceva solo per estrema urgenza.
«Aveva proprio bisogno di volare un po’» commentò la voce di Plagg, facendola sobbalzare mentre l’uomo l’affiancava con lo sguardo fisso sul pokémon volante, il tronco completamente esposto ai raggi del sole: «Come ti senti, ragazzina?»
«Bene» mormorò Marinette, posando lo sguardo sul professore e osservandone il volto, quasi a cercare di carpire qualcosa: non era da Plagg essere così preoccupato per loro tre, era un comportamento che in quella manciata di giorni, dal suo arrivo ad Alola, non aveva mai associato a quell’uomo.
«Ti stia chiedendo perché, vero?» le domandò Plagg, portandosi una mano al berretto e tirandolo un po’ indietro: «Non l’ho mai detto ma so leggere nel pensiero!»
«Lei mi sta prendendo in giro…»
«Quello sempre» dichiarò l’uomo ghignando, volgendo lo sguardo verso Akala con un sorriso dolce in volto: «Ma so cosa ho visto l’altra sera. Cosa ho interrotto e ho notato come ti sei comportata con lui per tutto il giorno …»
«Io…»
«Non essere imbarazzata da ciò ce provi, ragazzina» riprese il professore, infilando le mani nelle tasche del camice e alzando il mento, quasi a sfidare il mondo: «Non c’è niente di male.»
«Ha preso un colpo di sole, per caso?»
Plagg non le rispose, limitandosi a storcere le labbra in un ghigno e voltarsi indietro: «Ehi! Si vede Akala!» urlò, attirando l’attenzione degli altri due allenatori; Marinette sentì i passi concitati di Nino e Adrien alle sue spalle e poi la presenza familiare di Adrien accanto a sé: non aveva bisogno di voltarsi, per sapere che era a un passo da lei con lo sguardo verde rivolto verso l’isola che si vedeva all’orizzonte.
«Ci siamo…» mormorò trasognato Nino, inspirando profondamente e lasciando andare l’aria piano: «Akala.»
«Arriveremo fra un paio d’ore» dichiarò Plagg, alzando il viso verso il cielo e tirando indietro la visiera del berretto: «Iniziate a radunare le vostre cose» ordinò, dirigendosi verso la parte finale della nave senza aspettare nessuna risposta.
«Adesso che siamo soli…» iniziò Nino, togliendosi il cappello rosso e asciugandosi il sudore dalla fronte: «Ditemi che non sono l’unico ansioso di toccare terra.»
«Siamo in due, amico» mormorò Adrien, storcendo le labbra in un sorriso accennato: «Non mi sento sicuro su questo affare.»
Marinette scosse il capo, evitando di rispondere e voltandosi nuovamente verso Akala: «Che cos’è quel monte?» domandò, indicando con curiosità l’enorme montagna che sembrava dominare l’intera isola e da cui uscivano volute di fumo.
«E’ il vulcano Wela» le rispose Adrien, poggiandosi con gli avambracci alla balaustra e regalandole un sorriso timido; Marinette si guardò attorno, notando che Nino si era dileguato, raggiungendo Plagg e lasciandoli completamente soli: «Hai in mente di prendere qualche pokémon ad Akala?»
La ragazza strinse le labbra, chinando il capo e inspirando profondamente: «Io…»
«Io spero di trovare un Eevee» la fermò Adrien, tirandosi su e sorridendole: «Fin da piccolo ho sempre sognato di avere un Espeon.»
«Un Espeon?» mormorò Marinette, portandosi una mano alla bocca e nascondendo il sorriso: «T-ti facevo più tipo da Umbreon» mormorò, stringendo poi le labbra e voltandosi verso l’isola, sentendosi l’imbarazzo montare dentro e dandosi mentalmente della stupida per la battuta fatta sulla particolarità dell’evoluzione di Eevee.
«Oh» mormorò Adrien, dopo un po’: «Ah. Ah. Ah. Molto divertente. Potresti fare concorrenza a Plagg per battute del genere.»
«S-scusa.»
«Era carina come battuta, alla fine» sentenziò Adrien, dando la schiena ad Akala e dedicandosi completamente a lei: «Tu invece?»
«Che?»
«Non hai tolto gli occhi di dosso da Rotomdex per tutta la traversata – o quasi – e, se ho imparato a conoscerti un poco, è che ti piace avere una strategia: che squadra hai creato nella tu mente, quindi?»
«Ah. Mh. Mi piacerebbe avere un Lucario…» mormorò, voltandosi verso Adrien e notando la luce sorpresa nel suo sguardo, sentendo le guance andarle a fuoco: «Che ho detto?»
«Nulla. Notavo che anche tu non sei un tipo da Umbreon…»
«Che cos…» Marinette si fermò, notando Adrien voltarsi verso Akala con un sorrisetto divertito, e si portò la mano alla bocca, voltandosi dalla parte opposta imbronciata, comprendendo perfettamente la battuta che lui le aveva fatto sulla falsariga della sua.
«Me l’hai servita su un piatto d’argento» decretò Adrien, allungando una mano e tirandole leggermente una delle codine con cui aveva legato i capelli quel giorno: «Lucario. Scelta interessante, devo dire» mormorò, sorridendo allo sguardo poco convinto della ragazza: «Sono serio. Pensavo fossi un tipo più da…» si fermò, sbuffando e scrollando le spalle: «Non so: Ribombee? Oricorio? Milotic anche. Pokémon femminili e belli come te, insomma.»
«Milotic. Avevo in mente…» Marinette si fermò, voltandosi di scatto verso il biondo e incontrando lo sguardo verde, sgranato e sorpreso: «Co-cos’h-hai detto?»
«Nulla. Niente» borbottò sbrigativo Adrien, portandosi una mano al colletto della maglia e tirandolo lievemente: «Vado a vedere se Plagg ha bisogno di me…» mormorò, facendo un passo indietro e sorridendole imbarazzato, voltandosi poi e raggiungendo il professore che, fermo, vicino al timone della barcaiola su cui stavano viaggiando.
Cosa gli era preso?
Perché non si era frenato prima di dire quello?
Lui era…
«Cosa era quello? Del dolce amore?»
«Stai zitto, Plagg.»
Il professore ridacchiò, osservando il ragazzo sedersi vicino a lui e voltarsi di lato, con il volto completamente rosso; l’uomo scosse il capo, sospirando e facendo un cenno a Nino, indicandogli il punto dove Marinette era rimasta e pregando che la ragazza non si fosse trasformata in un budino di sé stessa.


Che cosa era quello che avvertiva?
Alzò lentamente la testa, aprendo il guscio protettivo, in cui si rinchiudeva sempre quando dormiva, e osservò la distesa di mare davanti a sé, mentre il suo intero essere veniva travolto dall’emozione che provava: era strana e viscerale, quasi radicata nella parte più profonda del suo corpo.
La conosceva.
L’aveva già sentita tempo addietro e non gli era mai piaciuta, troppo simile alle emozioni umane e facendola sentire, a sua volta, troppo somigliante a quelle creature che non le piacevano: Koko sembrava trovarli interessanti, lei li mal digeriva.
Solo pochi prescelti, avevano superato la sua selezione estrema ed erano stati eletti a Kahuna di Akala.
Scrollò la testa, ascoltando i rumori della natura che la circondavano e costringendosi a ignorare ciò che sentiva: qualsiasi cosa fosse successa, ne sarebbe uscita indenne come sempre ed era l’unica cosa che le importasse veramente.


Il grande cartello che dominava la banchina di pietra grigia riportava la scritta ‘Benvenuti a Kantai’, notò Marinette mentre Adrien e Nino saltavano a terra e assicuravano le cime ai pioli del molo: «Serve una mano?» le domandò Adrien, ricevendo come risposta un cenno negativo con la testa; il ragazzo la osservò, mentre balzava sulla banchina non salda sui suoi piedi e oscillò, non cadendo in acqua per l’intervento di Adrien che, presa per i fianchi, la tirò e la tenne contro di sé: «Secondo me ti serviva una mano» commentò con il sorriso nella voce, osservandola e alzando una mano per scostarle un ciuffo dalla guancia.
«Ce l’avrei fatta anche da sola.»
«A fare un bagno, quello è certo.»
Marinette arricciò il naso, fissandolo contrariata e lui incassò lo sguardo con un sorriso tranquillo in volto: «Benvenuta a Kantai» dichiarò Adrien, cambiando discorso e girandola verso le prime case della città, posandole entrambe le mani sulle spalle: «Il viaggio è andato a gonfie vele!»
«Il viaggio è andato a gonfie vele?» domandò Marinette, voltandosi appena: «E’ una battuta per caso?»
«Certo!» assentì Adrien, spintonandola verso i gradini che portavano alla strada: «E’ anche divertente. Non è vero, Nino?»
«Ehm…»
Adrien lo fissò contrariato, osservando Plagg affiancarli e sogghignando: «Beh, io non posso dire niente» dichiarò l’uomo, togliendosi il cappello sventolandoselo in faccia: «Quanto a umorismo, siamo sulla stessa barca!»
«Quindi sta ammettendo che il suo senso dell’umorismo è pessimo?» domandò Marinette, osservando il piccolo Cosmog uscire dallo zaino di Adrien e muoversi allegro fra di loro, posando i suoi occhietti su tutti e quattro e agitare quelle che sembravano due antenne.
«Tu! Nello zaino!» ordinò Adrien, facendosi scivolare la sacca dalle spalle e chinandosi, mentre Cosmog lo fissava contrariato e, come un condannato al patibolo, ritornò nel suo nascondiglio, non senza regalare un’espressione contrariata all’allenatore.
«Non hai ancora imparato ad abbottonarti il camice. Eh, Plagg?» Una voce femminile s’irradiò nell’aria, facendo voltare i quattro verso la strada che dal molo portava verso il cuore della città: «Chissà che impressione fai sulle persone che ti incontrano per la prima volta…»
Adrien si tirò su, sistemandosi lo zaino sulle spalle e affiancando Marinette, osservando la donna che aveva parlato: il fisico formoso era stretto in un paio di pantaloncini rosa scuro e un top di una tonalità più chiara, mentre i lunghi capelli neri erano lasciati sciolti e lo sguardo celeste li fissava con fare divertito: «Piacere di conoscervi, ragazzi!» dichiarò la nuova venuta, agitando il braccio destro e facendo tintinnare i numerosi bracciali che vi portava: «Io sono Bridgette.»
«Ciao! Benvenuti!» una ragazza comparve da dietro la donna, un piccolo elfo dai corti capelli biondi e lo sguardo celeste grande e luminoso, che li fissava con un sorriso gioioso: «Io sono Rose, uno dei capitani dell’isola!»
«Stavo venendo ad accogliervi e lungo la strada ho incontrato Rose» spiegò Bridgette, incrociando le braccia al seno e sorridendo dolcemente, avvicinandosi poi a Marinette e posandole una mano sulla guancia: «Povera piccola, immagino che il viaggio con questi tre sia stato veramente stancante. Se gli altri due sono la metà di quanto sa essere fastidioso Plagg…»
«Ehi. Che vorresti dire?»
La donna ignorò il professore, spostando lo sguardo sul ragazzo dietro Marinette e sorridendo di fronte all’espressione che questo aveva: «Che carini!» squittì, battendo le mani e facendo un passo indietro: «Mi ricordate altri due allenatori che fecero il giro delle isole tempo fa, quando ero ancora capitana: si vedeva lontano un miglio che erano innamorati l’uno dell’altra e…» si fermò, inclinando il capo e sbattendo le palpebre, fissando confusa i volti in fiamme e gli sguardi di entrambi che vagavano alla ricerca di un punto su cui concentrarsi: «Che ho detto, Plagg?» domandò la donna, voltandosi verso il professore e osservandolo mentre negava con la testa e scrollava le spalle.
«Niente. Lascia stare.»
«Ci tenevo così tanto a incontrarvi!» esclamò Rose, avanzando felice e sorridendo ai tre: «Nella mia prova mi dimostrerete di che pasta siete fatti! Qualcosa mi dice che non siete allenatori da sottovalutare!»
«Ah…» Adrien tossì, schiarendosi la voce: «Grazie mille, ah…»
«Rose. Mi chiamo Rose.»
«Grazie, Rose.»
«State pronti alla sua prova!» dichiarò Bridgette, posando una mano sul capo biondo e spettinandolo: «E ricordate che Rose non è l’unico Capitano di Akala! Bene. Che programmi avete?»
«Lascio decidere a loro» dichiarò Plagg, stirando le braccia verso l’alto e sorridendo: «E’ il loro giro delle isole, alla fine.»
«E in questo modo può tranquillamente farsi gli affari suoi.»
«Esattamente, Adrien» assentì l’uomo, sorridendo alle parole del giovane: «Beh, io non so voi ma la traversata mi ha distrutto, quindi penso proprio che mi andrò a riposare al Centro pokémon.»
«Sì» sospirò sognante Nino, inspirando e lasciando andare lentamente l’aria, tenendo lo sguardo rivolto verso il cielo: «Un letto. Riposo.»
Bridgette ridacchiò, scuotendo la testa: «Li hai schiavizzati, Plagg?» domandò divertita e ghignando all’espressione contrariata che si era formata sul volto di Plagg: «Beh, godetevi il giro delle isole assieme ai vostri Pokémon. Sono certa che, prima che lasciate Akala, ci incontreremo nuovamente. Buona fortuna! Forza Rose, andiamo.»
La bionda annuì, regalando un sorriso a tutti loro e seguendo poi Bridgette lungo la strada, immergendosi nella città e sparendo velocemente dalla loro vista: «E’ venuta a ricevervi. Si preoccupa per voi, ma non vuole darlo a vedere…» commentò Plagg, sorridendo: «E’ fatta così, è molto protettiva ed è anche una brava Kahuna.»
«Beh, io vado al Centro» dichiarò Nino, muovendo il collo e sentendo i muscoli dolere: «Ho seriamente bisogno di riposo.»
«Ti comprendo, amico» mormorò Adrien, guardandosi attorno e sospirando: «Che facciamo? Centro pokémon e domani visitiamo Kantai oppure…»
«E chi ce la fa a visitare la città adesso, bro?»
«Voi andate pure» mormorò Marinette, sorridendo ai tre: «Io voglio andare un po’ in giro…»
Nino annuì, socchiudendo gli occhi e sospirando pesantemente: «Ti accompagnerei volentieri, Marinette, ma ho proprio bisogno di riposo»
«Non vi preoccupate: voi tre vi siete occupati della barca per tutto il viaggio, è normale» decretò la ragazza, superandoli e sorridendo loro: «Ci vediamo al Centro Pokémon più tardi, ok?»
«D’accordo» decretò Plagg, annuendo con la testa: «Se ti perdi, usa Rotomdex.»
«Certamente!»

«Guarda l’obiettivo!»
L’uomo scattò la foto, osservando la ragazza fissarlo male e scappare poi via con il proprio pokémon appreso, mentre il fotografo abbassò le spalle mestamente, dando un’occhiata svogliata all’anteprima dello scatto appena fatto, ignorando i gridolini di giubilo del suo compagno di viaggio: «Un meraviglioso piatto di gnocchi!» esclamò questi, facendo voltare il fotografo e vederlo mentre fermava una giovane allenatrice in compagnia di un pokémon volante, sicuramente uno di quelli della regione dove si trovavano.
Vincent Asa non aveva mai visto un pokémon come quello a Kalos.
La ragazza fissò interdetta l’altro, facendo vagare lo sguardo celeste da questo a lui e Vincent le sorrise, sperando di non far scappare anche questa: insomma, dovevano fare un servizio sugli allenatori di Alola e non riuscivano a trovarne neanche uno.
O meglio, non riuscivano a tenerne uno abbastanza a lungo per fare due scatti.
«Sei un’allenatrice?» domandò, avvicinandosi mentre si tastava le tasche dei pantaloni, alla ricerca di un biglietto da visita: «Siamo di Pokémania, la rivista ufficiale che sponsorizza la Lega nelle altre regioni e…»
«Lo so» mormorò la ragazza, piegando le labbra in un sorriso: «Ero abbonata, quando vivevo a Kalos.»
«Sei di Kalos?» domandò Vincent, prendendo il suo compagno per le spalle: «Magnifico! Anche noi! Siamo Vincent e Vincent» continuò, vedendo la ragazza sorpresa, dopo aver detto i loro nomi: «Sì, ci chiamiamo uguale.»
«Io sono Marinette» si presentò la ragazza, indicando poi il pokémon volante: «E lui è Rowlet, il mio pokémon. E’ uno degli starter di questa regione.»
Vincent squittì, mettendo mano alla macchina fotografica e iniziando a immortalare il volatile, facendo scuotere la testa ad Asa che si avvicinò a Marinette: «Scusaci, dobbiamo fare un servizio su Alola e…» si fermò, scrollando le spalle: «A quanto pare nessuno ci vuole aiutare.»
«Che strano, qui ad Alola sono tutti gentili di solito.»
Asa sbuffò, notando un movimento alle spalle e osservando il giovane che si stava avvicinando, con lo sguardo puntato sulla ragazza: lo aveva già visto da qualche parte, ma non ricordava dove…
«Marinette!»
La ragazza si voltò e Vincent Asa notò la sorpresa e l’imbarazzo tingerle l’espressione, mentre una graziosa sfumatura di rosso le si dipinse sulle guance: «A-adrien?» mormorò Marinette, facendo un passo verso il nuovo venuto e inclinando la testa: «Non dovevi riposarti?»
«Non me la sentivo di lasciarti sola» borbottò il ragazzo, regalandole un sorriso pieno di dolcezza, mentre Vincent Asa cercava di ricordare: dove lo aveva già visto?
Marinette lo aveva chiamato Adrien…
«Adrien Agreste?» domandò, quando ebbe l’illuminazione e osservò lo sguardo verde dell’altro posarsi su di lui: «Sei il figlio di Gabriel Agreste, vero? Tuo padre è…»
«Dobbiamo andarcene, Marinette» decretò sbrigativo Adrien, prendendo la ragazza per un polso e tirandola via, andandosene velocemente sotto lo sguardo attonito di Vincent Asa che non comprendeva il perché di quel gesto.
Il perché di quella fuga.
Che cosa aveva detto?


«M-mi fai male» mormorò Marinette, strattonando la mano e osservando la schiena di Adrien, mentre camminava veloce diretto solo lui sapeva dove: «Adrien!» urlò, impuntandosi e usando tutta la sua forza per impedire all’altro di andare avanti; il ragazzo si riscosse, voltandosi e osservandola attonito, prima di lasciarle andare il polso e osservandola mentre se lo portava al petto, massaggiandoselo.
«Scusa, io…»
«Io ho già sentito parlare di tuo padre» mormorò la ragazza, fissandolo: «Lui è…»
«Qualcosa che non centra niente con te» dichiarò lapidale Adrien, quasi aggredendola con le parole e chinando poi lo sguardo, voltandosi di lato senza notare lo sguardo ferito di Marinette: le era sembrato di tornare alla prima volta in cui l’aveva conosciuto, quando l’aveva assalita per aver salvato Cosmog.
Quando ancora erano estranei e, forse, lei continuava a esserlo per lui: cosa aveva pensato? Che il poco tempo passato assieme lo portassero a confidarsi con lei?
Era stata davvero così ingenua?
«Scusami tanto» borbottò la ragazza, superandolo e stringendo la mascella, sentendo gli occhi pizzicarle e il cuore farle male a ogni battito: non doveva piangere, non voleva piangere per lui.
O almeno non voleva farlo davanti a lui.
Sarebbe andata a testa alta fino al Centro e poi, in un momento di solitudine, avrebbe dato sfogo alle lacrime che teneva dentro.
Socchiuse le palpebre, mandando indietro il groppo che, incurante dei suoi piani, era intenzionato uscire e sentì distratta il rumore di passi affrettati dietro di lei, poi la presa di una mano sulla spalla che la fece voltare con forza e poi…
Labbra sulle sue.
Singultò, mentre sentiva l’altra mano di Adrien scivolarle sulla schiena e posarsi sulla nuca, tirandola più contro di lui; afferrò la camicia candida, socchiudendo gli occhi e lasciandosi convincere ad aprire le labbra, sentendo la lingua calda e umida di lui, assieme al suo sapore dolce come le malasade o i croissants di cui andava pazzo.
Adrien poggiò la fronte contro la sua, mettendo fine a quel bacio improvviso e leccandosi le labbra, osservando le iridi celesti: «Non chiedermi niente, ti prego» le bisbigliò contro la bocca: «Ti prego» mormorò nuovamente, prima di catturarle ancora le labbra.
Marinette mugugnò qualcosa, stringendo la camicia di Adrien e dandosi della stupida, mentre si lasciava andare nel suo abbraccio.
Stupida perché sapeva che le sarebbe andato bene così.
Stupida perché non avrebbe domandato nulla.
Stupida perché si era totalmente innamorata di lui, nonostante i suoi segreti che non voleva rivelare.

   
 
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