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Autore: Red_Coat    06/09/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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<< Victor. >>

Come un tuono.
La voce chiara e baritona di Sephiroth fece tremare il silenzio e l'oscurità del sonno profondo in cui era assorto.
Riaprì di colpo gli occhi, si guardò intorno.
Hikari era al suo fianco, stretta nel suo abbraccio, e dormiva con un sorriso sulle labbra, forse memore della notte d'amore appena trascorsa.
La guardò nell'ombra, preoccupato.
Era tutto tranquillo, ma nell'aria c'era una tensione diversa da tutte le altre volte.
La sola che Sephiroth riusciva a portare ogni volta. ad ogni suo passaggio.
Era il suo marchio immateriale.
Sospirò profondamente, chiuse gli occhi, e rimase in ascolto.
L'altro non si fece udire fino a che lo stato di dormiveglia non fu nuovamente su di lui.

<< Victor! >> lo chiamò di nuovo, stavolta più autoritario.

E lui trattenne il fiato, riaccendendo i sensi.

<< Sephiroth. >> rispose pronto << Ti sento. >>

L'atmosfera si rilassò appena, quasi immediatamente.
Fu come sentirlo avvicinarsi.

<< Hai agito bene con Cloud, oggi. >> gli disse, riempiendolo di orgoglio.

Ghignò.

<< Grazie. >> rispose << Ho fatto del mio meglio. >>

Il Generale sogghignò.

<< Mh. >> disse, poi allargò il suo ghigno in uno più perfido << Davvero. Meriti una ricompensa. >>

Il cuore di Victor Osaka parve accelerare e poi fermarsi di colpo. Respirò a fatica, affannato.

<< Ri ... ricompensa? >> chiese, in apprensione e impaziente.

Sephiroth sorrise ancora, soddisfatto, poi si fece nuovamente serio e grave.

<< Hai delle domande a cui ancora devi dare risposta, no? >> soggiunse retorico e duro << Le avrai. E mi rivedrai. >>

Victor si sentì morire. Per un breve istante, il cuore battè così forte nel suo petto che credette gli sarebbe scoppiato.

<< Dove, Sephiroth? >> chiese ansioso << Quando? >>
<< Sarà un viaggio lungo e difficile. >> lo avvisò quello, concludendo poi, altero e insinuante << Mi dimostrerai di essere all'altezza? >>
<< Dove, Sephiroth? Tu dimmi solo dove, arriverò. Te lo giuro. >>

Quello sorrise.

<< Mph. >> fece << A nord, molto di più dell'ultima volta. >> aggiunse quindi << Oltre i monti c'è un cratere. È lì che ti aspetto. >>

Victor annuì.
Oltre i monti, praticamente alla fine del mondo, o al confine di esso.
Ma lui ... era andato incontro a pericoli molto più gravi di questo per lasciarsi spaventare. E poi, la ricompensa finale valeva molto più delle fatiche.

<< Verrò, Generale. Ti raggiungerò. >> rispose sicuro << Aspettami. >>

Sephiroth tornò a osservarlo in silenzio, severo.

<< Non tardare. >> lo ammonì << Il tempo rimasto è poco. >>

Infine, così come era venuto scomparve, e gli occhi di Victor Osaka si aprirono di nuovo sulla sua silente e tranquilla realtà.
Quella che ancora una volta avrebbe dovuto lasciare, per inseguire il sogno impossibile albergante nel suo cuore.

\\\

 
<< Coraggio, Soldatino. Ci vediamo lì. >>

Come una mano gentile, la voce del ragazzo del suo sogno lo spinse via, lontano dal buio, inducendolo a risvegliarsi completamente dal sonno in cui era ricaduto.
Tornò a guardarsi intorno, gli occhi sgranati a scrutare l'oscurità e il cuore che batteva forte in petto.
Hikari strinse nel sonno la sua mano, quasi come a volerlo richiamare inconsciamente a sé, nella loro realtà.
Posò lo sguardo su di lei, sentì sul petto un peso enorme posarsi e fare male.
"Non tardare" aveva detto Sephiroth.
Ciò significava che ... doveva lasciarla, per adesso. Ora.
Proprio adesso che la notte incombeva ed era facile avere paura.
Non ci sarebbero dovuti essere problemi, in fondo lo aveva già fatto mille mila volte. Ma ... era rimasto sempre in città, pronto a tornare da lei appena fosse stato necessario.
Ora invece ... doveva allontanarsi di nuovo, come ai tempi del loro primo incontro.
Avrebbe dovuto attraversare mezzo mondo e combattere ancora per riuscire a tornare.
E avrebbe sentito di nuovo la lontananza lacerargli il petto.
Avrebbe voluto non farlo, ma doveva.
Sephiroth ... lui chiamava, e come promesso il suo fedele allievo doveva rispondere.
Sospirò, ricacciando in dentro le lacrime, e rassegnatosi si alzò, facendo attenzione a non svegliarla.
Si rivestì in fretta, andò in bagno a sistemarsi i capelli e sciaquò più volte la faccia specchiandosi e cercando quasi di realizzare che non fosse un sogno.
Si sentiva già stanco, ancor prima di incominciare.
Ma l'eco delle parole del Generale gli davano la forza necessaria almeno per reggersi in piedi.
Quando tornò di là però, lo sguardo triste e preoccupato di Hikari lo sorprese posandosi nei suoi occhi e inchiodandolo peggio della verità.
Si fermò a guardarla, seduta con la schiena appoggiata alla spalliera del letto. Gli occhi lucidi, i capelli appena un pò spettinati, il viso ancora stravolto dal sonno.
"Che succede?" chiedevano i suoi occhi. "Dove vai, stavolta?".
Non ce la fece a mentirle, questa volta.
Sospirò di nuovo, e col viso carico di angoscia e dispiacere tornò a sedersi accanto a lei, le prese le mani.

<< Io ... >> iniziò, titubante e con un nodo stretto in gola << Sephiroth ... devo andare. >> disse soltanto.

La vide rabbuiarsi per un breve istante, poi un sorriso forzato comparve sulle sue labbra dolci.
Annuì, sfiorandogli la guancia con una mano e asciugandogli la lacrima che senza preavviso era apparsa a bagnarla.
Victor sorrise a sua volta, triste, e presa quella mano nella sua la baciò appena, portandosela alla bocca.
Poi si alzò, e a malincuore le voltò le spalle. Ma una volta giunto sulla soglia, la mano che già premeva sulla maniglia, quel peso si fece ancora più insostenibile, e arrendendosi lui scosse il capo e veloce tornò a raggiungerla, sedendosi di nuovo al suo fianco e baciandola appassionato la strinse forte a sè, lasciando che lei facesse lo stesso.
Il naso immerso nel profumo e nella consistenza dolce dei suoi capelli, le sue mani sprofondate tra i fili neri dei suoi.
Si sentì morire, e la strinse di più consapevole di doverla lasciare andare, prima o poi.
Quando finalmente riuscirono di nuovo a guardarsi negli occhi, erano entrambi sull'orlo delle lacrime, ma lei si sforzava di essere forte per non rendergli le cose più difficili.
Lo sapeva in fondo, ancora prima di sposarlo, che prima o poi sarebbe successo.
Sua madre l'aveva avvisata: Il suo destino era un destino di solitudine, e scelte difficili.
Lei aveva promesso di stargli accanto comunque, in ogni modo.

<< Tornerò. >> le disse, accarezzandole piano il viso con la sinistra e stringendole la destra con tutta la forza che la sua poteva ancora usare << Te lo prometto. Farò presto stavolta. >>

Hikari sorrise grata, annuì.
"È ..." chiese "Per quelle domande, vero? Quelle che ancora ti rimangono?"
Victor le sorrise, ormai abituato al suo essere così intuitiva, al suo modo dolce di comprenderlo senza che avesse bisogno di dirle anche solo una parola in più.
Al suo silenzio esperto.
Annuì, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte e baciandola piano.

<< Si. >> rispose semplicemente << Me lo ha promesso, devo andare. >>

"Va bene." fu la risposta, unita a un sorriso e a una carezza. "Solo ... non morire. Prenditi cura di te, mh?"
Un sorriso commosso apparve anche sulle labbra di Victor.
Le strinse la mano, annuì deciso.

<< D'accordo ... lo farò. Ma anche tu, ti prego. >>

Una pausa, per ritrovare sicurezza almeno nella voce.

<< Anche tu, stai bene nel frattempo. Non stare da sola, qui. Fate attenzione, tu e Keiichi, Midgar è pericolosa. Chiedi aiuto a mamma e papà, promesso? >>

La giovane donna annuì, tornando rassicurante ad accarezzare il suo volto.
Cercò di sembrare sicura, ma quel semplice gesto, e il suo sguardo assorto ... solo quelli tradivano le apparenze.
Disse di si, ma a Victor apparve come se non volesse mai più lasciarlo andare.
Ed era lo stesso per lui.
"Coraggio Soldatino."
"Non tardare."

<< Ti chiamerò, appena potrò. >> le disse allora, dolcemente rassicurante << Porterò con me il telefono, mandami un messaggio quando vuoi e io ti risponderò. Ci sarò stavolta, te lo giuro. >>

Hikari annuì di nuovo, e a quel punto a lui non restò che rompere gli indugi e alzarsi, dopo averle lasciato un altro tenero bacio sulle labbra.
Prese il telefono dal suo comodino, le rivolse un occhiolino a cui lei rispose con un sorriso e un cenno del capo, quindi uscì dalla stanza, lasciandosi il suo amore alle spalle e pregando che fosse finita.
Ma rimaneva ancora qualcuno da salutare.

\\\

<< Papà. >>

La vocina preoccupata di Keiichi lo raggiunse quando aveva appena preso le chiavi dalla mensola vicino alla porta.
Sospirò, chiuse per un istante gli occhi facendosi forza e infine riaprendoli si voltò a guardarlo, sfoderando un sorriso.
Keichii lo fissò per qualche attimo, assonnato, preoccupato e confuso.

<< Dove vai? >> chiese, stropicciandosi gli occhi con le manine e poi tornando a guardarlo.

Victor sorrise. Come avrebbe fatto senza di lui?
Come avrebbe fatto a stargli lontano per ... così tanto tempo?

<< Dall'eroe dei sogni, Keiichi. >> disse, e attese la successiva reazione di stupore e ammirazione che non tardò a venire,  come previsto.

Il piccolo sgranò gli occhi e spalancò la bocca, sorpreso, e lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi replicò, sbalordito.

<< L'eroe dei miei sogni, papi? Vuoi dire ...? >>

Lasciò la frase a metà, perché il sorriso negli occhi di suo padre rispondeva già alla domanda.

<< Davvero, papi? Stai andando da lui? >> chiese ancora, eccitato, avvicinandosi.

Victor continuò a sorridere, e inginocchiatosi alla sua altezza annuì, guardandolo negli occhi coi suoi, che brillavano di Mako ora più che mai.

<< Si, Keiichi. Sto andando a vederlo, mi ha chiamato. >>
<< Uaao! >> Si lasciò sfuggire il piccolo.

Poi però si corrucciò un poco, in una espressione preoccupata.

<< Ma quanto starai via? >> tornò a chiedere, ansioso.

Victor si sforzò di non spegnere il sorriso. Gli scompigliò i capelli e chiuse in un pizzicotto amorevole il piccolo nasino a patata.

<< Non molto, stavolta. >> promise << Non come l'ultima volta. Ma dovrò andare lontano, di nuovo sulla neve, e un pò più su. Ci metterò un pochino. >>

Il bambino annuì pensieroso.

<< Oh. >> fece.

Ci rifletté un altro pò su, poi tornò a chiedere.

<< Ma allora ... se tu vai a trovare l'eroe che protegge i miei sogni ... ti vedrò solo quando farò un incubo? >>

Victor sorrise divertito, ma dentro sè rabbrividì alla sola prospettiva.

<< A dire la verità ... >> replicò, tornando serio e rivolgendogli uno sguardo amorevole << Non è detto. Preferirei che tu non facessi nessun incubo mentre sono via, d'accordo? Prenditi cura di te e della mamma, come un bravo ometto di casa. >> gli chiese.

E il bimbo tornò a sorridere, annuendo volentieri.

<< Va bene, promesso. >>
<< Bravo il mio piccolo pianista. >> sorrise a quel punto Victor, abbracciandolo forte e sentendo un nodo stringergli lo stomaco quando quelle manine gli si appoggiarono sulla nuca, calde e morbide << Potrai sempre vedermi in un bel sogno, se ti va. Anzi, facciamo così: Sarò il guardiano dei bei sogni, ti va? >> aggiunse poi.

Keiichi si esibì in un grande sorriso contento, annuì.

<< Okkey. Allora solo bei sogni, promesso. >> disse portandosi due dita incrociate al petto.

Quindi, come se si fosse ricordato di una cosa importante, s'illuminò picchiandosi la fronte e gli chiese di aspettare ancora un istante per poi raggiungere correndo la sua stanza e tornare indietro con uno strano ciondolo tra le mani, un bambolotto che stava nel palmo di una mano, fatto di filo e fimo e con un lungo mantello nero di cartapesta e cartone. La testa e le mani erano delle palline, le gambe, le braccia e il collo uno spesso filo intrecciato nero, nella mano destra stringeva quella che doveva essere una spada, fatta con un legnetto sottile e appena un pò ricurvo, ed era appesa ad una catenina di filo di plastica nero.

<< Ecco, papà. Questo è per te, l'ho fatto a scuola. >> disse, mettendoglielo al collo.

Victor lo prese tra le mani, lo scrutò un pò e poi sorrise.

<< Sei stato bravo. >> lo lodò << Chi è? Sono io? >> domandò.

Il bambino annuì contento.

<< La mamma ti ha dato il medaglione, volevo regalarti qualcosa anche io. >> spiegò.

Strappandogli un altro sorriso.

<< È bellissimo. >> replicò facendogli un'altra carezza << Grazie. Lo terrò sempre con me, mi farà compagnia assieme al ciondolo della mamma. >> promise.

Keiichi sorrise soddisfatto, annuì e si lanciò tra le sue braccia.
Si strinsero forte, Victor baciò la sua testolina riccia e pregò forte di rivederla, al suo ritorno.
"Sephiroth ... verrò. Ma fa che non accada nulla a loro, ti prego."
E così partì, lasciando quella sera stessa Midgar senza ulteriori indugi. Non aveva tempo.
Neanche di sapere se la sua preghiera fosse stata udita e accolta oppure no.
Anche se qualcosa gli diceva che stavolta non sarebbe accaduto nulla di male.

***
 
Il silenzio assorto in quello spazio di vuoto infinito venne interrotto da uno schiocco di lingua, rapido e secco, seguito da un altro e poi un altro ancora.
Il ragazzo del sogno corrucciò la fronte e assottigliò le palpebre, infastidito.

<< Blah, quanti pesi inutili ... >> fece Kendra, a mani conserte osservando in basso la scena, quindi sogghignò, rivolgendo uno sguardo di sottecchi all'altro che fingeva di non sentirlo neppure. << Non sarebbe tutto più facile se li tagliassimo, come ti ho suggerito? >>

Poi voltatosi ribadì, non ricevendo risposta.

<< No? >> inclinando di lato la testa e allargando le braccia mentre assumeva un'aria falsamente innocente.
Spudorata quasi.

Il suo interlocutore sospirò profondamente, trattenendosi a stento dall'alzarsi, prenderlo per il colletto e gonfiarlo di pugni fino a farlo sembrare una zampogna.

<< Sta' zitto e sparisci, rompipalle! >> gli intimò nervoso << Va' a giocare coi tuoi serpentelli d'acqua nella tua grotta vicino al mare. >>

Il mago gli rivolse un sorrisetto soddisfatto e divertito, poi abbassò le braccia e scosse le spalle, voltandosi.

<< Come preferisci ... >> disse soltanto, aggiungendo poi prima di scomparire << Ma prima o poi dovranno andarsene, lo sai. Meglio che iniziate ad abituarvici, voi due. >>

Il soldato sospirò di nuovo, distogliendo il capo da dove era scomparso il Cetra, e si fece scuro, deformando le sue labbra di una smorfia vendicativa.

"Anche tu faresti bene a farlo ..." sibilò, dentro di sè ma senza pronunciare neanche una sola parola "Ti ucciderò con le mie stesse mani non appena avremo finito con te, schifoso essere."

 
***

L'indomani Yoshi venne a prendere Keiichi per portarlo a scuola, come concordato la mattina precedente, e quando arrivò accompagnato da sua moglie trovarono Keiichi e Hikari già in piedi e pronti, seduti attorno al tavolo della sala da pranzo intenti a fare colazione.
L'uomo si accigliò, notando da subito il grande assente.

<< Dov'è Victor? >> chiese torvo, guardandosi intorno mentre un sospetto disturbante iniziava a nascere nella sua mente.

Erriet si scuri, rivolse uno sguardo a Hikari i cui occhi, già stanchi, spensero la loro luce sorridente e s'inumidirono di lacrime.

<< Ciao nonno! >> esclamò allegro Keiichi, accortosi solo allora del loro arrivo, alzandosi e correndo ad abbracciarlo.

Yoshi glielo lasciò fare, ricambiando ma non spegnendo il suo sguardo severo.

<< Papà è partito, ha detto che starà via solo per un pochino. È andato dal cavaliere dei sogni, sulla neve. >> lo informò.

E il sospetto di Yoshi divenne realtà, così come il fastidio e l'ira che improvvise divamparono in lui.
Sospirò nervoso.

<< Il cavaliere dei sogni, eh ... >> mormorò, pensieroso e infastidito, annuendo come se la cosa fosse già abbastanza ovvia.

Alzò lo sguardo verso Hikari, e la vide sorridere appena sforzandosi di annuire, con una mano appena adagiata sul ventre come a coprirlo.
"Quell'idiota ..." pensò con rabbia "Quel ... maledetto, dannatissimo idiota!"
Strinse i pugni, ma prima che potesse sbottare Erriet prese in mano la situazione.

<< Bhe, si è fatto tardi. Voi due dovreste andare a scuola. >> disse con un sorriso, dando un bacino e un forte abbraccio al nipote e poi rivolgendosi al marito, facendogli l'occhiolino come a consigliargli di riflettere e non appesantirw ulteriormente la situazione
<< Vado a prendere lo zaino! >> esclamò contento Keiichi dirigendosi di corsa verso la sua cameretta.
<< Si, meglio andare. >> annuì sbrigativo Yoshi, sulle spine, rivolgendosi poi alla nuora in maniera più amorevole ma sempre severa << Verremo a stare qui per un pò, ci prenderemo cura di voi. Sentiti libera di staccare dal lavoro. >>

Il sorriso sul volto di Hikari si allargò, trasformandosi in uno più grato. Annuì, quindi salutò figlio e nonno e li lasciò andare, alzandosi poi per mettere in ordine.

<< Oh, no! >> accorse Erriet << Non ti affannare, faccio io. >>

La giovane continuò a sorridere, scosse il capo.
"Grazie, ma è solo la prima settimana, è presto. Ce la faccio, mamma, davvero."
Erriet s'intristì un poco.

<< Va bene. >> risolse << Ma ... glielo hai detto, prima che partisse? >> domandò, preoccupata.

Il sorriso di Hikari si spense di nuovo, le lacrime si affacciarono nuovamente ai suoi occhi.
Scosse il capo, mesta.
"Non volevo ... che rinunciasse per me." le spiegò "Ha lottato tanto per capire sé stesso, ed era così felice quando mi ha parlato di aver scoperto di essere un Cetra, di aver capito. Questa è ... una cosa troppo importante per lui. Tornerà in tempo."
Erriet per poco non si commosse.

<< Oh, piccola ... >> mormorò, accarezzandole materna il viso stanco << Ma anche un figlio lo è ... vostro figlio, il secondo. >> quindi la invitò a sedersi, e fece lo stesso accomodandosi sulla sedia accanto.
<< Mi ha scritto stamattina, ha portato con sé il cellulare. >> le suggerì.

Hikari sorrise di nuovo, annuì.
"Si, lo so. Me lo ha detto, ha detto che mi avrebbe chiamata e che io avrei potuto scrivergli ogni volta che volevo."
Era già un bel progresso rispetto alla prima volta.

<< Allora diglielo, tesoro. >> la spronò a quel punto la più grande << Scriviglielo. >>

Ma, testardamente e anche un pò sentimentalmente, ancora una volta Hikari scosse il capo, sorridendo.
"No." replicò "Voglio esserne sicura, e dirglielo ... quando tornerà. Voglio farlo più felice di quanto già non lo sarà."
E a quel punto ad Erriet non restò che arrendersi a quella tenera caparbietà, stringendola forte e ripetendole con amore, accarezzandole i lunghi capelli, quanto si ritenesse fortunata lei ad aver avuto per suo figlio un regalo così grande. E quanto fosse fortunato Victor ad averla senza neanche la paura che se ne andasse, perché per lei Victor era anche questo, dalla prima volta che lo aveva incontrato, e anche questo amava di lui.
Anche se, a volte, faceva un male atroce al cuore.
   
 
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