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Autore: Fe_    07/09/2017    6 recensioni
[Storia sospesa]
I semidei erano stati scoperti.
Troppo potenti per essere davvero sterminati, gli umani avevano iniziato a temerli, confinandoli prima in aree limitate e, una volta capito che segregarli in distretti fomentava ribellioni ed insurrezioni, relegandoli con muri di vetro all'interno della società.
Il marchio del semidio partiva dalle scuole, scuole speciali per giovani di esclusiva discendenza divina, veniva posto nei documenti e continuava nel lavoro, nella vita privata persino: nessun umano sano di mente avrebbe sposato un semidio.
Poi erano iniziate le battaglie: ogni anno, una classe delle scuole esclusivamente semidivine non veniva semplicemente portata in gita, ma sorteggiata per una gara all'ultimo sangue per divertire la popolazione, esorcizzando lo spettro di un terrore che lo stesso governo provoca.
Uno solo è il vincitore della Battle Divine, ma riuscirà a sopportare il peso di dover uccidere i suoi simili, i suoi compagni di classe ed amici?
Fanfiction interattiva: Iscrizioni chiuse
Genere: Avventura, Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Mostri, Nuova generazione di Semidei, Semidei Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Battle Divine
Il significato delle metafore


➊ Cassandra- Strategia
10.40 am, 15 maggio 2xx7, Esterno della scuola


on capiva, non capiva davvero.
Questo aveva dedotto Cassandra osservando la figlia di Persefone: non era un'assassina, non era malvagia, era veramente convinta di quello che diceva.
Sapeva che gli altri non lo avrebbero capito, al pari di lei: con Kandinskij stava riportando il corpo morto di Marianne quando si erano incontrate.
Si era fatta raccontare cos'era accaduto, Amelie non aveva parlato, e questo era davvero strano: era muta, rimugginava, guardava l'altra brunetta.
E l'altra aveva risposto.
-Marianne è con la mamma, ora. Cordelia... l'ha ferita. Così io l'ho fatta smettere di soffrire. Sarà una splendida rosa bianca.- non aveva capito all'inizio, ma un po' deducendo ed un po' interpretando le loro parole o assenza di parole aveva ricostruito la storia.
Le persone erano facili, per lei, dopotutto: aveva persino notato una certa malcelata tristezza quando parlava di Cordelia, e Cassandra si era fatta l'idea che fosse lei il pesce pericoloso in tutta questa storia. Non aveva ucciso materialmente Marianne, ma senza quella ferita Marie non sarebbe scattata. Non era una minaccia, la bruna, solo ingenua ai limiti della stupidità. O della pazzia, o di entrambi: non era mai stata la stella più brillante del firmamento.
E poi, aveva aggiunto una cosa.
-Don sarà arrabbiato con me. Lui non capirà.- aveva detto, e guardandola la figlia di Ermes aveva scorto una nota di sincero rammarico nel suo sguardo.
-Perché no?- le aveva chiese, mettendo tutta la gentilezza che poteva senza sembrare falsa in quelle parole.
-Perché lui voleva bene a Marianne. Non vorrà sentire che stava male, che diverrà fiori a primavera e starà al sicuro tutto il tempo.-
E questo le aveva dato un'idea.
Per questo aveva aspettato il funerale, la semplice sepoltura sotto lo sguardo di alcuni semidei del corpo esangue di Marianne.
La sua tomba stava accanto a quella di Emily, un tripudio di papaveri per augurare un buon riposo alla semidea suicida, ma Marie aveva raccolto tanti semi, o quel che erano, di rose.
E ora li stava facendo germogliare, piccoli e a fatica, rovi senza boccioli.
-Ciao, Marie.- la salutò, sedendosi accanto a lei.
-Ciao, Cassidy.- rispose semplicemente, concentrandosi per cercare di far aprire un piccolo fiore. Doveva essere più turbata di quanto non dimostrasse, perché la rosa si seccò e cadde a terra. Marie la schiacciò col palmo, in un gesto di stizza.
-Ho un'idea.- le disse, sorridendo in maniera gentile.
La semidea alzò lo sguardo, incuriosita.
-Devi andare da Don, devi essere tu a dirglielo. Digli che Cordelia aveva ferito a morte MJ, che non si poteva salvarla. Non sarà arrabbiato con te, lo conosci.- disse. Se le fosse andato bene, Donovan avrebbe ucciso Cordelia, uno scricciolo contro un gigante. Se le cose fossero andate male... forse la figlia delle bambole darebbe stata un'avversaria più interessante del previsto.

➋ Simon- Trasloco
3.22 pm, 15 maggio 2xx7, Aula al terzo piano


alvolta la sua insonnia era una benedizione.
La mancanza di sonno gli permetteva di fare molte cose, anche se non era raro si sentisse stanco difficilmente rinunciava alle sue cause.
Forse l'insonnia era la causa dei suoi sbalzi d'umore, abbastanza famosi da dargli il soprannome di Moony, ma poche erano state le volte in cui lo aveva trovato tanto frustrante.
Fissava fuori dalla finestra, ricordava la notte precedente il paesaggio reso così diverso dalla luce della luna. L'aula che aveva occupato aveva una vista persino interessante, studiandola aveva notato un riverbero che era sicuro essere un corso d'acqua dentro la foresta, ma soprattutto vedeva il rosso dei papaveri che nascondevano la tomba di Emily.
Non lo infastidiva, non lo rendeva nemmeno particolarmente inquieto, ma l'idea di non aver protetto una sua amica e che questa a breve sarebbe stata sepolta lì sotto... aveva deciso di cambiare aula, e forse anche cambiato idea riguardo i pacifisti.
Sapeva che non erano cattivi, ma aveva ostinatamente difeso la sua idea di fare il cane solitario, nonostante le suppliche di MJ.
Credeva di poter convincere tutti a non uccidersi, ed era partita dal più convinto dei semidei.
Ma ora non riusciva a sopportarlo, la sua tomba era un tripudio di rovi e lui non voleva continuare a vederla.
Perciò aveva raccolto le sue cose- un sacchetto di caramelle ancora chiuso e due convertiti in contenitori per noci e persino un pezzo di carne cotto, la bottiglietta riempita d'acqua e la spada al fianco, oltre che dei bastoncini appuntiti nelle notti insonni- ed aveva deciso di partire.
Lasciare quell'aula si era però rivelato più complesso del previsto, un po' per i preparativi un po' per il dover decidere quale sarebbe stato il suo primissimo passo: voleva davvero rinunciare alla sua umanità, ed uccidere per non essere ucciso? O voleva continuare l'opera di Marianne, e convincere tutti a non farsi del male, sciocca idealista?
Si sedette alla cattedra, riflettendo con la dovuta calma, quando l'occhio gli cadde sul computer acceso.
-Ma che cazz...?-

➌ Hidetora- Guai
3.47 pm, 15 maggio 2xx7, Ala est della scuola


ome aveva fatto a convincerlo?
Hidetora era il ragazzo più tranquillo della classe, tanto sobrio da spiccare in contrasto con le personalità accese dei suoi compagni.
Eppure camminava tranquillo a fianco di Angelica, che aveva deciso che per alleggerire l'umore generale la mancanza dell'angosciante voce che tutti chiamavano “il preside” sarebbe stato un bel passo avanti.
Gli stava raccontando, però, che in mattinata era stata in esplorazione. Aveva visitato l'ala est della scuola, lasciata praticamente abbandonata in quanto la maggior parte dei semidei stavano nella parte ad ovest dove si trovava la palestra, e quindi spogliatoio e docce, ed infermeria e mensa.
-Ma il problema è, vedi, che ci sono un sacco di trappole... o almeno così credevo. Pensavo bastasse evitarle, e mi ci sono fiondata. Ma...- e gli mostrò il braccio, fasciato appena prima di incontrarlo. -E se non ci riesci tu, perché dovremmo migliorare in due?- chiese. Sapeva che la figlia di Ermes era un bel peperino, il classico tipo che prima agisce e poi si chiede se sia la cosa più saggia da fare, Ma era anche minuta e svelta, e non vedeva come il suo pacato essere avrebbe potuto aiutarla. Non era certo un figlio di Atena, per quanto non si considerasse stupido, né era forte come un figlio di Ares che avrebbe probabilmente distrutto tutte le trappole prima che scattassero.
Era un figlio di Elio, e a meno che non gli servisse della luce per il primo tratto non credeva l'avrebbe aiutata. Non avrebbe certo messo a repentaglio la sua vita per migliorare l'umore generale.
-Sono quesiti! Per disattivare le trappole bisogna rispondere a delle domande.- rispose.
Si perse un momento ad osservarla. I ricci capelli castani erano tagliati corti, e aveva ben poco delle graziose ragazze che si vedevano a volte. Inoltre apprezzava il fatto che non venisse spesso ad infastidirlo, non si erano parlati molto ma quella mattina gli si era presentata in maniera quanto mai calma, aggettivo che raramente le avrebbe associato prima, solo per ottenere il suo favore.
-E speri che io ti dia le risposte.- era una situazione strana, lui aveva capito che la ragazza era piuttosto capace quando si trattava di ottenere il massimo dalle situazioni, ma allo stesso modo pareva che non sempre si rendesse conto delle conseguenze delle sue parole ed azioni se non aveva nulla da guadagnarci. Allo stesso modo, la ragazza doveva aver capito che non era difficile ottenere la sua collaborazione, era gentile per natura e gli bastava non essere infastidito.
-Che mi aiuti. Ho provato ad andare da sola, ma hai visto.- chissà cosa avrebbe ottenuto da questa mossa, si chiese l'asiatico.
Ma scosse le spalle, non del tutto convinto. Avrebbe sempre potuto andarsene, se avesse visto che non ne valeva la pena, ma almeno la cortesia di provare la prima domanda non lo avrebbe ucciso, no?
-Vengo anche io.- sia lui che la ragazza si voltarono, alla voce improvvisa. Alle loro spalle, scuro in viso, era uscito dalla stanza Moony, cocciuto figlio di Apollo.
Hide non aveva intenzione di negarglielo, sarebbe stato inutile, mentre Angelica si aprì ad un sorriso allegro.
-Vieni dal preside? Sarà come ai vecchi tempi, ma stavolta ci portiamo anche un bravo ragazzo!- esclamò, accennando al figlio di Elio. Effettivamente per motivi diversi ma entrambi avevano passato buona parte del loro tempo fuori dalla classe, in punizione.
-Vengo dal preside, voglio che mi spieghi questa storia del registro elettronico.- rispose Simon. Aveva il pugno stretto, ed Hide decise che forse era meglio stargli lontano. Fosse mai che il suo umore altalenante lo colpisse.
-Cosa intendi?- chiese poi, dopo essersi allontanato.
-Tutti i computer sono aperti sul registro della nostra classe. Siamo tutti presenti, eccetto Emily che è sempre segnata assente, e Marianne. Lei è stata segnata assente questa mattina.-

➍ Arthur- Decisioni
4.00 pm, 15 maggio 2xx7, Palestra della scuola


he bel casino.
La riunione era iniziata, erano tutti presenti, ma nessuno riusciva a far partire il discorso.
Alysse, Milo, Minori e Neville guardavano in giro, a terra, ovunque meno che gli uni gli altri. E Arthur faticava a far partire il processo.
Del loro gruppo mancavano MJ, deceduta, e Marie. Dovevano decidere le sorti di Marie, Piccola assassina.
-Allora... sappiamo tutti perché siamo qui. Cosa ne pensate?- iniziò Arthur.
Si sentiva decisamente a disagio, anche se lo sguardo era gelido e il viso non traspariva minimamente questa sua sensazione.
All'inizio aveva pensato che la soluzione migliore fosse eliminare la piccola Sanders senza nemmeno farlo sapere agli altri, dopotutto la sua maggior preoccupazione era il mantenimento dell'ordine, ma poi si era reso conto che la ragazza era totalmente indifesa. L'aveva portata lontana e lei lo aveva eseguito docilmente, e la sua parte umana lo aveva fatto desistere. Avevano dei bei ricordi insieme, non si fidava ciecamente di lei ma la figlia di Persefone sembrava farlo. E non si era allontanata nemmeno quando le aveva chiesto di farlo.
E, alla fine, nonostante non ci fosse traccia di pentimento nei suoi occhi, gli era parso di capire che l'aveva uccisa solo per tenerla al sicuro. Nel suo contorto modo di vedere le cose, aveva protetto la sua amica. Non poteva prendere questa decisione da solo, doveva almeno farla sembrare una scelta di gruppo.
-Non possiamo tenerla qui. Non dopo ciò che ha fatto.- iniziò Neville, con tono basso. Non gli piaceva mettersi al centro dell'attenzione, ma trovava necessario farlo. Non voleva condividere il letto con una ragazzina instabile che probabilmente considerava la miglior fine per tutti essere soffocati da rose e rampicanti.
-Non possiamo nemmeno ucciderla.- rispose Alysse. Arthur represse un'alzata di sguardo: s'era messo a farsi dar consigli dalle due persone meno propense a parlare in pubblico.
Aveva sperato nessuno dicesse nulla, con Milo ancora turbato e gli altri sempre in disparte, ma l'unico che seguiva fedelmente la sua parte di zitto e muto era Elderwood.
-E allora buttiamola fuori, no?- propose il figlio di Proteo, alzando un sopracciglio. Nell'eseguire il movimento questo passò da nero a biondo miele.
-Sarebbe come ucciderla. Non sopravvivrebbe con quei cacciatori.- lo incalzò Alysse. In qualche modo sentiva di potersi fidare di lei, ma non era certo vedesse in modo obbiettivo la questione. Non era una ragazzina malata da curare, era una malattia senza speranza che avrebbe ucciso tutti. Forse.
-Ha ragione Alysse. Mettiamolo ai voti.- risolse Arthur. Non era sicuro di volerla uccidere, ma quasi certamente la decisione finale sarebbe stata sua: Alysse avrebbe votato per tenerla, incapace di condannarla, mentre Neville e Milo quasi certamente avrebbero votato per mandarla via. Minori avrebbe seguito Alysse, perciò il suo voto sarebbe stato decisivo. Cosa voleva fare?

➎ Angelica- Scampagnata
4.24 pm, 15 maggio 2xx7, Corridoio della presidenza


orrise, un ghigno furbetto e contagioso.
Si era messa a giocherellare con le dita, ignorando le occhiate astiose di un evidentemente irritato Simon. Sperava che il suo soprannome fosse più preciso, erano insieme da dieci minuti e ancora il suo umore era scuro come il cielo fuori.
Forse la colpa era in parte anche sua, ma il figlio di Apollo si stava portando dietro tutta la sua roba, e non solo le armi come lei ed Hide, che colpa ne aveva se le sue invitanti caramelle erano a portata di mano?
Aveva dovuto restituirle prima di poterle assaggiare, uffi.
Però ora erano arrivati al corridoio che portava alla presidenza, come segnato da inquietantissimi fogli con scritte colorate.
Neanche il fantomatico preside volesse farsi trovare, e li prendesse in giro.
-Quindi... la prima prova?- chiese Hide, chinandosi per osservare un foglio rosa con dei palloncini ad incorniciare la freccia con su scritto “Presidenza”.
-Dietro i cartelli ci sono delle domande. E se guardi per terra ci sono delle lettere, numeri, parole...- mentre parlava il brunetto aveva girato il cartello, mentre lei indicava le mattonelle a terra.
-Vedo solo dei numeri... da uno a dieci.- rispose Moony, avvicinandosi.
-Fermo! Se passi lì scatterà una trappola.- lo bloccò Angie, fermandolo per un braccio.
-“Quante sono le regole nella Fattoria degli animali?” Bisogna saltare sul numero corretto?- propose, dopo aver letto la domanda che aveva in mano, poi il ragazzo si scostò la liscissima frangetta che gli aveva coperto gli occhi a mandorla ed indicò il numero 7.
-Questa era abbastanza facile. Quante piastrelle bisogna saltare?- continuò poi guardando i due compagni di squadra.
-Sono vediamo... dal bordo della trappola, cinque per arrivare a quella col numero. Suppongo siano a metà, quindi...- calcolò Simon, e prima di finire la frase fece due balzi e atterrò oltre la decima piastrella: un salto impossibile o quasi da risolvere in un solo slancio, ma passando per la piastrella col numero 7 non era scattata nessuna trappola.
-Ehi! Questa è la mia missione. Sono io il capo!- protestò Angelica, seguendolo a ruota.
Per ultimo arrivò Hidetora.
-Sia ben chiaro: andrete sempre voi per primi.- precisò infatti, dopo i salti.
-Dobbiamo proteggere la nostra mente, eh? Sei l'Annabeth del gruppo.- Angelica sorrise.
Aveva letto dei Sette della Profezia, semidei come loro in un tempo in cui non venivano cacciati. Un tempo in cui avrebbero potuto diventare eroi insieme, e non l'uno contro l'altro.
-... certo, proprio uguale è.- ribattè Moony. Ed Angelica perse il suo sorriso.
Stava per ribattergli, una delle sue risposte schiette e poco addolcite, quando Hidetora lesse ad alta voce il successivo quesito.
-“Come morirono Romeo e Giulietta?”- chiese, e Angelica decise che si sarebbe potuto aspettare un momento successivo per battibeccare.
-Eh, questa l'ho tirata a caso. Sono saltata sulla mattonella che diceva “veleno”, ma la trappola è scattata.- rispose.
L'asiatico aggrottò le sopraciglia, mentre Moony mormorava “Ma veleno è corretta...”
-Sì, veleno è la risposta... ma in parte. Giulietta morì accoltellata... si suicidarono.-
Osservando le piastrelle effettivamente una, all'estrema destra, recitava “Suicidio”.
-Ora la domanda è: bisogna scegliere suicidio, o saltare contemporaneamente su veleno e pugnale?- rifletté ad alta voce, ma con uno sguardo già lei e Simon si erano capiti.
Presero la rincorsa, saltando insieme e atterrando in contemporanea sulle due mattonelle. Solo grazie ai loro affilatissimi riflessi da semidei riuscirono ad abbassarsi in tempo per evitare il getto di fuoco. Prima che potesse riprovarci atterrarono oltre il bordo sicuro.
Qualche momento dopo, il tempo di rallentare le pulsazioni del cuore, e Hide atterrò leggero al loro fianco.
-Se aveste aspettato, avreste capito che le trappole non possono essere progettate per un determinato numero di semidei. Era semplicemente suicidio.- li apostrofò, controllando nel frattempo le loro condizioni. Poteva anche apparire serio e calmo, ma Angelica era certa che tenesse a loro, in qualche modo.

➏ Simon- Sorpresa
4.58 pm, 15 maggio 2xx7, Davanti la presidenza


inalmente!
Era bruciato, tagliuzzato e affamato, ma avrebbe finalmente potuto dare un senso alla sua frustrazione.
Si era reso conto nel corso delle prove che uccidere il Preside non avrebbe riportato in vita la sua amica, né avrebbe impedito che altri innocenti morissero, ma era meglio che starsene con le mani in mano.
Poteva fare qualcosa, qualcosa che chiarisse come lui non ci stava, non voleva “giocare” a quel modo e soprattutto non alle loro regole.
Angelica, con quel suo sorriso sbieco e furfante, e Hidetora con la sua composta integrità, avrebbero certo potuto essere compagni leali, e in qualche modo l'aver rischiato con loro per un motivo stupido- la serenità per Angie, la vendetta per sé e chissà cosa per Hide- lo aveva distratto dai suoi scuri pensieri.
-Siamo arrivati.- disse semplicemente, guardando le porte della presidenza. Fece per entrare, ma fu bloccato dal minuto asiatico.
Perse un minuto ad osservare la porta, poi scosse la testa.
-Credo sia chiusa a chiave, ma nulla di più.- concluse alla fine. Ma Simon era stanco, stanco dei loro stupidi giochetti, e fece per estrarre la spada.
-Lascia fare a me. Non vogliamo certo allertare chi c'è dentro, non trovi?- fece Angelica, prima che potesse mettersi ad aprire la porta nel mondo più rapido che gli era venuto in mente.
Aveva specificato di non essere riconosciuta come figlia di Ermes, ma il modo sereno con cui si mise in ginocchio ed aprì la porta scassinandola, con a disposizione solo un pugnale ed una forcina (rubata, a suo dire, a Lucrèce), faceva capire in maniera lampante la sua discendenza.
-Okay, Hide risolve le domande, tu apri, ma il Preside lo sistemo io.- disse Simon.
Entrambi annuirono, e lasciarono entrare entrare lui per primo.
Non si aspettava quello: la stanza era buia, illuminata solo da monitor di computer, con una figura in penombra immobile seduta lì davanti.
Simon entrò in silenzio, la spada in mano e gli occhi grigioblu fissi sulla sedia. Vedeva un braccio, cianotico forse a causa dell'illuminazione, ed un puzza terribile...
E, quando girà la sedia, si diede dell'idiota da solo: avrebbe dovuto immaginarlo.
Seduta sulla sedia, decapitata e ormai in via di decomposizione, c'era la professoressa Johnson. O meglio, il suo corpo, che ora avrebbe potuto essere sepolto assieme alla sua testa.
Aprì la bottiglietta, per versare l'acqua sui computer, che fecero cortocircuito.
-Bene. Ora non dovrebbe essere più un problema. Portiamo fuori la professoressa, non aveva colpa.- sibilò.
Si voltò verso i due compagni: Angelica aveva una mano a coprirle bocca e naso, gli occhi chiari sgranati, mentre Hide aveva gli occhi assottigliati e l'espressione nervosa quanto sconvolta.
Prese la professoressa, attento a non toccare la pelle, e la sollevò. Gli facevano quasi impressione i disegni neri delle vene sulla pelle verdastra, ma soffocò il disgusto.
-Come usciamo? Dobbiamo... saltare con lei?- chiese Angie, dopo aver ripreso la capacità di parola.
Simon scosse la testa.
-No, passiamo per la finestra. Sono certa ce ne sia una, e siamo solo al secondo piano.- rispose, avvicinandosi alla parete più lontana dalla porta per cercare un'apertura.
Quei maledetti... non avrebbe mai, mai giocato al loro gioco.




ℒ''angolo di ℱe
Sesto capitolo!
Qui abbiamo la risposta parziale alla domanda “Che succede ai morti, come si sa chi vive e chi no?”
I morti possono essere sepolti in caso chi li uccide se ne occupi, perciò vi lascio una domanda: i vostri Oc seppellirebbero le loro vittime? Si, no, solo gli amici? Ditemi!
Inoltre ci sono due modi per sapere chi è vivo: o lo si vede, o si consulta il registro di classe. Come ho mostrato nel capitolo, in tutte le classi c'è un computer aperto sul registro elettronico, se il ragazzo è segnato “assente” vuol dire che è morto.
Infine... come (sperato? Scelto da me, insomma) abbiamo per un attimo distolto l'attenzione dal problema che è diventato Marie, visto che si stava prendendo un po' troppe attenzioni per quanto sia una bambina bella, e vediamo Hide (e Angelica e Simon) risolvere uno dei misteri della scuola.
Se avete dubbi sul tempo (li avete, fidatevi, li ho pure io a volte) la morte di Marianne è accaduta il terzo giorno, l'hanno seppellita la mattina del 4°. Per dubbi o curiosità, chiedete e verrete esauditi nei capitoli successivi~
Spero vi sia piaciuto, e chiedo venia per la lunga attesa!
Bacioni
Fe_
  
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