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Autore: katyjolinar    07/09/2017    1 recensioni
Nella scienza l'effetto farfalla si riscontra quando, tentando di riprodurre un esperimento, si cambia un particolare apparentemente insignificante, e alla fine si ottiene uno stravolgimento inaspettato.
Noi conosciamo la storia dei nostri eroi. Ma cosa succederebbe se un particolare apparentemente insignificante cambiasse?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parlare con Astrid per farla ragionare fu più difficile del previsto. Se non fuggiva via con qualche scusa, venivano interrotti in qualche modo, altrimenti non riuscivano mai a restare soli.
Due settimane più tardi la situazione non era affatto cambiata, anzi la bionda aveva ormai il suo seguito fisso: Testa Bruta e Igor Scuotimari, che simpatizzavano per lei, a discapito non solo di Hiccup, ma anche dei rispettivi compagni.
Per questo il ragazzo doveva trovare il modo di far finire quella piccola guerra tra loro. Non era più una questione tra loro due, ma tutto stava diventando una guerra tra i tre giovani e i rispettivi compagni.
Quel mattino era prevista l'udienza, quindi si sistemarono nella Sala Grande.
Il giovane si avvicinò al suo trono, in silenzio, e Astrid si fermò accanto a lui, con fare professionale.
Hiccup si sedette e osservò la compagna, che era decisamente nervosa, forse per il fatto che sarebbero stati quasi sempre soli lì dentro per le successive due ore.
"Avanti, siediti." la invitò, facendole spazio sulla seduta.
"Sto bene qui." obiettò lei, lanciandogli un'occhiataccia "E poi quello è il tuo posto, non il mio."
"È un posto che hai occupato per qualche settimana fino a due settimane fa." insistette il castano "Non costringermi ad ordinartelo."
Astrid alzò gli occhi al cielo, ma alla fine andò a sedersi accanto al capotribù, continuando a tenergli il muso.
Il castano la osservò per qualche minuto e poi le passò un braccio attorno alle spalle. Come previsto, lei cercò di ritirarsi, ma Hiccup fu pronto a fermarla.
"Calma... Non ti faccio nulla." disse, calmo, carezzandole la spalla con la mano, rassicurante "Devi cercare di rilassarti. Te l'ho già detto una volta: quando lavori sei sempre troppo tesa."
"Sto bene." borbottò la bionda, guardando male il capotribù.
Il ragazzo non si scomposte e sorrise, stringendola affettuosamente.
"Sai, sei stata un ottimo capotribù in mia assenza." ammise "Ho parlato con molta gente che è stata entusiasta della tua gestione."
"Certo... sentivo quello che dicevano quando ero al tuo posto..." si lamentò Astrid, stringendo i pugni "Per tutti quanti sono arrivata qui solo perché sono la puttana del capo."
"Beh, probabilmente non sentivi tutto." la corresse Hiccup "Perché non tutti la pensano così. Inoltre non dovresti dare peso a quello che dicono, perché è solo invidia. Inoltre quello che succede a casa nostra non è affare loro. E tu dovresti cercare di perdonarmi, staresti meglio anche tu."
"Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?!" esclamò la giovane, rabbiosa.
"Sì: ho evitato di commettere un grosso errore." spiegò lui, sereno.
Il grosso portone si aprì, interrompendo il discorso, e il giovane si voltò verso l'entrata, da cui la piccola Eir, la nipotina di Gambedipesce, stava avanzando, intimidita, con in mano un piccolo rotolo di pergamena e dei carboncini colorati.
"Dimmi tutto, biondina." la incoraggiò il ragazzo, sporgendosi verso la piccola, che si era fermata di fronte a lui, con aria timida.
"Io... Io non voglio disturbarti, capo." esordì, con la vocina bassa e il tono incerto, dondolandosi sui fianchi, senza guardare il castano "P... però volevo regalare un disegno a zio, ma... ma non so come si disegna un Gronkio... Non so a chi chiedere..."
"Non mi hai disturbato affatto." rispose il giovane, alzandosi e prendendola per mano, mostrandone il suo sorriso più dolce "Ora andiamo a sederci e ti aiuto a disegnare il Gronkio."
Astrid li seguì, senza parlare, fino al tavolo più vicino, e rimase in piedi alle loro spalle mentre il compagno aiutava la bambina nel disegno.
Lo osservò, notando la pazienza con cui si relazionava con la bambina, come faceva con gli altri piccoli vichinghi dell'Isola. Già altre volte si era trovata ad osservare situazioni simili, e ogni volta non poteva fare a meno di pensare che un giorno sarebbe stato un buon padre... e ogni volta sperava, in cuor suo, di essere lei la madre dei suoi figli.
Di quell'assurdo contratto matrimoniale, l'unica cosa che avrebbe voluto fare subito tra quelle elencate era quella degli eredi, ma non per convalidare il matrimonio, né per avere la dote. Lei voleva figli da Hiccup perché lo amava, non le interessava altro.
Persa nei suoi pensieri, non si rese conto di essersi seduta accanto al castano, né che gli stava affettuosamente passando una mano sui capelli mentre lui continuava ad aiutare Eir nel lavoro.
Se ne accorse solo quando la bambina si alzò e prese il disegno finito, ringraziando, e corse via con aria allegra.
Hiccup si voltò verso di lei e le sorrise. Astrid si bloccò dove era, non facendo in tempo a riprendere l'espressione imbronciata che gli riservava negli ultimi tempi.
Il ragazzo le prese la mano e gliela baciò, quindi si alzò e la prese per i fianchi.
"Stavo dicendo..." disse, riprendendo il discorso interrotto "Noi non eravamo pronti a fare quel passo. Non del tutto."
"Ma... abbiamo consumato..." obiettò Astrid, seria "Quello lo volevamo entrambi."
"Sì, è vero." ammise il castano "Abbiamo fatto l'amore e lo volevamo entrambi. Ma è diverso dall'essere pronti a essere sposati." riordinò le idee, cercando le parole giuste per esprimerle il proprio pensiero, e fece un respiro profondo "Io non ho saputo che eravamo sposati finché non me l'hai detto tu, dopo che ho recuperato la memoria, e tu hai chiesto il matrimonio solo perché volevi essere sicura di potermi seguire per tutto il tempo."
La giovane annuì. Aveva ragione, non poteva negarlo, ma non poteva neanche negare di essersi sentita ferita quando Hiccup aveva chiesto il divorzio.
Il castano sorrise e le baciò la fronte. Finalmente era riuscito a farla ragionare.
"Ora smettila di tenermi il muso." concluse "Ti assicuro che quando sarà il momento lo saprai. Prima che avessi l'incidente avevo detto che avresti aspettato il tempo necessario... beh, non devi fare altro."
Astrid stava per replicare, ma la porta si aprì di nuovo. Il lavoro chiamava.
Hiccup tornò a sedersi sul trono e venne raggiunto da Adelaide Jorgenson.
"Capo... Non so che fare..." esordì la ragazza "Non riesco a convincere mio padre..."
"Che tuo padre sia un testone lo sappiamo." ammise il capotribù "Lo devi convincere per che cosa?"
"È che... Gustav Larsson mi ha invitato a uscire..." spiegò la brunetta "Ma papà non vuole..."
"E tuo fratello cosa dice?" si intromise Astrid, sedendosi sul bracciolo del trono.
"Lui dice che... che se a me piace allora posso andare." riferì Adelaide, intimorita "Ma papà ha detto che se Gustav ci prova mi caccia di casa..."
"Allora sai cosa facciamo?" suggerì la bionda, poggiando una mano sulla spalla del capo "Se mi prometti che tu e Gustav sarete responsabili allora potrete uscire. Ci penserà il Capo a parlare con tuo padre. Però dovete mantenere la promessa."
Un sorriso si aprì sul volto della ragazzina, che ringraziò e uscì di corsa, lasciando i due di nuovo soli.
Si guardarono, alzandosi e andando verso l'uscita, mano nella mano.
Il periodo di udienza era terminato, ora potevano prendersi del tempo per sé stessi.
Tornarono verso casa, e quando furono al sicuro da sguardi indiscreti Hiccup attirò a sé la compagna, baciandola dolcemente.
Astrid ricambiò e gli strinse la mano, trascinandolo verso il soppalco.
Certo, doveva aspettare per poter convalidare il loro amore agli occhi degli Dei, ma non era necessario dover aspettare ancora per dimostrarselo a vicenda, come già avevano fatto due settimane prima.
   
 
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