Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Elisa24g    08/09/2017    0 recensioni
In una terra dove la parola pace vuol dire solo un intermezzo tra una guerra e l'altra, senza possibilità di scampo dal terribile popolo del Vento, una famiglia decide di non arrendersi e di prepararsi alla battaglia, apprendendo i segreti e le magie di chi si nasconde da anni, in attesa della vendetta.
Teresa: dolce e buona;
Enn: curiosa, testarda e coraggiosa;
Rodd: di buon appetito, impaziente e sempre pronto alla risata;
Marcus: allegro e vivace, a volte provocatorio
Serin: reso muto dalla sofferenza, leale.
I genitori : innamorati, forti e coraggiosi, saranno disposti a rinunciare a tutto pur di proteggere la loro famiglia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mattina seguente non c'era scuola, e mia madre e io andammo a trovarli. C'era un piccolo cortile, senza alcun animale, un vialetto e poi la casa. Era una bella casa, grande, costruita dal nonno di Serin quando ancora stavano bene. Quando tutti stavano bene. In effetti tra la PrimaVera  e la guerra precedente erano passati molti anni, e avevano permesso a  tutti di rifarsi una vita.

<< E' permesso? >> chiese mia madre. 

<< Chi è? >> si affacciò una donna smagrita, con le guance scavate, i capelli sporchi legati in una crocchia.

<< Sono Anne >>

<< Anne! Volevo passare a ringraziarti. >> disse aprendo la porta.

<< Oh..hai portato un cestino. Ci avete già aiutato ieri..non posso accettare.. >> rispose guardando il cibo; si vedeva dagli occhi, verdi, come stesse pensando che ne avevano tanto bisogno, ma no, non potevano accettare.

<< Ascoltami, Glenne, noi abbiamo da mangiare. Questo cestino non farà alcuna differenza per noi. Non pensare all'orgoglio, pensa ai tuoi figli, loro ne hanno bisogno. >> la faccia della donna si contorse per il dubbio: avevano bisogno di cibo. Eppure non potevano continuare ad accettare le nostre offerte.

<< Mamma, digli del lavoro. >>

<< Giusto. Ascolta, abbiamo molti cavalli, e mia figlia e mio marito in due non ce la fanno. Abbiamo bisogno di una mano. E tuo figlio potrebbe aiutarci. In cambio vi pagheremo. >>

<< Ne devo parlare con lui, e con Ted.. vi farò sapere. Grazie. Grazie sul serio >> rispose illuminandosi.

<< Come sta la piccola? >>

<< Peggio. Non ce la fa più.... >>

<< Prendi questo cestino, come anticipo sul lavoro. >> disse mia madre, e glielo mise in mano.

<< Ora andiamo, abbiamo dei giri da fare, manda tuo figlio. A presto. >>

<< Grazie, che il Vento non soffi mai su di voi >> rispose con la frase di rito.

Dopo la nostra visita, ci recammo al mercato, a comprare del pesce ed a vendere alcuni dei nostri prodotti. Il mercato era composto da alcune tende nel mezzo della piazza, si vendeva pesce, carne, ortaggi e frutta. Nessuna bancarella con gioielli o abiti, solo lo stretto necessario. Con il passare degli anni, alcuni dei villaggi rasi al suolo dai figli del Vento, si stavano ricostruendo. C'era Trenin, a pochi chilometri a nord, Merra, qualche chilometro a sud, e Gioven, a est. Tre villaggi dai sette che esistevano in precedenza. Alcuni di noi avevano contribuito a ricostruirli. Avevamo aiutato le genti che venivano da lontano a costruire le loro case, i loro campi, le loro statue, a pochi chilometri da noi. Non appena qualcuno si avvicinava a tutta questa terra abbandonata, e decideva di costruire case e tetti, molti di noi accorrevano in loro aiuto, sperando in pagamenti in denaro. Pagavano bene, e permisero a molti di noi di sopravvivere per anni. Poi però, le costruzioni finirono, e i soldi tornarono a mancare. Così, quando questi popoli, abituati a case, piazze, strade, in condizioni perfette, venivano al nostro mercato a vendere le loro merci, rimanevano stupite, quasi inorridite, dal degrado che trovavano nella nostra cittadina. Le strade erano sporche, topi correvano ovunque, i bambini camminavano scalzi, quasi sempre magri e con pantaloni stracciati. C'era chi stava meglio, come la nostra famiglia, o quella dei Tuster o dei Billi, ma anche noi non indossavamo vesti pregiate, portavamo le scarpe, si, ma comunque i nostri abiti erano rozzi, spesso rattoppati alla meglio. In effetti anche i più ricchi tra noi, non erano neanche lontanamente vicini ad essere benestanti, semplicemente non soffrivamo la fame. Questo perché i nostri raccolti erano stati più fortunati, o anche perché andavamo a vendere i nostri prodotti nelle città vicine.

Una volta al mese, mio padre, mia sorella ed io, ci recavamo negli altri paesi a vendere alcuni cavalli, i migliori, qualche mucca e i nostri ortaggi. Avevamo un carro, non troppo grande, a cui attaccavamo un asino. Sul carro sedeva mia sorella, insieme a tutti i prodotti da vendere, e conduceva la nostra avanzata. Mio padre ed io, invece, ci muovevamo a cavallo. Lui avanzava sul suo sauro, Sabot, un cavallo vecchiotto, ma che non lo aveva mai deluso; portava per le redini una giumenta, seguita a pochi metri dal proprio puledro. Dietro di lui, io montavo Azari, una cavalla color sabbia, che amavo profondamente. Portavo per le redini un altro cavallo, e due erano legati al carro. 

Ogni volta che raggiungevamo il mercato ci rendevamo conto di quanto la vita fosse diversa a Gioven o a 

 Trenin. Nessuno correva scalzo, le strade erano ben lastricate, ed il mercato, ah il mercato, quanto era bello! Era pieno di bancarelle, con tendaggi colorati. In blu c'era una bancarella con il pesce, con il suo odore penetrante e la merce esposta. C'erano salmoni, tonni, pesce spada, cozze, vongole, ogni genere di pesce, di lago o di mare. Poco accanto c'era frutta e verdura, con i loro colori diversi, e spesso, camminando, il mercante ti offriva una ciliegia o una pesca solo per assaggiarla. Ancora più avanti c'era la carne, i maiali ed i salumi appesi, poi i formaggi e molto altro cibo ancora. Ma il mercato non finiva lì. Nella strada principale c'erano tutti i prodotti alimentari, ma nelle traverse, si trovavano bracciali, gioielli, anelli, collane, profumi, sete, stoffe, abiti. E così via.

<< Ah... >> sospirò Teresa

<< Già.. >> risposi io.

<< Ragazze ogni volta è la stessa storia. Invece di iniziare a lamentarvi mettete in mostra la mercanzia! >>e noi ubbidienti prendevamo dal carro un tavolino dove disponevamo i nostri prodotti: carne salata, pomodori, patate, carote, fagioli, cipolle.. Poi io prendevo i cavalli e li portavo ad un recinto, dove venivano esposti tutti gli animali in vendita. Spesso non ottenevamo molto dai nostri ortaggi, c'era talmente tanto cibo in quelle città che la concorrenza era altissima, però i nostri animali piacevano. I miei cavalli erano spesso apprezzati, perché domati bene, docili, ed amabili. Di solito riuscivamo a venderli tutti, e tornavamo a casa con i nostri Azari e Sabot, l'asino ed il carro pieno per metà.

Tornando verso casa, dalla nostra visita a Serin, passammo vicino al bosco e mia madre accelerò il passo.

<< Mamma.. mamma aspetta, rallenta! >> mia madre si girò a guardarmi.

<< Te l'ho detto tante volte, vicino al sentiero per il bosco si accelera e si sta in silenzio! Non vogliamo dare fastidio al Vento! >>

<< No, però, io non ce la faccio al tuo ritmo! >>

<< Belle signore, dove andate? >> disse un vecchio con la barba, che camminava in direzione opposta.

<< Salve, Marc, noi torniamo a casa! Voi dove siete diretto? >> rispose mia madre.

<< Vado a trovare mia figlia, che non si sente molto bene. >>

<< Cos'ha? >> chiese mia madre preoccupata

<< Niente di cui preoccuparsi, il suo solito male. >> la figlia di quell'uomo era una donna rigida, che non mostrava affetto, gioia o perfino rabbia, verso nessuno. Molti dicevano che era stato per colpa del Vento. Chi la conosceva da giovane, raccontava di quanto fosse bella, allegra, sorridente. Aveva una parola dolce per tutti. All'arrivo dei figli del Vento, appena superata la fanciullezza, fu presa anche lei con le altre donne. Da allora non fu più la stessa. Adesso viveva da sola, nessun uomo l'aveva sposata e non aveva avuto figli, abitava all'inizio del villaggio, poco prima della strada che conduceva verso Gioven. Spesso le capitava di stare male, di non riuscire a muoversi, alzarsi dal letto, mangiare, bere o dormire. Stava ferma nel posto in cui si trovava e rimaneva così, finché suo padre non andava ad aiutarla, la riportava in casa, le preparava qualcosa da mangiare, le dava da bere, ed aspettava pazientemente. Ogni giorno malediceva quegli uomini che se l'erano portata via. Lui era tra quelli che non volevano arrendersi, tra quelli che volevano combattere. Uno dei giovani del paese, un altro di quelli che malediceva continuamente, lo rinchiuse in una stalla, sbarrandogli l'uscita da fuori. Sua figlia era andata al mercato, a cercare del cibo da mettere da parte in caso di necessità. Con suo padre avevano deciso che se gli altri si fossero arresi, se nessuno avesse combattuto, allora per lo meno sarebbero scappati. Gli Uomini entrarono lungo la via principale.

<< Vi arrendete? >> chiese il primo a varcare i due pilastri che simboleggiavano l'inizio della città. Aveva un accento diverso dal loro, cavalcava un purosangue. Con i suoi occhi color ghiaccio guardò ognuno di quelli che erano presenti, soprattutto guardò lei. 

<< Si >> rispose un uomo, senza moglie e senza figlie, facile per lui arrendersi.  Gli altri uomini presero le donne, e lui si portò via sua figlia, di appena tredici anni. Quando tutto fu finito, quando loro vennero portate via, allora a Marc fu concesso di uscire, un uomo devastato; anche lui non sarebbe più stato lo stesso.

<< Vi serve qualcosa? >> chiese mia madre, << Torniamo adesso dal mercato, ed abbiamo ancora il nostro miele e un po' di carne. >>

<< No grazie, porto la mia, di roba. >> e se ne andò, zoppicando con un bastone alla sua destra. 

Mia madre riprese il suo passo di marcia, questa volta tenendomi per mano, in meno di dieci minuti eravamo già a casa.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Elisa24g