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Autore: Alison92    08/09/2017    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Felix tornò la sera successiva, Susan non si stupì quando lo vide seduto sulla panchina con lo sguardo fisso sui vicini binari.

-Winter, credevo che non saresti più venuta.

Susan arrossì, costatando che il ragazzo biondo la stava attendendo.

-Allora, cosa l'ha tenuto tanto impegnato, signor Harvey?

-Il mio amabile lavoro. Non puoi neanche immaginare Susie, tre giorni di fuoco.

-Non chiamarmi così.

Felix le sorrise e incrociò le braccia al petto.

-Così come, Susie?

-Da quando sei diventato talmente dispettoso?

Lui alzò le spalle con aria noncurante. Susan si soffermò a fissare un taglio dietro l'orecchio, parzialmente coperto dai capelli chiari che prima non aveva notato.

-Come te lo sei fatto?

Susan sfiorò la pelle ferita di Felix e lui si scostò, come scottato da quel contatto.

-Non è nulla.

-Ne sei certo?

Felix la fissava e Susan lesse l'indecisione nei suoi occhi.

-Susie, se c'è qualcuno di cui non devi preoccuparti, quello sono io.

Susan distolse lo sguardo e lottò contro se stessa per non contraddire Felix. Avrebbe potuto dirgli quello che pensava, ciò che lentamente stava cominciando a provare, ma Susan aveva paura. Se anche Felix un giorno avesse deciso di abbandonarla? Come poteva rischiare un'atra delusione, un altro sofferente addio?

-Va bene.

Disse infine, lasciando che il suo sguardo si concentrasse sulla trama del maglione che quel giorno Felix indossava. Nonostante il clima gelido e piovoso di quei giorni, Felix sembrava a suo agio e per nulla infreddolito come lei, con le braccia strette al petto sotto la giacca consumata.

-Che ne dici di andare da un'altra parte stanotte?

-Possibile che volete tutti portarmi in qualche luogo?

Disse sorridendo al pensiero della serata serena che aveva passato con Ashley sotto le stelle.

-Susie, non ho idea di chi ti porti chissà dove, ma posso prometterti che non te ne pentirai.

Felix si alzò e le porse la mano. Susan esitò solo per un istante, poi afferrò la mano calda di Felix e si fece condurre lontano dalla fredda stazione. La piccola macchina blu su cui salì, era certamente diversa da quella di Ashley. Nell'auto di Felix si respirava un vago odore di lavanda, colonia e cioccolato. Lo stomaco di Susan protestò, affamato e voglioso d'ingerire qualcosa di dolce.

-Mi sembra di sentire odore di cioccolata.

-Oh, è vero. Controlla lì dietro, dovrebbero esserci gli avanzi di una torta al cioccolato che ha fatto mia nonna.

Susan si sporse verso i sedili anteriori e afferrò un piattino avvolto in diversi strati di pellicola trasparente.

-Avevo chiesto a mia nonna di prepararmi una delle sue solite torte di pandispagna con la panna, lei è una cuoca eccezionale. Sfortunatamente, l'età avanza e lei ha preparato un dolce diverso da quello che le avevo chiesto.

-Vorrei avere anche io una nonna simile.

Susan srotolò la grande fetta di torta che era avanzata dall'involucro, senza neanche chiedere il permesso a Felix. Poi si voltò verso di lui, concentrandosi per far comparire sul suo volto l'espressione più dolce e tenera che possedeva.

-Mangiala pure, io ne ho presa anche troppa.

Susan lo ringraziò con uno smagliante sorriso, prima di affondare i denti nella soffice torta. Si lasciò sfuggire un verso compiaciuto, quando il sapore inteso del cioccolato la riportò alle torte che un tempo era solita cucinare con la madre.

-Potrà non essere l'eccellente torta con la panna e il pandispagna di tua nonna, ma è straordinaria.

Felix si lasciò sfuggire una risata, mentre teneva gli occhi fissi sulla strada scarsamente illuminata.

-Sarò felice di riferirglielo. Magari, la prossima volta potrai avere l'onore di assaggiare la sua specialità.

-Allora, dove stiamo andando?

Chiese prima di prendere un altro morso della torta.

-Ti piace la musica?

Si, le piaceva eccome. La musica la riportava ai suoi studi di pianoforte, a Leo.

-C'è per caso qualche cantante che si esibisce?

Felix scosse la testa e le ciocche bionde gli ricaddero sulla fronte chiara.

-Qualcosa di meglio.

Quando arrivarono alla misteriosa destinazione, Susan non riuscì a riconoscere quel luogo. Erano poco distanti dalla città, poteva ancora vedere le mille luci che animavano la cittadina in lontananza.

-Seguimi.

Felix l'aveva portata in un luogo a lei estraneo, era circondata da un prato verde curato e un percorso composto da miriadi di sassolini dalle più svariate sfumature. La via terminava con una grande struttura, certamente era un teatro, con delle alte colonne nivee e un tappeto rosso all'entrata. Due signori vestiti elegantemente erano appostati fuori dalla porta in vetro.

-Non avevo idea dell'esistenza di questo teatro.

-Neanche io lo sapevo, fino a qualche mese fa. A quanto pare, stasera ci sarà un'intera orchestra che suonerà, ma noi siamo poveri e non possiamo permetterci un biglietto.

Felix le afferrò la mano e la condusse nella parte anteriore del teatro, dove una piccola porticina faceva capolino fra lo spesso intonaco chiaro.

-Fidati di me, ho fatto questa cosa centinaia di volte.

Le disse prima di aprire la porta e portarla con sé all'interno del teatro. Si ritrovarono in una piccola stanzetta, forse uno sgabuzzino, ricolmo di stoffe, piume e vestiti consunti.

-Mi meraviglio sempre dell'imprudenza di queste persone che lasciano aperta questa porta.

Felix spostò qualche scatolo sul quale erano adagiati sgargianti vestiti di scena, rivelando una piccola botola di legno.

-Non credi che sia un tantino pericoloso?

Gli sussurrò, quando Felix aprì la porta della botola. Una rampa di scale scendeva verso il basamento del teatro. Era talmente buio, che Susan fu attanagliata dalle sue vecchie paure di bambina.

-Per niente. Io vado per primo, tu seguimi.

Le disse prima di scomparire sotto la botola. Susan si affrettò dietro di lui, tendendo una mano per accertarsi che lui fosse davanti a lei. Scese i gradini con attenzione, tentando di farsi guidare dal ragazzo e di non perdere l'equilibrio. Afferrò un lembo del maglione di Felix e si tenne aggrappata ad esso, finché le scale non finirono e i due si ritrovarono esattamente sotto il palco scricchiolante.

-Hai idea di quanto questo sia pericoloso?

Gli sussurrò, stringendo ancora l'indumento di Felix.

-Lo so, ma ne vale la pena. Adesso puoi anche lasciarmi andare, Winter.

Susan si scostò di scatto da Felix e biascicò delle scuse. Felix si addentrò cautamente fra le assi di legno, poi si sedette al centro, accanto a un barile ricoperto da un pesante telo e invitò Susan a fare lo stesso. Molteplici suoni animavano il teatro, gente che chiacchierava rumorosamente, maestri che ispezionavano i loro strumenti a corde prima dell'inizio del concerto, sussurri celati e ultime raccomandazioni. Dalle assi filtrava la luce del teatro e Susan fu grata che quel posto non fosse immerso nel buio come lo stretto corridoio. Si sedette accanto a Felix, con la sua spalla contro quella di lui e le mani a solo pochi centimetri di distanza. Improvvisamente, Susan non aveva più caldo.

-Spero che ne vanga veramente la pena.

Felix le fece segno di fare silenzio, perché il concerto stava per iniziare. Le corde tese di violini, viole e contrabassi vibrarono, producendo le prime note dell'esecuzione musicale. Agli strumenti a corda si aggiunsero quelli a fiato, armoniche arpe si alternavano alle leggere note dei flauti, fino alle chiare note di un pianoforte. Diverse melodie si susseguirono, riportando Susan a un lontano passato. Dodici anni prima, era tornata ad avere undici anni. Accanto a lei Felix socchiuse gli occhi, come per udire meglio le note, per imprimere nella sua mente le sinfonie di famosi compositori che si intervallavano. Anche Susan socchiuse gli occhi e rivide Giselle, sul suo pianoforte, durante uno dei concerti a cui la sua maestra l'aveva invitata ad assistere. Voleva esserci lei su quel palco, a stregare chiunque con le sue note e la sua dedizione. Quando riaprì gli occhi, era tornata nel suo corpo da ventitreenne. Voleva tornare a quel passato. Sentì la mano calda di Felix accarezzarle il viso e si voltò verso di lui. Solo in quel momento si accorse di stare piangendo, le lacrime le avevano rigato il viso e scendevano copiose sulla sua maglia celeste.

-Scusami.

Sussurrò e Felix lasciò ricadere la mano sul ventre. Susan voltò la testa e osservò le assi di legno, convinta che se solo ci avesse provato abbastanza, avrebbe potuto intravedere le stelle che quella notte illuminavano il cielo.

Quella notte, però, il cielo era coperto di nubi e se ne accorse solo quando lei e Felix uscirono dal teatro, poco prima della fine del concerto.

-Perché piangevi?

Fu la prima cosa che le chiese quando l'aria fredda li investì.

-La musica mi ha riportato a una persona che non c'è più.

Disse prima di alzare gli occhi al cielo. Pesanti gocce cominciarono a scendere e un ampio sorriso comparve sul volto di Susan.

-Oh, piove.

Constatò Felix avvicinandosi a lei.

-Amo la pioggia.

Disse Susan spalancando le braccia e lasciando che la poggia le lambisse il viso.

-Lo so.

Susan chiuse le braccia e si voltò verso Felix, i cui capelli inzuppati d'acqua si erano incollati sulla fronte.

-Si vede.

Aggiunse poi sorridendole. Le porse la mano e Susan lo fissò senza capire.

-Ho sempre desiderato danzare sotto la pioggia.

-Ti avverto, sono una pessima ballerina.

-Anche io.

Susan afferrò la sua mano, cominciando a volteggiare sotto il temporale. Tuoni lontani e fulmini luminosi la fecero sussultare, ma restò stretta a Felix.

-Rovineremo la tua auto.

Disse lei ridendo e fissò le gocce scendere leste sul volto di Felix, come lacrime che solcavano dolcemente la sua pelle.

-Si, ma quante volte ricapita un'occasione simile?

Susan appoggiò la testa sulla spalla di Felix e riuscì a percepire il martellante battito del cuore di lui. Si strinse alla lana bagnata del suo maglione e alla pelle ormai diventata congelata di Felix. Poteva rimanere tutta la notte lì, le sarebbe piaciuto. Felix la ricondusse a casa un'ora dopo e le lasciò un bacio sulla guancia prima di andare via. Susan posò una mano sul suo petto dopo esser entrata in casa. Batteva come quello di Felix. 

  
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