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Autore: Alison92    10/09/2017    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Susan non era in grado di rimuovere il martellante pensiero di Felix dalla sua testa. Perfino al lavoro, durante uno dei suoi rari turni pomeridiani, lasciò quasi cadere il pesante vassoio, quando un giovane simile al ragazzo biondo passò davanti al locale. La somiglianza si fermava alla statura e al colore chiaro dei capelli, ma bastò per far perdere un battito al suo cuore. “Che sei stupida”, continuò a ripetersi, mortificando se stessa per la sua disattenzione. Quando Ashley la chiamò, Susan non fece cadere il telefono per un soffio. Il cellulare, dallo schermo ormai graffiato e i tasti mal funzionanti, non avrebbero ben retto l’ennesima caduta.
-Ti va di fare un giro? Passo a prenderti fra un’ora.
Susan ebbe solo il tempo di darle una risposta affermativa, poi la ragazza chiuse la chiamata. Poco male, avrebbe avuto il tempo di andare in biblioteca. La lettera dello sconosciuto era lì, immobile ad aspettarla.
7 Novembre
Cara sconosciuta,
il tempo vola e la mia “vacanza” è già terminata. Hai compreso alla perfezione i miei gusti, straordinario dato che non conosci neanche il mio nome, come io ignoro il tuo. Devo farti una confessione in questa lettera, spero solo che non ti annoino i miei pensieri e le vicende che si susseguono lente nella mia vita. Ho una sorella, una sorella che non ho avuto accanto a me per molti anni e di cui mi ero dimenticato. Sono stato adottato da piccolo, insieme a mia sorella maggiore, solo che lei capitò in un’altra famiglia. Era questo che dovevo fare fuori città, incontrare dopo anni mia sorella. L’ho riconosciuta subito, siamo talmente simili che non avrei mai potuto sbagliarmi, quando le sono andato incontro. Non sapevamo cosa dirci, non avevamo idea di cosa eravamo diventati, in chi il tempo e le esperienze ci hanno trasformati. Lei è mia sorella, ma in quel momento poteva essermi estranea quanto te. La tensione si è allentata dopo poco, siamo entrati in sintonia in breve tempo, ma ho ancora difficoltà ad abituarmi a lei. Si trasferirà in città a breve e io non posso che essere felice, perché avrò l’opportunità di spendere più tempo con ciò che è rimasto della mia famiglia. Sento di amarla e odiarla, perché mi ha lasciato solo e non ha cercato di contattarmi tempo prima. Dovrei darle una colpa di questo, della mia solitudine?
Scusami, volevo solo sfogarmi,
Il tuo sconosciuto preferito.
Susan, che non aveva mai conosciuto cosa significasse avere un fratello o una sorella, poteva solo immaginare cosa provasse chiunque si celasse dietro le lettere e Susan non era molto capace di dare consigli utili. Si diresse verso casa, sperando di avere il tempo per poter scrivere una risposta che la soddisfacesse.
9 Novembre
Caro sconosciuto,
posso solo in parte comprendere ciò che provi. Immagino che anche io sentirei gli stessi sentimenti contrastanti per qualcuno che mi è stato lontano per così tanto tempo. Ho sempre pensato alla solitudine come un problema interiore, ma spesso è la società che ci abbandona, che ci emargina. Sarei infuriata con una mia ipotetica sorella, se lei mi avesse abbandonato o non avesse tentato di trovarmi. Tuttavia, non puoi sapere se tua sorella non ha sofferto come te, se anche lei non ha desiderato avere qualcuno al suo fianco. Perdonatevi a vicenda, avete anni da passare insieme, potete essere una famiglia felice, è l’unico consiglio che posso darti.
Susan si arrestò, indecisa se confessare e chiedere un suggerimento a sua volta. Quando riprese la penna in mano, sentiva le parole cariche di consapevolezza chiederle di essere svelate.
Anche io ho una confessione da fare. Mai lo ammetterei ad alta voce, quindi questa è l’occasione perfetta. Credo di essermi innamorata. Certo, le mie questioni di cuore non possono interessarti, lo comprendo, ma ho bisogno di qualcuno che ascolti e comprenda le mie parole. Sento che tu puoi essere in grado d’intendere. Fin ad adesso, in amore non ho sempre avuto la carta vincente, diciamo mai. Le relazioni, quelle poche che ho avuto, sono sempre finite nello stesso triste modo. Lui sembra tutto ciò che ho sempre voluto, ma mai ottenuto. Ho paura, sono già stata abbandonata da qualcuno a cui mi ero legata al tal punto, da considerarlo l’unica mia anima gemella. Mille domande mi tormentano e ho tutti i sintomi delle classiche adolescenti invaghite, mani di burro e distrazione, costanti pensieri e sospiri, le solite stupidaggini che fanno le persone innamorate. Fortunatamente, non ho ancora mostrato la conseguenza di scrivere ovunque il suo nome e d’incorniciarlo di cuori. Ho da temere l’ennesima delusione, il solito cuore spezzato e la solitudine che sembra intenzionata a lasciarmi in pace per qualche tempo. Che cosa dovrei mai fare? Lasciare che il mio cuore batta per lui e non rivelarlo mai? Oh, perché l’amore dev’essere tanto complesso?
Unknown
Susan alzò gli occhi dal foglio e sentì il rombo della potente auto di Ashley e, senza aspettare che lei la chiamasse, afferrò il giubbotto di falsa pelle economica e la borsetta nera. Scacciò dai suoi pensieri Felix, lo sconosciuto e chiunque altro.
-Pronta per andare a fare un po’ di shopping?
Le chiese Ashley con uno smagliante sorriso. L’auto partì e Susan allacciò la cintura prima di risponderle.
-Ash, il mio portafoglio non è certo all’altezza del tuo…
-Oh, ma lo so già Susan! Proprio per questo voglio andare a comprare qualcosa insieme a te, oggi la mia carta servirà a entrambe.
Susan scosse la testa, era troppo orgogliosa per farsi comprare qualcosa da lei.
-Fidati, ho fin troppo soldi e non farai che un favore al mio conto in banca.
Non dubitava che quella fosse la realtà, ma vedendo il quartiere più ricco della città dove l’aveva condotta, seppe che insistere non avrebbe distolto Ashley dal suo scopo.
-Questo è divino!
Esclamò Ashley appena Susan sbucò dal suo camerino. Quando la benestante figlia dei Ridway aveva visto quell’abito rosso dalla scollatura vertiginosa, aveva insistito affinché Susan lo provasse. Si guardò allo specchio e si stupì di vedere che non era più la stessa. Allo specchio di quel lussuoso negozio c’era un’altra Susan Winter, senza i soliti cenci addosso, non indossava stivali consumati, ma scarpe in vernice dal generoso tacco e l’abito scarlatto le incuteva quasi timore.
-Prendilo.
-Io non ho il tuo fisico, Ash!
Disse Susan scoppiando a ridere. Era vero, ma rimirandosi allo specchio non poteva negare di apparire affabile.
-Beh, prova gli altri e poi scegli quali prendere.
-Quali? Intendi che vuoi comprarmene più di uno?
Quella sarebbe stata una lunga giornata piacevolmente faticosa per Susan. Al suo ritorno, aveva le mani cariche di borse. Ashley e Susan si erano divertite a provare abiti da gala, indossando scarpe i cui tacchi sottili minacciavano di spezzarsi e con addosso gioielli che non avrebbe mai avuto l’occasione d’indossare. Il suo armadio adesso era ricolmo di maglioni, abiti eleganti e gonne svolazzanti. Quella sera, si recò a lavoro con i nuovi pantaloni grigi che Ashley le aveva consigliato e una catenina che lei aveva insistito per pagarsi con i suoi risparmi. Comprendeva che Ashley volesse mostrarsi utile, fare partecipe Susan di agi che non conosceva, donarle ciò che non avrebbe potuto mai comprare da sé. Non poteva che esserle grata, perché aveva trovato un’amica sincera e un’anima buona con cui non sentirsi più sola.
Felix era lì, un’altra volta per un’altra notte. I passi di Susan erano incerti, mentre fissava il ragazzo di profilo, con lo sguardo rivolto lontano. Felix sussultò quando la vide sbucare dal nulla, non essendosi accorto del suo arrivo.
-Ti stai trasformando in un fantasma, Winter?
-Beh, dato il mio aspetto non posso escluderlo.
Susan prese posto accanto a lui, pregando che mai se ne andasse.
-Dato che la piccola gita di ieri sembra esserti piaciuta, potresti portarmi tu in un posto stasera.
In un posto? Quale luogo poteva mai piacere a Felix? Aveva imparato a conoscerlo, ma non credeva di essere in grado di azzeccare il posto giusto.
-Immagino che questo significhi che la stazione ha perso il suo fascino per te.
Azzardò lei con un sorriso. Felix scosse la testa e si aggiustò le maniche della leggera giacca blu.
-Voglio solo sapere cos’altro questa città nasconde.
C’era un posto. No, Susan non poteva tornare lì, non con Felix soprattutto. C’era centinaia di posti, perché la sua mente tornava sempre nello stesso?
-Bene, so dove andare.

Si maledisse per la sua scelta sconsiderata, ma sentiva il richiamo del suo passato ottenebrarle la mente. Voleva tornare nella sua scuola di musica. 

  
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