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Autore: nikita82roma    08/09/2017    2 recensioni
Ambientata qualche mese dopo la fine di Always Fighting. Rick e Kate vivono la loro quotidianità con la piccola Lily. Castle, però, vuole regalare a sua moglie quel viaggio di nozze che non hanno mai potuto fare e cercherà di convincere in tutti i modi sua moglie a partire loro due da soli. Riuscirà Kate a resistere?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Erano partiti la mattina molto presto da casa, avevano preso Lily e l’avevano portata a casa da Lanie e Javier, che brontolò perché lo avevano buttato giù dal letto presto una volta che poteva dormire. Salutare gli amici fu facile, con qualche battuta anche maliziosa da parte di Lanie, meno fare lo stesso con Lily che nel frattempo si era addormentata di nuovo nel breve tragitto in auto. Contrariamente a tutte le regole e al buonsenso, Kate l’aveva tenuta in braccio stretta a se con il volto immerso nei suoi capelli che ora stavano diventando tanti e più lunghi e Rick sorrideva pensando come sua moglie quando c’era di mezzo la loro figlia si trasformava letteralmente. Rick aveva appena adagiato Lily nel lettino portatile che avevano già provveduto a dare ai loro amici quando Kate si piegò per salutarla ed allora come se percepisse il distacco dalla madre che stava per avvenire si svegliò e la guardò con i suoi occhioni identici a quelli della mamma, tanto per rendere quel compito ancora più difficile. Le diede un altro bacio e le avvicinò il suo pupazzetto preferito, la accarezzò fino a quando Castle non le ricordò che avevano un aereo da prendere.

- Se pensi di rimanere così per tutto il tempo, annulliamo tutto. - Castle era seduto al suo fianco mentre l’autista guidava verso l’aeroporto senza curarsi dei loro discorsi. Erano quasi arrivati e Kate era rimasta silenziosa per tutto il tempo, guardando fuori dal finestrino e Rick rimasto a guardarla in attesa di un suo gesto fino a quel momento adesso sembrava un po’ insofferente della sua lontananza: sapeva che Beckett era rimasta a casa di Lanie vicino a Lily.

- No… È solo che… è la prima volta che la lascio da… da quel giorno ed ho paura.

- Non le accadrà nulla, è con Lanie ed Esposito.

- Non in quel senso. È qualcosa di diverso… Ho paura che si senta abbandonata, che stia male se ci cerca e non ci trova… Non è facile per me Castle, tu ci sei già passato con Alexis, sai come si fa ma per me… Io non lo so.

Erano arrivati in aeroporto, l’autista si fermò nel parcheggio ma né Rick né Kate uscirono dall’auto.

- Meredith se n’è andata all’improvviso. L’ho trovata a letto con il suo regista, non abbiamo nemmeno avuto modo di discutere, lei sembrava quasi sollevata della cosa. Io quella notte non sono rimasto a casa e la mattina dopo quando sono rientrato lei aveva già fatto i bagagli, mi ha solo detto che si trasferiva a Los Angeles e che tra noi era finita perché con me non era libera di seguire la sua vena artistica, perché io la limitavo. Ad Alexis aveva detto solo che andava via per lavoro, nulla di più. Gliel’ho dovuto spiegare io piano piano che sua madre viveva altrove e che eravamo solo io e lei. Poche settimane dopo sono dovuto andare via per un tour, non avrei voluto farlo, ma era già tutto programmato da tempo e all’epoca non potevo ancora permettermi di fare come volevo, come adesso. Non avrei potuto perdere soldi e contratto con la Black Pawn con Alexis piccola da crescere da solo, così ho provato a spiegarglielo, che si trattava di pochi giorni e poi sarei tornato. Lei non mi ha detto nulla, non ha protestato mi ha solo abbracciato forte ed è rimasta con la sua tata per dieci giorni e solo quando sono tornato ho saputo che Alexis aveva pianto ogni sera perché era convinta che quando le ho detto che andavo via per lavoro, avrei fatto con Meredith e non sarei più tornato. Mi sono sentito morire quando me lo ha detto.

- Perché mi dici questo adesso? - Gli chiese Kate stupita ogni volta che suo marito le raccontava qualche pezzo del suo passato, perché nonostante tutto Rick non amava parlare di quello che lo aveva fatto soffrire, nemmeno con lei.

- Perché io non ho mai saputo come si fa, perché non c’è un modo giusto. Però Alexis ha capito che io sarei sempre tornato, che non l’avrei mai lasciata come ha fatto sua madre. Io ricordo ancora perfettamente i suoi occhi di quel giorno quando sono tornato a casa e quell’abbraccio che sembrava non volersi staccare più e se ci ripenso sto ancora male perché la mia bambina ha pianto venti anni fa per una mia decisione. Siamo genitori Kate. Faremo sempre qualcosa che ripensandoci ci farà stare male, penseremo sempre che qualcosa l’avremmo potuta fare meglio. Ma non penso che Alexis mi consideri un cattivo padre perché ha pianto pensando che l’avevo lasciata e noi non siamo cattivi genitori se decidiamo per qualche giorno di staccare da tutto. Però voglio che tu ne sia convinta e che lo voglia anche tu.

- Pensi che io non voglio stare con te? - Kate sembrò ridestarsi dallo stato di torpore emotivo nel quale era caduta da quando aveva lasciato Lily. Rick non riuscì a rispondere a quella domanda, avrebbe voluto dirle di no, ma quella parola non uscì mai dalla sua bocca, perché anche se Kate gli era sempre stata vicina ed il loro rapporto non aveva subito alcun contraccolpo dalla nascita di Lily, anzi per certi aspetti si era ancor di più rafforzato, si era accorto in quel momento che c’era qualcosa che gli era mancato, quei momenti esclusivi in cui loro due erano veramente solo uno per l’altra e tutto il resto del mondo era fuori da loro.

- Andiamo Castle. - Gli disse aprendo la portiera della macchina.

- Non devi fare nulla per dimostrarmi qualcosa.

- Non voglio dimostrarti nulla. Voglio stare con te, solo con te. Voglio questi giorni solo per noi due. - Lasciò la portiera e si voltò verso di lui. - Voglio te, Castle.

Gli prese il volto tra le mani e lo baciò dolcemente, poi abbassò lo sguardo sorridendo.

- Credo di aver già sentito queste parole… - Sorrise anche lui.

- Sì, potrebbe essere… - Beckett uscì dall’auto stringendosi il bavero del cappotto intorno al collo in quella ventosa mattina di novembre e Castle la seguì mentre l’autista scaricava i loro bagagli. Affretto il passo e le fu al fianco, Kate strinse il suo braccio poi appoggiò la testa sulla spalla di suo marito mentre insieme entravano in quella parte dell’aeroporto destinata ai voli privati.

 

La pista dell’aeroporto sembrava che collegasse due ali di mare nella parte sud dell’isola e mentre stavano scendendo Kate poteva ammirare dal finestrino il tripudio di colori della natura, dal verde acceso della vegetazione rigogliosa alle varie sfumature di azzurro del mare che lambiva spiagge color borotalco.

Aveva chiamato Lanie poco prima di partire e sapere che Lily si era addormentata di nuovo poco dopo che loro erano partiti e questo l’aveva tranquillizzata, insieme alla ramanzina della sua amica che la invitava a godersi la vacanza, suo marito e non pensare a nulla per i prossimi giorni: il mondo non sarebbe crollato se Kate Beckett avesse pensato per una volta a sé stessa ed alla fine se ne era convinta anche lei.

Aveva poi atteso il decollo stringendo la mano di suo marito seduto al suo fianco in quelle che erano delle vere e proprie poltrone di quell’aereo privato che aveva noleggiato per loro e se quello era l’inizio della loro vacanza temeva cosa altro avesse organizzato, visto che non le aveva detto nulla e continuava a mantenere il massimo riserbo e sapeva quanto gli costasse. Si era rilassata e come l’aereo si era staccato da terra anche lei sembrava essere più leggera, come se avesse lasciato a terra, sulla pista di New York, le sue ansie e le sue paure, fermamente convinta a vivere quei giorni così come doveva fare, senza pensieri, pensando solo a godersi il posto dove sarebbero stati, qualunque fosse, e suo marito.

Sarebbero atterrati da lì a pochi minuti aveva detto il capitano e Kate continuava ad osservare il paesaggio paradisiaco fuori dal finestrino con lo stupore e la meraviglia di una bambina. Aveva sempre desiderato visitare un luogo del genere, in realtà da quando era una ragazza aveva sempre amato viaggiare e per un certo periodo di tempo era convinta che avrebbe passato gran parte della sua vita zaino in spalla a viaggiare da un paese all’altro. La realtà, poi, era stata molto diversa e le circostanze della vita l’avevano portata a chiudere quel sogno nel cassetto ed ora quasi temeva a raccontarlo a Castle, perché come minimo avrebbe organizzato qualcosa che sarebbe stato decisamente simile ad un giro del mondo a tempo indeterminato fino a quando non l’avrebbe pregato di tornare a casa.

Castle non le disse dove stavano andando nemmeno una volta scesi dall’aereo e saliti in una limousine che li aspettava fuori dall’aeroporto. Per quanto non sapere quello che stava accadendo provocava una certa inquietudine ad una come lei che voleva sempre avere il pieno controllo della situazione, aveva imparato a fidarsi di lui, ad abbandonarsi completamente e lasciarsi trasportare da quello che la sua fantasia aveva creato per loro. Si ritrovò, quindi, a viaggiare con il naso appoggiato al finestrino, guardando fuori quella strada che correva tra il mare e la foresta con il volto di Castle appoggiato alla sua spalla che più che guardare fuori, sapeva che stava osservando lei e le sue espressioni. Quando gli aveva chiesto perché non guardasse il paesaggio che stava attraversando, lui le rispose che il panorama più bello era lei e non riuscì ad impedire al suo stomaco di fare un paio di capriole, perché forse si sarebbe abituata a tutto nella vita, ma non alla sua voce bassa quando le sussurrava all’orecchio frasi come quella: non sarebbe mai riuscita a rimanere impassibile, nemmeno quando accostava le labbra al suo collo e rimaneva immobile e così fece per il resto del viaggio durante il quale anche lei smise di guardare il panorama, chiudendo gli occhi ed abbandonandosi a lui, rimpiangendo di non essere soli o essere già arrivati.

   
 
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