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Autore: Martocchia    11/09/2017    0 recensioni
Ojos de Cielo è il racconto di un amore, di due ragazzi, ma anche la storia di una canzone e di quante sue simili essa possa contenere. Questo è il racconto di come la musica possa radicarsi così in profondità da diventare linguaggio e linfa vitale, legame di un amore fresco come le rose bagnate dalla rugiada.
I primi capitoli potrebbero lasciarvi un po' interdetti, ma vi invito a proseguire, ad andare oltre ciò che appare e ad immedesimarvi nei personaggi che ho creato, i quali non sono poi tanto lontani dalla realtà...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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La fatidica sera di Capodanno è finalmente arrivata! Prima di uscire mi dò un ultima occhiata allo specchio: sistemo il colletto della camicia bianca, accarezzo le pieghe della mia gonna rossa, che ricade in morbide pieghe sulle calze nere; accomodo meglio i piedi negli stivaletti alti; sistemo i capelli, acconciati a boccoli e, infine, recupero piumino e borsa, correndo giù per le scale, per non farmi aspettare dalle mie amiche, le quali mi sono venute a prendere in macchina.
Stranamente non ho dovuto insistere troppo per farle venire con me, probabilmente solo perché sono curiose di conoscere Luca. Spero non mi facciano fare figuracce…
Guardo fuori dal finestrino: è buio pesto ed è quasi impossibile vedere al di là del proprio naso, se non in quei pochi metri che costituiscono l’alone luminoso dei lampioni. Ogni tanto, nel fitto degli alberi, compaiono luminarie colorate, che rendono visibile la presenza di un’abitazione. I fari della macchina illuminano in modo sinistro i rami spogli degli alberi, rachitici, nodosi, tesi verso la strada come mani di streghe. Rabbrividisco al pensiero. Da piccola non amavo viaggiare di sera in macchina… Non volevo vedere quegli arti spaventosi… Ancora adesso, mi rendo conto, mi fanno una certa impressione.
Finalmente arriviamo in una piazzola, dove già vi sono diverse macchine parcheggiate. Poco distante si trova una graziosa baita, illuminata, che promette un caldo rifugio dal freddo che ci avvolge. Avvicinandoci all’abitazione incominciamo a sentire la musica e i miei muscoli, come per una reazione naturale, si rilassano e io sorrido tra me e me. Appena entriamo il tepore ci avvolge, rimango stupita dall’atmosfera rilassata che si respira: non sembra la solita festa tutta alcolici e luci da discoteca, ma una tradizionale festa natalizia in una tradizionale baita molto in stile “casa di Babbo Natale in Lapponia”. Mentre mi guardo intorno piena di meraviglia, sento una mano sfiorarmi la spalla: mi volto e, appena riconosco chi si è approcciato a me, mi si illumina il volto e lo abbraccio, senza pensare alle mie amiche, le quali stanno ridacchiando dietro di me.

-Luca! -.

-Ehi! Che entusiasmo! – esclama lui ridendo e ricambiando l’abbraccio.

-Oh, ehm… Scusa… - balbetto imbarazzata scostandomi, poi guardo le mie amiche, che non aspettano altro che presentarsi. – Queste sono le mie migliori amiche, Lara, Cinzia e Martina. – dico indicandole.

-Ciao! – esclamano in coro, stringendo poi a turno la mano di Luca, il quale le saluta, sorridendo educatamente, ma sono sicura che ne abbia paura… Quando fanno così spaventano anche me!

-Clara aveva ragione: sei proprio carino… - dice Lara, senza alcun ritegno e facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva.

-Lara! –esclamo, scoccandole un’occhiataccia.

-Ah, allora Clara pensi che io sia carino? – ammicca Luca, tenendo il gioco alle mie amiche.

-Sì… Cioè no! – mi correggo, rossa come un pomodoro, suscitando le risate generali.

-Tratta bene la nostra piccolina. – dice infine, smettendo di ridere e guardando Luca con sguardo minaccioso, Cinzia.

-Lo farò di sicuro. – la rassicura lui, per qualche strano motivo anch’egli imbarazzato.
Proprio in questo momento sopraggiunge anche Marco, tutto sorridente: - Ecco dov’eravate! Vi ho cercati dappertutto! -.
Lo sguardo delle mie accompagnatrici si fa di colpo tagliente come la lama di un coltello, coltello che penso vorrebbero tirare dritto in un occhio del mio ex ragazzo.

-Oh, ciao Marco… - dicono ancora in coro, ma questa volta pronunciano il suo nome come se fosse veleno. Lui le guarda interrogativamente, forse non si ricorda di loro. Prima che possa fare domande e possa perciò scoppiare una rissa, intervengo, prendendo per un braccio Martina.
-Che ne dite se andiamo a cercare qualcosa da mangiare? Ho una fame da lupi! Ci vediamo dopo ragazzi. -. Dopodiché, senza aspettare una risposta, trascino le mie amiche verso il tavolo del buffet, riuscendo miracolosamente a distrarle.
Dopo aver mangiato qualcosa, mi separo da loro per andare a salutare altri ragazzi del musical e curiosare un po’ in giro. Durante la mia piccola esplorazione noto che da solo, sulla piccola terrazza, c’è Marco, con lo sguardo perso nel vuoto. Apro la finestra, esco, la riaccosto dietro di me e mi avvicino a lui:
-Tutto bene? – chiedo piano, ma riesco comunque a spaventarlo, infatti si gira stupito verso di me con un piccolo sussulto. – Scusa, non volevo spaventarti. -.

-No, tranquilla. Ero solo sovrappensiero. – risponde, scostandosi un poco per farmi spazio e rivolgendo di nuovo lo sguardo davanti a sé.
Mi appoggio alla ringhiera, chiudo per un secondo gli occhi, respirando l’aria fredda. Un brivido mi attraversa, ma non mi interessa, soprattutto dopo aver aperto gli occhi sul meraviglioso cielo che ci sovrasta. Migliaia di stelle brillano, come calde fiammelle, nel blu cupo del manto celeste, formando disegni fantastici. Mi riempio gli occhi di quella meraviglia e potrei restare lì per ore se Marco non incominciasse a parlarmi:
-Perché hai deciso di partecipare al musical quest’anno? -.
Ci impiego qualche secondo a comprendere la domanda, presa come sono dalla vista sopra di noi, ma non rimango sorpresa: prima o poi quella conversazione sarebbe dovuta avvenire…
-Sono riuscita a superare la nostra storia e l’unica cosa che volevo fare era cantare ed è l’unica cosa che voglio ancora fare. – rispondo con decisione.

Marco rimane un attimo in silenzio, come a soppesare le mie parole, e poi continua: - Sei cambiata Clara. -.
-Può darsi, anche se a me piace dirlo in un altro modo. Sono tornata a me stessa. -.

-Cosa vuoi dire? – chiede incuriosito.

Prendo un grande respiro e lo guardo dritto negli occhi:
-Per molto, troppo tempo mi sono nascosta dietro una maschera, ho alzato muri invalicabili davanti al mio cuore, davanti a Clara. Era più semplice che affrontare la realtà, cioè che sono diversa dagli altri, che sono unica, come lo è ognuno, ma non capivo quanto questo fosse in realtà un preziosissimo tesoro, non qualcosa da nascondere. L’estate scorsa, in montagna con l’oratorio, Qualcosa è entrato dentro di me e ha messo tutto sottosopra, facendomi rendere conto di quanto avessi sbagliato. Mi ha devastata e ho capito di dover cambiare. -.

-Perché sembra che ciò riguardi anche me? – chiede, come intimorito dal mio sguardo, ancora puntato nel suo.

-Perché tu stai facendo lo stesso. -. Strabuzza gli occhi increduli. – Non negarlo, Marco. In questi anni sei così cambiato che a volte stento a riconoscerti. Non so quali siano i motivi e non pretendo che tu me li dica, magari neanche ci sono… Ma quello che voglio dire è che non devi soffocare te stesso, assolutamente. Te lo impedirò a tutti i costi. Ti voglio bene e non intendo stare a guardare mentre fai i miei stessi sbagli. Ho perso così tante opportunità per colpa della mia testardaggine, ho allontanato tutti, non facendo entrare nessuno nel mio cuore. Ho rovinato tutto anche con te… - termino, abbassando gli occhi tristemente.

-Clara… -. Marco pronuncia piano il mio nome e mi guarda teneramente, come non faceva da tempo, allungando lentamente una mano verso il mio viso…

Improvvisamente la porta-finestra si apre, facendoci sobbalzare. Appare la testa di Luca, il quale guarda in modo impenetrabile la mano di Marco, ancora sospesa nell’aria. Io mi allontano di scatto da essa, sentendomi in colpa senza un motivo vero e proprio.

-Ho interrotto qualcosa? – chiede in modo forzatamente allegro Luca.

-No, non ti preoccupare. Stavamo per rientrare, vero, Clara? – risponde Marco, deviando poi il suo sguardo verso di me, che annuisco sorridendo lievemente.

-Beh, dentro richiedono la tua voce Clara: ti va di cantare qualcosa? -.

-Ovviamente! -. Sorrido più apertamente ed entro immediatamente in casa, mentre i miei due amici rimangono indietro.
Salgo, incitata dai miei compagni, su un palchetto improvvisato e scelgo la canzone da eseguire: per l’ultimo dell’anno direi che un buon brindisi non può mancare…

We could just go home right now
Or maybe we could stick around
For just one more drink, oh yeah.

Get another bottle out
Lets shoot the breeze
Sit back down
For just one more drink, oh yeah.

Here’s to us
Here’s to love
All the times that we messed up
Here’s to you
Fill the glass
Cause the last few days
Have gone too fast
So let give them hell
Wish everybody well
Here’s to us
Here’s to us

Stuck this out this far together
Put our dreams through the shredder
Let’s toast cause things got better

And everything could change like that
And all these years go by so fast
But nothing lasts forever

Here’s to us
Here’s to love
All the times that we messed up
Here’s to you
Fill the glass
Cause the last few nights
Have gone too fast
If they give you hell
Tell them to forget themselves
Here’s to us
Here’s to us

Here’s to all that we kissed
And to all that we missed
To the biggest mistakes
That we just wouldn’t trade
To us breaking up
Without us breaking down
To whatever’s come our way

Here’s to us
Here’s to us!

Here’s to us
Here’s to love
All the times that we messed up
Here’s to you
Fill the glass
Cause the last few days
Have gone too fast
So let give them hell
Wish everybody well!

Here’s to us
Here’s to love
All the times that we messed up
Here’s to you
Fill the glass
Cause the last few nights
Have gone too fast
If they give you hell
Tell them to forget themselves!

Here’s to us
Oh here’s to us
Here’s to us
Here’s to love
Wish everybody well
Here’s to us
Here’s to love
Here’s to us

Here’s to us!

Mentre canto guardo fra i miei compagni e noto Luca e Marco, in fondo alla sala, parlottare fra di loro, con sguardo serio. Ogni tanto mi indicano, mi guardano, a tratti sembrano anche litigare, ma alla fine si voltano completamente verso il palco, sorridendomi, come se avessero raggiunto un accordo. Non posso fare a meno di preoccuparmi… Hanno appena fatto pace, dopo “l’incidente” dell’assemblea di istituto…Spero che Luca non abbia equivocato il gesto di Marco di pochi minuti fa. Appena formulo questo pensiero scuoto immediatamente la testa: perché ciò mi preoccupa? Siamo solo amici, non siamo fidanzati! Ultimamente non so proprio cosa mi prenda… Le parole del don mi si sono stampate nella memoria e incominciano ad essere fastidiose, ma forse, penso fra me e me, cercano solo di dirmi qualcosa, una verità che non ho ancora intenzione di accettare, poiché mi fa troppa paura in questo momento.

Appena scesa dal palco, Luca mi si avvicina sorridente, mentre Marco, dopo avermi salutata con un gesto della mano, si dirige verso un gruppo di suoi amici.

-Tutto bene fra te e Marco? Durante la canzone parlottavate in modo strano… Se è per come ci hai trovati prima, non devi preoccuparti: non è successo assolutamente nulla. -.
A sentire queste parole, sembra un po’ più sollevato, ma cerca di nasconderlo, indicando con un gesto della mano che la questione non è importante.

-Comunque devo darti il mio regalo! – e dicendo ciò, tira fuori dalla tasca una scatolina di velluto rosso e me la porge, attendendo che la apra. La prendo e noto nel suo sguardo una nota di preoccupazione. Gli sorrido rassicurante: è improbabile che il suo regalo non mi piaccia! E infatti non mi sbaglio: apro la scatolina e gli occhi mi si illuminano davanti a una catenina con un piccolo ciondolo, coperto di brillantini, a forma di chiave di violino.

-È stupenda! Ne ho sempre voluta una… Ma è troppo, non dovevi farmi un regalo così prezioso! -. Chiudo la scatolina, spingendola verso di lui. Luca la respinge con decisione:
-Decido io se ne valga la pena o meno. Te lo meriti ed è perfetto per te. Voglio che ce l’abbia tu! – e detto ciò riapre la scatolina, prende il gioiello e si pone alle mie spalle. Dopo pochi secondi secondo il tocco freddo del metallo della catenina sul collo. Luca sposta delicatamente i miei capelli per allacciarla e poi torna davanti a me, ammirando il risultato.
-È assolutamente perfetta. Sembra essere stata fatta appositamente per te. -. Arrossisco compiaciuta e a mia volta tiro fuori dalla borsetta una scatolina nera. Luca guarda prima me e poi il regalo stupito:
-Questo proprio non me l’aspettavo. -.

-Pensavi che ti avrei lasciato farmi un regalo senza essere ricambiato?! Dai, aprilo! -. Prende la piccola custodia, la apre piano e tira fuori il contenuto con un sorriso meraviglioso: un braccialetto di cuoio nero, con un ciondolo d’argento dalla forma di un plettro, con l’incisione di una chiave di violino.
-È bellissimo! E poi dicevi a me! – commenta, mettendo un finto broncio.

-Prova ad aprire il plettro. -.
Luca mi guarda incuriosito e poi, facendo molta attenzione, apre il ciondolo e dentro vi trova un vero plettro, nero, decorato dalla scritta in bianco “Music in me”.
-Così forse non lo perderai più… - dico con una risata.

-Questo di sicuro lo tratterò come una reliquia, lo porterò sempre con me. – afferma, infilandosi il braccialetto al polso. – Direi che questo è un ottimo regalo di compleanno… - aggiunge, come sovrappensiero.
Strabuzzo gli occhi.

-Come?!?! È il tuo compleanno? -.

-A mezzanotte compio diciotto anni. – risponde, portando una mano sulla nuca, imbarazzato.

-Ma perché non l’hai detto? Ti avrei fatto un regalo molto più adatto all’occasione. – esclamo, sentendomi un po’ in colpa per non essermi informata prima del suo compleanno, soprattutto in un anno così particolare come quello della maggiore età.

-No. Questo è tutto ciò che mi serve. Questo braccialetto, questa baita, questa festa stupenda, questi amici, tu… - dice infine, guardandomi negli occhi e prendendomi le mani. Mi perdo ancora una volta nei suoi occhi blu, caldi e illuminati dalla gioia. Il cuore sembra volermi uscire dal petto, batte forte, troppo, ma la sensazione è stupenda. Mi sembra di volare nel cielo stellato di dicembre, o dovrei dire gennaio? Manca solo un minuto al nuovo anno!
Luca prende due bicchieri di spumante, me ne passa uno e intanto parte il conto alla rovescia. Non parliamo, ci guardiamo soltanto con sorrisi complici e allo scoccare della mezzanotte ci diciamo solamente due semplici frasi, facendo tintinnare il vetro dei nostri bicchieri l’uno contro l’altro:
-Buon compleanno, Luca. -.
-Buon anno, Clara. -.
E ci sorridiamo ancora, mentre la luce dei fuochi d’artificio cade come pioggia dorata e preziosa sopra di noi.

   
 
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