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Autore: Jules_Kennedy    13/09/2017    1 recensioni
-Per la decima volta, non ne so niente di quella partita di droga. Non ho idea di come ci sia finita quella roba nella mia macchina, e se qualcuno ha cercato di incastrarmi c’è riuscito benissimo. Ora posso andare a casa?- chiese nuovamente l’uomo, fissandola intensamente. Dal canto suo la donna gli sorrise affabile, sporgendosi di poco verso di lui e lasciando intravedere velatamente le forme prosperose.
-Signor Trafalgar Law, lei potrà continuare a ripetere questa frase fino a quando vuole, ma fino a che non mi dirà la verità su come siano andate le cose, casa sua se la scorda.-
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-Non ci posso credere.- asserì sconvolto.
-Era l'unica soluzione- disse semplicemente Law.
-Fammi capire bene.- inspirò profondamente Kid dopo qualche minuto di silenzio, interrotto solo dal brusio di sottofondo del bar. -Tu, Trafalgar Law, leggenda delle conquiste ed aprifighe a tradimento, hai fatto credere ad una ragazza che ti piace, e non solo per scoparci, e a cui probabilmente nemmeno tu fai schifo, di essere gay solo per evitare di doverti impegnare in una cazzo di relazione!?- espose con estrema perizia, controllando il tono della voce per evitare che la sua testa prendesse fuoco per la rabbia."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izou, Koala, Penguin, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Sabo, ti calmi e mi spieghi che è successo?!-

-Koala, non capisci! Ho combinato un casino stavolta..- si lamentò con voce esasperata il biondo, spiattellato con aria sconsolata sulla sediolina accanto al letto. Si era presentato nella sua stanza così di fretta da non darle nemmeno il tempo di ragionare su quello che stava dicendo, sommergendola con un fiume di parole apparentemente inarrestabile.
Una leggera nevicata aveva iniziato ad imbiancare il paesaggio al di fuori della finestra, raffreddando notevolmente le temperature.

Koala si strinse leggermente nel lenzuolo, rabbrividendo appena per il freddo spiffero che si era infiltrato attraverso la guarnizione della finestra. Con un guizzo d’occhi e senza una parola Sabo intercettò l’amica circondarsi le braccia con le mani, alzandosi repentinamente per chiudere meglio la finestra. Koala gli sorrise flebile, ringraziandolo con lo sguardo.

Nell’osservarlo ritornare alla posizione scombinata di prima e ricominciare a lamentarsi di quanto fosse idiota e di quanto Bibi l’avrebbe cazziato una volta scoperto cosa aveva fatto, non potè fare a meno di percepire quel piacevole calore che la riscaldava ogni qualvolta qualcuno si presentava a sorpresa in reparto per farle passare un po’ di tempo o chiederle un consiglio, cogliendola si spesso alla sprovvista, ma rallegrandole inevitabilmente la giornata.

Ripensandoci, da quel fatidico giorno in cui si era ritrovata attorniata da quel branco di pazzi con il dottor Trafalgar che lanciava scintille e saette dagli occhi senza un apparente motivo, non era passato giorno senza che almeno uno tra quelli che Koala aveva sempre riconosciuto o imparava ora a chiamare amico, non le tenesse compagnia per qualche ora.

Erano venuti davvero tutti: Bibi con il suo pancione splendido, Ace che ormai (nonostante fosse passata solo una settimana da quando l’aveva conosciuta)  sembrava non essere capace di spostarsi di un solo passo senza Perona al suo fianco, addirittura anche Izou, l’okama che aveva scoperto essere in fissa con il collega del dottor Trafalgar, Marco, con i maglioncini di flanella dai colori improponibili e le multinazionali del trucco.

Perfino Dragon era riuscito a raggiungerla, anche se a notte fonda e con uno speciale permesso da parte della dirigenza dell’ospedale. Nell’osservare i suoi lineamenti sempre così contratti e seri, sciolti per una volta dalla loro morsa di indifferenza e seriamente preoccupati per la sua salute, Koala non seppe davvero come impedirsi di abbracciarlo come avrebbe fatto con suo padre, o Zio Tiger.

Era bello sapere che il mondo li fuori non si era dimenticato di lei, ed il pensiero che i suoi amici (vecchi o nuovi che fossero) non lasciavano passare giorno senza ricordarglielo, era uno dei pochi motivi che le permettevano di rimanere in quel posto senza impazzire o cercare di scappare.

Del resto era perfettamente conscia della gravità delle sue ferite, di tutto ciò che sarebbe potuto andare storto se non si fosse davvero impegnata in quella convalescenza.

Ma nonostante cio ed il fatto che il dottor Trafalgar, che sembrava costantemente tentato di soffocarla con un cuscino ogni volta che lei apriva bocca, non le avesse mai dato davvero un motivo per non fidarsi di lui, Koala aveva la pessima sensazione di star solo perdendo tempo li dentro.

Ciò che Dragon le aveva detto quell’unica sera in cui era riuscito ad incontrarla, le rimbombava nella testa come una palla impazzita, impedendole di focalizzarsi su quello che nella scala prioritaria veniva prima di tutto, ossia una veloce guarigione per rimettersi subito in pista.

I traffici di Crocodile che erano riusciti a mettere allo scoperto grazie alla sua trovata potenzialmente suicida erano stati messi sotto controllo, un’immane mole di informazioni e testimoni erano stati spremuti fino all’osso per ottenere i nomi ed i dati necessari affinchè la polizia potesse mettere due manette ai polsi di quel verme, eppure sembrava che il coccodrillo fosse sempre un passo avanti a loro.

Forse i soldi non fanno la felicità, ma di certo corrompono una buona parte di quella fetta di persone che con una parola in più o in meno potrebbero determinare il tuo fallimento o la tua cattura, e questo Crocodile lo sapeva perfettamente.
Per questo motivo anche se erano nate numerose piste fresche da seguire, frutto anche dell’intuito di Koala nel decidere di sventare proprio quella precisa trattazione appena una settimana prima, si erano alla fine rivelate quasi tutte impossibili da praticare.

E Koala questo non riusciva a sopportarlo.

Arrivare a gente come Mr Wapol, della Blackdrum.Inc, ad Arlong della Sunpirates & Co. o addirittura fino alla gigantesca multinazionale che si occupava di impianti di sicurezza, la CP9, per poi non riuscire a cavare un ragno dal buco la mandava ai pazzi.

“Certo, è difficile parlare quando ci sono i tuoi interessi in ballo o hai la bocca così piena di berry da non riuscire ad aprirla.”
Questo aveva detto per la prima volta ad uno dei collaboratori minori della Baroque Works, ritrovando quella frase più adatta che mai a ciò che stava succedendo in quel preciso istante.

Con un moto di stizza si arruffò i capelli, attirando l’attenzione di Sabo ed accorgendosi con immenso terrore che quello non aveva smesso per un attimo di parlare, nonostante lei non lo stesse minimamente ascoltando. Gli occhi sgranati per il senso di colpa di aver lasciato il suo migliore amico a raccontarle le sue disavventure senza che lei stesse prestando attenzione nemmeno una sillaba, Koala fece di tutto per seguire il filo logico del discorso di Sabo da quel punto in poi, sperando che quello non si fosse accorto dei suoi pensieri che in quel momento volavano da tutt’altra parte.

-Tutto bene?- le chiese infatti il ragazzo alzando un sopracciglio biondo, osservandola annuire con forse un po’ troppa enfasi. Pregando nelle scarse capacità intuitive di Sabo in ambito non lavorativo, la castana si risistemò meglio sul lettino, cercando di dargli l’impressione di essere pienamente attenta alla discussione e di esserlo stato per tutto il tempo precedente.

-Si, ovvio! Continua!- lo incitò, trattenendo il respiro giusto il tempo di vederlo levarsi il cappello, osservando un punto di fronte a se con occhi pesanti. -Non lo so Koala. Credo che questa volta non mi perdonerà facilmente.- mormorò, spazzando via il sollievo della giovane nell’essersi resa conto che Sabo non si era davvero accorto di nulla, ma lasciandola visibilmente preoccupata.

Che cosa diavolo si era persa?

-Ecco, io non volevo rompere il passeggino nuovo. E’ solo che ecco.. Ace e Rufy sono dei veri imbecilli! Chiedermi di fare una gara di fondo fino in cima a Primerose Hill su un passeggino.. cioè ma ti sembra normale?! Sapevano che io avrei accettato, ma ecco.. io DOVEVO farlo, capisci? Aah, che idiota! - sbottò sbattendosi una mano in fronte dandole involontariamente la risposta che stava cercando.

Quasi senza pensarci Sabo sollevò appena il viso, incrociando lo sguardo realmente perplesso dell’amica.
Quest’ultima dal canto suo era come minimo interdetta.

Era quello il problema?..

Una gara di fondo da una collina con il passeggino nuovo?..

Sembrava troppo stupido pure per tre psicolabili come loro, eppure dallo sguardo contrito dell’amico, koala potè intuire che si trattava della verità.
Quasi le scappò da ridere pensando alla scena.

Tre uomini e un passeggino.  -Sabo, credi davvero che Bibi non sappia quanto tu e quegli altri due siate deficienti a volte?- lo stuzzicò dopo qualche secondo di silenzio, facendolo ghignare appena. -Beh, tu lo sai di certo, per questo non ti stupisci. E’ che.. voglio davvero essere un buon padre, Koala. E se ancora mi lascio coinvolgere in cretinate del genere, io.. ecco..- si inceppò, trovando la mano della castana sulla sua e due occhi indaco a confortarlo.

-Sabo- iniziò guardandolo fisso negli occhi -Tu e Bibi siete sposati ormai da un bel po’. Lei sa perfettamente chi sei, e ti ama così! E credimi, lei ti ama anche per questo tuo lato cretino. Non fare quella faccia, sai che lo è!- si interruppe sghignazzando, osservando la smorfia scocciata del biondo nel sentirsi definire in quel modo.

-Il punto è che tu sei quello che sei, e già il semplice fatto che tu ti ponga il problema di essere un buon padre, ti ci rende a tutti gli effetti. Sarai fantastico Sabo, e  Bibi e il bambino sono fortunati, come lo sono stata io a conoscerti vent’anni fa.- disse semplicemente, allontanandosi di poco dall’amico.

Percepì il proprio sorriso allargarsi nel vedere che Sabo la fissava con gli occhi sgranati, e per qualche secondo si chiese se avesse bisogno di un fazzolettino per asciugarsi le lacrime che sembravano sul punto di uscire.
-Sei ancora vivo o..- lo prese in giro, interrotta di botto dallo scatto felino del ragazzo che con un movimento veloce la circondò con le braccia, stringendola appena per evitare di farle male e sorridendole con quel suo modo di fare che l’aveva sempre contraddistinto. -Koala, tu sei semplicemente meravigliosa!- soffiò con tutto un altro tono rispetto a quando era arrivato, permettendole di godersi l’espressione gioiosa dell’unica persona, insieme ad Ace, che avrebbe sempre definito un fratello anche ad occhi chiusi.

Adorava Sabo. Era la prima persona che le era stata vicina ogni singola volta che le cose prendevano una piega, bella o brutta che fosse non importava. Lui c’era sempre stato. E quando si era aggiunto anche il signor Portguese, la situazione era semplicemente migliorata.

Staccandosi da lei e senza smettere di sorridere Sabo si riaccomodò al suo posto, dando un’occhiata fugace all’orologio da polso. -Se devi andare vai sta tranquillo! Tanto tra poco dovrebbe arrivare sicuramente qualcuno.- lo rassicurò Koala sovrappensiero, pentendosi immediatamente di ciò che aveva detto quasi involontariamente.

Si morse la lingua, sperando che anche in quel caso Sabo non avesse prestato attenzione alle sue parole.

Inutilmente, è chiaro.

-E chi?- chiese sospettoso il biondo, socchiudendo gli occhi e cercando di carpire l’informazione dallo sguardo apparentemente impassibile dell’amica. -Beh, intendevo che sicuramente verrà qualcuno a controllarmi, del resto sono in un ospedale, no?- liquidò lei con un’alzata di spalle, percependo la propria credibilità venire meno ogni secondo.

Perché Sabo poteva essere un idiota infantile con visibili problemi di piromania, e fin qui nulla lo differenziava da Ace, ma differentemente dall’amico, lui aveva l’innata capacità di percepire quando Koala voleva tenergli nascosto qualcosa che aveva a che fare con questioni di uomini.

Era una specie di superpotere, inutile come un cartello stradale in mezzo al mare, ma pur sempre ben allenato. E quella volta non faceva eccezione. -Koala, chi è che dovrebbe venire a trovarti? Non dirmi che stai parlando di..-

-Dottor Trafalgar, ma buongiorno! Le sembra questa l’ora di arrivare?!- sbraitò una voce cavernosa e profonda appena fuori dalla porta della camera, attirando l’attenzione di Sabo, levandogli quasi le parole di bocca, e  di Koala che si rilassò momentaneamente emettendo un flebile sospiro, sicura di aver sfiorato il disastro. Più o meno.

Perché se c’era qualcosa di peggio di dover rivelare al proprio migliore amico che l’unico dottore in circolazione in quell’ospedale che lui detestava era la stessa persona che appena due giorni prima lei non aveva resistito alla tentazione di baciare, quel qualcosa era che Sabo si trovasse li nello stesso momento in cui arrivava anche il succitato dottore.
E a nulla valeva il fatto che alla fine il dottor Trafalgar si fosse rivelato dell’altra sponda, non c’era modo di evitare che quel segugio biondo fiutasse l’odore di intrallazzo tra loro due, nessunissima possibilità.

Maledizione.

-Vergo, potresti anche evitare di utilizzare questo tono con me. E’ il mio reparto ed arrivo quando devo, discorso chiuso.- sciorinò calmo Law con voce roca e suadente come al solito, fissando truce l’immenso direttore sanitario della struttura con una fermezza che nessuno riusciva a mantenere di fronte al terrore che incuteva quell’uomo.

Ma che tra Vergo e Law non corresse buon sangue del resto non era una novità, per cui tutti coloro che si stavano godendo lo spettacolo Trafalgar VS Vergo quotidiano non ci misero molto a ritornare alle proprie occupazioni, lasciando quei due alla loro eterna battaglia. -Ora se vuoi scusarmi, dovrei fare il mio lavoro. O per caso devi contestare anche quello invece di startene nel tuo ufficio dove è giusto che te ne resti?- lo fulminò il chirurgo, scrutando senza interesse il viso impassibile della montagna che si ritrovava davanti.

-Ti sei appena guadagnato quattro weekend di guardia, se la cosa ti può interessare. E sappi che io ti osservo, moccioso. Sempre.- scandì con lentezza Vergo, gli occhi invisibili al di la delle scure lenti che portava anche all’interno della struttura per un grave problema di fotosensibilità.

O forse perché spesso si scordava di averli in faccia.

-Ma che paura. E comunque è dottor Trafalgar, per te, VERGO.- fu l’ultima cosa che Law si sprecò di dire a quel bastardo, omettendo appositamente il “Signor” che Vergo si aspettava di ricevere prima del proprio nome ed entrando poi a passo lento nella camera 221B, quarto piano, corridoio A3. E purtroppo per lui, non da solo.

-Robin!-
-Robin!-

Sabo e Koala esclamarono quasi contemporaneamente quel nome, stupiti in egual misura dalla presenza della donna in quel posto, ed ancor di più per il fatto che si accompagnasse al dottor Trafalgar.

Un pensiero colse inevitabilmente Koala, sperando che sua cugina lo avesse incrociato casualmente in ospedale e non avesse avuto il tempo di fargli la radiografia, come spesso faceva rivelandole sempre quanto i suoi potenziali uomini fossero in realtà degli idioti. Ripensò a quando le aveva raccontato di ciò che era successo tra lei e Law, sussurrando quelle parole al telefono per evitare che qualcuno riuscisse a carpirne il significato.

Certo, forse scoprire l’orientamento sessuale dell’uomo che per una settimana si era intrufolato nella sua stanza con sempre una scusa diversa, e che alla fine nemmeno due giorni prima si era ritrovata stringere contro di se in un bacio che nemmeno lei si aspettava di poter ricevere da un tipo del genere, sempre compito e serio, non sarebbe stato male.
Giusto per evitare quell’illusione di essersi presi una sbandata per il proprio medico, oltre che sospettato nell’indagine che stava conducendo, e che a lui la cosa andasse pure a genio.

Ma in fin dei conti, Law era gay.
Capitolo chiuso.

Con un sorriso osservò Sabo avvicinarsi a Robin, abbracciandola come avrebbe fatto con un parente. Cosa che più o meno Robin era per lui, anche se non di sangue. Nemmeno si accorse del fatto che Law si era portato al suo fianco, controllando lo stato delle flebo ed inforcando gli occhiali da vista più sexy che avesse mai visto per dare un’occhiata ai valori nella cartella.
Silenziosamente Koala sperò vivamente che i sensori che aveva attaccati sul petto non segnalassero l’improvviso aumento della sua frequenza cardiaca. Quasi a leggerle nel pensiero, Law si voltò di striscio verso il piccolo monitor, analizzando come un computer l’anomalia presente sul tracciato. La ragazza distolse lo sguardo da quel chirurgo eccessivamente strano e che le faceva un effetto eccessivamente esagerato considerando come l’aveva rassicurata sul fatto che quell’incidente di percorso dell’altra sera era stato assolutamente casuale e non programmato, cercando di concentrarsi su Robin e Sabo che a pochi passi da lei discutevano tranquillamente.

-Oh, Koala, stavo raccontando a Sabo di quello che mi ha detto il dottore mentre venivamo qui. Credo che potrebbe interessarti parecchio.- la richiamò Robin, distogliendola del tutto dall’immagine di Law che la sovrastava e adesso le controllava le ferite, sfiorandole appena la pelle con le lunghe dita fredde e facendola rabbrividire ad ogni tocco.

-Sarebbe?- chiese con un leggero ansito nella voce, maledicendo nemmeno lei sapeva più chi, se Law, se stessa o il Kami.
-Beh, sicuramente di interessante è interessante.- sputò Sabo, voltandosi con uno sguardo omicida in direzione di Law che dal canto suo sembrava non aver ascoltato una parola di quello che si erano detti appena a venti centimetri di distanza da lui.

Con un sospiro quest’ultimo si risistemò il camice spiegazzato, levandosi gli occhiali e voltandosi verso gli ospiti per avvisarli che il turno visite stava per concludersi e congedarsi da quella situazione abbastanza imbarazzante, rendendosi conto solo dopo qualche secondo che tutti gli occupanti della stanza lo stavano fissando.

Nico Robin sorrideva, ma lei sorrideva sempre, quindi era impossibile anche per lui capire cosa le passava per la testa, considerando che la conosceva da meno di mezz’ora.

Monkey D. Sabo, beh, lui non lo aveva mai sopportato, quindi niente di strano.

Ma fu Koala quella che lo mise in allarme. Aveva un’espressione realmente indecifrabile, anche se troppo simile a quella che le aveva visto in viso appena il giorno prima quando le aveva rivelato di essere “senza alcun dubbio” gay.

Che cazzo era successo mentre era distratto a visitarla?
-Cos’avresti da dire a tuo discapito, dottore?- sibilò Sabo, assottigliando lo sguardo nel tentativo di farlo saltare in aria. Il medico alzò un sopracciglio, sinceramente privo di risposte a quella domanda. -Non stavo prestando attenzione, mi perdoni Maggiore. A discapito di cosa?- tentò, mentre un lampo di luce gli illuminava il cervello come un faro.

Possibile che..
No, non l’avrebbe fatto. Non l’avrebbe mai sputtanato così in fretta, non dopo che aveva strasentito la sua conversazione con Eustass-ya e gli aveva assicurato di tenere la bocca chiusa.

Vatti a fidare delle donne.

Pronto ad inventare una scusa plausibile per salvarsi in corner dal dover rivelare quanto in realtà lui fosse estremamente etero, e anche molto problematico, proprio Nico Robin venne in suo aiuto, facendolo sospirare appena di sollievo. -Stavo dicendo a Sabo che forse potrete dimettere Koala tra un paio di settimane e non un mese, dottore. O forse dovevo omettere quest’informazione?- chiese serena, socchiudendo appena gli occhi senza mai smettere di inclinare gli angoli della bocca appena all’insù.

Per un secondo, Law percepì distintamente lo scambio di gas che avveniva a livello dei suoi capillari alveolari, l’anidride carbonica che veniva espulsa nei bronchi, i capillari arteriosi che riportavano il sangue ossigenato al resto dell’organismo. Emise un lungo respiro, perfettamente in grado di rispondere a quella domanda.

-Beh, era un’informazione riservata. Ma dato che lei è una parente e che il Maggiore Sabo sarebbe comunque venuto a saperlo, non vedo che ragione c’è di tenerla nascosta. Si, la signorina Surebo potrebbe essere dimessa tra quindici giorni se avremo i risultati sperati nella risanazione degli arti.- parlò con tranquillità, soffermandosi alla fine sugli occhi sgranati di Koala, che all’idea di poter uscire da quel posto probabilmente sarebbe saltata in aria per la felicità se le fasciature glielo avessero permesso.

Ghignò appena nell’osservare Sabo e Robin che le si avvicinavano, anche loro felici come una pasqua.

Eppure, chissà per quale motivo, non riusciva davvero  a condividere la loro gioia.

Forse perché sin da quando era un marmocchio non aveva mai avuto niente che somigliasse alla gioia nel proprio organismo, solo un immenso disprezzo per il genere umano e conoscenze mediche. Ma su questo Eustass-ya avrebbe avuto di che protestare, dandogli del problematico asociale e lanciandogli addosso qualcosa.

O semplicemente, l’idea di non rivedere Koala gli faceva male più di quanto avrebbe sperato.

Sapeva perfettamente che lei prima o poi sarebbe uscita da quel buco, e che lui avrebbe dovuto arrendersi al fatto che alzandosi per andare a lavoro, non sarebbe più passato da quella stanza per darle il buongiorno e portarle il caffè. Non avrebbe più cercato di nascondersi dietro la vetrata ogni volta che si ritrovava imbambolato a fissarla e rischiava di venir scoperto come un idiota, facendosi dare del caso senza speranza da Marco e Pen.

E dire che quella ragazza era li da appena una settimana. Cos’era riuscita a fargli in così poco tempo non riusciva a capacitarsene nemmeno lui. E solo a ripensare a come era riuscito a rovinare tutto con la bugia più stupida della storia, e solo per le sue cazzo di paure irrazionali, gli sarebbe venuta voglia di prendersi a schiaffi da solo.
 
 
 
***
 

Raramente gli era capitato di mettere piede in quel reparto senza dover ascoltare il chiacchiericcio dei pazienti, le discussioni tra i dottori o le lamentele delle infermiere. Stranamente il corridoio A3 era assolutamente vuoto, ragion per cui evitò di camminare raso al muro per cercare di non farsi notare da qualcuno che si era attardato a lavoro e rispondere quindi alle mille domande che era sicuro avrebbe ricevuto.

Individuò il cartellino contrassegnato con 221B, e con un’ultima occhiata attorno a se, entrò.

Koala se ne stava seduta a mezzo busto, la luce sopra di lei spenta tranne che per un’unica lampadina, gli occhiali della lettura stretti in una mano ed il viso immerso in una pagina che a quanto pare la stava prendendo decisamente molto. Nel momento in cui lo vide abbassò il libro, sorridendogli appena.

Era strano non provare imbarazzo per ciò che quegli unici sguardi stavano a significare. Law ormai restava fino a tarda notte in camera con Koala, sedendosi accanto a lei per guardarla dormire o trovandole qualcosa da fare quando era sveglia. Si era chiesto mille volte perché mai si dava così tanta pena per quella ragazza.

Aveva cercato una risposta in se stesso, in quel caschetto spettinato così morbido e profumato, in quegli occhioni giganteschi che sembravano rapirti ogni volta che ti capitava di soffermartici su.

Si era interrogato in ogni momento libero, guardandosi allo specchio e dandosi del malato di mente per quanto lui stesso fosse impossibilitato di trovarsi una ragione plausibile per essersi irrimediabilmente perso per una paziente.

E non una qualsiasi, ma quella spina nel fianco di Koala Surebo.

Il suo incubo e la sua chiavica, che una volta uscita da li l’avrebbe trattato come il criminale che credeva lui fosse, senza tenere conto di nulla che non fossero le sue indagini.

E non avrebbe avuto torto, Law era il primo a riconoscerlo.

Perché se c’era una cosa che di Koala l’aveva rapito, era la sua determinazione. La sua intelligenza, le sue idee, quella bocca che non smetteva mai di parlare e che si incazzava per stronzate, tornando poi a sorridere dopo nemmeno due minuti. Koala era una persona straordinaria, e di questo se ne era reso conto dopo appena un giorno. Il modo in cui gli aveva tenuto testa senza cedere alle sue provocazioni, la sua sincerità, la sua onestà.

Facendo due conti, aveva ben più di una ragione per essere innamorato di lei. Eppure, nessuna era abbastanza per dargli il coraggio di mettere da parte l’orgoglio e fare felice il suo cuore, una volta tanto.

Per questo si trovava di nuovo li, in ospedale alle tre del mattino senza la divisa da lavoro ma con addosso una semplice tuta, un pc, due tazze e un po’ di caffè in un thermos. Non gli sarebbero bastati mille anni per riuscire a risolvere l’ingarbugliato casino che si estendeva nel suo cervello quando si parlava di relazioni, ignoto per dimensione e volume anche a lui.

La cosa divertente era che in un altro momento, con un’altra persona, avrebbe lasciato perdere. Avrebbe permesso al suo raziocinio di riprendere il controllo, riportandolo sulla sua strada di assoluta indifferenza, che in fondo non si era mai rivelata sbagliata.

Ma questa volta c’era qualcosa che nemmeno il grande Trafalgar Law aveva considerato in gioco: un sentimento assolutamente inaspettato, e tremendamente chiaro.

Sapeva di non dover dare adito alle sue stesse speranze, eppure non riusciva ad impedirsi di farlo. Con un paio di passi fu accanto al letto, e posate le tazze sul comodino si accomodò sul bordo del letto. Estrasse il PC dallo stesso zaino che Koala gli aveva riportato poco tempo prima, osservandola ridacchiare con la coda dell’occhio. -Che c’è?- si informò a voce bassa, alzando un sopracciglio. Lei lo osservò con un’espressione buffa in viso, un sorriso simile a quello di sua sorella Lamy quando gliene combinava una delle sue e poi aspettava che lui se ne accorgesse. -Credevo di aver fatto una cosa buona riportandoti quello zaino, l’altra sera. Mi sono sbagliata!- dichiarò solenne, prendendolo di sorpresa.

E ora che c’entrava lo zaino? -Che vuoi dire?- la interrogò, interessato a capire da dove fosse uscito quel discorso.

-Voglio dire che quella fantasia maculata è semplicemente atroce… avrei fatto meglio a buttarlo!- rise sottovoce, punzecchiandolo ad un fianco. Law si sforzò di non lasciarsi coinvolgere, schivando le dita affusolate che gli bazzicavano contro e posando con molta calma lo zaino a terra. Con un movimento veloce si portò a cavalcioni su di lei, ritornandole il favore del solletico.  -Oh, andiamo dottore!- ansimò lei tra le risate -non mi dire che te la sei presa! E poi è solo la verità. Quello zainetto è così.. - continuò Koala, lasciando che Law le si avvicinasse fino al punto in cui riusciva quasi a percepire il suo respiro sulla pelle.

-.. brutto.- sussurrò. In quel momento, e solo in quel momento si rese conto che lui aveva smesso di farle il solletico, e che lei aveva smesso di ridere.

Smise di parlare, respirando in sincrono con Law che probabilmente non si era nemmeno reso conto di quello che aveva fatto.

Di certo era riuscito a zittirla, e questo era un punto a suo favore.

Restarono a fissarsi per qualche minuto buono, incapaci di fare niente che non fosse guardarsi negli occhi. Gli occhi di
Law non le erano mai sembrati così grandi e caldi come quella sera. E anche ciò che le si arrovellava nelle viscere sembrava particolarmente allegro per la presenza del chirurgo seduto a cavallo sul suo inguine.


Koala non aveva idea del perché non gli avesse ancora intimato di levarsi da li e andare ad accendere la puntata di Game of Thrones a cui erano arrivati, rimanendo piuttosto incastrata nelle iridi grigie del suo medico. L’atmosfera era irrespirabile, l’aria attorno a se sembrava essersi fermata, e l’unica fonte di ossigeno sembrava essere il respiro di Law, che fresco come al solito sapeva di mandorle. E neve.

Koala non aveva minimamente idea di che sapore avesse la neve, ma avvicinandosi sempre di più alla bocca schiusa di Law, era decisa a scoprirlo.
 
 

***



La sensazione di poggiare le labbra su quelle della sua paziente fu una selle sensazioni più indescrivibili che Law avesse mai percepito.

Erano soffici, morbide, eppure allo stesso tempo decise. Portò le mani tatuate in avanti, a stringersi attorno al suo viso per poi risalire affossando le dita i capelli, sentendola schiacciarsi sempre più contro di lui.

Non voleva che andasse così.
Non era previsto, non era previsto per niente.
Avrebbe dovuto tenersi i suoi sentimenti per lui, era questo il piano no?

Eppure avrebbe dovuto capirlo sin dal primo momento che quando si trattava di Koala nessun piano o congettura andava a buon fine. Avrebbe dovuto imparare, e invece quella cosina minuta di appena un metro e sessanta era riuscita a sconquassargli il cervello.

Definitivamente.

Senza alcuna intenzione di smettere, non ora che il danno era fatto, con molta fretta si liberò della pesante felpa, restando solo con la maglia dell’università addosso e percependo le mani di Koala che iniziavano ad esplorare sempre più curiose al di sotto della stoffa, rendendosi conto di aver fatto la scelta giusta.

Scese dalle sue gambe, portandosi al suo fianco e tirandosela addosso. Con quel corpo stretto al suo, quelle curve così morbide premute contro la sua pelle, quel contatto che aveva il sapore della droga, Law si chiese  in uno sprazzo di lucidità per quanto tempo aveva solo annaspato nel buio prima di ritrovare quella piccola luce che adesso se ne stava sdraiata su di lui, avvolgendogli il collo e stringendogli appena i capelli.

Ora, e solo ora si rendeva conto di quanto irrazionale e stupido sarebbe stato impedirsi di provare qualcosa del genere, qualcosa su cui si era sempre interrogato a riguardo ma che aveva intelligentemente scartato come tentazione inutile.

E non che non avesse mai fatto sesso con qualcuno, ma in tutti i casi si riduceva con una nottata di fuoco di cui il giorno dopo faceva lui stesso fatica a ricordare. Qualsiasi cosa fosse quello che stava facendo in quel momento con Koala, non era minimamente paragonabile a ciò che aveva provato in precedenza.

Questo era problema molto più consistente di una sconosciuta nel letto che era facile mandare via con due parole ed un mezzo ghigno. L’amore che sentiva di provare in quel momento e che rischiava di spezzarlo come un tronco colpito da un fulmine, era tremendamente più pericoloso di tutto ciò che c’era stato.

E in fondo non aveva torto.

Koala, il suo respiro, il suo cuore che batteva all’impazzata a ritmo con il proprio erano pericolosi, e la tentazione di tenerseli con se ancora di più.
 
Ma Trafalgar Law non aveva paura, non stavolta.
 
In ospedale lo chiamavano il “Chirurgo della morte”, il ladro di cuori.
Beh, si sbagliavano.

La vera ladra era Koala, perché in fondo non aveva avuto nemmeno bisogno di un bisturi per prendersi il suo. Ed in fin dei conti, Law sapeva che glielo avrebbe lasciato prendere, fosse solo per poterla tenere stretta a se anche solo qualche minuto in più.

Sollevò appena lo sguardo, incrociando due iridi indaco che si erano alzate nello stesso momento, lucide ed affannate. Per un momento, la consapevolezza di ciò che aveva fatto lo investì in pieno, spingendolo disperatamente a lasciare la presa ed andarsene da li, sperando di poter aggiustare le cose come al solito grazie a qualche efferata bugia.
Ma questa volta no. Questa volta Law non sarebbe stato capace di pronunciare una sillaba, figurarsi una frase intera.
 
 
 
                  E mentre Koala si riavventava sulla sua bocca, decisa a farla sua in barba ai mille pensieri che si stavano lentamente sciogliendo nella sua testa, una leggera neve ricominciò a scendere dal cielo scuro e senza luna, posandosi appena sulle cime degli alberi del parco memoriale, imbiancando a poco a poco le strade.
Scese piano piano, appoggiandosi ad ogni superficie e ricoprendo silenziosa anche il bordo di una piccola finestra, che ben chiusa e lontana dal mondo, nascondeva un calore ed un amore di un’intensità tale da far sciogliere, come ghiaccio al sole, la neve dell’intera città.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE

Saaaaaalve salvino! Bentornati sulla storia infinita, i cui capitoli vengono scritti a ritmi improponibili e prendendo il sopravvento su impegni tipo lo studio o la vita sociale!
Ma in fondo chi se ne frega, questa storia si meritava un po’ di tempo per se u.u
 
Ed eccoci tornati al Kyros Memorial, che un po’ come il Sacro cuore per JD è il luogo in cui tutto accade ed in cui sbocciano amori ed odii. Si dice così? Boh. BOH! T_T
In ogni caaaaso, non saprei cosa dirvi se non che mi fa tantissimo piacere per chi ha letto recentemente la mia storia e per chi segue, siete sempre di più e la cosa non può che rallegrarmi! E chiaramente un ringraziamento speciale a ___Page, senza la quale questa storia forse non sarebbe andata avanti facilmente. 

Io vi mando un bacione e vi aspetto nell’angolino delle recensioni,
un abbraccio
 
Jules
   
 
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