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Autore: Alison92    15/09/2017    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Ti avevo detto di prendere anche la gonna dorata, ma tu non mi hai ascoltata!

Susan ammise che Ashley aveva ragione, con la nuova camicia in seta nivea, la stretta e costosa gonna che le aveva consigliato la sua amica sarebbe stata l'ideale. Quando Susan aveva accennato all'incontro con Felix, Ashley era corsa da lei per sapere tutto sul misterioso ragazzo a cui aveva promesso delle lezioni di pianoforte.

-Meglio una delle mie classiche felpe, questi vestiti non mi si addicono.

-Scherzi? Come pretendi di far colpo con quelle orribili e vecchie maglie? Devi optare per qualcosa di più femminile.

Dire ad Ashley della sua infatuazione "di poco conto", non era stata un'ottima idea. Si era proclamata come un'esperta di relazioni e aveva sommerso Susan di mille domande e le chiese una dettagliata descrizione su tutto ciò che riguardava Felix.

-Lasciami fare Susan, se tutto va a buon fine potrò prendermi i crediti per aver messo insieme due anime affini.

Nel suo abito blu notte in pizzo, di certo Ashley sapeva cosa significava l'eleganza e la femminilità. Un suo sguardo aveva la capacità di stendere chiunque, quindi si affidò alla sua nuova amica, non curandosi del tempo che trascorreva. Infine, si erano accordate per un abbigliamento sobrio, anche se Ashley aveva lasciato il suo marchio, prestandole la sua giacca in pelle corallo. Con la camicia pregiata chiara, i pantaloni appena acquistati e quella giacca che non le apparteneva, Susan era divenuta un'altra persona. Erano mutati diversi aspetti della sua vita, da quando aveva deciso di andare in biblioteca quella prima volta. Se non fosse stato per le numerose lettere inviate, Susan non avrebbe mai conosciuto Ashley. La ragazza stava cambiando insieme a lei, trovando sempre un nuovo motivo per sorridere. Susan l'aveva dissuasa a non recarsi giornalmente al cimitero, i morti sono morti e lei non avrebbe mai potuto cambiare il corso degli eventi.

-Ti passo a prendere dopo questa "lezione", almeno mi racconti com'è andata.

Susan annuì, poi abbracciò Ashley e la ringraziò per il suo aiuto. Felix era in anticipo, con lo sguardo fisso sui tasti e le dita sospese, come se avesse avuto paura di sfiorare la superficie dello strumento. Alla luce del sole, i fantasmi di Susan sembravano acquietarsi.

-Ti ho portato qualcosa.

Felix balzò sentendo le sue parole, non avendo udito i passi leggeri di Susan. La osservò tirare fuori dalla giacca un vecchio libro, sottile e macchiato sui bordi.

-Era uno dei tanti libri che usai io.

Aveva faticato non poco per recuperare quell'unico volume, ma sapeva che quel libro era uno dei migliori in circolazione, ottimo per apprendere alcune basi.

-Sarò spietata con te.

Felix sorrise, senza la minima preoccupazione negli occhi scuri.

-Non mi aspettavo altro da te.

Susan non sfogliava quel libro da anni, serbava ancora la scrittura elegante di Giselle, che era solita inserire commenti su come eseguire il brano, oppure modificare eventuali note. I segni della matita erano stati tracciati un decennio fa, ma sembravano rimandare ancora alle lezioni settimanali, come se si fossero svolte solo pochi giorni prima.

-Per me è tutto incomprensibile.

Le disse, appena Susan appoggiò il libro sul leggio del pianoforte.

-Ne sono consapevole, quindi per prima cosa impariamo a leggere le note, poi cerchiamo di suonarle.

Felix era un ottimo allievo, non occorse molto tempo affinché memorizzasse la posizione delle note sul pentagramma e sullo strumento, le figure musicali e le pause. Susan costatò meravigliata di quanto ricordasse, nonostante i suoi ultimi studi sulla musica risalissero a tanto tempo prima.

-Per oggi va bene, il lavoro mi reclama.

-Posso tenere il libro? Stasera o domani te lo ridarò.

Susan annuì e riprese la giacca costosa di Ashley che aveva poggiato sul pianoforte. L'attenzione di Felix fu catturata da quell'indumento tanto distante dai regolari abiti indossati da Susan.

-Ti devono pagare molto al ristorante.

"In realtà è poco quello che mi hanno pagato per il momento" pensò infilando la giacca fiammeggiante.

-Non è mia, un'amica ha deciso di regalarmela.

Felix la fissava, cercando di comprendere se era una buona bugia per non rivelargli come aveva ottenuto il capo di marca.

-Devi avere ottime amicizie allora.

Susan scosse la testa, ma si rese conto che, sebbene lei non la vedesse così, l'amicizia con Ashley non le aveva che portato facilitazioni.

-Ho un'amica solamente, l'ho conosciuta da poco e ha più di quanto le serva.

-Beh, mi fa piacere vederti con qualcosa di diverso dai soliti abiti logori.

"Gli stessi che porti anche tu?". Susan aveva notato delle iniziali differenti sulla maglia del ragazzo, forse perché erano abiti di seconda mano, appartenuti a qualche fratello o a un amico che non ne aveva più necessità. Susan non aveva intenzione di chiedergli una cosa simile, per quanto i loro rapporti si stessero consolidando, lui era pur sempre lontano, aveva innalzato muri invisibili di cui Susan si era resa conto. Non raccontava nulla del suo passato, era sempre enigmatico sul presente e diceva di non aver idea di cosa lo aspettasse. Nonostante Susan avesse mostrato a lui i suoi ricordi, i suoi luoghi e parte delle storie che si celavano, sebbene gli avesse fatto leggere una delle sue lettere più riservate e raccontato di Henry, lui taceva su sé stesso. Non voleva mai parlare di sé, al contrario di qualsiasi altra persona, sempre pronta a raccontare il più possibile di ciò che lo riguardava o gli stava a cuore.

-Adesso devo andare.

Disse infine, lasciando scivolare il suo sguardo lontano da quello di Felix. Era come amare uno sconosciuto, sapeva il suo nome e riconosceva il suo sorriso migliore, ma non aveva idea di cosa si celasse dietro la maschera di riservatezza di Felix Harvey.

-Grazie Susan, so che non avresti voluto farlo.

Lei si voltò, consapevole che era vero. Susan non voleva tornare a suonare, era un cimitero quella scuola per lei, erano sepolti sotto strati di polvere e anni i ricordi e le emozioni. Aveva smosso tutto per lui, riviveva per Felix il passato al quale avrebbe voluto sfuggire. Perché lo faceva? Perché lasciava il suo cuore soffrire ancora per Leo, ogni volta che entrava e usciva dalla scuola? Leo è morto, si ripeteva, finché non associava al ragazzino anche un loculo immaginario, come se fosse morto veramente, dopo non essere tornato da lei. In realtà, Leonard poteva essere realmente morto e lei non lo avrebbe mai saputo.

-Avrei voluto invece, non devi ringraziarmi.

Era vero, sarebbe tornata comunque, era stata lei a deciderlo. Si voltò, distogliendo lo sguardo dal ragazzo dai capelli dorati di cui aveva compreso essere invaghita. Lo avrebbe rivisto presto, ma se avesse potuto, si sarebbe voltata una seconda volta e sarebbe rimasta con lui. Susan odiava gli addii, non aveva mai detestato qualcosa a tal punto. Non si voltò, lasciò la scuola di musica e scorse la macchina di Ashley. Fissò il marciapiede, dove nella sua testa un ragazzino era appostato, con gli occhi socchiusi per catturare meglio le melodie provenienti dalla scuola e le mani dentro le tasche dei jeans scoloriti. Era solo un fantasma, perché Leo era morto, nonostante Susan si ostinasse a scoperchiarne frequentemente la tomba. Leo era morto, come lo era parte di lei.         

 
  
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