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Autore: Star_of_vespers    18/09/2017    3 recensioni
La terra di mezzo è sull’orlo della distruzione, ed in questo scenario di morte e disfacimento, Serindë giovane principessa, riesce a scappare dalla sua città, lasciandola insieme alla madre ed ad un suo soldato.
Durante il viaggio la fanciulla corre il rischio di morire a causa di un improvviso attentato, ma grazie al fato, la sua vita anche se appesa ad un filo, non si spezza. Riprende conoscenza grazie all’ausilio di Gandalf, che dopo averla trovata in condizioni molto particolari, le propone di continuare la fuga insieme alla compagnia, ritenendo opportuno condurla presso un sicuro rifugio. Il pensiero di Serindë giunge alla madre, che si era separata da lei a causa di quell’improvviso assedio, la giovane angosciata cerca di riassemblare ogni particolare, ma non riesce a ricostruire un completo ricordo, così disperata giura a sé stessa di ritrovare il genitore, anche se il destino sembra aver diviso il loro percorso.
Con il passare del tempo, la principessa inizia a provare un profondo affetto verso quelli che considera suoi compagni. In questo scenario avventuroso riuscirà a comprendere sentimenti molto profondi, quali il vero amore, l’onore ed una grande dote, che non aveva mai considerato.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Inside:

 

 


 

 

 

La neve le arrivò fino alle cosce, la ragazza spazientita sospirò e continuò a camminare trascinandosi in avanti. Il sentiero era inclinato e pericolante, ed il freddo la paralizzò ma nonostante tutto ciò, lei cercava di continuare quell’assurdo viaggio al quale si era unita per pura disperazione.

Si sfregò ripetutamente le mani e sistemò meglio in testa il suo scialle scuro, ma bastò un colpo di vento e questo le ricadde dietro le spalle. Spazientita lo riportò sulla sua testa, evitando di tremare a causa del vento gelido che proveniva da nord. Voltò di poco il capo ed incontrò gli occhi saggi di Gandalf, che sorridenti cercavano di infonderle sicurezza. Lo stregone come tutti gli altri era ostacolato dalla neve, tentava di portarsi avanti con il suo bastone, per raggiungere la ragazza ma non riusciva.

Gandalf aveva preso Serindë sotto la sua protezione, e quando quest’ultima si era rifiutata più e più volte di seguirli, lui aveva fatto di tutto per non lasciarla sola in mezzo a tutti quei pericoli, certo, con loro non era del tutto sicura, ma almeno poteva contare sulla protezione di esperti guerrieri per il momento.

A nessuno della compagnia era piaciuta quella scelta, tentarono anche di far cambiare idea allo stregone, ma si resero anche loro conto che lasciare la ragazza da sola, significasse lasciarla a morire, probabilmente uccisa da uno gnomo, o da un orco, o addirittura morta a causa della fame. Non sarebbe sopravvissuta alla ferocia della natura, le cose funzionavano così e non si potevano di certo cambiare, il mondo era diventato estremamente pericoloso. Tutti credevano che fosse meglio trovarle un posto al sicuro, magari  un piccolo villaggio, in modo che lei potesse rimanerci serenamente, anche se la calma non apparteneva di certo a quella donna, questo era chiaro a chiunque ormai.

Durante il viaggio tentarono di aiutarla in modo che Serindë si aprisse senza sentirsi a disagio, ma le volte in cui si persero a discutere con lei furono innumerevoli, tanto che alla fine la lasciarono stare. La donna apprezzava però la compagnia degli hobbit, loro la capivano e rispettavano il suo stato confusionale, che era compreso e placato a pieno da Gandalf. Lui la trattava come se fosse una figlia, era molto premuroso ed apprensivo, a differenza di Gimli e Boromir, che sembravano non volerla proprio accettare. In quei giorni la fanciulla aveva imparato a comprendere il carattere di quegli sconosciuti, cercando in ogni modo di non essere d’intralcio a loro, infondo gli era molto grata,  anche se a causa del suo carattere e dei suoi pensieri non si era totalmente aperta. Mentre camminava analizzò ogni membro di quel gruppo, meditando su quelle enigmatiche figure. I suoi occhi si posarono su Legolas ed Aragorn. Loro le erano indifferenti, non gli aveva mai parlato, poiché li reputava persone estremamente serie e dedite alla loro missione, ebbe quasi timore a volte ad osservarli, si sentiva molto in imbarazzo.

 Abbassò il capo e scrutò le sue gelide mani, si era parecchio trascurata, trascinata nell’abisso del dolore e dello sconforto. Pregava giorno e notte, desiderosa di rincontrare la madre, e di raccontarle tutti i suoi timori, proprio come soleva fare un tempo.

 Sospirò speranzosa, continuando a camminare, spinta da una forza che nemmeno lei seppe spiegare dove potesse provenire. Si sentì stanca e terribilmente in ansia. Continuava a pensare ed a ripensare alla madre, al momento della loro separazione, al duro colpo che aveva ricevuto quando aveva aperto gli occhi e non l’aveva vista accanto a sé. E se fosse morta? Si chiedeva spesso. Scosse la testa come a smentire i suoi dubbi, la madre era nelle mani del più abile guerriero del suo regno, quindi non poteva essere morta, no, lei era sicuramente viva, doveva solo ritrovarla.

-Ehi ragazzina!-

-Ehi- la voce del nano le rimbombò nelle orecchie, Serindë quasi spaventata alzò il volto e lo guardò per vedere cosa volesse.

-Cosa  c’è?- chiese stringendo la stola tra le mani, in modo da non lasciarla andare via col vento.

-Meglio che tu non stia molto lontana da noi - abbassò la testa e mosse la sua ascia per spostare la neve dinanzi ai suoi piedi.

-Questa è una via poco sicura … mh- disse serio guardandola.

Lei alzò gli occhi e notò che gli altri la stavano osservando, si trovava particolarmente distante da loro.

-Non me ne ero resa conto- abbassò la testa e si incamminò col nano, avanzando più velocemente.

Se doveva dirla tutta, Gimli era delle volte rigido nei suoi confronti a causa della sua stessa testardaggine, in effetti credeva che una donna non dovesse seguirli ma non si dimostrò contrario a volerla proteggere, anche se spesso avevano sempre da discutere per idee tra loro contrastanti e poco affine.

La fanciulla lanciò uno sguardo al nano e continuò ad avanzare. Non lo ringraziò forse per orgoglio, ma aveva gradito parecchio il suo aiuto in quel momento. Alzò lo sguardo ed incrociò il volto di Gandalf, capì subito che lo stregone aveva mandato il Gimli ad aiutarla, ma questo non le fece cambiare idea sul suo gesto. Gli hobbit erano immobili ad aspettarla, a differenza degli altri che avevano iniziato a camminare. Osservò tutti e si concentrò ad esaminare Boromir. Lui era una persona molto ambigua, spesso le parlava bruscamente, ma osservandolo bene aveva capito che il problema di lui non era la sua presenza,  c’era qualcosa di molto più profondo che turbava la sua anima, glielo si poteva leggere negli occhi, sempre allerta e pensieroso.

-Ehi - appena sentì la voce di Gimli scostò il volto per osservarlo.

Il nano si schiarì la voce -Hai mangiato?- le chiese continuando a proseguire.

-Si- rispose lei senza soffermarsi molto a guardarlo.

-Ti ringrazio per la premura-

-Te l’ho chiesto solo per non avere problemi ragazzina, sia chiaro- spiegò paonazzo assumendo una posizione fiera.

Avanzarono lungo quella via sperando che il  vento si calmasse, ma più andavano avanti e più la tempesta sembrava peggiorare, tanto da costringerli  ad avanzare lentamente.

Serindë si avvicinò agli Hobbit e con gli occhi socchiusi continuò a camminare sostenendosi alla parete della montagna. Tutti si trovavano in difficoltà, la neve era troppo alta  e il vento era molto violento. Si arrese e rimase ferma per qualche istante, sicura di non correre il rischio di rimanere indietro, anche se ciò era impossibile, si camminava a stento e con molta difficoltà. Sapeva bene che se si fosse sforzata più del dovuto le ferite al torace si sarebbero riaperte e non voleva assolutamente che ciò avvenisse, sarebbero stati dolori altrimenti.

Iniziarono a lamentarsi uno ad uno, era impossibile proseguire viste le condizioni. La ragazza non disse nulla, si limitò a guardare gli altri senza pronunciare la sua opinione.

  Legolas senza molta difficoltà superò la compagnia e fissò il sentiero dinanzi a sé dichiarando di sentire una voce sinistra nell’aria.

Serindë corrugò la fronte cercando anche lei di percepire quel suono, ma nulla, le fu praticamente impossibile.

-E’ Saruman!- Gandalf agitato si portò verso avanti, cercando di elaborare qualche formula per annullare le parole dell’altro stregone.

Cosa? aveva sentito bene?. Si dimenò cercando di raggiungere Gandalf ma venne improvvisamente schiacciata dal peso della valanga, che velocemente le piombò addosso.

Non respirò per qualche istante, schiacciata dalla massa di quella gelida neve, così pesante e ingombrante. Il senso di soffocamento le riportò in mente i momenti trascorsi insieme alla compagnia, quando durante vari istanti di riposo la sua mente nei sogni le ricordava ciò che aveva dovuto patire dentro quel sacco, ed anche se lei aveva detto a Gandalf di non ricordare niente, una parte dentro di sé era ancora alterata a causa degli eventi passati.

Cercò con le mani la parete rocciosa e radunò l’energia necessaria per sbucare fuori da quel tumulo. Tutti si trovavano sotterrati dalla neve come lei, erano allarmati, incerti e desiderosi di lasciare quelle vie in fretta.

-Dobbiamo abbandonare la montagna! Prendete la  via Ovest verso la mia città- gridò Boromir

-Non possiamo passare sopra le montagne passiamoci sotto- disse Gimli spazientito

Gandalf serio guardò quegli uomini e meditò su quei pareri - Chi porta l’anello decide!- lo sguardo di tutti cadde su Frodo che timidamente asserì:

-Attraverseremo le miniere-

Quella decisione rabbuiò lo stregone, Serindë lo notò subito, i suoi occhi erano freddi e risoluti, ma anche se Gandalf non apprezzava quella scelta, rispettò la decisione di Frodo ugualmente.

Ed il viaggio continuò, ed una volta fuori pericolo, la compagnia al calare del sole si incamminò verso Moria.

 

 

Lo stregone camminava vicino agli hobbit ed alla ragazza che pensierosa osservava Frodo per poi scrutare Gandalf e … Boromir.

Nessuno le aveva parlato della missione di quella compagnia, ma lei aveva dedotto qualcosa, ovviamente non lo fece a vedere, non le sembrava saggio parlare di quelle questioni apertamente, infondo i suoi erano solo ipotesi niente di più, ma la frase di Gandalf l’aveva colpita, e molto. “Colui che porta l’anello decide” lo stesso anello che poco fa Boromir, il soldato che adesso camminava tranquillamente davanti a lei aveva colto per terra, quasi incantato.

-Le mura di Moria- alzò lo sguardo ed osservò quella alta ed imponente montagna, isolata da loro e bagnata da un piccolo lago.

Continuava a non parlare guardando con sospetto un po’ tutti intorno a lei, persino il buon Gandalf, certo lo stregone sembrava essere onesto e comprensivo nei suoi confronti, ma purtroppo doveva ammettere che così era anche Saruman, lo stesso Saruman che lei un tempo considerava amico e che aveva distrutto la sua città facendola scappare via con la madre, che forse non avrebbe mai più ritrovato. Sospirò ed alzò gli occhi al cielo, inalando quell’aria così densa e umida. Di certo quei pensieri non le erano d’aiuto, ma non riuscì a zittirli.

Giunti dinanzi alle porte di Moria Gandalf fece di tutto per aprire il passaggio, continuando a formulare frasi nonostante la poca speranza della compagnia.

Serindë stanca di attendere si alzò dal tronco dov’era seduta ed iniziò a passeggiare nervosamente avanti ed indietro, con gli occhi fissi a terra ed il cuore in tumulto. Era talmente agitata e tormentata da tutti quei pensieri che sperò di dileguarsi per non poter più torturarsi in quel modo. Il cuore nel petto le pulsava violentemente quasi a segnalarle che doveva fare qualcosa, fuggire, gridare, parlare, doveva esprimersi in qualche modo per dar voce a quei sentimenti sconfortanti, e a tutte quelle idee insensate che le passavano per la testa.

Sospirò cercando di poter alleggerire il peso che portava dentro. Non riusciva a vivere in quel modo, il dubbio la stava logorando. Se sua madre fosse morta di lei cosa sarebbe rimasto?. E se la compagnia non la volesse aiutare?. Se tutti quei buoni propositi fossero solo scuse per farla tacere?. Come poteva ottenere delle risposte?. Come poteva alleggerire quel martirio e calmarsi una volta per tutte, lasciando che l’ansia  soccombesse insieme a tutti quei maledetti pensieri e tormenti?

Si fermò dinanzi all’ombra di un albero, aveva le lacrime agli occhi, ed a causa del forte nervosismo, desiderò solo urlare per liberarsi di tutti quegli impicci, ma rimase seriosa e dopo qualche istante alzò lo sguardo, e sobbalzò sorpresa: Legolas era appoggiato sul tronco dell’albero, la fissava con sguardo indagatore, le braccia incrociate, ed un’occhiata incerta.

Lei non si scompose, né abbassò gli occhi o si finse intimidita, anzi sostenne quegli occhi osservando l’elfo senza imbarazzo, ma con uno sguardo pieno di ansia e timore, non poteva gridare ciò che provava, ma almeno una parte di sé poteva esprimersi liberamente, come il suo cuore desiderava.

Senza scomporsi si voltò cercando di legare lo scialle intorno alla vita, raggiunse gli hobbit che sbalorditi ora osservavano le porta di Moria aprirsi.

Notarono fin da subito che qualcosa non andava, quelle sale erano come spente, trapassate da tempo, certo imponenti e regali, ma ormai andate ad un passato consumato.

-Aspettate … Merry, Pipino- disse la ragazza scorgendo quei pilastri ergersi nell’oscurità, c’era qualcosa che non le piaceva.

-Serindë tutto bene?- chiese Pipino mentre scrutava i suoi occhi scuri e angosciati.

-Beh non direi!- rispose alterata osservando l’interno della montagna

-Perché?- le chiesero gli hobbit all’unisono guardandola. Si soffermarono ad osservare il suo volto, poi Pipino abbassò lo sguardo e si agitò una volta aver visto la creatura che stava sbucando fuori dalle acque di quel lago.

-Frodo!- gridò sconcertato.  Iniziò a correre ma non riuscì a salvare l’amico dalle grinfie di quel mostro.

Serindë si voltò e rimase immobile ad osservare Frodo. Quell’essere aveva acciuffato lo hobbit da un piede. I colpi inflitti dalla compagnia fecero il solletico alla bestia che sembrava voler trascinare Frodo infondo al lago.

-Va da Gandalf- qualcuno l’aveva presa dal braccio, svelta spostò lo sguardo ed incrociò gli occhi dell’elfo, lo guardò qualche istante, poi velocemente si distanziò da lui, e raggiunse Gandalf all’interno della caverna.

Dopo una lotta frenetica con la bestia la compagnia riuscì a salvare Frodo  ma la parete della montagna cadde e si ritrovarono intrappolati dentro quel posto.

-Ed adesso dovremo rimanere all’interno di questa tomba!- asserì Boromir tra sé e sé.

Gandalf grazie ad una pietra conficcata dentro il suo bastone riuscì ad illuminare quella sala.

-Il viaggio verso Moria sarà lungo- affermò serio distanziandosi da loro.

-State uniti-

Guardò Serindë poi si incamminò verso le scalinate in pietra.

Il percorso era pieno zeppo di cadaveri putrefatti e ragnatele. Il tanfo micidiale di muffa disgustò la ragazza, a tal punto da farle trattenere il respiro per non sentire quell’odore a dir poco nauseante. Oltrepassate le lunghe scale il percorso divenne più complesso: infinite colonne dividevano il sentiero lungo il quale sboccavano varie vie d’uscita. Continuarono ad avanzare senza parlare, spesso Aragorn lanciava un’occhiata indietro per osservare gli Hobbit e Serindë, che sembrava persa in chissà quale pensiero.

La via era insidiosa, i percorsi si intrecciavano e conducevano verso scale molto ripide, composte da mattonelle di pietra a volte sconnesse, si doveva prestare molta attenzione per evitare di cascare per terra.

-Stai attenta questa e pericolante- disse Merry afferrando il braccio della ragazza, in seguito diede un calcio al grosso masso e lo spostò col piede per allontanarlo dalla via.

-Ti ringrazio- disse silenziosamente Serindë

Continuarono a camminare in silenzio, fin che Pipino, dopo aver lanciato uno sguardo a tutte le ossa sparse in giro, disse ad alta voce attirando l’attenzione di tutti:

-Non so se faremo questa fine …- indicò un cadavere a fianco a lui -Ma io vorrei prima fumare un po’ di erba pipa … dopo aver mangiato ovviamente-

-Pipino- lo riprese Merry

-Che ho fatto di male, ho fame, sai, è più di cinque ore che camminiamo-

-Peregrino Tuck- Gandalf si bloccò sui suoi passi sostenendosi dal suo bastone, voltò il capo per dare un’occhiata allo hobbit poi spiegò:

-Cerca di non brontolare … tra un po’ ci fermeremo!- asserì calmo.

-Fermarci?- Boromir avanzò per raggiungere lo stregone.

-Esattamente!-

-Ma non siamo nemmeno a metà del viaggio, bisogna proseguire- disse serio.

-E lo faremo, dopo aver riposato un momento le ossa … mancano giorni al raggiungimento della meta, non ti preoccupare Boromir, una pausa non ritarderà il nostro viaggio- appoggiò una mano sulle spalle del  giovane prima di ricominciare ad avanzare.

Camminarono a lungo, e dopo quasi due ore di viaggio si fermarono presso un piazzale polveroso, per trovare un po’ di tregua.

Aragorn svelto estrasse i suoi pugnali e li appoggiò su un grosso masso, lo stesso fecero Legolas, Gimli e Boromir. Gli hobbit erano stati incaricati di accendere un piccolo fuoco con la legna che avevano raccolto lungo la via. Tutti si davano da fare, tranne Serindë e Gandalf, che intento ad accendere la sua pipa osservava la ragazza impensierita fissare il vuoto.

-I pensieri producono solo altri pensieri e dubbi … non ti crucciare- il fumo della pipa creò vari cerchi concentrici intorno a loro.

-Ho notato che non stai bene!- le disse calmo.

-Ma dovresti approfittare di questi attimi per riposare-

-Hai proprio ragione … passerà- gli sorrise ed in seguito si allontanò per raggiungere un angolo dove poter stare sola a dormire, era terribilmente stanca e doveva chiudere gli occhi e riposare. Gandalf la osservò e dopo essersi sistemato decise insieme alla compagnia i turni di guardia, mentre Serindë sdraiata per terra aveva preso in fretta sonno.

 

 

 

 

 

 

Era notte fonda e si trovava a passeggiare per il corso della città insieme con alcune guardie, però tutto era così  spento, non vi erano rumori, i bambini stavano insieme ma in silenzio. Si guardò intorno ed inizio a cercare con gli occhi qualcuno che potesse aiutarla, aveva bisogno di parlare, ma la gente sembrava volerla ignorare.

Presa dallo sconforto iniziò a correre affrettando le persone che passavano:

-Potete dirmi dov’è mia madre?- chiedeva sconfortata

-Mi scusi … signore!- cercò di affrettare uno sconosciuto ma quest’ultimo la ignorò continuando a camminare.

Disperata lasciò la via principale e si recò vicino le mura della città, là dove scorreva un torrente d’acqua. Oltrepassò il piccolo fiume, cercando di scostare i sassi in mezzo al percorso, era molto difficile avanzare a causa della forte corrente, ma dopo esser riuscita a liberarsi delle sue vesti ingombranti riuscì a raggiungere l’altra sponda.

Respirò agitata ed osservò quei miseri indumenti che ricoprivano il suo corpo, poi scostò il capo, ed inerme fissò i suoi bei vestiti andarsene con l’acqua del torrente.

Infreddolita cercò di ricoprirsi, camminando lentamente a causa del venticello freddo che si era alzato.

Osservò le persone passare di là, ma non disse niente, semplicemente rimase immobile a scrutare quei tizi strani e sconosciuti.

-Mi scusi signora- appoggiò la sua mano sulla spalla di una donna, ma quest’ultima non la considerò e si voltò oltrepassandola.

-Qualcuno mi aiuti- gridò esasperata, ma nessuno la guardò e tantomeno le parlò.

Continuava a camminare cercando l’aiuto di varie persone, ed infine stanca di essere evitata si ritrovò dinanzi ad un’osteria. Osservò il cartello malandato di legno, ed inseguito si decise ad entrare: I tavoli erano quasi vuoti e poche persone erano radunate intorno al bancone del locale.

-Mi scusi signore- disse cercando di attirare l’attenzione di uno di loro.

-Vorrei un po’ d’acqua … per carità !- chiese pietosamente, ma l’uomo al quale stava parlando non si voltò verso di lei, così fiduciosa di attirare la sua attenzione, gli poggiò la mano dietro la schiena.

-Signore!-

-Perché continui a disturbarci ?- gli chiese senza voltarsi.

-Io voglio solo un po’ d’acqua!- ribadì la ragazza

-Non ne puoi avere … non puoi- si voltò facendo  indietreggiare di colpo la giovane, che ora tremante osservava quel tizio:
La pelle del viso era squarciata, si potevano intravedere le ossa. Non aveva né occhi, né naso, i capelli erano secchi e stopposi, i vestiti malandati e putridi. Era un cadavere, proprio come quelli che aveva incontrato a Moria.

-Va via … non è questa la tua città … va via-

 

 

 

Si alzò da terra con il cuore palpitante ed angosciato. Era sconvolta e lo scialle che aveva appoggiato alle gambe, a causa del suo risveglio improvviso era caduto a terra in mezzo alla polvere.

Respirò con molta fatica e dopo aver dato un’occhiata veloce ai suoi compagni si alzò da terra e si allontanò senza manco pensare.

Oltrepassò i gradini e piano si avvicinò in un piccolo sentiero isolato. Tra un lato e l’altro della montagna vi erano appese grosse catene, ed un’infinità di contenitori appesi su di esse oscillavano perpetuamente nel vuoto, producendo un rumore sinistro.

Si appoggiò alla parete del muro ed iniziò a respirare, quasi come se volesse neutralizzare tutte quelle visioni con l’aria che avidamente inalava.

Aprì gli occhi e si ritrovò dinanzi l’altra parete della montagna. Si trovava in una piccola stradella affiancata da un tenebroso e profondo vuoto. Evitò di guardare in basso, ma si chinò a terra per poggiare le mani sulla pietra secca e polverosa. Chiuse gli occhi e sospirò.

-Era solo un sogno!- con le mani sporche di polvere si affrettò a cercare la parete della montagna per rialzarsi, si guardò indietro cercando di memorizzare quel posto che a breve avrebbe lasciato. Non era una scelta saggia la sua, ma aveva bisogno di un momento di intimità.

Camminò a lungo con le braccia conserte e lo sguardo attento a dove metteva i piedi.

Cosa poteva significare quel brutto sogno? Quell’uomo era morto  e le aveva detto di andare via. Probabilmente tutte le persone che aveva affrettato erano morte, tutte tranne lei. Strinse i pugni pensando che anche nella realtà, nessuno nel suo regno era sopravvissuto.

Ora il fiume cosa poteva rappresentare se non tutti gli ostacoli che aveva passato, e quei vestiti vecchi?

Si fermò per guardarsi, poi sorrise tristemente.

Dove l’avrebbe portata quell’avventura? E perché non riusciva proprio a vedere qualcosa di positivo? Per quale ragione non riusciva nemmeno a riposare?

Si massaggiò la testa e dopo aver aperto di nuovo gli occhi s ritrovò delle mani a coprirle la bocca, ed il peso di qualcuno dietro lei, non aveva percepito  nemmeno un rumore impensierita com’era.

Tentò di gridare ma fuoriuscivano solo mugoli  senza senso, si dimenò agitando mani e piedi, ma velocemente venne bloccata.

La sensazione di panico strinse il suo petto ed anche se impaurita si voltò di poco per vedere chi fosse quel tizio, maledicendosi in tutti i modi per essersi allontanata:

Incrociò due grandi occhi azzurri, freddi e irritati, la pelle di quell’essere era ruvida e grigiastra, un mostro tutto ossa la guardava con uno sguardo assassino e diabolico.

Era terrorizzata e disgustata, così senza dimenarsi ulteriormente, lasciò che l’essere la portasse a terra. Dopo aver analizzato bene il suolo, senza farsi notare afferrò una pietra tra le mani e gliela lanciò velocemente in testa.

-Cosa hai fatto?- gridò la creatura portandosi velocemente le mani in faccia. Serindë rapida si alzò da terra, lo osservò furtivamente e senza perdere tempo si lanciò in una corsa spericolata, non badando al sentiero che pareva frantumarsi sotto i suoi piedi.

 Percepì dei passi dietro di lei ma non si voltò, continuò a correre fino a che, vicino alla piccola piazzola dove riposavano gli altri, apparve una figura a lei nota, che in altre circostanze di certo non sarebbe stata  così felice di vedere.

-Boromir!- gridò in modo che quella creatura sentisse . Continuò a correre fino a raggiungere l’uomo che la stava osservando con sguardo interrogativo.

-Cosa…- Non ebbe il tempo di finire che si ritrovò a fissarla gettarsi ai suoi piedi stanca.

-Cosa sta succedendo?_

-Io … - respirò cercando di calmare il battito del suo cuore, era così agitata che l’aria inalatala la percepì rovente.

L’uomo alzò lo sguardo attirato da un rumore in lontananza, nell’ombra notò anche lui quell’essere, nascondersi  fino a scomparire.

-Dove diamine sei andata?- domandò a bassa voce concentrato a cercare i suoi pugnali dietro la schiena.

-Legolas!- gridò  voltando il capo. L’elfo li raggiunse velocemente, anche lui concentrato a fissare le ombre di quella montagna.

Guardò Serindë in ginocchio stremata, poi lanciò un’occhiata all’uomo.

-C’era qualcosa nell’ombra- si chinò per raggiungere la ragazza a terra.

-Dimmi cosa hai visto!-

-Non lo so!- rispose lei.

-Ah - si rialzò ed estrasse i pugnali fuori dalla custodia in pelle.

-Non ha importanza …- si voltò verso l’elfo che lo stava studiando serioso in silenzio.

-Andrò velocemente a constatare-

 Si allontanò celermente, oltrepassando i lunghi gradini di quel luogo.

Serindë si sentì in colpa per essersi allontanata e fece di tutto per evitare lo sguardo dell’elfo, che di sicuro avrebbe detto qualcosa. Dopo qualche istante si rialzò da terra e si allontanò con il capo abbassato, ma Legolas la immobilizzò trattenendola da un braccio.

-E se ti avesse ucciso?- la costrinse a girarsi. I suoi occhi erano colmi di rimproveri ma allo stesso tempo così seri e profondi.

-Sono viva!- disse semplicemente.

L’elfo la guardò e delicatamente le posò una mano dietro la spalla trascinandola davanti a sé.

-Torniamo indietro dagli altri- disse guardandosi intorno, per poi soffermarsi a scrutare gli occhi di lei.

 

 

 

Angolo autrice:

Salve a tutti e grazie di aver letto!. Dunque in primis vorrei chiedere come posso togliere nelle note “raccolta di one shot” perché io non ci riesco proprio T.T se qualcuno fosse così gentile da spiegarmi mi farebbe molto piacere. Passo a ringraziare, in particolare  Fjorleif  e stella del vespro 5 che hanno gentilmente recensito :).

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, certo ho descritto le scene del film aggiungendo i pensieri di Serindë e modificando un po’ l’ultima parte, quindi  vi avviso che anche se ho deciso di mettere in mezzo questo personaggio, la trama non verrà assolutamente toccata, ma verrà solo aggiunta la storia di questa ragazza, che si, si intreccerà con la storia degli altri personaggi, ma nulla verrà alterato.

 Serindë in questi primi capitoli apparirà un po’ nervosa ed ansiosa, perché mi pare che sia una cosa abbastanza logica. Dopo aver conosciuto una parte del suo passato voi che ne dite? Io penso che anche se si aggiunge alla compagnia comunque la freddezza e l’ansia sia del tutto normale, non riesco a sentirla vera se si fosse comportata allegramente andando d’amore e d’accordo con tutti, certo non è che rimarrà così eternamente, ma per i primi tempi le sarà un po’ difficile aprirsi …

Non saprei cosa aggiungere, se voi avete domande non esitate a scrivermi, sarò lieta di spiegarvi.

Vi ringrazio tantissimo e vi auguro buona serata!

 

   
 
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