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Autore: Carme93    20/09/2017    0 recensioni
Anno 2021.
I Dodici della Profezia si preparano ad adempiere al loro destino, mentre la comunità magica piomba nel caos; ma è il tempo anche di affrontare i problemi e le discriminazioni sociali ignorate per secoli. E ancora una volta toccherà ai ragazzi far aprire gli occhi agli adulti. Ragazzi che a loro volta sono alle prese con i problemi tipici dell'adolescenza e della crescita.
Inoltre si ritroveranno a interagire anche con studenti stranieri e quindi con civiltà e realtà completamente diverse dalla loro. Questo li aiuterà a crescere, ma anche a trovare una soluzione per i loro problemi.
Questa fan fiction è la continuazione de "La maledizione del Torneo Tremaghi" e de "L'ombra del passato", la loro lettura non è obbligatoria ma consigliata.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo tredicesimo
 
Il vaso di Pandora
 
Rose era soddisfatta di aver superato la prima fase del Torneo senza la minima difficoltà. Avrebbe mentito se avesse detto che le dispiaceva di aver umiliato Fulton Collins davanti a tutti. Adesso era proprio curiosa di sapere con chi si sarebbe dovuta sfidare. Non stava proprio nella pelle. Albus, naturalmente, non si era neanche presentato. Visto che avevano litigato e lei era troppo orgogliosa per fare il primo passo, non sapeva bene quale fosse la sua scusa e non aveva neanche provato a convincerlo. Ma era terribilmente curiosa di conoscere i piani del cugino. Erano sempre stati molto uniti ed essere tagliata fuori dalla sua vita, per quanto fosse stata primariamente una sua scelta, le faceva male.
«Scorp». Decise di approfittarne e bloccò il Serpeverde che aveva appena finito di duellare con Agnes Ant di Corvonero.
«Ehi, Rosie. Sei stata grande con Collins. L’hai umiliato ben bene».
«Ne avevi dubbi? Tu piuttosto hai impiegato un po’ troppo tempo con la Ant. Non ti sarai rammollito?».
«Spera solo che non dovremmo scontrarci» ghignò Scorpius.
«Senti, Scorp», iniziò Rose con circospezione, «per caso sai perché quel testone di Al non si è presentato?».
Il Serpeverde sospirò. Dal momento in cui aveva saputo del loro litigio, si era rifiutato di schierarsi. Senza contare che pensava che entrambi avessero la loro parte di torto e di ragione, per cui la cosa più saggia sarebbe stata far pace. Invece i Grifondoro erano sempre troppo testardi. «Ti aspettavi davvero di vederlo qui? Sai benissimo che non sopporta i duelli. Quest’estate è stata un tormento per lui».
«Sì, beh… che fa?» chiese infine Rose.
«Allora ti manca! Lo vuoi ammettere almeno per una volta?».
Rose gli tirò un pugno sulla spalla, lasciandolo senza fiato per un momento. «Se non fossi mia amica, toglierei una valanga di punti a Grifondoro» bofonchiò irritato, massaggiandosi la parte lesa.
«Al, non mi manca! Sto meglio senza di lui! Che me ne faccio di un rompipluffe che mi dice in continuazione come mi devo o non mi devo comportare?!»
«Certo, come vuoi tu Rose. Comunque Paciock ha scelto Albus per le gare di Erbologia, per cui tuo cugino sta studiando del materiale in più».
«Il solito secchione» commentò Rose, facendo alzare gli occhi al cielo a Scorpius.
«Intanto lui parteciperà sicuramente» disse dopo un po’ il Serpeverde.
Rose si voltò verso di lui. «Tu ci tieni a essere scelto?».
«Sì e anche tu. Inutile che lo nascondi. Tutte le persone normali di questa Scuola vorrebbero essere scelte. E dai, chi farà parte della squadra avrà la possibilità di conoscere un sacco di posti e persone nuove!».
«Già sarebbe bello. Infatti voglio vincere a ogni costo».
«Allora avviciniamoci e vediamo chi dovremmo affrontare nella seconda fase» la esortò Scorpius, indicando la pergamena appena corretta da Williams.

Casella di testo: Meredith Ashton – Annabelle Dawlish
Virginia Wilson – Kumar Raj
Carole Parker – Dexter Fortebraccio
Edward Zabini – Alexandra Dolohov
Artemisia Belby – Scorpius Malfoy
Elphias Doge – Rose Weasley
 
 
 
 
 
 
«Adesso sì, che mi divertirò» commentò Rose. «A te è capitata un’avversaria facile».
«Mica tanto, i Corvonero sono più pericolosi di quanto sembrino a prima vista» replicò Scorpius.
Il livello non era molto alto e i primi duelli si risolsero abbastanza velocemente.
Scorpius non poteva fare a meno di pensare quanto per certi aspetti Meredith Ashton assomigliasse a Rose. Naturalmente avrebbe espresso a voce alta un simile pensiero solo se avesse voluto suicidarsi. La sua compagna di Casa aveva messo fuori gioco la Dawlish in pochissime mosse. E anche con una certa cattiveria.
Virginia si dovette impegnare per avere la meglio su Kumar, ragazzo calmo e riflessivo, difficilmente prevedibile. Si asciugò il sudore dalla fronte, lasciandosi cadere su una panca di legno. Non era sicura del perché avesse scelto di partecipare a quel Torneo. Si era già annoiata dopo due duelli, non era un’attività che faceva per lei. Eppure il dettame materno di essere la migliore in tutto era difficile da dimenticare. E su una cosa era certa: se non fosse stata ammessa nella squadra olimpica, sua mamma non l’avrebbe perdonata facilmente.
«Ehi, Wilson» la chiamò una delle gemelle Danielson.
Virginia sbuffò: erano le ultime persone con cui aveva voglia di parlare in quel momento. «Che c’è?».
«Hai parlato con Williams del ronzino?».
«Shhh» saltò su all’istante e per poco non tappò la bocca della pettegola con la mano. Gettò un’occhiata all’insegnante, ma questi stava arbitrando l’incontro tra Carole e Dexter, per cui aveva ben altro da pensare che alle loro chiacchiere. «Sì, gli ho parlato. Ve l’avevo detto che l’avrei fatto, no?».
«Sì, ma avevi detto anche che ci avresti tenute informate. E non l’hai fatto» notò un’altra gemella.
In realtà non l’aveva detto. «Non c’è molto da dire. Il professore ha detto che noi non abbiamo nessun diritto di mettere in dubbio le decisioni della Preside».
Le gemelle iniziarono a lamentarsi e a spostarsi da una parte all’altra della Sala per informare tutta la Scuola alla velocità della luce.
La verità è che Williams le aveva fatto una vera e propria ramanzina quando era andata da lui, per cui avrebbe preferito non toccare più l’argomento.
«Vittoria!» urlò Dexter facendola saltare. Nel frattempo si erano avvicinati anche Martha, Jonathan, Kumar e Eva Lestrange.
«Sono distrutta» commentò Virginia. «Non è giusto farci duellare dopo le lezioni».
«I tempi sono stretti» replicò Dexter.
«Guardate la Weasley e Doge come duellano» attirò la loro attenzione Kumar.
Erano rimasti l’unica coppia che ancora duellava.
Rose fin da quando aveva visto il nome dell’amico, era stata consapevole che sarebbe stata dura spuntarla, ma come aveva detto Scorpius, era un’occasione imperdibile. E lei non l’avrebbe persa.
«Frastunom» gridò cogliendo tutti di sorpresa. I presenti e lo stesso Elphias furono costretti a tapparsi l’orecchio per il rumore assordante. Rose ne approfittò per schiantarlo e buttarlo fuori dalla pedana. «Che faticaccia» sospirò, mentre Scorpius si complimentava con lei per il fantastico duello.
«Speriamo che il mio prossimo avversario sia altrettanto bravo! Avevi ragione la Belby non era chissà cosa» commentò eccitato il Serpeverde.

Casella di testo: Dexter Fortebraccio – Meredith Ashton
Scorpius Malfoy – Alexandra Dolohov
Virginia Wilson – Rose Weasley
Vista l’ora Williams non si fece attendere e formò velocemente le coppie che si sarebbe dovute
affrontare nella terza fase.
 
 
 
 
«Ora sì, che si ragiona» disse felice Rose.
A Scorpius non piacque il suo entusiasmo e sperò che Williams decidesse di arbitrare personalmente il duello delle due ragazze.
«Che vinca il migliore» disse stringendo la mano ad Alex con un enorme sorriso.
«Buona fortuna, Scorp».
Il loro duello fu abbastanza tranquillo, da buoni Serpeverde puntavano le loro strategie sulla furbizia, ma rendendosi conto di non andare da nessuna parte in quel modo, il ragazzo decise di attaccare con forza e rapidità. Il cambio improvviso di tattica prese di sorpresa Alex.
«Maledizione, me l’hai fatta!» sbuffò la ragazza, mentre Scorpius le porgeva la bacchetta con un ghigno divertito stampato in volto. «Mi devi la rivincita».
«Quando vuoi» concesse il ragazzo.
«Gli altri?» chiese Alex guardandosi intorno. Il duello tra Dexter e Meredith si era già concluso.
«Dallo sguardo superbo di Meredith, direi che ha vinto lei» replicò Scorpius, stravaccandosi sulla panca. «Non hai qualcosa che posso mettere sotto la testa?». Alex gli tirò il suo mantello. «Grazie mille. Rose come se la sta cavando?».
«Mmm mi sembra che la tecnica di Virginia la stia mettendo in difficoltà» commentò Alex.
Scorpius aprì un occhio e lo puntò sulle due ragazze.
Fu uno dei duelli più lunghi, ma alla fine un’esausta Rose ebbe la meglio.
«Qualcuno mi dovrà portare in braccio in camera» sospirò buttandosi accanto a Scorpius.
«Non guardare me» replicò il Serpeverde. «Io stavo per chiederlo ad Alex».
«Te lo puoi scordare» ribatté subito Alex.
«Bene, siamo arrivati alla fase finale. Sono rimasti in gara Scorpius, Rose e Meredith. Direi che possono cominciare Scorpius e Meredith».
Scorpius rimase sconvolto dalla forza e dall’abilità della Serpeverde. In quella prima settimana di Scuola aveva avuto difficoltà a comprendere il suo carattere: in classe sembrava una secchiona ma anche un’esibizionista e una lecchina; fuori dalla classe mostrava tutta la sua superbia, ma anche una gran voglia di divertirsi e di trasgredire le regole. Dopo quel duello avrebbe dovuto aggiungere un altro elemento a quel frastagliato profilo: un’incredibile energia magica, ma soprattutto una certa bravura nel duellare. Lei era abituata a farlo, non come loro che, alla fin fine, lo stavano facendo per la prima volta.
«Dove cavolo hai imparato?» chiese tenendosi il petto. Quello schiantesimo era stato fortissimo.
«Ho avuto un insegnante di duello. Mi è sempre piaciuto duellare e mia madre mi ha assecondato».
«Non è il genere di cose che una madre Purosangue ritiene giusto insegnare alla figlia da queste parti» borbottò Scorpius sempre più stupito.
«Ma mia madre ritiene che le donne devono saper dominare e superare gli uomini in tutti i campi» replicò tranquillamente Meredith. «Ora scusami, ma la tua amica aspetta ansiosamente di essere sconfitta».
«Scorpius, ho bisogno di parlarti» lo chiamò Elphias Doge. In verità Scorpius avrebbe voluto rintanarsi nella sua stanza, ma annuì. «Al è troppo buono per dirtelo, ma il tuo mostriciattolo non fa che rosicchiarci i calzini e stamattina ha osato anche bucare le mie scarpe migliori».
«Lo educherò meglio» provò Scorpius.
«Non me ne frega niente!» sbottò Elphias. «Tu domani ti riprenderai il mostriciattolo e mi risarcirai anche le scarpe!».
«Ok, ok» sospirò Scorpius. «Quanto ti devo?».
«Venti galeoni».
«Non ho tutti questi soldi a Hogwarts. Dovrai aspettare qualche giorno». Suo padre l’avrebbe ucciso. Sicuro. Ma forse avrebbe potuto chiederli direttamente alla madre.
«Bene» assentì il Grifondoro, prima di accomodarsi per assistere al duello tra le due ragazze.
Scorpius non ci mise molto a capire come sarebbe finito lo scontro: Rose si faceva trascinare dalle emozioni come sempre e così si scopriva troppo. Quando venne schiantata e volò fuori dalla pedana, corse da lei. Stavolta Meredith era andata ancora più pesante, ma visto che le due ragazze non si sopportavano nessuno se ne sorprese.
«Rosie» chiamò preoccupato. Aveva addirittura perso i sensi.
Il professor Williams si avvicinò e la controllò velocemente. Dopo aver verificato che fosse tutto nella norma, la fece rinvenire. «Come ti senti?».
«Come se un erumpet mi avesse schiacciato» borbottò la ragazza.
Scorpius, sentendola fare sarcasmo, tirò un sospiro di sollievo.
«In teoria tu e Scorpius dovreste scontrarvi, te la senti?».
«Non possiamo rimandare a domani? Sarebbe più corretto» propose Scorpius.
«No! Ce la faccio» disse Rose testardamente e si alzò.
Scorpius sapeva che era inutile insistere e, poco felice, prese posto sulla pedana. Entrambi erano provati dal duello con Meredith e se in un primo momento aveva temuto di vincere troppo facilmente con l’amica, si dovette ricredere. Lo schiantesimo gli aveva fatto più male di quanto avesse creduto, dopo pochi minuti aveva già il fiato mozzo. Naturalmente anche Rose era in difficoltà. Il dolore al petto lo rallentò parecchio e non evitò l’ennesimo incantesimo. Si ritrovò pietrificato a terra e si lasciò disarmare, senza neanche pensare a una possibile difesa.
Aveva perso la sua occasione di partire probabilmente. Non riuscì a sorridere quando Williams assegnò cinquanta punti a Serpeverde per la vittoria di Meredith.

*

«È un vero peccato che noi non possiamo partecipare ai Tornei di duello» si lamentò Drew Jordan.
«Hai sentito mio cugino Fred, ieri sera quelli del quinto anno sono stati fantastici!» commentò Louis.
«Già! Tua cugina e Scorpius Malfoy sono finiti persino in infermieria» aggiunse Drew.
«Io non ci trovo nulla di divertente» borbottò Brian.
«Perché a te non piace Difesa» ribatté Drew.
«Guarda, guarda chi c’è qui. Dei piccoli secchioni» disse una voce fin troppo nota.
«Oh, no Zender. Ma non credi di renderti noioso?» chiese Drew.
«No» disse il Serpeverde acciuffandolo per un braccio.
Drew gli pestò un piede facendolo urlare. «Corriamo» incitò poi i due compagni.
Brian e Louis non se lo fecero ripetere. Corsero a perdifiato lunghi i corridoi, urtando gli altri ragazzi. Loro non vi prestarono attenzione.
«Lì dentro» disse Drew, tirandoli per la tunica.
«Alohomora» pronunciò Louis. La serratura scattò e i ragazzi si nascosero dentro la stanza. Si appoggiarono alla porta con il cuore in gola sia per lo spavento sia per la corsa.
«Comunque se era chiusa a chiave, non saremmo dovuti entrare» mormorò Brian, una volta ripreso fiato. Il cuore cominciava a battere normalmente.
«Avresti preferito prenderle da Zender e Andersen?» ribatté Drew.
«In questo caso siamo in torto anche noi, però».
«Non credo sia un problema. In fondo ci stiamo solo nascondendo» intervenne Louis. «Piuttosto che posto è?».
«Sicuramente non è un’aula» replicò Drew guardandosi intorno.
Era uno spazio circolare molto piccolo a causa dei molti oggetti che vi erano stipati.
Drew starnutì. «Oh, Merlino è pieno di polvere. Mi sentirò male».
«Allora usciamo» propose Louis, ma poi tutti e tre sentirono chiaramente la voce dei due Serpeverde.
«Cavoli, sono duri» sospirò Brian.
«A questo punto approfittiamone e vediamo dove portano quelle scale a chiocciola» disse Drew indicando le suddette con un dito.
«E la tua allergia?» domandò Louis.
«Non mi sembra una buona idea» disse preoccupato Brian.
«Fazzoletto» replicò Drew, tirandone uno fuori dalla tasca e coprendosi il naso.
«Non mi sembra una grande soluzione» sospirò Louis. «Gratta e netta» formulò contro il pavimento. Ripeté l’incantesimo diverse volte finché l’ambiente non fu più pulito.
«In effetti così va meglio» ammise Drew.
Louis alzò gli occhi al cielo e ridacchiò. «Secondo voi non c’è nulla di male a indagare un po’? Non può esserci nulla di pericoloso, no?» soggiunse tornando serio. Non aveva dimenticato quanti guai aveva combinato l’anno precedente trascinato dalla sua curiosità, il pericolo che aveva corso era ancora vivido nella sua mente proprio come la sofferenza e la rabbia dei suoi genitori.
«Certo che no!» rispose immediatamente Drew. «Che vuoi che ci sia? A parte la polvere?».
«A me non sembra una buona idea. Non dovremmo trovarci qui» disse, invece, Brian per nulla desideroso di mettersi nei guai.
«Tecnicamente non c’è nessun divieto e il coprifuoco non è ancora scattato» replicò Drew.
«Era chiusa a chiave questa stanza!» ribatté Brian esasperato.
«Solo cinque minuti» supplicò Drew.
Louis e Brian capitolarono; il primo molto più tranquillo e sicuro del secondo.
«Wingardium Leviosa» disse Louis spostando un banco che impediva di salire al piano superiore.
Brian sospirò e li seguì. Aiutò Louis a pulire le scale, per evitare che Drew si sentisse male. I gradini erano pochi tutto sommato e quasi subito si ritrovarono di fronte a una nuova porta chiusa.
Drew la spinse e questa si aprì all’istante cigolando.
«Questa non era chiusa» commentò Louis felice.
Brian alzò gli occhi al cielo e pregò che nessun insegnante li beccasse. Non aveva proprio voglia di sentire una delle prediche di Maxi. Certo suo padre ne sarebbe stato contento. Per la prima volta da quando erano entrati in quel posto sorrise. Nella prossima lettera avrebbe raccontato ogni cosa a suo padre.
«Deludente» sbuffò Drew, riscuotendo Brian dai suoi pensieri.
Era anch’essa una stanzetta circolare, ma a differenza della precedente completamente spoglia a parte uno specchio dall’aria antica e posto al centro.
Louis si era avvicinato a una finestrina con il vetro tutto sporco, l’aveva pulito e osservava fuori. «Siamo semplicemente in una delle tante torrette del castello. Niente di eccezionale» annunciò.
«Questo specchio…» esordì Drew, che continuava a fissare la sua immagine da quando erano entrati. «Insomma secondo voi mostra il futuro?».
«Il futuro?» replicò incerto Louis, scostandosi dalla finestra e avvicinandosi.
«Non riflette il mio volto… cioè sono io quello nello specchio… ne sono sicuro… ma sono più grande… Guardate! Tengo in mano una fialetta e tutti mi osannano! Ho trovato il modo di eliminare il vaiolo di drago!».
«Ma che stai dicendo?».
Louis e Brian lo affiancarono, lo specchio restituì solo il loro riflesso: erano un po’ arruffati e stanchi dopo una lunga giornata, ma erano sempre loro.
«Vi giuro che mi sono visto davvero più grande!» insisté Drew. «Provate a guardare uno alla volta».
Brian fu il primo a provare. Appena i due amici si spostarono, successe qualcosa di assurdo che gli fece accelerare il battito del cuore. Si voltò di scatto per vedere se ci fosse qualcuno dietro di lui.
«Che ti prende?» chiese Louis.
Brian non rispose e tornò a fissare lo specchio. Non era lui quello, non poteva essere lui. Suo padre gli teneva un braccio intorno al collo e lui dava la mano alla madre, che sorridente teneva la sorellina in braccio. Erano tutti felici! «No… no… no…» cominciò a urlare fuori di sé.
Louis lo allontanò dallo specchio. «Che hai? Stai tremando!» disse spaventato.
Brian scoppiò a piangere. Louis non sapendo come comportarsi si avvicinò allo specchio e tento di specchiarsi, ma anche lui non vide semplicemente se stesso.
«Andiamocene» disse preoccupato. «Questo specchio non mi piace» borbottò.
«Ma mostra il futuro?» insisté Drew.
«NON PUÒ MOSTRARE IL FUTURO!» urlò Brian. Corse via, lasciando gli amici a bocca aperta, rischiò di scivolare più di una volta dalle scale e non verificò neanche se ci fosse qualcuno fuori dalla porta quando uscì. Purtroppo la sua fuga fu bloccata dal corvaccio, non l’aveva mai odiato tanto. Non comprese una sola parola dell’indovinello. Fortunatamente Virginia sopraggiunse in quel momento e rispose lei.
«Stai bene, Brian?».
Non le rispose e si fiondò nella sua camera.

*

«James sei in ritardo!» lo accolse Rose furiosa.
«Quando mi lamentavo io, nessuno mi dava ascolto» bofonchiò Fred.
Rose lo incenerì con lo sguardo, prima di rivolgersi a James.  «Come ti giustifichi?».
«È successo un casino» replicò rapidamente James. «Edizione straordinaria della gazzetta. Robert è abbonato così gli è arrivata».
«Che è successo?» chiese Elphias Doge.
«Le indagini della Squadra Speciale Magica hanno appurato che quell’ordigno rudimentale è stato realizzato e posto nella metropolitana babbana dagli Squibs».
«E quindi? Ci sono stati solo feriti» commentò Rose, impaziente di continuare l’allenamento.
«Susan Bones, con il benestare di tua madre, ha autorizzato la Squadra Speciale Magica a intervenire con la magia sia sui maghinò sia sui sospettati» spiegò James.
«E lascia che se ne occupino loro, no? Noi dobbiamo vincere la Coppa del Quidditch» sbuffò Rose, rimontando sulla sua scopa. «Forza tutti in aria. Tu no, James».
«Perché no?» chiese il ragazzo confuso.
«Perché quando dico massima puntualità dev’essere massima puntualità».
«Parla quella che arriva sempre in ritardo a lezione!» s’innervosì James.
«Il Quidditch è sacro. Oggi non ti allenerai con la scopa. Mi aspetto che tu ti faccia un bel po’ di giri di campo».
«Quanti?» domandò James a denti stretti.
«Inizia pure, te lo dico io quando fermarti» ghignò Rose. James imprecò. «Ti sei guadagnato una serie in più di addominali».
Il ragazzo la guardò malissimo, ma si trattenne dal replicare e si mise a correre. Non riusciva a capire perché zio Neville avesse scelto lei e non lui come Capitano della squadra. Un po’ ci aveva sperato in quella spilla.

*

James era contento di come si erano messe le cose. Come Williams aveva promesso quell’anno avrebbero fatto sul serio. Una sola del gruppo iniziale aveva deciso di mollare il corso avanzato di Difesa contro le Arti Oscure. Il Torneo di Duello si stava rivelando molto interessante. Aveva superato la prima fase, riuscendo a battere Archer di Tassorosso, ma adesso sarebbe venuta la parte difficile. Sperava ardentemente di poter combattere prima della fine dell’ora, anche se probabilmente la finale si sarebbe disputata solo la lezione successiva. Williams sembrava soddisfatto delle loro prestazioni.
«Ecco chi si sfiderà oggi» annunciò Williams. «Gabriel Fawley non duellerà   in questa fase, ma solo nella successiva in modo da poter avere una semifinale con due coppie. Questo perché Gabriel sarà il pozionista della Scuola».

Casella di testo: Phoebe Moore – Marcus Parkinson
Robert Cooper – James S. Potter
Jack Fletcher – Gabriel Corner
 
 
 
«Avrei preferito scontrarmi con qualcun altro» si lamentò James.
«Hai paura?» lo provocò Robert.
«Certo che no» ribatté all’istante. «Tanto vincerò io, lo sai».
«Lo vedremo».
«Prendete posizione» disse Conrad Avens, che arbitrava l’incontro.
James e Robert obbedirono. Fu quest’ultimo a lanciare il primo incantesimo dopo il via dato da Avens.
James lo schivò e colpì a sua volta, ma l’amico fu rapido nell’attivare un incantesimo scudo. Continuarono così per un po’, finché il primo non si stancò e formulò Levicorpus senza proferir parola.
L’incantesimo non verbale prese di sorpresa Robert, che si ritrovò appeso a testa in giù. Sempre senza parlare James lo disarmò.
«Cavoli, non me l’avevi detto che eri riuscito a usare gli incantesimi non verbali» commentò Robert.
«Ci sono riuscito ieri sera per la prima volta» spiegò James dandogli una mano ad alzarsi da terra.
Attesero, riprendendo le energie, che si concludesse anche il duello tra Phoebe e Parkinson. E l’attesa fu lunga, perché i due ragazzi si diedero letteralmente battaglia.
Alla fine, con enorme dispiacere dei due Grifondoro, vinse il Serpeverde.
«Ragazzi, continueremo la prossima lezione. Abbiamo fatto tardissimo. Dite ai miei colleghi che è colpa mia».
«Chi si sfiderà nella semifinale?» chiese Parkinson.
Casella di testo: Gabriel Fawley – Jack Fletcher
James S. Potter – Marcus Parkinson
«Facciamo una cosa veloce» borbottò Williams, per nulla desideroso di litigare con i suoi colleghi. «Ecco qua. E ora andate».
 
 
 
*
«Sapete cosa sono questi?» chiese Hagrid.
Albus si passò una mano tra i capelli: non aveva idea di cosa fosse quel coso di legno. E gli dispiaceva perché Hagrid guardava proprio verso di loro. Per fortuna c’era Scorpius.
«Sono asticelli» rispose eccitato. «Posso prenderne uno in mano?».
Hagrid s’illuminò, contento per l’interesse del Serpeverde. Non c’è che dire si accontentava di poco: Scorpius era l’unico veramente interessato. Anche il loro grande amico considerava poco divertenti creature come gli asticelli, ma naturalmente la McGranitt non avrebbe mai autorizzato l’acquisizione di un drago.
«Non ci voleva certo un genio a riconoscere un asticello».
Il sorriso di Scorpius venne gelato da quelle parole. Si voltò furioso verso la sua compagna. Non erano trascorsi che pochi giorni da quando aveva spedito lui e Rose in infermieria e per quanto, in un certo senso, era un rischio che avrebbero dovuto calcolare fin da principio vedeva in lei una durezza eccessiva per il contesto e nemmeno la minima preoccupazione per aver fatto loro del male.
«Se sei così brava perché non ti prendi direttamente i M.A.G.O. e te ne vai a…».
«Rose! Per favore…» la richiamò Hagrid, perplesso dalla discussione, ma conoscendo la lingua della ragazza.
«Non è che abbia tanto torto» borbottò Scorpius, incenerendo Meredith Ashton con lo sguardo.
«Allora, su, Scorp, che cosa sono gli asticelli?» tentò di riprendere il controllo Hagrid.
«Gli asticelli sono guardiani degli alberi e di solito vivono sugli alberi da bacchetta. Si nutrono di onischi principalmente».
Scorpius che aveva aperto la bocca per rispondere alla domanda, la richiuse sentendosi stupido per un attimo; poi la rabbia prese il sopravvento. «Ti chiami Scorpius?» strillò. Adesso stava esagerando.
«Scusa ti ho tolto la parola di bocca, piccolino. Non è che piangi, vero?». Scorpius avvampò ed estrasse la bacchetta.
«Ti rimando in infermeria» costatò semplicemente Meredith senza mostrare la minima preoccupazione.
«Mettila via» borbottò Hagrid a Scorpius. Il ragazzo s’incupì, ma obbedì. «Perché non ne prendete uno e l’osservate da vicino?» propose incerto.
Svogliati gli studenti obbedirono.
L’ora sembrò trascorrere serenamente, ma Rose e Cassy meditavano vendetta. «Scorp, ci aiuti?».
«No. Devo fermarmi dopo la lezione. Ho lasciato in custodia Batuffolo a Hagrid e devo salutarlo, sennò pensa che l’ho abbandonato! E poi devo parlare a Hagrid di una cosa» replicò il Serpeverde, intento a fare amicizia con l’asticello. In effetti il suo fu l’unico a non attaccare uno studente.
«Cavolo, mi ha fatto male» mormorò Albus contrariato.
«Femminuccia» sibilò Rose.
«Non ti permettere» ribatté Albus.
«Lasciala stare». Alastor lo tirò per la manica della tunica. «Hai sentito cosa ti ha detto Paciock ieri. Non le dare retta».
Albus annuì e fece del suo meglio per ignorare la cugina. Ieri avevano battibeccato durante Erbologia, trascendendo parecchio e lo zio Neville li aveva severamente rimproverati.
Rose, comunque, aveva ben altro a cui pensare: Meredith Ashton. Alla fine della lezione fece in modo di urtarla.
«Oltre che ignorante, sei anche imbranata Weasley» la spinse via la Serpeverde, ma fu questione di un attimo. «Ma che accidenti… Weasley!». Iniziò a grattarsi, dimenticando i suoi soliti modi eleganti.
La classe scoppiò a ridere.
 
«Stai tranquillo, Hagrid» disse dopo un po’ Scorpius. «Mica è colpa tua! Sai com’è fatta Rose. Specialmente dopo il duello… insomma mi sembrava strano che ancora non avesse tirato qualche brutto tiro all’Ashton».
«Sì, ma lei…».
«Se l’è presa anche con te, ma è scema» completò Scorpius. «Sarebbe potuto accadere durante qualunque altra lezione. Due ragazze che litigano in una scuola sono semplicemente normali».
«Sì, ma molti genitori pensano che non so tenere una classe… e anche tuo padre…».
Scorpius sbuffò. «Mio padre ha da ridire su molte persone. Ma non oserebbe mettere bocca contro di te… non più almeno… sa che sei uno dei miei insegnanti preferiti… Quando dicono che sono viziato è vero».
Hagrid ridacchiò. «Detto da te, suona parecchio strano».
Il Serpeverde sorrise, continuando ad accarezzare Batuffolo. «Secondo te la Preside mi darebbe il permesso di tenerlo, se glielo chiedessi?».
«Mi sembra difficile» borbottò Hagrid.
«James ha detto che la Preside ti sta cercando un assistente. Non si sa ancora nulla?».
«Nulla» replicò il mezzogigante.
«Mi vorresti come tuo assistente?» domandò il ragazzo a un certo punto.
«Sei uno studente. Non credo che la Preside sarebbe mai d’accordo».
«Non è giusto» borbottò Scorpius.

*
«Ho fatto una ricerca e chiesto a mio zio» esordì Louis preoccupato e palesemente giù di corda. «Quello specchio è pericoloso. È lo Specchio delle Brame. La scritta che non comprendevamo, non è un’altra lingua. Si deve leggere da destra a sinistra. Non rifletto il volto ma il cuore. Mostra i desideri più profondi di ognuno di noi».
«E dove sarebbe il pericolo?» domandò interessato Drew.
«A furia di guardarlo e perdersi nei propri desideri, si dimentica la realtà. Molti maghi hanno perso il senno» rispose sconsolato Louis.
«Oh». Drew era rimasto senza parole. «Brian, non andarci più».
Il ragazzino alzò gli occhi dal manuale di Trasfigurazione. Si sentiva lievemente stralunato: aveva perso la cognizione del tempo. Da quanto tempo stavano studiando?
«Sei ancora alla seconda pagina?» commentò sorpreso Louis.
«Io… ehm pensavo… non riesco a concentrarmi» borbottò Brian, chiudendo il libro.
«A che pensavi?» chiese Louis.
«Allo Specchio» ammise il ragazzino dopo un attimo di titubanza.
Louis e Drew si scambiarono un’occhiata preoccupata. «Brian sono giorni che fai così» disse Louis.
«Dove vai?» domandò di scatto Drew vedendo Brian alzarsi.
«Voi non potete capire. Io… io devo vederlo… Ci vediamo dopo…» disse Brian.
«Non hai finito i compiti!» lo richiamò Louis.
«Quando torno» rispose Brian.
«Che facciamo?» chiese Drew, quando Brian uscì dalla biblioteca.
«Aveva ragione lui! Abbiamo sbagliato fin dall’inizio!» si lamentò Louis con gli occhi lucidi. «Mi ero ripromesso di non fare più danni».
«Andrà tutto bene» tentò Drew.
«Sì. Perché se non riusciremo a farlo ragionare, andremo a parlarne con Williams».
Drew deglutì, comprendendo il guaio in cui si erano ficcati.

*

Albus sedette a braccia incrociate sotto il faggio. Non poteva fare a meno di pensare che quella fosse la farsa peggiore a cui avesse mai partecipato. O forse quella sensazione di fastidio all’atteggiamento dei cugini faceva parte della crescita. Sua madre quell’estate gli aveva detto che Rose trascorreva più tempo con Cassy che con lui proprio perché stava crescendo e cercava compagnie femminili. Zia Angelina aveva detto qualcosa di simile a Roxi per spiegare l’atteggiamento di Fred. A questo punto allora crescere era una grandissima fregatura. Fino a qualche anno prima Rose non avrebbe mai trovato divertente andare a ballare e a bere, invece ora sì e si truccava anche!
«Ci siamo tutti?» domandò serio Fred. Adesso, a parte Teddy s’intende, era il più grande dei cugini a Scuola ed era felicissimo che non ci fosse più Dominique a controllarlo. O peggio ancora Victoire.
Albus, per conto suo, durante il suo primo anno aveva trovato confortante la presenza della cugina più grande ma gli altri non erano del suo stesso parere.
«Vuoi fare l’appello?» replicò James divertito.
«Certe cose le lascio a Teddy. Vuoi farlo tu Teddy?» disse, invece, Fred.
Era raro che Teddy prendesse parte alle loro riunioni durante il periodo scolastico. Quel giorno, però, aveva deciso di raggiungerli nel parco. Il perché non l’avevano ancora capito, visto che sembrava stanco e poco incline a scherzare. «Se toccasse a me fare l’appello, non potresti chiamarmi Teddy» replicò piatto.
«La tua felicità è così contagiosa che sarebbe meglio iniziare» disse a quel punto Fred. «I punti all’ordine del giorno sono i seguenti: processo ad Albus e Roxi per aver fatto la spia e tradito uno dei nostri principi più sacri». Albus si morse la lingua per non dare subito il via alle polemiche. «Altro da proporre?».
«Io dovrei fare un annuncio» disse Teddy.
«Perfetto, se non c’è altro inizierei con il processo di Albus. Pronti?» chiese Fred. Tutti annuirono. «Bene. Imputato: Albus Severus Potter, nato il 30 gennaio 2006 a Londra. Dico bene?».
«Mi conosci da quando sono nato! Questa cosa è ridicola!» sbottò Albus al limite della sopportazione.
Fred lo ignorò e proseguì. «L’accusatrice: Rose Weasley».
«Eccomi» disse Rose con un sorriso determinato.
«Albus Severus Potter sei accusato di aver rivelato agli adulti la nostra presenza, senza alcuna autorizzazione, a una festa in cui girava alcool e senza la supervisione di un adulto responsabile… come se fossimo ancora dei bambini… Hai messo nei guai tutti i presenti. Come ti giustifichi?».
«Molly stava male, per Merlino! Aveva bevuto come una spugna ed era già incinta! Avrebbe potuto perdere il bambino!» s’infervorò Albus.
«Quindi tu stai dicendo che in caso di estrema necessità la nostra regola più sacra può essere violata?» insisté Fred.
«Sei tu il primo che mi ha sempre insegnato che le regole sono fatte per essere trasgredite» ribatté a tono Albus.
«Simile accusa nei confronti di Roxanne Weasley, nata a Londra il 31 agosto 2007. Dico bene?».
«Affogati» rispose freddamente Roxi.
«L’accusatore sono io in persona, Fred Weasley».
«Personalmente tu, in tutta la tua magnificenza» celiò Roxi.
«Attenta, potrei farti arrestare per oltraggio alla corte» la minacciò lui con un dito.
«Tecnicamente non dovresti essere giudice di una contesa in cui sei principale parte in causa» intervenne scettico Albus.
«Tu zitto, vale lo stesso discorso per te» replicò Fred. «Roxi come ti giustifichi?».
«Sei uno ladro schifoso e bugiardo! Ti rigiro l’accusa. Come fai a guardarti allo specchio dopo aver rubato dei soldi a nostro padre, che, per Merlino, non ci nega mai nulla. E ciliegina sulla torta, accusi un povero sventurato che a malapena riesce ad arrivare fino alla fine del mese? Signori della giuria, ditemi voi, questo essere è un Grifondoro?». Roxi si era alzata e adesso teneva le braccia allargate in modo eloquente.
Alle sue parole calò un silenzio teso: accusare un Weasley di non essere un buon Grifondoro, era peggio di fare la spia. Fred era furioso, così Teddy decise di prendere la parola. «Ad alzata di mano, chi ritiene che Albus sia colpevole?».
Con soddisfazione di Albus solo quattro mani su dodici si levarono. «Direi che Albus è assolto da ogni accusa. Allo stesso modo, chi ritiene che Roxi sia colpevole?» continuò Teddy. Anche questa volta il voto fu favorevole all’ imputato. «Roxi è assolta da ogni accusa. Infine chi ritiene che Fred sia colpevole?».
«Che cosa?» sbottò il diretto interessato. «Il processo era contro Al e Roxi!».
«Sì, ma ti è stata rivolta un’accusa e ti tocca risponderne» replicò Teddy. «Allora?».
Undici mani si alzarono senza alcuna pietà.
«Sono già stato punito» sbottò allora Fred sempre più furioso dal ribaltamento della situazione.
«Perché io no?» ne approfittò Albus.
«È stata Rose a volere un processo!» replicò Fred.
«E non solo gliel’avete accordato, ma mi avete trattato come un traditore con il vaiolo di drago per settimane!».
«Tu ci hai tradito!» ribatté Fred.
«Ci avrebbero scoperto comunque!» esclamò stancamente Albus.
«Posso dire la mia?» chiese Teddy, quando tutti annuirono continuò: «Albus e Fred avete sbagliato entrambi. Al non saresti dovuto nemmeno andare a quella festa, Fred quello che hai fatto è vergognoso. Entrambi siete già stati puniti dai vostri genitori, che io sappia. E se non ricordo male, un’altra regola importante dei cugini Weasley-Potter è quella di sostenersi a vicenda. Negli ultimi tempi non fate altro che scontrarvi, quindi tutti voi dovreste vergognarvi e mettervi sotto processo. Credo che la regola più importante sia questa, e dopotutto Albus chiedendo aiuto l’ha rispettata. E Fred, se tu non avessi dato la colpa al vostro commesso, dubito che Roxi avrebbe fatto la spia. Dovreste tornare ad aiutarvi a vicenda e non ad attaccarvi. Che ne pensate?».
James non rispose e lasciò vagare lo sguardo verso il Lago Nero. Fino a poco tempo prima era attaccatissimo a Fred, ora, invece, dopo aver a lungo litigato, si ignoravano vicendevolmente. Lily e Hugo litigavano con Gideon per esempio e nessuno di loro era intervenuto. In un continuo clima di tensione e scontri, che replicava nel loro piccolo quello della Scuola e, con maggior estensione, dell’intera comunità magica.
In definitiva Teddy aveva perfettamente ragione a rimproverarli.
«Cercheremo di tornare quelli di prima» mormorò Fabiana, molto toccata da quelle parole. Lei, per esempio, non riusciva più ad andare d’accordo con il fratello Gideon.
Albus era ancora più arrabbiato di prima e non era l’unico.
«Immagino che avrete bisogno di tempo» sospirò Teddy. «E mi dispiace perché non potrò darvi una mano».
«In che senso?» domandò James, tornando a guardarlo.
«Nel senso che ho chiesto un congedo» rispose asciutto Teddy.
«Perché?» intervenne Al dimenticandosi dei suoi crucci per un momento.
«Ogni sera sto tornando a casa dopo le lezioni per aiutare Vic con il bambino. Il problema, però, non è la stanchezza. Con quella ci si può fare il callo. Il punto è che Vic vuole concludere gli studi di medimagia e secondo me ne ha tutto il diritto. Per cui io torno a casa, così lei potrà seguire le lezioni e studiare senza preoccuparsi della casa e del bambino. Abbiamo anche bisogno di dimostrare agli adulti che non abbiamo sbagliato a sposarci così giovani. E spero che ci aiuterete».
«Posso fare da babysitter a Rem. Non vi chiederò soldi» propose Lily.
«Grazie, Lily. Nel frattempo, però, dovrò occuparmi io di Rem. Capite?».
Tutti annuirono.
«Però, senza offesa Teddy, è meglio così. Cioè meglio avere un estraneo come prof e non un ragazzo con cui fino a poco tempo prima giocavi» commentò Fred.
Teddy annuì consapevole che la pensassero tutti così. «Io comunque sono contento di quest’esperienza e vi ringrazio di avermi dato la possibilità di viverla e di avermi sopportato. Durante le vacanze sarò a vostra disposizione per qualunque cosa abbiate bisogno come sempre. Sarei dovuto partire già ieri sera, ma ho rimandato per potervi parlare».
Uno alla volta lo abbracciarono tutti, a parte i fratelli Potter che volevano un po’ di privacy per parlare e salutare quello che per loro era un fratello maggiore.
«Direi che la riunione è conclusa» decretò Fred.
«Roxi, aspetti un attimo?» chiese Teddy.
La ragazzina lo fissò in attesa. A quel punto aveva capito, per quanto non potesse giustificarlo, perché era stato così nervoso in quelle due settimane. «Che c’è?».
«Volevo chiederti scusa. Prima di venire qui ho cercato anche Frank e Gretel. Un insegnante dovrebbe evitare di mischiare vita privata e professionale».
«Frank è rimasto molto male. Ha studiato il doppio dopo quel votaccio che gli hai messo e non era necessario che lo facessi! Conosci Frank da anni e anche me! Avresti dovuto sapere che non c’era malizia nel suo comportamento!». Roxi non si era trattenuta: nessuno poteva far star male Frank impunemente.
«Gli ho chiesto scusa. E all’insufficienza ha perfettamente rimediato: il suo puntaspilli è perfetto».
«Ti voglio bene. Sono contenta che tu sia solo Teddy adesso» commentò Roxi abbracciandolo.
«Fai la brava» le sussurrò Teddy, prima di lasciarla andare.
«Ci proverò».
«Ora sei tutto nostro» disse James con un lieve sorriso, mentre la cugina si allontanava verso il castello.
«Anche voi siete contenti?».
«Tu sei contento?» replicò Albus preoccupato. Nonna Molly aveva sempre detto che in famiglia bisogna stare attenti ai sentimenti di tutti e ogni tanto per essere tutti almeno un po’ felici, bisognava sacrificare una parte della propria felicità.
«Sono confuso» ammise Teddy. «Troppe cose in una volta. Comunque la McGranitt mi ha messo in contatto con la redazione di Trasfigurazione Oggi e spero di scrivere qualche articolo prossimamente. Tanto per fare qualcosa e poi si vedrà».
«Sei grande, Teddy. Però Freddie ha ragione: meglio come fratello maggiore che come professore».
Lily si aggrappò a lui e sussurrò: «Non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale».
«Ci mancherai» soggiunse James.
Albus si limitò ad abbracciarlo, si conoscevano abbastanza per non dover aggiungere altro.
«Grazie per avermi sempre supportato nonostante sia stato pesante e noioso come professore» disse Teddy con un lieve sorriso.
«Tu hai sempre sopportato i nostri scherzi» replicò James, indicando se stesso e Lily.
«E un sacco di volte ci hai tolto dai guai» aggiunse Albus.
«Siamo fratelli, no?» concluse Lily.
Teddy dovette farsi forza per non commuoversi. I tre lo abbracciarono con forza.

*

«Frank, ti devo parlare» disse con solennità un ragazzino che Frank riconobbe come Marcellus Nott, uno degli amici di sua sorella Alice.
«Dimmi» disse perplesso, dopo aver ingoiato un boccone di patate.
«Si tratta di tua sorella» comunicò Marcellus.
«Non m’intrometto negli affari di Alice» disse preoccupato.
«Non ho problemi a parlare con Alice. Mi riferisco ad Augusta».
«Che problema c’è?» domandò sorpreso. Augusta lo evitava sempre nei corridoi. Il suo atteggiamento un po’ snob l’aveva resa una vittima prediletta delle Malandrine.
«Lei e le sue amichette danno fastidio a mia sorella Claire. È a Corvonero con loro. Ora se tua sorella fosse un maschio, risolverei la questione da solo, ma siccome non lo è… Non posso parlarne neanche ad Alice, perché farebbe un macello. Spero che tu riesca a darle una calmata senza che Grifondoro ci rimetta. Lo farai?».
«Le parlerò» sospirò Frank.
«Perché?» domandò subito Roxi, che aveva ascoltato.
«Come perché?».
«Non ti parla e non fa che insultarti! Che cosa speri di ottenere?».
«Intanto sentire il suo punto di vista. E nel caso farle notare che il suo è un comportamento inaccettabile».
Roxi sbuffò. «Belle parole, lei si commuoverà e ti prometterà che chiederà scusa… ah, e naturalmente lei e la Nott diventeranno amiche per la pelle…». Gretel ridacchiò. «Sveglia, Frankie! Questa è la realtà!».
«Lo so!» ribatté il ragazzino seccato. «Se non funzionerà, lo dirò a mio padre o a Williams».
Roxi e Gretel lo fissarono a bocca aperta per la sorpresa.
Ogni ulteriore discussione, però, fu impedita dalla Preside che, alzatasi in piedi, attirò la loro attenzione.
«Ho un annuncio da farvi» esordì. «Un simbolo tipico delle Olimpiadi babbane è l’accensione di una serie di fiaccole. Ne verrà accesa una in ogni Scuola in giorni diversi. La nostra sarà la prima, il primo ottobre. L’ultima, con l’apertura ufficiale della competizione, verrà accesa in Grecia, patria delle Olimpiadi, il giorno di Halloween. Il primo ottobre le lezioni pomeridiane saranno sospese in modo che tutta la Scuola possa prendere parte alla cerimonia. Continuate pure a cenare» concluse.

*

«Volevi vedermi, Anthony?».
«Ciao Harry. Grazie di essere venuto di persona».
«Tranquillo, mi dispiace solo per l’ora, ma non sono riuscito a liberarmi prima».
«Meglio così, c’è meno gente in giro a quest’ora».
«Che volevi dirmi?» chiese Harry desideroso di andare dritto al punto.
«Vedi quella bambina nella culla vicino alla parete?».
«Sì, è la figlia di Mara Dolohov?».
«Sì. Il Ministero, come forse saprai, mi ha concesso, in quanto suo salvatore e tutte quelle altre esagerazioni che hanno riempito i giornali per settimane e, fra parentesi, Rita Sketeer ancora mi perseguita, di darle il nome. Ho scelto Pandora. Conosci il mito di Pandora?».
«No» ammise Harry, per nulla intenzionato ad assecondare i ragionamenti di un Corvonero.
«Te la faccio breve. Pandora aveva ottenuto in dono da Zeus, il re degli dei per gli antichi Greci, un vaso chiuso. L’ordine di Zeus era di non aprirlo mai. Lei, però, vinta dalla curiosità, disubbidì. Il vaso conteneva quelli che poi divennero i mali del mondo: la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia e il vizio. Sul fondo del vaso rimase la speranza e vi fu rinchiusa da Pandora. Il mondo piombò nel caos e nella disperazione finché la donna non riaprì il vaso e fece uscire anche la speranza».
«Non ti sembra un nome pesante per una bambina?» commentò Harry sempre più confuso.
«Io non ho chiamato mio figlio Albus» ribatté sarcastico Anthony Goldstain.
«Non è la stessa cosa» si difesa Harry. «Silente è stato…».
Anthony lo fermò con un gesto impaziente della mano. «Non è mia intenzione discutere di questo. Volevo solo farti notare che anche tu non hai scelto un nome facile, ma ne hai avuto un motivo valido. Lungi da me giudicare. Voglio solo farti capire che Pandora è il nome perfetto per questa bambina».
«Non capisco» sbuffò Harry.
«Mi riferisco ai risultati dell’autopsia, che non ti ho ancora dato perché avevo bisogno di verificare alcune cose».
«Le hai verificate?».
«Sul corpo della donna ho trovato dello sperma. Sono riuscito, basandomi sui dati a mia disposizione, a identificare il possibile assassino. Però non è questo il punto».
«Aspetta, aspetta» lo bloccò Harry. «Come non è questo il punto? E poi non avevi l’autorizzazione del Ministero per effettuare certi test. Non puoi violare così la privacy della comunità magica».
«Solo la privacy dei delinquenti più o meno comuni. Vuoi denunciarmi?».
«Dovrei. Vai al sodo» replicò infastidito Harry.
«Rabastan Lestrange».
«Cosa?! Ma che va a fare figli a destra e manca? La McGranitt quest’estate mi ha convocato per annunciarmi l’esistenza di Eva Lestrange!».
«Secondo te perché?».
Harry si fermò a riflettere. Non ci volle molto perché i tasselli andassero al giusto posto. E quel puzzle era macabro. «Vuole un erede. Il nonno di Eva mi ha detto che ha dato di matto quando ha visto che era una femmina, tanto da uccidere la moglie. Eva si è salvata solo perché è intervenuto suo nonno».
«Esattamente. Probabilmente ha scoperto che anche stavolta sarebbe nata una bambina e quindi ha tentato di eliminare il problema in anticipo. Non credo che gli faccia piacere che una ragazzina vada in giro con il suo cognome».
«Infatti i Neomangiamorte hanno già minacciato la famiglia materna di Eva» disse Harry.
«E mi sa che non è l’unico».
«Prego?».
«Le giovani purosangue che stanno scomparendo da settimane. Pensaci, proprio da quando i Mangiamorte sono evasi da Azkaban».
Harry imprecò: il ragionamento filava alla perfezione. «Maledetti!» sbottò. «Ma perché ha lasciato trascorrere quindici anni prima di riprovarci? Lestrange, intendo».
«Non sono un indovino. Mi attengo ai fatti. Tu, però, metti dentro quei bastardi!».
«Contaci» replicò Harry con la solita determinazione.
«Il Ministero mi ha chiesto di prendermi cura di Pandora e penso che lo farò» concluse Anthony Goldstain.
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo, spero vi faccia piacere ;-)
Vorrei fare delle precisazioni:
  1. La fonte degli incantesimi è Potterpedia.
  2. Per quello che ho letto in Guida poco pratica a Hogwarts pubblicato in formato ebook dalla Rowling, la scrittrice afferma che molto probabilmente lo specchio si trovava nella Stanza delle Necessità quando Tiger ha usato l’Ardemonio dando fuoco a tutto quello che c’era nella stanza. In questo caso mi sono presa, diciamo, una licenza poetica. Voi non vi immaginate Piton recuperare di nascosto lo Specchio, nasconderlo in una torretta inutilizzata e ogni tanto rivedere la sua Lily (durante il suo anno da Preside intendo)?
  3. Per quanto riguarda il colloquio tra Harry e Anthony: io sono molto ignorante in scienze (specialmente in biologia), quindi ho chiesto a mio fratello (senz’altro di gran lunga più bravo di me) e mi ha detto che un medico potrebbe risalire alla paternità di un bambino anche come dice Anthony. Se qualcosa non vi torna, vi chiedo scusa in anticipo.
 
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, fatemi sapere se vi va ;-)
Un grazie speciale a chi recensisce, ma anche a chi legge silenziosamente ;-)
 
A presto,
Carme93
 
   
 
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