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Autore: Giuf8    21/09/2017    2 recensioni
Questo è più o meno come mi immagino una fine che spero non arrivi mai.
Dal testo...
Magnus allontanò il viso da quello di suo marito e sussurrò: “Non hai intenzione di smettere, vero?”
Alec lo guardò arcuando un sopracciglio.
“Di invecchiare… continuerai a farlo.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche anno (in più del più) dopo…
 
Alec aprì la porta di casa e si ricordò delle volte in cui anni prima entrando da quella stessa porta riusciva a distinguere l’odore del bagnoschiuma al sandalo di Magnus. Non che ora fosse svanito ma a quello si erano aggiunti molto altri profumi ed era proprio quel mix che faceva di quel posto casa sua.
Non fece in tempo a varcare la soglia che si ritrovò contro la figura slanciata di Raph. Per l’angelo, quando era cresciuto così? Non si illuse nemmeno per un secondo che gli fosse corso incontro per abbracciarlo come faceva quando ancora gli arrivava alle cosce, ormai era quasi un adulto, quasi.
“Ehi, stai uscendo?”
“Si, vado a casa di Jocelyn”
“Ok, ma non fare troppo tardi”
“Mmhmmh”
Alec riuscì finalmente a mettere piede in casa propria.
“Ciao papà” udì arrivare dalla stanza di Max.
“Bentornato Fiorellino” disse Magnus alzandosi dal divano e posandogli un casto bacio sulle labbra.
“Tutto bene oggi?” Alec per risposta gli afferrò il bavero della giacca e lo attirò a sé baciandolo con passione. Il bacio si fece più profondo e umido con le lingue che si esploravano come se fosse la prima volta. Sentì le mani di Magnus sulla schiena scendere fino al bordo dei jeans, le dita si artigliarono ai passanti e avvicinarono i fianchi di Alec a quelli dello stregone.
Iniziarono a indietreggiare fino al divano, le bocche sempre intente ad esplorarsi, mani dell’uno avvinghiate all’altro e nulla poterono quando la borsa da calcio di Max si intromise tra i loro piedi. Magnus rovinò addosso ad Alec che si ritrovò disteso sul divano con lo stregone sopra di lui.
“Ehi tutto bene di lì?” li raggiunse la voce di Max sempre dalla sua stanza.
“Sì” risposero all’unisono i due papà tra le risate soffocate.
“Potremmo anche tirar giù la casa che tanto non si scomoderebbe ad uscire dalla camera” osservò Magnus.
“Ha i suoi vantaggi” fece Alec rubandogli un altro bacio.
Rimasero così a fissarsi per un tempo infinito, gli occhi blu di uno persi in quelli felini dell’altro. Magnus spaziò con lo sguardo alle rughe che circondavano gli occhi di Alec e le sfiorò con le labbra, guardò quei capelli che benché folti erano neri solo grazie alla magia. Anche Alec guardava le piccole imperfezioni dell’atro e le amava sempre più. Le amava perché non erano autentiche, perché Magnus aveva rinunciato al suo fisico da eterno ventenne quando aveva iniziato a notare le occhiate strane che la gente gli rivolgeva quando se ne andavano in giro mano nella mano. Le rughe di Magnus spuntavano mano a mano che gli sguardi delle persone dicevano:”Che ci fa uno così giovane con uno così?”. Non che Alec fosse vecchio, ma aveva già superato i quaranta.
Magnus allontanò il viso da quello di suo marito e sussurrò: “Non hai intenzione di smettere, vero?”
Alec lo guardò arcuando un sopracciglio.
“Di invecchiare… continuerai a farlo”
“Magnus…” Alec si tirò su a sedere e guardò il suo stregone negli occhi “Ne abbiamo già parlato, lo sai come la penso”
“No, Alexander, non è vero. Tu hai deciso. Tu. Non mi hai lasciato molta scelta. Capisco il fatto che tu non voglia essere morso da un vampiro, sei uno shadowhunter e vuoi vivere e morire come tale e io non conosco altri modi per farti vivere in eterno.
“Ma Alexander” continuò Magnus “Capisco che tu non voglia vivere per sempre, credimi lo capisco fin troppo bene, ma quello che non capisco è perché tu non mi lasci morire con te.”
Alec continuò a fissarlo senza dire una parola.
“Ho già l’incantesimo, ho organizzato tutto per la carica di sommo stregone di Brooklyn, ho già…”
“Magnus…” lo zittì Alec “Se le situazioni fossero invertite, me lo lasceresti fare?”
“Beh” Magnus lo guardò e si perse in quegli occhi blu, quegli occhi che non erano mai cambiati e che lo guardavano come nessun altro aveva fatto. “No” non poteva, fosse stato in suo potere non avrebbe mai permesso a quello sguardo di spegnersi per sempre.
Alec appoggiò la fronte alla sua e gli fece un sorriso triste. “Lo so che è dura da accettare” disse.
“No tu non sai niente. Non sai… Ti ricordi quando anni fa mi hai detto di non riuscire a vivere senza di me?”
Annuì.
“Ecco, allora perché io dovrei? Tu sarai morto Alexander, morto, non sentirai la mancanza, non sentirai quanto fa male. Ti ricordi quando credevi che Jace fosse morto? Ti ricordi quanto male hai provato? E non provare a dirmi che è una cosa diversa perché tu sei parte di me almeno quanto lo è per te il tuo stupido parabatai.”
Alec  sollevò lo sguardo e Magnus si sorprese di quanto fosse lucido.
“Magnus… credi non ci abbia pensato?” sussurrò appena “So di chiederti molto. Io…” la voce si incrinò e gli morì in gola.
“Tu?” Magnus boccheggiò “Tu sei sempre stato così deciso, mi sono sempre chiesto se provassi almeno un po’ di paura…”
Alec gli sorrise “Deciso io? Ti ricordi la mattina in cui trovai il mio primo capello bianco?”
Lo stregone annuì, come poteva dimenticarsene?
“Quella mattina accompagnai Raph a scuola, poi rinviai la riunione” Magnus lo guardò sbigottito “Mi fermai con l’auto in un parcheggio e piansi. Piansi come non facevo da davvero molto tempo. Pensai e ripensai a un modo in cui sistemare la cosa, ma non ne trovai. La sola prospettiva di trascinarti con me mi terrorizzava ancor di più. Mi faceva rabbrividire già quando avevo vent’anni figurati dopo l’arrivo di Max e Raph”
Magnus lo guardò sorpreso e sentendosi terribilmente in colpa, quello era un punto su cui non aveva mai riflettuto, non era abituato a pensare alle cose con un termine.
“Vedi” continuò Alec “Raph è come me, lui… per l’angelo hai capito”
Lo stregone annuì col cuore in gola, avrebbe perso anche lui.
“Ma Max è come te. Non puoi fargli questo, non puoi costringerlo a vivere la solitudine che hai provato tu per quattrocento anni solo perché non vuoi sopravvivere alla mia morte.”
Magnus ormai sentiva le lacrime rigargli le guancie, aveva il cuore a pezzi.
“E a te non fa paura?” mormorò.
“Cosa morire?” chiese guardando gli occhi lucidi dell’altro che poté solo annuire.
“Oh Magnus, vivere per sempre nei tuoi ricordi è la cosa più simile a un paradiso che possa immaginare”
L’altro lo tirò a sé e lo baciò, era un bacio che sapeva di lacrime, di amore e di accettazione.  
Alec lentamente si scostò dal bacio.
“Magnus, c’è un’ultima cosa che devi promettermi…” lo stregone lo guardò carico di attesa.
“Promettimi che quando morirò avrai ancora il coraggio di amare…”
“No” quasi urlò Magnus, le lacrime che avevano ripreso a scendere, le mani che andavano a cercare quelle di Alec.
“Promettimelo” sussurrò il suo Fiorellino.
“No, non posso…”
“Certo che puoi Magnus, passerà quella che per me sarà una vita e di questo ne sono consapevole. Ma un giorno devi tornare ad amare come hai amato me. Spero solo che stavolta riuscirai ad innamorarti di qualcuno che non ti faccia soffrire come me…”
“Oh, Alexander”
“Ascoltami Magnus. Dopo che ti avrò lasciato riprenderai ad amare e troverai il modo di avere sempre qualcosa da perdere, se no tanto vale trascinarti via con me. Hai capito?”
Magnus annuì le sue lacrime che si fondevano con quelle di Alec.
“Promettimelo”
“Io…”
“Promettimelo.”
“Lo prometto.”
   
 
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