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Autore: winnie343    23/09/2017    1 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXIX

Incomprensioni e chiarimenti





Edgar aprì gli occhi, stordito e dolorante. Cercò di tirarsi su, ma un dolore lancinante alla testa glielo impedì. Tentò allora di mettere a fuoco il soffitto della stanza e i suoi ricordi. Il primo non gli trasmise nessuna emozione né ricordo: era certo che non fosse quello di casa sua, né quello della sua stanza nella camerata al Grande Tempio.

Non era neanche quello della casa di Aiolia, però dal freddo che penetrava nelle sue ossa considerò la possibilità che potesse appartenere ad una delle camera della dimora del gelido cavaliere di Aquarius. Cercò di voltarsi alla sua destra per mettersi di fianco e per alzarsi dal letto, o almeno tentò di farlo. Non riuscì nell’impresa, ma raggiunse l’obiettivo di spostarsi almeno un po’. Giusto il necessario per trovarsi a guardare, sdraiata accanto al suo letto, una Shaina svenuta, bendata e priva di maschera.

La trovò bellissima, immersa nel sonno che la rendeva immobile. Poi un fulmine lo colpì. Si alzò di scatto, contro il dolore e contro il dolore del provare dolore.

Una volta seduto tentò l’impossibile gesto di alzarsi, ma ricadde sdraiato, stremato e privo di forze. La ragazza accanto a lui sussultò. Probabilmente anche lei in preda a dolori simili a suoi.

Edgar si voltò ancora una volta e il suo sguardo incontrò quello di Shaina. L’ometto chiuse immediatamente gli occhi:

  • Sei priva di maschera. So che non posso guardarti. Ti prego, rimettila perché non voglio morire.

La ragazza eseguì meccanicamente la sua richiesta e sopportando dolori lancinanti, allungò il braccio verso il comodino, afferrò la maschera e la indossò.

Edgar allora riaprì gli occhi e impaurito le domandò:

  • Ti prego, Shaina, non dirmi che sono stato io a ridurti così!?!

  • Tu? – la ragazza spalancò gli occhi, incredula – come puoi pensare di essere stato tu!?!

  • Beh! L’ultima cosa che ricordo è il tuo calcio. Poi mi sveglio e ti trovo accanto a me! Cosa dovrei pensare secondo te?

  • Di certo non che tu possa avermi ridotto così!

  • In effetti … - Edgar la guardò mortificato. Neanche se lo avessero allenato tutti e dodici i cavalieri d’oro sarebbe mai riuscito a ridurre una guerriera indomita come lei in quello stato - … ma allora chi è stato?

  • Il tu caro amico Milo! – Shaina soffiò quel nome con rabbia – e se non fosse intervenuto l’altro tuo amico, Camus, stai certo che mi avrebbe ucciso … e tutto per colpa tua!!

  • Colpa mia? – fu il turno di Edgar di spalancare gli occhi per la sorpresa – che vuoi dire?

  • Che Milo si è talmente arrabbiato per il fatto che ti ho colpito che ha pensato bene di farmela pagare …

  • Milo … ti ha ridotto così per me? Ma è meraviglioso! – Edgar tentò ancora una volta di alzarsi su e, complice l’immensa gioia per la conferma ricevuta, superò il dolore e riuscì a rimanere seduto almeno per dieci secondi. Poi ricadde sdraiato.

  • Meraviglioso? Certo … come no … meraviglioso!

  • Raccontami ti prego ...



Un furente Milo procede con passo svelto verso il giardino esterno. E’ talmente arrabbiato che a malapena evita di buttare giù un paio di soldati e perfino un cavaliere di Asgard.

Shaina lo segue, anche lei arrabbiata. Trova esagerata la reazione del ragazzo. In fondo lei non ha fatto altro che adempiere al suo servizio. Doveva proteggere la celebrante di Odino e lo ha fatto. Se quello stupido di Edgar ha deciso di mettersi in mezzo non è certo colpa sua.

Usciti in giardino, Milo la invita a prepararsi allo scontro. Non parla, non ne ha bisogno. E’ sufficiente un suo sguardo. E’ in quello stesso sguardo, gli occhi di Shaina si perdono e le sue gambe cominciano a tremare. Le passa per la testa il pensiero assurdo che così, furente e arrabbiato, Milo è così bello.

E’ della sua vita che si sta parlando e un pensiero così frivolo non può attraversare la sua mente. Si infervora e pronta a dare battaglia assume la posizione d’attacco. Lo osserva sfilarsi l’armatura e la rabbia le sale ancora di più:

  • Che diavolo stai facendo?

  • I tuoi colpi non potrebbero nulla contro di essa. Non sono così meschino da farti combattere in così disastrose condizioni.

  • Allora anche io mi priverò della mia.

  • Brava! – un ghigno crudele compare sul volto del ragazzo e Shaina, inconcepibilmente prova piacere ad osservarlo – così morirai in men che non si dica.

  • Sei uno sbruffone arrogante!

  • E tu una sprovveduta incosciente! – il sorriso scompare e sull’indice della mano di Milo compare un unghia rossa cremisi – come hai potuto prendertela con un uomo pacifico come Edgar!?!

  • Te l’ho detto! Si è messo in mezzo …

  • E tu lo hai punito per questo.

  • Ho solo protetto la regina di Asgard.

  • Balle! Hai solo voluto rimetterlo al suo posto perché ha osato contraddirti!

  • Cosa? – Shaina, senza indugiare oltre prova a colpirlo con il suo colpo, ma Milo senza scomporsi lo evita – Co … sa? Come è possibile … non ti sei neanche mosso!

  • Sei tanto ingenua quanto arrogante. – il sorriso di Milo diventa indisponente e questo la innervosisce ancora di più. Altro attacco che va a vuoto. – ancora non hai capito che non puoi colpirmi? Sei troppo lenta, ragazzina.

  • Lo vedremo! – Shaina sta per scagliare un altro colpo, ma prima che possa alzare il braccio si ritrova attaccata ad un albero con il corpo di Milo che la sovrasta, impedendole ogni movimento.

  • Non vedremo proprio niente! – il cavaliere dello Scorpione le punta il suo dito, sfiorandole il collo con la sua unghia – non sono mai stato così arrabbiato come ora, Shaina, credimi. Mi ero ripromesso di non colpirti più, ma la tua vigliaccheria non può essere perdonata.

  • Vigliaccheria? Come osi darmi della codarda? Sono qui e sto combattendo con te.

  • Questa è incoscienza … non coraggio … è da vigliacchi, invece, colpire un individuo che non è cavaliere.

  • Eppure mi sembra che ha un’armatura.

  • Andiamo sempre lì, vero? Ti scoccia che lui abbia ottenuto l’armatura di Pegasus e Cassius no.

  • Quell’armatura l’ha ottenuta con l’inganno e tu lo sai. Del resto come avrebbe potuto uno come lui ottenerla?

  • Edgar non ha mai ingannato nessuno!

Milo, che fino a quel momento ha combattuto la sua battaglia tra la ragione e la rabbia, alle parole di Shaina, perde lucidità. E’ stanco di sentire quelle accuse. Per lui Edgar è onesto, valoroso e coraggioso. Tutto il resto è aria e vuoto. Senza indugiare lancia il suo colpo, lo Scarlet Needle e la ragazza, urla e cade in ginocchio.

  • Dovrai fargli le tue scuse. Solo così ti risparmierò questo supplizio.

  • Scordatelo! – Shaina soffia quelle parole, perché per lei è inconcepibile chiedere scusa – non ho fatto nulla che richieda un tale gesto e non ho paura di te.

  • Come vuoi! – Milo lancia ancora un colpo ottenendo altre urla, ma non ancora la resa. Prova piacere ed eccitazione nel vederla soffrire e nel sentirla urlare. Si dà mentalmente del bastardo perché sa, in fondo, che non si fermerà finchè lei non lo scongiurerà di avere pietà.

  • Sei convinto che rimarrò qui a farmi colpire, vero? – Shaina con un grande sforzo si alza, dolorante, ma non ancora doma – ti sbagli! Io non ho fatto nulla di sbagliato. E non cederò … non cederò …

Altro colpo, altre urla, altro colpo, ancora urla. Eppure quelle parole di scusa non escono dalle sue labbra. E’ questo che fa infuriare Milo. Se in altre occasione avrebbe apprezzato la testardaggine di quella ragazza, ora non glielo perdona, perché è in torto ed è da vigliacchi non essere disposti ad ammetterlo. E allora le lancia addosso un altro colpo e un altro ancora. Dal corpo di Shaina il sangue comincia ad uscire copiosamente, ma lei, ancora non doma, tenta ancora una volta di alzarsi:

  • Non ti consentirò di piegarmi … non ti permetterò di dominarmi … non cederò mai all’amore …

  • Amore? – Milo spalanca gli occhi incredulo – ma cosa vai blaterando Shaina? Di quale amore parli?

  • Avanti … uccidimi … continua a colpirmi cavaliere di Scorpio … perché se non lo fai tu, sarò io a farlo.

Senza attendere una sua risposta, Shaina tenta di attaccarlo, ma priva di forza e di lucidità, inciampa finendo invece fra le sue braccia.

  • Non mi innamorerò mai di te … l’amore è per deboli … io non sono debole … me lo sono imposta di non esserlo … i deboli soccombono … non mi innamorerò di te … e dunque l’unica alternativa che ho è ucciderti … o farmi uccidere …

  • Ancora con questa storia? – le parole di Milo sono dure, ma il tono della sua voce è mitigato dallo stupore e dalla tenerezza che quella testardaggine ora gli suscita. Non è più Edgar il motivo per il quale non chiede scusa. – Ti ho già detto che a me non interessa nulla di questa storia …

  • Sei un arrogante! Tutto di te è arroganza! Neanche se tu fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra potrei mai provare ad innamorarmi di te … è una regola ed io devo rispettarla.

  • Le regole sono fatte per essere infrante …

  • Questo è il tuo pensiero che aggiusti secondo opportunità e convenienza. Io non lo ignorerò e non accetterò mai il fatto che debba soccombere a te.

Con un gesto brusco, Shaina si allontana da lui. Se non ci fosse l’albero cadrebbe a terra, talmente è stanca. Ma non può cedere. Ne va del suo onore di donna. E’ così difficile vivere in un mondo di maschi e per farlo deve lavorare il doppio degli altri. Possibile che quello stupido non comprenda il disagio che lei prova a dover sottostare ad una regola così umiliante? Non poter neanche essere libera di decidere chi amare! Quale ingiustizia per una donna. Eppure il suo onore non le consente di disobbedire. Sa che deve provocarlo perché vede in lui il dubbio e non vuole più procastinare questa storia.

  • Sei un essere privo di sentimenti. Fai finta di arrabbiarti per Edgar, ma la verità è che ti brucia il fatto che tu sei stato il primo a trattare male quel poveretto. Lo hai denigrato, torturato e preso in giro costantemente. Se non fosse stato per Camus lo avresti ammazzato prima di farlo giungere alla Tredicesima casa e solo perché non lo allenasse Aioria hai deciso di aiutarlo. Sei un ipocrita perché accusi me di essere quello che sei stato tu. E posso assicurarti che io non l’ho mai preso in giro e che l’ho attaccato solo per difendere Lady Hilda. Chi è ora l’arrogante?

Milo, colpito da quelle parole pungenti e velenose, perde ancora una volta la sua razionalità e lancia il suo Scarlet Needle. Sa che Shaina non arriverà alla fine e sa che la sua di fine è quasi giunta. Ma sentirsi quelle parole addosso lo ferisce, perché in fondo si sente in colpa con quel buffo ometto e non riesce a sentirsi addosso quella responsabilità.

La ragazza cade a terra svenuta, ma lui non ha pietà, non può averla perché non vuole essere smascherato nella sua ipocrisia. Ancora un colpo, ma quello, per fortuna si infrange nel muro di ghiaccio che Camus ha frapposto fra lui e la ragazza.

Si volta, pronto a colpire anche il suo amico, ma guardandolo negli occhi sa che non sarebbe la stessa cosa. Significherebbe colpire la sua coscienza, perché è quello che osserva nello sguardo di Camus:

  • Avanti dimmelo!

  • Cosa?

  • Sono un idiota … e lei in fondo ha ragione …

  • Non ha ragione – Camus abbassa le braccia, sa che Milo non lo attaccherà e che ha smesso di vendicare l’onore di Edgar – quando tu hai infierito su Edgar non lo conoscevi. Sei stato crudele, certo, e immaturo … ma poi hai avuto la capacità di comprendere che lui è qualcosa di più della sua buffa figura. Lei invece quando lo ha colpito sapeva bene chi aveva di fronte. Perciò non ha scusanti.

  • E allora perché sono io a sentirmi da schifo? – Milo sorride malinconicamente.

  • Perché sai di aver colpito un cavaliere che ti è inferiore.

  • Già – Milo sospira – in fondo ho fatto a lei quello che lei ha fatto ad Edgar.

Si volta verso di lei, svenuta, sfinita e priva di maschera. Nell’impatto con il terreno le si è sfilata, mostrandogli ancora una volta quel volto splendido ed invitante. Milo si inginocchia e con il palmo della mano le pulisce una guancia, sporca di sangue. Sorride tristemente al pensiero che quella ragazza preferisca morire piuttosto che innamorarsi di lui.

La gira, le prende le braccia e se le stringe al collo. Dopo averle passato le sue sotto le gambe, la alza come un fuscello. Chiede a Camus di prenderle la maschera e poi si dirige verso l’infermeria.



Edgar era rimasto in religioso silenzio ad ascoltare quel racconto. Poi, quando la ragazza si era interrotta aveva tirato su con il naso e aveva abbassato lo sguardo:

  • Ti chiedo scusa Shaina

  • Tu chiedi scusa a me? – la ragazza si sorprese – perché?

  • Beh … se non fossi stato così testardo nel difendere Maya tu non avresti dovuto colpirmi e Milo non si sarebbe sentito in dovere di difendermi. Ho combinato come al solito un gran casino. Però io so che Maya non è cattiva. E non potevo lasciare che tu la colpissi. Spero che questo tu possa comprenderlo.

  • Io ….

Shaina rimase senza parole. Si sentiva in difficoltà in tutte le questioni che riguardavano i sentimenti. Edgar era un uomo pieno di sentimenti e lei non riusciva a trattare con lui. Questa era la semplice verità. In fondo Milo e Camus avevano ragione. Conosceva quel buffo ometto e proprio in virtù di questo avrebbe dovuto fidarsi di lui.

Mentre la ragazza combatteva una battaglia silenziosa con la sua coscienza, alla porta dell’infermeria si affacciò Milo, preoccupato per le sorti di entrambi i pazienti, ma prima che i due si accorgessero di lui, Shaina riprese a parlare e il ragazzo decise di non entrare, curioso di scoprire cosa mai avesse da dire:

  • Edgar sono io che devo chiederti scusa.

  • Tu? – l’ometto la guardò stupito – e cosa mai devi farti perdonare.

  • Non dovevo dubitare di te … dovevo avere fiducia nella tua capacità di giudizio … perdonami.

  • Io … ah ah ah … no, ma figurati – Edgar divenne rosso in volto e schernendosi le sorrise impacciato – hai fatto solo quello che ritenevi fosse corretto.

Nella stanza calò il silenzio. Entrambi non sapevano cosa altro aggiungere. Milo decise di farsi vedere, ma la voce di Edgar lo fermò ancora una volta. L’ometto odiava i silenzi, vi aveva passato troppo tempo della sua vita, perciò ad ogni pausa, frapponeva le sue parole, a volte senza senso.

  • Che cosa è successo a Maya? Tu lo sai?

  • No, ma immagino che l’abbiano portata in prigione.

  • Pensi che le faranno del male?

  • Io non conosco le leggi di Asgard. Al Grande Tempio il Grande Sacerdote deciderebbe la punizione, ma qui sinceramente non lo so.

  • Allora spero che sia Lady Hilda a decidere. Magari posso chiedere a Camus di intercedere per Maya. In fondo Lady Hilda è affezionata a lui e magari sarà più buona se lui glielo chiede, non pensi?

  • Non saprei, Edgar.

Per fortuna Shaina indossava la maschera perché non era mai stata brava a mentire. Sapeva che in nessun luogo in cui vi fossero dei cavalieri e un Dio, potesse esistere una vera forma di misericordia se non quella di offrire ai traditori una morte meno dolorosa del previsto. Non aveva idea di quali fossero le leggi di quel luogo ma non dubitava che non fossero dissimili da altri posti come quello. La punizione per il gesto di Maya non poteva che essere la morte.

Anche Milo, appoggiato alla parete fuori dalla stanza stava pensando la stessa cosa, ma a differenza di Shaina pensava anche che un miracolo fosse possibile, perché ormai aveva compreso che quel buffo ometto sapeva parlare al cuore delle persone e magari, se si fosse impegnato, avrebbe potuto salvare anche quella ragazza dai capelli rossi, troppo stupida da comprendere la sconsideratezza del suo gesto folle. Le parole di Edgar inchiodarono entrambi:

  • Il fatto è che io penso di essere innamorato di lei e … insomma mi dispiacerebbe se le accadesse qualcosa di brutto. Certo, so che lei non può ricambiare i miei sentimenti, ma a me piace tanto e non voglio che le accada qualcosa di brutto.

  • Edgar … - Shaina sospirò – io ero convinta che ti piacesse Mya …

  • Certo … mi piace anche lei … ma Mya non ha mai avuto bisogno di me …

  • Per te quindi amare una persona significa aiutarla? – Shaina sorrise di quel bel pensiero e di quelle parole così strane, eppure così profonde.

  • Non solo … però … ecco … io non sono fatto per essere amato … posso solo amare … e amare significa volere aiutare l’altro, prendersi cura di lui … insomma … almeno … io penso questo.

  • E’ un bel pensiero, Edgar. Però non penso che tu non sia fatto per essere amato … tutti abbiamo diritto di esserlo, non pensi?

  • Si … certo … ma io sono troppo brutto e goffo … ma non preoccuparti … lo so … non sono triste per questo – Edgar sorrise – è più facile innamorarsi di uno come Milo che di me.

  • Dici? – Nella voce di Shaina si sentì tutta la sua perplessità.

  • Ehi … posso farti una domanda? Perché ce l’hai tanto con Milo? Ti sembra così assurdo poterti innamorare di lui? Voglio dire … preferisci morire piuttosto che prendere in considerazione l’alternativa? Vermanete?

  • Milo è arrogante e superficiale … io non posso amare un tipo del genere.

Il cavaliere dello Scorpio a quelle parole trasalì e spinto dalla sua irrefrenabile voglia di mettere a posto quella testa calda, si scostò dal muro, pronto ad entrare nella stanza, ma le parole di Edgar lo inchiodarono nuovamente lì.

  • Non è vero … non è questo il motivo. Io lo so che tu non pensi più questo di lui. Sai che non è così Milo. E’ impulsivo e a volte sconsiderato, ma è generoso e ha sentimenti profondi. Perché non puoi amarlo?

  • Io … - Shaina si sorprese a pensare a quanto quell’ometto riuscisse a mettere a nudo l’anima delle persone. Era forse questa la sua vera forza? – perché innamorarmi di lui è impossibile quanto riuscire ad ucciderlo …

  • Hai paura che non ricambi i tuoi sentimenti? – gli occhi di Edgar, curiosi ed indagatori le si piantarono addosso e a lei venne il sospetto che lui potesse guardare oltre la sua maschera.

  • No … non sono così codarda, Edgar. Ma non posso innamorarmi di lui … non posso … non voglio innamorarmi di lui perché alla fine so che in un modo o nell’altro la mia vita dipenderebbe da lui …

  • Cosa? – Edgar e Milo, dietro alla parete, non visto, non compresero quelle parole – che vuoi dire?

  • Milo è un cavaliere d’oro e per esserlo ha spinto se stesso oltre l’impossibile. Ha doti e qualità che chiunque può solo sognare. E non mi riferisco al suo aspetto, credimi. Anche io ho spinto me stessa fino a giungere al confine dei miei limiti, ma non sono ancora riuscita a superarli. E se mi innamorassi di Milo … - la voce di Shaina divenne quasi un sussurro – se mi innamorassi di lui so che rinuncerei a tutto … anche a quello che ancora non sono riuscita ad ottenere … non posso farlo … capisci, Edgar?

  • No – l’ometto rimase un po’ perplesso, ma alla fine sorrise – ma non ha importanza. Io non sono certo un genio … credo che tu sia già innamorata di lui, ma il tuo orgoglio non ti permette di ammetterlo. Tutto qui … è una cosa stupida … dovresti fare di tutto per ottenere il suo amore e non fare di tutto per farti ammazzare da lui … perché credimi, se continui così, prima o poi ci riuscirai.

  • E tu dovresti fare di tutto per ottenere l’amore di Maya … non pensi?

Le parole di Shaina si trasformarono in pugnali che colpirono il cuore di Edgar. In fondo lei aveva ragione, l’amore è così meraviglioso che ognuno dovrebbe dare il massimo per ottenerlo. Avrebbe mai potuto, però, aspirare a tanto? In fondo le parole di Shaina non erano poi così diverse dai suoi pensieri, quindi?

Mentre i due rimasero in silenzio a rimuginare sui loro pensieri e i loro dubbi, Milo decise che la cosa migliore che potesse fare in quel momento era andarsene. In fondo, dal suo punto di vista, il pensiero di Shaina era fin troppo comprensibile.

  
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