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Autore: shiningreeneyes    25/09/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 32

Lo sto dicendo perché voglio che tu sia felice.

 

 

Giovedì, 28 Aprile

Trentasei settimane e tre giorni 

 

Quando mi svegliai quel giovedì mattina, avevo una fastidiosa sensazione allo stomaco. Per un attimo non ricordai della conversazione poco piacevole tra me ed Harry avuta il giorno prima, poi tutto mi tornò in mente e chiusi gli occhi di nuovo, lasciando uscire fuori un lungo sospiro.

 

 

Il fatto che Harry e io non saremmo mai riusciti ad avere una conversazione ragionevole sui nostri problemi e sul sistemarli non mi aveva mai irritato e frustrato quanto in quel momento. Mancava meno di un mese prima della nascita del bambino, dopo aver vissuto pensando che Harry e io fossimo d'accordo sull'adozione, lui ora aveva deciso che non gli andava più bene.

 

Erano le 10:00 e già avevo il mal umore.

 

Con un piccolo gemito a causa del dolore alla schiena, mi sedetti e lasciai cadere le gambe dal bordo del letto. Rimasi così per un paio di minuti, sfregandomi gli occhi e facendo delle carezze alla mia pancia come per dargli il buongiorno, prima di alzarmi in piedi e- oh.

 

Battei le palpebre e guardai verso il basso dove le mie mani riposavano ancora nel mio stomaco, la preoccupazione subito inondò la mia mente. C'era una sorta di lieve dolore a contrarre il mio basso ventre, come se dentro di me una spugna venisse premuta in continuazione. La sensazione non era proprio dolorosa - forse solo un po' - ma era spiacevole e mi lasciò con una fastidiosa sensazione di disagio nella mia mente, che avevo già sperimentato una settimana prima. La sensazione era simile, ma cento volte meno dolorosa. Grazie a Dio. Ma comunque, non poteva essere una cosa positiva, no? O forse era normale sperimentare queste cose insolite così in là con la gravidanza? 

 

Così in là con la gravidanza. 

 

Inghiottii.

 

Mancavano circa due settimane o giù di lì, e poi sarebbe tutto... finito. Tutto sarebbe finito.

 

Quelli erano lo stesso tipo di pensieri che avevano attraversato la mia mente il giorno prima e scossi la testa in fretta, non sentendo la necessità di pensare ad un argomento che mi avrebbe fatto diventare ancora più triste, umore molto più adatto ad un funerale che ad un giorno piuttosto normale di un ragazzo all'ottavo mese di gravidanza. 

 

Era un po' ridicolo, vero? Ero l'unico in quel momento a voler dare il bambino in adozione; Harry aveva subito detto che non avrebbe voluto e che avrebbe preferito tenere il bambino e crescerlo, quindi l'unico 'ostacolo' ero io. Ero l'unico a rimanere della stessa opinione, e quindi sentivo di non avere il diritto di sentirmi triste per il fatto che, tra due mesi, la mia vita sarebbe stata al cento per cento libera dal bambino. Con una semplice conversazione, ero riuscito a capovolgere l'intera situazione. Era un pensiero abbastanza spaventoso.

 

Ma era stupido. Dopo tutto il tempo che avevo passato a cercare di convincere Harry che dare il bambino sarebbe stato meglio per tutti, sarebbe stato stupido - per non dire egoista - andare e dirgli che avevo cambiato idea. Non che avessicomunque cambiato idea; sostenevo ancora quello che avevo detto riguardo al bambino, ad Harry e a me stesso. Sarebbe stato meglio darlo in adozione. 

 

Oh, beh, per il bambino sarebbe stato sicuramente meglio, e così lo sarebbe stato anche per Harry e per me, fisicamente parlando, ma sapevo che sarei stato male per tantissimo tempo dopo il completamento del processo di adozione. Ed ero abbastanza sicuro che anche per Harry sarebbe stato lo stesso.

 

Ma dare il bambino rimaneva comunque la decisione migliore.

 

Sospirai e guardai verso il mio stomaco. 

 

"Spero davvero che tu non la finisca ad odiarmi un giorno," dissi piano.

 

Non intercettai nessun calcio, ma la sensazione semi-dolorosa attraversò di nuovo il mio corpo ed aggrottai leggermente la fronte. Rimasi in piedi nello stesso punto per un paio di altri minuti, aspettando che accadesse qualcosa, ma no. Non si verificò più nessuna sensazione spiacevole né alcun dolore, e scossi un po' la testa, leggermente esasperato.

 

"Ti stai prendendo gioco di me, eh?" dissi e diedi un colpetto veloce al mio ventre prima di camminare - o barcollare - verso il mio armadio per vestirmi.

 

Trascorsi la giornata seduto sul letto, appoggiato contro una montagna di cuscini, leggendo e cercando di  svolgere dei compiti riguardo ad un paio di capitoli del mio libro di inglese. Ogni volta che iniziava ad essere troppo noioso, cominciavo a ripetere 'vai avanti, vai avanti', tenendo presente che mancavano due mesi al diploma e che, a meno che non avessi voluto mettere fine alla mia carriera scolastica con l'insufficienza nel 50% delle materie, non avevo altra scelta che leggere.

 

E leggere.

 

E leggere. 

 

Quando l'orologio si stava avvicinando alle 16:00, sentii un debole rumore provenire dalla porta di ingresso che veniva aperta e poco dopo chiusa, e, supponendo fosse Harry ad essere tornato da scuola, mi alzai dal letto e uscii dalla camera. Diventai triste nel constatare che avrei dovuto tenere una mano nella schiena per poter camminare normalmente.

 

Con lieve delusione, non era Harry che trovai nell'atrio, ma Anne, Adrian e Connor.

 

"Oh ciao," dissi quando i miei occhi incontrarono i suoi, "Io... pensavo fossi Harry."

 

"È andato a casa di Liam dopo scuola," rispose mentre aiutava Adrian - o forse era Connor - a slacciare i lacci delle scarpe, "ho appena ricevuto un suo messaggio."

 

Le mie spalle si abbassarono un po' e mormorai un 'oh'. Non che fossi particolarmente desideroso di terminare la conversazione che avevamo iniziato la notte prima, ma per amor di Dio, ero rimasto solo tutto il giorno. Io ed Harry eravamo nel mezzo di una semi-litigata in quel momento, ma continuava ad essere una buona compagnia.

 

E mi mancava. Solo un po', però.

 

"Sarà a casa alla 19," disse, e c'era un sorrisino accennato sul suo volto che mi indicava che sapeva a cosa stessi pensando.

 

Annuii, anche se continuavo a sentirmi un po' triste e stavo per girarmi e tornare nella mia stanza quando notai i numerosi sacchetti che stavano ai suoi piedi.

 

"Vuoi una mano con quelli?" le chiesi, indicandoglieli.

 

Almeno le mie buone maniere erano ancora intatte.

 

L'accenno di sorriso si trasformò in un vero sorriso, e lei scosse forte la testa.

 

"Sembra difficile per te stare in piedi, quindi no, credo di saperlo gestire da sola."

 

"Oh, ma io-"

 

"Vai a sederti da qualche parte," mi interruppe e mi lanciò un'occhiata che diceva 'sono stanca di avere questa discussione con te'.

 

Chinai un po' la testa, ma sorrisi.

 

"Okay, ma fammelo sapere se vuoi il mio aiuto per qualsiasi cosa."

 

"A meno che la casa non stia andando in fiamme, non voglio farti fare nessuno sforzo fisico," disse, "e questo è tutto."

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Alla fine, Harry non tornò a casa alle 19.

 

O alle 20.

 

O alle 21.

 

O alle 22.

 

Quando erano quasi le 23 e mi stavo per addormentare dove ero seduto sul mio letto, presi il cellulare, trovai 'Harry Styles' nella mia lista dei contatti e premetti il tasto 'chiamata'.

 

"Louis? Tutto bene?"  fu il saluto che ricevetti dopo un paio di squilli.

 

"Si, sto bene," dissi, la mia voce un po' rauca dalla stanchezza.

 

"Okay, allora... perché mi stai chiamando?"

 

Giocherellai un po' con l'orlo del maglione. "Niente, mi stavo solo... sai, chiedendo perché non fossi ancora a casa."

 

"Sono da Liam. Non te l'ha detto mia mamma? Le ho detto di dirtelo."

 

"Si, no, me l'ha detto," dissi frettolosamente, "ma ha detto che saresti tornato alle 19, cosa che ovviamente... non hai fatto, quindi..."

 

"Oh. Le ho inviato un altro messaggio per dirle che sarei rimasto qui stanotte. Immagino che non ti abbia avvisato."

 

Il mio cuore perse un battito e tossii.

 

"No, suppongo che non l'abbia fatto."

 

Esitai per un secondo. "Allora non ci vediamo fino a domani pomeriggio?"

 

"Credo fino a domani sera."

 

Sembrava si sentisse in colpa. 

 

"C'è una partita di calcio alle 17 e uscirò con Lauren dopo. Potrei andare a casa sua e rimanere lì fino a sabato, in realtà, quindi, uhm, si."

 

La sensazione che scoppiò nel mio petto non poteva essere descritta con nient'altro se non un miscuglio di delusione, tristezza e solitudine e dovetti inghiottire un paio di volte prima di rispondere.

 

"Oh, va bene," dissi, con tono debole e sconfitto nella voce.

 

"Oh no, Lou, mi dispiace,"  disse, "avrei dovuto dirti che-"

 

"No, no, no, va bene," lo interruppi, cercando di fargli capire che stessi 'bene', "non è che tu debba dirmi ogni volta dove vai."

 

"Beh, mi sento come se dovessi farlo, specialmente quando vado via per la notte," disse, "abbiamo le nostre cose, il parlare prima di andare a dormire, e avrei dovuto farti sapere che non sarei tornato a casa... beh, per la notte."

 

"Va tutto bene, Harry, davvero," dissi, anche se ora con un piccolo sorriso, "ci vediamo sabato, allora, suppongo."

 

"Si, certo," disse, "faremo qualcosa di divertente, okay?"

 

"Divertente?" gli chiesi scettico, "riesco a malapena a camminare."

 

"Okay, ma possiamo almeno fare qualcosa di diverso invece che stare in una delle nostre camere."

 

"Aha. Tipo cosa?"

 

"Tipo... uscire a mangiare, andare al cinema, fare un picnic al parco, o... si, qualcosa di carino e semplice che non ti farà faticare."

 

"Sempre positivo. Ma... si, un picnic in effetti sembra piacevole, se il tempo lo permetterà. E se porteremo qualche cuscino. E se troveremo un albero sotto il quale possa stendermi. E se possiamo arrivarci in macchina."

 

Lo sentii ridere; era un suono caldo che mi fece sorridere di nuovo, e probabilmente mi faceva sembrare come un cucciolo innamorato.

 

"Sono sicuro che possiamo organizzarci per questo," mormorò.

 

Ci fu un breve silenzio.

 

"Quindi, perché sei ancora sveglio? Di solito vai a letto alle 22."

 

Le mie guance si scaldarono un po'. 

"È solo, sai... ti aspettavo," dissi con esitazione.

 

Lo sentii sospirare leggermente, e poi dei rumori di passi contro il pavimento in legno raggiunsero le mie orecchie. Passarono pochi secondi e iniziai a sentirmi nervoso per il fatto che magari avesse interpretato male le mie parole, ma poi parlò di nuovo.

 

"Mi manchi anche tu," disse.

 

Il sangue precipitò di nuovo nel mio viso, ma questa volta dalla felicità. 

 

"Non ho mai detto che mi mancavi," dissi, la mia voce scherzosa.

 

"No, ma so che ti manco. Non sei molto discreto, nemmeno quando parliamo al telefono."

 

Stavo per rispondere con un'osservazione sarcastica, ma prima di poterlo fare, sentii una voce diversa dall'altra parte della linea.

 

"Harry? Perché sei scappato?"

 

La voce suonava spaventosamente come quella di Liam. Il che probabilmente aveva senso considerando che Harry era a casa di Liam.

 

"Sei scappato da lui per dirmi che ti sono mancato?" chiesi, sollevando un sopracciglio che lui non avrebbe potuto vedere. Parliamo dello spreco di energia dei muscoli facciali.

 

"Scusami," disse, "è solo-"

 

"Lo so, va bene," dissi, sorridendo forzatamente, "comunque dovrei andare a letto. Dì a Liam che lo saluto."

 

"È solo un miserabile coglione," mormorò Harry, subito seguito da un indignato "ehi!" da parte di Liam.

 

"Beh, lo sei," disse Harry aspro, "e non vuoi dirmi nemmeno perché."

 

"Perché non è di tuo interesse."

 

"Sono il tuo fottuto migliore amico."

 

"Questo non significa che non mi è permesso avere segreti."

 

"Naturalmente no, ma quando questo segreto ti rende così turbato, mi sento come se fosse-"

 

"Posso parlare con Louis?"

 

"Tu cosa? Perché?"

 

"Perché voglio parlare con lui."

 

"Lui sa cosa sta succedendo?"

 

Sembrava scandalizzato.

 

"Se sa qualcosa su di te che io non so, mi offenderò seriamente."

 

"Certo che non lo sa," disse Liam, la bugia uscì senza problemi, "ma voglio parlare con lui. Per favore?"

 

"Bene, stronzo presuntuoso," mormorò Harry, "Liam vuole parlarti a quanto pare," aggiunse, ora parlando nuovamente con me.

 

"Si, ho sentito," dissi, "passagli il cellulare."

 

"Sei felice di liberarti di me, vero?"

 

"Si."

 

"Bene," lo sentii ridere brevemente "ci vediamo sabato allora, e avremo il nostro picnic?"

 

"Si," esitai per un secondo, "non vedo l'ora."

 

"Anche io," disse, con un apparente sorriso nella sua voce, "dai ad Aidan la buonanotte da parte mia e digli che mi dispiace di non essere lì per dargliela di persona."

 

"Ovvio."

 

"Okay. Buonanotte, dormi bene," disse piano.

 

"Anche a te," risposi con un piccolo sospiro.

 

Ci furono un paio di rumori, poi sentii Harry mormorare un tranquillo 'non starci troppo, rimanere sveglio fino a tardi non fa bene a lui e al bambino' che probabilmente non avrei dovuto sentire e poi sentii la voce di Liam dall'altro capo.

 

"Ehi," disse, "come va?"

 

"Sto bene, tutto okay," dissi sbrigativo, ansioso di chiudere la chiamata e poter andare a letto, "a quanto pare lo stesso non può essere detto per te."

 

Ancora una volta il suono di passi contro il pavimento del legno duro fu tutto ciò che sentii, poi quello di una porta che si apriva, e si chiudeva, e poi cominciò a parlare.

 

Un sacco.

 

"Zayn è una testa di cazzo," disse svelto.

 

A quanto pare tenere per se i propri problemi non era uno dei punti forti di Liam.

 

"Abbiamo sempre detto che lo avremmo tenuto per noi solo finché non avessi finito i nostri esami e tutto, ma ora, tutto ad un tratto, vuole dirlo. Dice che siccome manca poco, potremmo far coming out ora così da non finire per sembrare due bugiardi il giorno che saremo costretti a dirlo a tutta la città e a tutti i nostri amici, perché è sicuro che quel giorno arriverà. E lui è stato fondamentalmente un idiota riguardo a tutta l'intera cosa, perché gli ho detto tante volte che non voglio davvero uscire allo scoperto prima di essere lontani da questo posto. Non mi sentirei sicuro se lo facessimo, e ho cercato di dirglielo, ma ha continuato ad insistere e tutto è finito con me che gli dicevo di andare a farsi fottere se quello era ciò che pensava, allora lui mi ha risposto dicendomi che se pensavo quello, avrei fatto meglio a stargli 

lontano."

 

Presi un respiro profondo e mi pizzicai il ponte del naso, cercando di ragionare su tutte le informazioni che avevo appena ricevuto.

 

"Voi non... avete rotto, vero?" dissi finalmente.

 

"Non lo so," disse, sembrava triste e quasi un po' disperato, "io... voglio dire, spero di no. Non- è solo- preferisco fare subito coming out piuttosto che perderlo, sai? Non posso prenderlo, non posso davvero. Non so cosa farei senza di lui, è troppo... troppo anche solo da pensare."

 

Era triste in modo straziante sentire quanto fosse orribile quella situazione, e mi chiedevo se anche io sarei finito così, quando il mio cervello una volta per tutte si sarebbe reso conto che tutto quello che c'era tra me ed Harry non si sarebbe mai sviluppato in qualcosa di reale. Ero abbastanza sicuro che non me ne sarei reso conto presto, però. 

 

"Non so che dire," dissi, "ma... solo parlane con lui. Potrebbe sembrare stupido e ingenuo, ma solitamente parlare risolve questo tipo di problemi."

 

"Si, ma... e se rompesse con me?"

 

"Non romperà con te."

 

"Non puoi saperlo."

 

"Ne sono abbastanza sicuro."

 

"Perché?"

 

"Perché ho sentito il modo in cui parla di te, come se fossi appeso alla luna e alle stelle e come se fossi un santo. Non romperà con te."

 

"Non puoi comunque-"

 

"Okay, senti," lo interruppi stanco, "sei stato tu quello che un po' di tempo fa mi disse che avevo bisogno di parlare con Harry quando avevo problemi con lui, quindi adesso ti sto rilanciando lo stesso consiglio: parla con Zayn. Parla con lui e cerca di risolvere tutta questa merda prima che sia troppo tardi."

 

Potrei o non potrei aver avuto più schiettezza del solito in quel momento, perché quando iniziò a protestare ancora una volta, pronunciai un veloce 'ciao, Liam' e poi agganciai.

 

Beh, che potevo dire? Ero stanco.

 

Venerdì, 29 Aprile

Trentasei settimane e quattro giorni 

 

Passai il mio venerdì in uno stato di... beh, solitudine estrema. Senza nemmeno avere la prospettiva di vedere Harry, non mi preoccupai di alzarmi prima delle 12, tra l'altro solo per fare una doccia per pulire l'unto dai miei capelli e per recuperare un po' di rispetto verso me stesso. Funzionò, in una certa misura, fino a quando nuovamente ripresi posto sul letto, indossando la tuta e il maglione, con una pila di libri accanto a me. Poi mi venne in mente che la mia vita era più o meno ridotta ad essere spesa su un letto con i miei libri scolastici. La mia vita prima del bambino e prima di Harry era anti-sociale, ma almeno potevo fare quello 

che desideravo - entro i limiti della ragione - cosa che sicuramente non potevo fare in quel 

momento.

 

Fino all'ora di pranzo, intorno alle 14, non accadde nulla di interessante. Ero andato in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare e avevo appena preso un pacchetto di formaggio affettato dal frigorifero quando, di riflesso, lasciai cadere il formaggio sul pavimento e presi il mio stomaco con entrambe le mani, guardando verso il basso. Le stesse contrazioni dolorose che avevo sentito il giorno prima erano tornate, anche se leggermente più

prominenti. Non erano dolorose, più che altro fastidiose, ma... mi fecero diventare nervoso, 

quasi spaventato.

 

Mi morsi il labbro e rimasi lì, guardandomi la pancia con occhi spalancati per venti secondi buoni prima che i dolori terminassero.

 

Forse mi sarei dovuto preoccupare? Se sarebbe successo ogni giorno, allora forse si. O forse, come avevo pensato il giorno prima, era normale avere quel tipo di strane sensazioni durante la gravidanza. Mentre stavo lì non successe più nulla, inghiottii con ansia, dandomi un cenno di rassicurazione e lasciai cadere le mani. Non era successo niente di nuovo. E non c'era alcun bisogno di raccontarlo ad Harry; avrebbe solo dato di matto e avrebbe insistito sul fare solo Dio sa cosa per essere al cento per cento sicuro che non ci fosse nulla di sbagliato e... no, era assolutamente non necessario.

 

Volsi di nuovo lo sguardo giù, ma questa volta verso il pavimento dove il formaggio era finito e sospirai tristemente. Non c'era nessun altro in casa e volevo davvero del formaggio alla griglia. Con un leggero cipiglio e un brontolio 

sull'essere grasso, mi accovacciai e-

 

Caddi sul mio culo, il peso del mio stomaco era troppo da gestire per le mie gambe quando non ero in piedi, a quanto pareva. Mi sedetti per cinque minuti, guardando il formaggio e poi il mio stomaco, accigliato, prima di raccogliere 

abbastanza volontà e forza per tornare in piedi - questa volta con il formaggio in mano.

 

Dopo che preparai il pranzo e mangiai, andai in camera e ritrovai la mia solita posizione sul letto in mezzo ai miei libri, ai miei fogli e alle mie penne. Ed era lì che rimasi fino a quando Anne tornò a casa alle 17 e un'ora dopo venne per dirmi che la cena era in cucina se avessi 

avuto fame.

 

Se avessi avuto fame.

 

Quasi risi a quelle parole.

 

La cena fu tranquilla, ma bella e confortevole, e pensai a quanto fosse strano che non mi sentissi fuori luogo seduto al tavolo insieme a persone che non conoscevo da più di un paio di settimane. Quello che era particolarmente strano era che non mi sentivo fuori posto seduto a pranzo con la famiglia di Harry, senza Harry. Era veramente bello, e anche se poteva suonare triste, mi sentivo più a casa lì che quando stavo seduto in tavola in casa mia con mamma e Ian. 

 

Un pisolino sembrava una buona idea una volta che la cena finì e il mio stomaco era pieno di purè di patate, pollo alla griglia e insalata, e il secondo dopo che la mia testa toccò il cuscino, mi addormentai e andai nel mondo dei sogni. O 'mondo senza sogni' sarebbe stato più adatto dato che effettivamente non sognai niente. 

 

Non mi sveglia fino a quando l'orologio non segnava le 21.45, e tutto quello che feci fu sostituire i miei vestiti con la maglia e il pantalone del pigiama e andare sotto le coperte anziché sopra e riaddormentarmi subito.

 

La vita eccitante della gravidanza.

 

Sabato, 30 Aprile

Trentasei settimane e cinque giorni

 

La volta dopo che mi svegliai, qualcuno era apparentemente stato nella mia camera, perché la luce sopra la testata del letto, che ero abbastanza sicuro di aver lasciato accesa, era stata spenta e i miei vestiti, che avevo lasciato ammucchiati sul pavimento, giacevano ripiegati sulla scrivania.

 

Trascorsi venti secondi a chiedermi esattamente cosa mi avesse svegliato perché sicuramente non era stato il mio orologio interno che l'aveva fatto - uno sguardo fuori 

dalla finestra mi confermò che era ancora notte e quand'era l'ultima volta che mi ero svegliato nel bel mezzo della notte? Probabilmente otto mesi prima.

 

Rimasi in confusione per un bel po' di tempo, e stavo per chiudere gli occhi e tornare a dormire quando ci fu un forte rumore seguito da un'altro più forte che proveniva da qualche parte fuori dalla porta. Sentendomi un po' nevoso, spostai le coperte dal mio corpo, tremando un po' quando l'aria fredda entrò in contatto con la mia pelle nuda sulle braccia, e mi alzai dal letto attraversando la stanza.

 

Il corridoio esterno era vuoto, quando uscii dalla stanza, ma la luce era accesa, e durante la notte non lo era mai, e così ebbi conferma che i suoni che avevo sentito non erano solo nella mia testa. Con passi leggermente esitanti, pensando che sarebbe stato un po' imbarazzante se avessi visto... beh, Dio sa cosa, iniziai a camminare lungo il corridoio, anche se non ancora abbastanza sicuro di cosa stessi cercando.

 

Quando mi avvicinai alla cucina, sentii dei rumori di posate che si muovevano, poi il frigorifero si aprì e un altro rumore forte seguito da un flusso di maledizioni provenienti da qualcuno che sembrava-

 

"Harry?"

 

Stava in piedi con la schiena rivolta verso di me, ma al suono della mia voce, si voltò e incontrò il mio sguardo con occhi grandi e molto... inespressivi.

 

"Ehi," disse, suonando stranamente triste, "ti ho svegliato?"

 

"Va tutto bene," dissi mentre mi incamminai verso di lui accanto al frigorifero aperto, "perché sei a casa? Pensavo che saresti rimasto da Lauren stanotte."

 

Afferrò un cartone di succo e chiuse il frigo prima di girarsi e appoggiarsi al bancone.

 

"Beh, sai che i piani possono cambiare e tutto, non possono andare sempre come vuoi. E fa davvero schifo."

 

Era quasi sul punto di farfugliare, e strinsi gli occhi, guardando i suoi occhi umidi, le guance rosse e i capelli piatti, e poi sospirai quando la realizzazione mi colpì.

 

"Sei ubriaco," dichiarai.

 

"Si."

 

Beh, era stato facile.

 

"Ubriaco fradicio, in realtà."

 

Sospirai di nuovo. "Perché?"

 

"Perché ho bevuto, ovviamente."

 

"Ma non mi dire. Perché, esattamente, hai bevuto?"

 

"Perché mi sentivo di doverlo fare."

 

"Non ami bere."

 

Le sue spalle si abbassarono e fece un passo di 

lato, anche se si aggrappò rapidamente al bancone.

 

"Oggi si," mormorò.

 

Corrugai la fronte, cominciando ad essere preoccupato e feci un passo per essere in grado di guardarlo bene in faccia.

 

"È tutto okay?" chiesi, "oltre al fatto che sei ubriaco, intendo."

 

Lui scrollò le spalle, guardandomi triste.

 

"È successo qualcosa? Avete... perso la partita o qualcosa del genere?"

 

"No, abbiamo vinto."

 

"Allora cosa-"

 

"Penso... penso che voglio dormire ora," mi interruppe, quasi sussurrando esitante, e senza dire un'altra parola, afferrò il cartone del succo e lasciò la cucina, apparentemente dimenticando di spegnere le luci.

 

Ancora un po' accigliato, mi affrettai a spegnere l'interruttore della luce sul muro, lasciando la stanza buia, a parte i numeri digitali rossi che segnavano le 3.30 del mattino e poi mi diressi verso la stanza di Harry. Quando arrivai, lo trovai seduto sul letto, guardando intorno alla stanza con occhi stanchi e gli angoli della bocca curvati verso il basso. Chiusi la porta in silenzio dietro di me, per non svegliare qualcun altro, lasciando così la stanza in penombra, facendomi notare che non sembrava che ad Harry interessasse se le luci fossero accese o spente.

 

Tastai il muro con la mano per un momento prima di trovare l'interruttore.

 

"Pensavo che stessi andando a dormire," dissi.

 

Alzò lo sguardo verso di me e ci mise un po' per mettermi a fuoco.

 

"Si," disse con un'espressione profonda prima di alzarsi in piedi e abbassare rapidamente i pantaloni, lasciandoli ai suoi piedi. In qualche modo riuscì ad inciampare su di essi quando cercò di sedersi sul letto e atterrò maldestramente sul pavimento.

 

"Fanculo," mormorò prima di alzarsi e provare una seconda volta a togliere i pantaloni. Questa volta con successo.

 

Rimasi lì e lo guardai, divertito, preoccupato e leggermente eccitato, mentre si liberò dei suoi calzini e della maglia e intanto continuava a guardarmi.

 

"La mia vita è stupida," disse poi, improvvisamente, "è- stupida, non è più bella o... felice come era prima."

 

Il mio cuore affondò un po', perché quello suonava come se stesse per dirmi quanto gli avessi rovinato la vita. Tuttavia mi avvicinai al letto e mi sedetti accanto a lui, sentendomi come se la mia schiena e le mie gambe avrebbero ceduto se fossi rimasto in piedi ancora per molto.

 

"Hai ancora Lauren," dissi, guardandolo con cipiglio.

 

"Questo è stupido," sbottò mentre toccava l'orlo dei suoi boxer, "lei è cattiva e quelle cose lì. Non con me, ma con tutti gli altri, e non mi piace questo. E lei è così fredda e... non interessante. Non vuole mai parlare o fare qualcosa di bello, a lei basta comprare e sistemarsi i capelli e fare sesso. E ho capito che ha dei bei capelli, per cui deve curarli per rimanere tali, perché i capelli brutti non sono belli, sono... brutti. E mi piace fare sesso perché è bello e mi fa sentire bene, ma solo con le persone che mi piacciono, e non mi piace più Lauren, perché è fredda e non interessante, ed è triste perché era carina e... non fredda, e più interessante."

 

Mentre parlava, i miei occhi si spalancarono ulteriormente, e quando si fermò, la mia mascella era altrettanto spalancata.

 

Non gli piaceva più Lauren? Certo, mi aveva detto che sapeva che era cattiva e tutto, ma pensavo che vedesse in lei qualcosa che gli altri non riuscivano a vedere. A quanto pareva no, se quello che aveva detto era vero.

 

"Se- beh, se è così, allora perché... perché non rompi con lei?" gli chiesi con esitazione.

 

Sembrava una mossa scorretta porgergli quella domanda, pur sapendo che non voleva sapessi la risposta, ora che era ubriaco e non aveva l'autocontrollo che aveva di solito, ma era una domanda della quale volevo una davvero risposta, e in quel momento avevo l'opportunità di ottenerne una. Forse era un po' egoista, ma dopo tutto quello che avevo dovuto affrontare recentemente a causa di Harry, mi sembrava di avere il diritto di tirargli un colpo basso.

 

Le sue sopracciglia si mossero verso l'alto, facendolo apparire incredibilmente triste e come un cucciolo, e sedette lì guardandomi senza proferire parola per un lungo momento prima di rispondere con un sconfitto:

 

"Perché ho paura."

 

Quella non era la risposta che mi aspettavo e aggrottai la fronte.

 

"Cosa intendi?"

 

"Se la lascio, non avrò più... niente, nessuno che io possa, sai, amare per tutti gli altri che mi vedono."

 

Strinsi la mascella, sentendomi infastidito.

 

"Avrai ancora me," dissi, cercando di mantenere la rigidità nella mia voce al minimo.

 

"Non posso amare te per tutti quelli che mi vedono," mormorò, "è come... Lauren è l'unica cosa rimasta nella mia vita ad essere... etero."

 

Battei le palpebre. "Etero?"

 

Abbassò lo sguardo.

 

"Lei è l'unica cosa che rimane nella mia vita che è... al cento per cento etero, tipo, eterosessuale."

 

Non potei fare a meno di provare totale confusione.

 

"È... è l'unico motivo per cui stai ancora insieme a lei?" chiesi, "solo perché tu non vuoi essere gay?"

 

"Non sono gay," mormorò, "mi... piacciono i ragazzi. Occasionalmente."

 

"Occasionalmente ," ripetei, "quindi non vuoi essere occasionalmente gay, ed è per questo

che tu-"

 

"E le persone ne parlerebbero," mi interruppe, non sembrava aver sentito niente di ciò che avevo detto, "se dovessi rompere con lei, tutti saprebbero e loro non possono sapere perché sarebbe un male, e i miei amici mi odierebbero e la squadra sicuramente mi odierebbe, e forse anche i miei genitori e io non posso lasciare che loro mi odino perché non sono come te, ho bisogno di persone attorno a me."

 

"Non sono sicuro se dover sentirmi offeso o lusingato," dissi secco, "ma Harry, nessuno ti odierebbe solo perché sei attratto dai ragazzi come dalle ragazze, non i tuoi amici e non sicuramente i tuoi genitori. E chi se ne frega della squadra? Hai appena giocato l'ultima partita, quindi chi se ne frega di quello che pensano?"

 

Un misero broncio fu tutto ciò che ottenni in risposta, e sospirai.

 

"Voglio solo che tu sia felice, okay?" dissi, "è se tu non sei felice con Lauren, allora dovresti rompere con lei."

 

"Dici questo solo perché mi ami e perché mi vuoi per te," disse, anche se non in modo cattivo, solo come se fosse un dato di fatto.

 

"No, lo sto dicendo perché voglio che tu sia felice," mormorai, "con o senza di me, voglio solo che tu sia felice."

 

"Anche io voglio essere felice," disse stanco, chiudendo gli occhi e inclinando la testa un po' in avanti, "voglio davvero essere felice."

 

Sorrisi debolmente.

 

"Dovresti sdraiarti e dormire," dissi, "altrimenti cadrai a terra."

 

"Buona idea," mormorò, con gli occhi chiusi. Rimase seduto ancora per qualche secondo prima di sospirare e alzarsi in piedi, mentre il suo corpo sembrava appartenere ad uno zombie. Mi alzai insieme a lui, giusto in caso, e spostai le coperte per fargli spazio. Per un secondo sembrava fosse un po' confuso di quello che avrebbe dovuto fare, ma poi praticamente cadde sul letto, prima la faccia, e si spostò fino a quando la sua testa non fu posta su uno dei cuscini e le braccia aperte come una stella marina.

 

Stavo per tirare le coperte sopra di lui e lasciare la stanza quando aprí un occhio e mi guardò.

 

"Puoi stare qui," disse mentre picchiettò pigramente il posto vicino a lui, "c'è spazio per tutti e tre."

 

Per qualche motivo non riuscii a pensare che non fosse giusto, probabilmente sarebbe stato più saggio dire di no e tornare nella mia stanza, ma ero stanco ed Harry sembrava così triste e sapevo che dormire tra le sue braccia era comodo. Più comodo che dormire da solo nel mio letto.

 

"Si, va bene," dissi, e procedetti nel sedermi sul bordo del letto e stendendo le gambe con cura sopra ad esso, tenendo un braccio sul mio ventre per sostenerlo.

 

Harry stava disteso sullo stomaco, ma il suo viso si voltò verso di me e i suoi occhi, che sembravano sempre più stanchi ogni secondo che passava, lampeggiarono lentamente.

 

"Sei sempre carino, Lou," disse insonnolito, "con me e tutti gli altri. A parte quando merito che tu faccia lo stronzo. E succede abbastanza spesso, ma va bene perché me lo merito. È bello che... cerchi di difenderti. Non l'hai mai fatto prima, ma ora si, ed è una buona cosa per te. Non per me, perché mi urli contro, ma è comunque una buona cosa, perché significa che troverai qualcuno che ti tratterà bene, perché non lascerai che qualcuno ti tratti male. È bello, mi piace."

 

Beh, okay, quello era triste.

 

"Non sei così male, Harry," dissi piano, sorridendo debolmente verso di lui, "mandi tutto a puttane di tanto in tanto, ma sei comunque un bravo ragazzo."

 

Mi restituì il sorriso senza entusiasmo.

 

"E mi ami ancora, giusto?" disse, suonando un po' nervoso.

 

Alzai una mano e la intrecciai con le sue dita, stringendole leggermente.

 

"Si, ti amo ancora."

 

"Bene... bene," sospirò.

 

Mi guardò per un po' di tempo, sembrava stesse pensando a qualcosa.

 

"Sei così bello, Lou," disse poi, "sei così bello, e... piccolo. Sei davvero piccolo, delicato, e bello e piccolo. E delicato. Mi piace questo di te, che tu sia così piccolo, ti adatti a me come uno di quei materassi morbidi. È carino."

 

Lasciai uscire una risata soffocata, solo dei respiri sconnessi, e risposi con un semplice 'grazie'.

 

"Prego," disse, la sua voce un sussurro, "sei tipo... il mio bambino, sai?" continuò, guardandomi con occhi pesanti, "o... il mio bambino è qui-" lasciò cadere maldestramente una mano sul mio stomaco, "- e io lo amo tanto, perché è mio figlio, sai? Ma... tu sei il mio bambino, e amo anche te così tanto."

 

Le sue palpebre svolazzarono, ma continuò a parlare, anche se in piccoli sussurri che riuscivo a malapena a capire.

 

"E so di essere stato... non carino con te e che ti ho trattato male, non come meriti, ma... quando romperò con Lauren, io... spero che tu sarai qui, e che mi vorrai ancora."

   
 
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