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Autore: Hermlani    26/09/2017    1 recensioni
Partendo dal presupposto che Stephen Moffat e Mark Gatiss sono dei grandissimi malandrini, voglio provare a raccontare le scene che loro bellamente tagliano nella serie TV. Cercherò di ricostruire il rapporto di Sherlock e John seguendo gli avvenimenti della trama principale. Si tratta quindi di missing moments con un taglio fortemente Johnlock. Attenzione agli spoiler per chi non avesse visto tutte le stagioni...lettori avvisati mezzi salvati!
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Sherlock aveva appena vomitato sul tappeto della scena del crimine quando il proprietario della casa si decise a chiamare la polizia denunciando il famoso detective e il suo blogger per ubriachezza molesta.

In qualche modo aiutò Sherlock ad alzarsi e lo portò in bagno a sciacquarsi la bocca per rendersi presentabile di fronte ai poliziotti che stavano arrivando. John ci trovava qualcosa di molto buffo nel vedere l’unico consulente investigativo al mondo così vulnerabile. Non riusciva a smettere di ridere ma probabilmente l’eccessiva ilarità era dovuta all’alcool.

I poliziotti li presero in consegna e li spinsero a sedersi nei sedili posteriori dell’auto della polizia. John, seduto sul posto sinistro alla prima curva si ritrovò contro Sherlock. Era comodo. Appoggiò la testa sulla spalla del moro e lì rimase. Il compagno più alto si adattò alla posizione del biondo allargando il braccio sinistro in modo da tenerlo fermo. Senza accorgersene prese la mano di John nella sua e iniziò a giocarci passando le sue lunghe dita tra quelle dell’altro. Era una di quelle cose che John faceva con le sue ragazze. Sorrise voltandosi verso Sherlock, il sorriso di chi, dopo aver aspettato a lungo un cedimento, aveva appena smascherato la debolezza dell’altro uomo.

L’altro lo guardò con le sopracciglia alzate come per dire “embè?” in un’espressione resa ancora più ridicola dall’alcool. John non poté far a meno di ridere. Sherlock gli sorrise di rimando lasciando un poco trasparire la tenerezza e la devozione che provava nei confronti del dottore.

-Ti amo.- gli disse John. Così, senza preavviso, senza pensarci, senza avere dubbi al riguardo.

Vide i suoi muscoli irrigidirsi e la sua espressione diventare vacua.  In quel momento realizzò che era stato decisamente avventato. Aveva immaginato un milione di modi per dichiarare i suoi sentimenti all’uomo ma non avrebbe mai potuto immaginare di farlo da ubriaco, in stato di arresto in una macchina della polizia, a pochi giorni dal suo matrimonio. La reazione del detective invece fu proprio quella che si sarebbe aspettato. Sherlock era in quello stato di catalessi in cui era già caduto un paio di volte quando avevano affrontato il discorso “sentimenti”. Rimase a guardarlo, come se quella sua espressione fissa e spaventata gli potesse rivelare qualcosa che lui non era in grado di dire. Ma non fu così. John non vide niente. Era ricambiato? Sherlock era nauseato anche solo all’idea? Solo Dio, se esiste, poteva sapere cosa passava nella testa del moro.

John pensò di aver commesso un errore…avrebbe dovuto tenere a freno la lingua. Riuscì a pensare che forse non se ne sarebbero ricordati, che in fondo erano ubriachi marci. Una parte di sé ci sperò, l’altra sperò che ricordassero.
La macchina si fermò. Sherlock si riprese dal suo stato. Scese velocemente dalla macchina e lui e John vennero accompagnati in una cella per la notte. Sherlock si prese il posto sulla brandina, l’unica, della cella. Non diede a John neanche la possibilità di protestare che si mise a dormire (o a far finta). John si sedette per terra appoggiandosi contro al muro cercando di prendere sonno.

 
*

John Watson si godette davvero la festa del matrimonio suo e di Mary Watson (gli piaceva che lei avesse deciso di prendere il suo cognome). Avevano ballato fino a tardi, inebriati dalla felicità di quel momento perfetto. La deduzione di Sherlock era stata una notizia inattesa ma felicissima. Finalmente, quando Mary decise di far riposare un po’ i piedi, John si era guardato intorno.

-Hai visto Sherlock?- chiese a Janine (la ragazza gli era sembrata interessata al suo ex coinquilino, probabilmente avrebbe fatto caso alla sua assenza).

-Chi?- chiese lei, non capendo a causa della musica alta.

-Il mio testimone…alto, capelli scuri e ricci, occhi come il ghiaccio, atteggiamento da sociopatico...-

La ragazza rise, lui un po’ meno.

-L’ho visto andare via dopo il primo ballo.- gli appoggiò una mano sulla spalla e gli si avvicinò all’orecchio –Mi sa che faresti meglio a preoccuparti meno per Sherlock e più per tua moglie…sembra che voglia ballare ancora.-

Dopo un’altra ora di balli, congratulazioni, giochi, alcool e saluti, John e Mary erano sfiniti e da bravi sposini si congedarono per la loro prima notte di nozze.

Arrivati alla soglia di casa, John prese in braccio Mary (fortunatamente il fisico da militare non lo aveva abbandonato), entrò in casa chiudendo la porta con un calcio e posò la sua sposa sul letto. Iniziò a toglierle le scarpe e il velo ma lei lo fermò.

-Devi avere ancora un attimo di pazienza.- disse scendendo dal letto e dirigendosi verso il bagno –Devo prepararti una sorpresa.-

John si lasciò cadere sul letto, stravolto ma felice. Si tolse le scarpe, il gilet e la cravatta ma Mary ancora non aveva intenzione di uscire dal bagno. In uno scatto John prese il suo cellulare. Non voleva farlo di nascosto ma non aveva voglia di discutere…mandò un messaggio a Sherlock.

(02:17) Xk sei andato via così presto?

(02:18) Non dovresti essere impegnato in attività di accoppiamento notturne a quest’ora? SH

(02:18) Risp alla domanda

(02:19) Mi annoiavo e avevo la casella di posta che scoppiava di casi irrisolti. SH

(02:19) Bugiardo

(02:20) Ho solo pensato che voi tre ora abbiate bisogno dei vostri spazi. Non voglio interferire. SH

Con uno sforzo enorme John scrisse il messaggio successivo.

(02:22) Sherlock, tu sei parte della mia vita e lo sarai sempre.

(02:22) Mary lo sa ed è d’accordo.

Che voleva dire tutto e allo stesso tempo niente…cosa sapeva? Non era successo niente. Era d’accordo su cosa? Che provasse quei sentimenti? Bè lei non poteva farci proprio niente…

(02:23) Se quello che dici è vero perché mi scrivi di nascosto? SH

(02:23) Hai scritto messaggi brevi e hai utilizzato abbreviazioni da quindicenne. Non lo hai mai fatto prima. SH

(02:23) Vuoi che ci allontaniamo?

(02:24) Penso che sia necessario. SH

(02:24) Bene.

(02:25) Bene…SH

Dopo ventiquattro ore John sarebbe partito per la sua luna di miele che sarebbe durata due settimane. Non sapeva se avrebbe più scritto a Sherlock al suo rientro a Londra.

 
*

Il matrimonio di John non era stato poi così noioso. Aveva sventato un omicidio e risolto tre casi in un giorno. La questione del discorso era stata molto faticosa ma l’aveva affrontata e superata. John gli era sembrato felice ed era tutto quello che contava. Non contava che una parte di lui era morta dentro quel giorno, non contava che da quel giorno lui si sarebbe sentito tremendamente solo. Ora John aveva una famiglia. Una moglie, un figlio in arrivo…probabilmente non avrebbe più avuto tempo di occuparsi di lui. Per fortuna. Ormai vederlo era diventata una tortura per Sherlock. Sentiva il cuore scoppiargli in petto ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, sentiva il desiderio crescere ogni volta che si sfioravano.
Si ricordava, anche se piuttosto vagamente, quello che era successo la sera dell’addio al celibato, di quello che John gli aveva detto e di come lui non avesse risposto (almeno non ad alta voce) ma aveva deciso di non farne parola con l’amico. Il giorno del matrimonio aveva il cuore a pezzi…pazzesco, lui che fino a qualche anno prima un cuore neanche lo aveva. E forse non era il solo. Anche John, quando pensava di non essere visto, aveva l’aria un po’ malinconica. In ogni caso sembrava aver fatto la sua scelta e avrebbero dovuto rispettarla.

Era giusto lasciargli spazio, allontanarsi, lasciargli vivere la sua vita come era giusto che lui vivesse la sua. Janine gli aveva lasciato il numero di telefono scritto su un tovagliolo…strana ragazza. Ci pensò davvero per circa 20 secondi, prima di accartocciare il tovagliolo e buttarlo (in ogni caso non ne avrebbe avuto bisogno visto che aveva memorizzato il numero). La sua vita in fin dei conti erano i suoi casi e la sua casella di posta stava scoppiando. Aveva lasciato indietro il lavoro per il matrimonio di John. Sfortunatamente erano tutti casi che non arrivavano neanche al sei come voto. Li risolse tutti nel giro di un paio d’ore in notturna (tanto non sarebbe comunque riuscito a dormire) senza uscire di casa.

Il giorno dopo il matrimonio Sherlock Holmes era già in preda alla noia.

Provò di tutto per mandarla via: lesse un saggio di matematica dal titolo mooooolto lungo (“Gödel, Escher, Bach. Un'eterna ghirlanda brillante - Una fuga metaforica su menti e macchine nello spirito di Lewis Carroll” di Douglas Hofstadter) sperando che gli sarebbe tornato utile per qualche caso, condusse un esperimento su un cadavere all’obitorio per determinare la resistenza delle ossa post-mortem (forse aveva un po’ esagerato quando aveva tirato fuori la sega elettrica) e infine fece un giro per Londra odorando la sua città e cercando qualche nuovo nascondiglio. Non lo trovò. Invece incontrò qualche vecchio spacciatore di sua conoscenza.

Quella sera l’unica stanza illuminata (al neon) dell’appartamento al 221B di Baker Street era la cucina. Sherlock era accovacciato su una sedia davanti al tavolo su cui aveva disposto le dosi di droga. Le aveva ben dosate in modo che non gli fossero letali se assunte correttamente. La prima sarebbe dovuta essere l’eroina, in vena, il procedimento più difficile (il resto era da sniffare, ingoiare o fumare). La siringa di fine ottocento era sterilizzata e pronta, il laccio emostatico a portata di mano, la lista per Mycroft pronta.

Prima che toccasse qualcosa, qualcuno bussò alla porta. Dalla forza usata dedusse che era una donna, minuta e vicina ai sessant’anni nonostante usasse un profumo non adatto alla sua età: “Clair de la Lune”, lo stesso che usava Mary (ma non poteva essere lei perché ne avrebbe riconosciuto il passo…e poi perché si stava godendo la luna di miele con John).
Quando sulla soglia si affacciò Lady Smallwood, Sherlock impiegò qualche secondo per ricordare che lavorava insieme a Mycroft per il governo. Ma non era lì né per il governo né per suo fratello. La donna si trovava a Baker Street per sé stessa, accompagnata solo da una fierezza e dignità tali che colpirono il detective.

-Charles Augustus Magnusenn tiene in pugno l’intera nazione con i suoi ricatti. Stiamo affrontando un’inchiesta interna al governo per stabilire i suoi collegamenti con il primo ministro inglese. Sono sicura che non troveremo niente a cui aggrapparci per incriminarlo. È troppo scaltro e usa le informazioni che ha su di noi per ricattarci.-

-Quindi anche lei ha subito un ricatto…a causa di suo marito?-

-Come lo sa?-

-Si sta toccando nervosamente la fede nuziale senza accorgersene.-

-Giusto, Mycroft mi aveva avvisata.- era un po’ seccata ma soddisfatta per la scelta di averlo assoldato.

-Devo riuscire a trovare un modo per farvi perquisire la sua banca dati?-

-Appledore, signor Holmes, è un fortino inespugnabile…no, in questo momento non mi importa dell’Inghilterra, del governo o della regina in persona. Mi importa solo di non essere più ricattabile. Ha delle lettere. Squallide lettere che mio marito scrisse ad una ragazzina non ancora maggiorenne. Ho bisogno che le recuperi per me.-

-Magnusenn, il colosso dei giornali che ha informazioni per ricattare l’intera nazione e lei rivuole le lettere di suo marito?- la guardò con un grosso sorriso in faccia -Non sarà un compito facile, potenzialmente pericoloso…una persona sana di mente non accetterebbe. Mi piace, accetto il caso.- 







nota: Buongiorno a tutti! C'è qualcuno che ritiene possibile che l'uso di droghe da parte di Sherlock non sia collegato all'allontanamento di John? puahahah io no. Prossimo aggiornamento a venerdì.
xoxo
-Hermlani

 
   
 
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