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Autore: Star_of_vespers    27/09/2017    3 recensioni
La terra di mezzo è sull’orlo della distruzione, ed in questo scenario di morte e disfacimento, Serindë giovane principessa, riesce a scappare dalla sua città, lasciandola insieme alla madre ed ad un suo soldato.
Durante il viaggio la fanciulla corre il rischio di morire a causa di un improvviso attentato, ma grazie al fato, la sua vita anche se appesa ad un filo, non si spezza. Riprende conoscenza grazie all’ausilio di Gandalf, che dopo averla trovata in condizioni molto particolari, le propone di continuare la fuga insieme alla compagnia, ritenendo opportuno condurla presso un sicuro rifugio. Il pensiero di Serindë giunge alla madre, che si era separata da lei a causa di quell’improvviso assedio, la giovane angosciata cerca di riassemblare ogni particolare, ma non riesce a ricostruire un completo ricordo, così disperata giura a sé stessa di ritrovare il genitore, anche se il destino sembra aver diviso il loro percorso.
Con il passare del tempo, la principessa inizia a provare un profondo affetto verso quelli che considera suoi compagni. In questo scenario avventuroso riuscirà a comprendere sentimenti molto profondi, quali il vero amore, l’onore ed una grande dote, che non aveva mai considerato.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitava spesso che durante le giornate estive, la piccola principessina rimanesse su nella alta torre del palazzo, per ammirare il panorama in compagnia della sua  bambinaia.

Un venticello caldo si era alzato agitando le cime degli alberi, che nel muoversi allegramente entravano in armonia con il canto dei bambini, che spensierati giocavano sotto la torre. Gli uccellini stavano ritornando ai propri nidi e mentre la giornata si volgeva al termine, le luci della cittadella si affievolivano, lasciando spazio alla calda sera.

-Come mai non vai a giocare con gli altri bimbi … eh Serindë?-  la donna dopo aver raccolto i capi asciutti si avvicinò alla ragazzina, che incantata scrutava la foresta sottostante.

-Ho promesso a papà di non allontanarmi quando viene sera … altrimenti si preoccupa!- spiegò pacatamente, stringendo tra le mani una trottola di legno.

La donna sorrise, si avvicinò alla piccola sedendosi a suo fianco.

-Ma che brava che sei … però credo che ci sia qualcosa di più oltre l’avvertimento di tuo padre a farti rimanere qua con me- disse la baia piegando sulle gambe le vesti della piccola bambina.

-Beh- la fanciulla appoggiò le mani sulle guance e si perse a fissare la foresta, in tutto il suo smisurato splendore. Quel luogo pareva essere così bello e accogliente, tanto da farle sembrare  insensate le preoccupazioni della gente che desiderava allontanare i bambini dalla fitta boscaglia.

-Papà dice che ci sono i lupi!- dichiarò preoccupata.

-E’ vero tesoro- la nutrice delicatamente accarezzò i morbidi e lunghi capelli della ragazzina, attirando l’attenzione verso sé.

-Ma adesso il capo branco è stato ucciso dai nostri soldati, non lo sapevi?-

La bimba osservò la donna alzarsi ed allontanarsi da lei, per dirigersi verso la vasca, dove scorreva limpida e cristallina l’acqua fresca proveniente dal fiume del paese.

-Si … ma è solo uno- spiegò la piccola corrugando la fronte.

-Tesoro!- la donna ignorando lo sguardo di Serindë, cominciò a lavare gli altri panni, mentre il venticello le scompigliava i capelli, facendoli danzare nell’aria.

-Non è il numero che conta …- si voltò di poco per osservare gli occhi della bambina.

-Quando muore il capo branco, gli altri lupi si dividono, perché non c’è più una guida, diventano deboli e difficilmente riescono ad unirsi-

-Loro si dividono?- la bambina quasi dispiaciuta calò lo sguardo, stringendo tra le piccole mani il suo gioco.

-Ma allora se si dividono …. la compagnia si scioglie-

-Esatto Serindë, se il capo branco muore … la compagnia si scioglie-

 

 

 

 

Goodbye my dear friends:

 

 

 

Non sapeva spiegarlo a parole e nemmeno voleva, di sicuro nessuno ci avrebbe creduto, ma aveva avvertito dentro il suo cuore qualcosa di veramente malinconico, come se il suo istinto volesse avvertirla riguardo quella  situazione, ma lei non aveva fatto nulla al riguardo, d'altronde niente poteva fare, oltre che abbandonarsi a quei sentimenti sconfortanti e drammatici.

Boromir la teneva stretta per non farla fuggire, preoccupato a badare agli hobbit ed a eseguire gli ordini di Aragorn, che impensierito ripuliva con un lembo della sua divisa la spada intrisa di sangue.

-Boromir …- la voce decisa dell’uomo scosse il pensiero della ragazza, che al momento si trovava in ginocchio per terra. Era senza voce, aveva gridato molto e la gola le bruciava intensamente, proprio come gli occhi.

-Falli alzare- a differenza degli altri, l’uomo dagli occhi verdi sembrava essere molto più controllato e austero. Serindë gli lanciò un’occhiata, ormai certa che anche Aragorn stesse soffrendo, anche se diversamente dagli altri.

-Concedi loro un momento- il ragazzo allontanò le sue braccia forzute dalla vita della donna, che nell’avvertire quell’improvvisa assenza, sentì come se un varco si schiudesse all’altezza del suo petto. Non tremò per non vacillare completamente, ma non riuscì a smettere di piangere, aveva per lungo tempo trattenuto tutte quelle lacrime, ripudiando il dolore, come se esso potesse in qualche modo deturpare la sua immagine agli occhi degli altri, perché lei era una donna forte, ed anche se non possedeva particolare maestria  nel maneggiare le armi, sapeva bene che la sua forza di volontà, non era inferiore a quella degli altri.

Osservò le sue mani così minute e tremanti; si fece coraggio e si rialzò lentamente, asciugando le lacrime sulle guance, poi si avvicinò all’elfo che la guardava con un’espressione indecifrabile. Probabilmente anche lui era afflitto per la perdita dello stregone, ma non lo fece a vedere.

Per qualche istante si perse a guardare il volto di Legolas, anche lui era stato segnato da quel viaggio, lo si poteva notare dalla spossatezza di quei lineamenti, che pur stressati rivelavano anche una grande e disumana forza.

-Queste colline brulicheranno di orchi- Aragorn si era avvicinato a loro, mostrandogli tutta la sua più profonda preoccupazione, in seguito si allontanò per riunire tutti quanti, specialmente Frodo che sembrava il più abbattuto.

-Mi gira la testa - Dichiarò scombussolata osservando il paesaggio dinanzi. Era talmente angosciata che non si curò nemmeno di apprezzare l’aria fresca, e quel caloroso sentiero di montagna, così diverso dalle tenebre di Moria.

L’elfo le poggiò una mano sulla spalla, con estrema delicatezza, attento a non turbare le sue emozioni.

-Dobbiamo proseguire!- la guardò sperando che riuscisse a continuare, nonostante tutti i pericoli affrontati.

Serindë non obbiettò, semplicemente  aspettò che tutti fossero nelle condizioni di avanzare, senza piangere o farsi abbattere dalla malinconia, ed infatti, dopo che la compagnia venne nuovamente ricomposta, il viaggio continuò, Lothlorien fu la nuova destinazione e tutti erano impazienti di raggiungerla.

 

Il percorso era ricco di vegetazione, gli arbusti innalzavano la loro ampia tettoia estendendosi in alto e intrecciandosi tra rami e foglie, incorniciavano un percorso animato da fogliame e da piccoli animali, che nel percepire il passo svelto della compagnia, si precipitavano nelle proprie tane per nascondersi.

 Il trauma  della morte di Gandalf sembrava appesantirsi ad ogni passo, mentre la vita intorno a loro continuava a procedere senza interrompersi. Gli scoiattoli schiamazzavano tra gli alberi, e gli uccelli cantavano nell’aria fresca, mentre la loro meta pareva essere sempre più vicina. Serindë provò una serie di emozioni, tutte in contrasto tra loro: il senso di libertà, e il distacco da Moria, che pareva tenerla imprigionata tra le sue pericolose tenebre, il senso dell’avventura, di eventi inattesi che si stavano verificando con frequenza ed inaspettatamente, il senso della perdita, che mai come ora stava iniziando a gravare nel suo petto, producendo ansia e mortificazione, ed infine il senso dell’esperienza, che la stava conducendo presso sentieri mai visti. In questo stato confusionale, ascoltava gli animali e la vegetazione intorno a lei, contemplava stanca i giochi di luce e di ombra, mentre si beava di sentire sotto i piedi l’elasticità del terreno.

Il viaggio durò veramente poco, circa un giorno, e quando la compagnia entrò nell’umida ed eterna foresta di Lothlorien, Serindë sentì tornare le vecchie emozioni percepite a Moria. L’oppressione e l’angoscia, accompagnarono una strana ed insopportabile spossatezza. Proseguiva, contando su una forza che non aveva mai saputo di avere. Si trovò totalmente impreparata a quella vista: le dimensioni degli alberi giganteschi, i tronchi grandi come case, le spesse e ondulate radici coperte di muschio  che percorrevano spazi vasti tappezzati da fogliame essiccato.

 Avanzare presso quel luogo le parve come camminare presso il suo castello, tutto era così maestoso e privo di dolore. Le sembrò veramente molto strano, tanto da farla sentire a disagio. Le palpebre si stavano facendo pesanti, e la ferita puntualmente le pulsava. Si fermò varie volte per riprendere energie, sperando di riuscire ad avanzare senza ulteriori problematiche.

-Stai vicina ragazza- Gimli le si era approssimato, preoccupato per la sua lontananza.

-Si dice che in questi boschi viva una grande fattucchiera. Una strega-elfo, con poteri straordinari …-   camminò lentamente stringendo l’ascia tra le mani, poi svelto lanciò un’occhiata agli hobbit dietro loro, che parevano spiazzati dalle parole dell’amico.

-Tutti quelli che la guardano cadono nel suo incantesimo e non li si vede più … beh ecco un nano che lei non intrappolerà tanto facilmente!- fiero strinse maggiormente la sua arma, ma presto si bloccò a causa di un improvviso assedio.

Serindë stupita alzò il capo per osservare tutti quegli elfi, che seriosi, senza motivazioni gli stavano puntando le loro frecce addosso. Non aveva avvertito la loro presenza ed il loro passo, ma si era ritrovata davanti un esercito degno di quel luogo.

-Il nano respira così forte che potevamo colpirlo nel buio- si fece avanti un elfo. Era alto e di pelle chiara, con un torace ben sviluppato e dei lineamenti marcati, indossava un’armatura elfica, come tutti gli altri e portava a tracolla arco e frecce. Si guardò attorno cercando di stabilire chi fosse il capo di quella spedizione, poi si soffermò a guardare sorpreso Serindë. La giovane era stremata, ormai non riusciva più ad alterarsi a causa di quel nuovo problema, desiderosa di lasciarsi andare, troppo stanca ed addolorata per affrontare tempestivamente quella situazione.

Respirò a fatica e non riuscendo a tenere gli occhi aperti, lasciò che le palpebre si chiudessero lentamente, oscurando quel luminoso paesaggio. Probabilmente qualcuno la sorresse, ma non riuscì a capire chi fosse, ormai lei era lontana, sospesa tra il buoi dei suoi pensieri e la luce di una speranza che pareva affievolirsi, come il chiarore del sole che lentamente stava lasciando posto all’oscurità.

 

 

 

 

I sogni sono un tentativo della mente di razionalizzare eventi della vita quotidiana:

 

 

Il sole illuminava con i suoi caldi raggi, l’interno di una bianca stanza, ed il vento, trascinava avanti ed indietro le foglie essiccate che giacevano a terra, fuori nel grande giardino.

Una figura si poteva scorgere tra le tende ricamate che mosse ripetutamente dal vento, confondevano la vista della giovane donna, mentre  camminava lentamente tentando di dar nome a quella inaspettata visione.

-Papà?- chiese una volta scorto il viso dell’uomo, segnato da rughe e da esperienza. Serindë trovò l’espressione del genitore molto più serena, quasi come se ora non vi fossero pensieri a turbare la sua mente, come un tempo lo ricordava, così indaffarato da non poter concedere alla figlia nemmeno un attimo per dialogare.

-Come stai?- afferrò le sue mani e le strinse con amorevolezza.

I suoi occhi erano incantati ad osservare il panorama d’autunno, così ricco di caldi profumi e colori.

-Non parlare forte figlia mia …- si voltò verso lei per poter osservare i suoi occhi scuri e profondi - Gli altri non mi possono sentire, ti prenderanno per pazza-

-Dunque solo io posso sentirti?- chiese  carezzandogli la mano.

-Esatto- le sorrise calorosamente, poi alzò gli occhi ed osservò in lontananza l’uscio della porta.

-Ma io ti rivedrò?- chiese lei angosciata cercando l’attenzione del padre.

-Quando vorrai e se lo vorrai, ma adesso bada a lui-

-A chi?- chiese lei confusa. L’immagine del padre divenne sfocata, scomparve dinanzi ai suoi occhi. Incerta si allontanò dalla sedia, e tutt’ad un tratto si ritrovò distante da quell’ambiente domestico.

Il sole pallido bruciò il freddo della boscaglia, riscaldando le spalle della donna che si trovava ai piedi di un alto tronco, che innalzandosi spiegava i suoi forzuti rami,  che nascondevano il cielo a causa di una fitta rete di foglie. L’atmosfera era diversa dal luogo in cui si trovava prima, ora era completamente sola, in balia di quella sconosciuta foresta, piena di ombre e di rumori.

Tendine di verde muschio, rampicanti e grosse liane, penzolavano dagli alberi. Il suolo era ricoperto da enormi felci e serpeggianti radici, Serindë rimase molto colpita da quella foresta, ed attenta cercò di non cadere a causa di tutti quegli ostacoli. Era troppo difficile camminare in quel modo, doveva cercare di non mettere il piede in un posto sbagliato altrimenti sarebbe caduta. Concentrata proseguiva, sperando di trovare un sentiero più sicuro e meno pericolante. Si fermò di colpo quando percepì qualcuno dietro, piano girò il collo per vedere chi vi fosse, e rimase particolarmente colpita a trovarvi un personaggio di sua conoscenza.

-Boromir, come mai così distante da me?- gli chiese guardandolo.

-Serindë, la mia lama si è spezzata, nel tentativo di tagliare queste grosse radici-

-Come hai fatto, la tua spada era imbattibile?- gli chiese sempre più scioccata nel vederlo così distante ed in difficoltà.

-Mentre stavo camminando mi sono ritrovato impigliato nel terreno, bisogna stare attenti mentre si cammina … la mia spada non ha potuto spezzare questi blocchi- indicò con in mano la lama spezzata il percorso pieno di radici e sassi.

-Perché non chiedi aiuto a Gandalf? sai che lui potrebbe salvarti!-

-Lui anche sta percorrendo questo sentiero, non posso disturbarlo proprio ora, altrimenti anche lui avrà la mia stessa condanna. Tu adesso continua a camminare- le disse apprensivo.

-Ma io non posso lasciarvi indietro allora!- la ragazza era decisa a tornare ad aiutare i suoi nuovi amici, soprattutto dopo quella rivelazione. Anche loro si trovavano in quella foresta e dovevano uscirne insieme a lei.

-No puoi, ormai questo sentiero non ti appartiene, dovresti continuare a camminare, forse più avanti ci incontreremo di nuovo-

-Ne sei sicuro?- chiese tristemente osservando gli occhi caldi del ragazzo.

-Ci incontreremo come è successo oggi- rispose stringendo tra le mani quella spada spezzata a metà.

-E potremmo noi parlare?-

-Quando vorrai e se lo vorrai, ma adesso bada a lui-

-A chi?- si voltò concentrata a raggiungere l’amico, ma di colpo una grande luce illuminò ogni cosa, risucchiando tutto all’interno di quel chiaro bagliore, anche Boromir, che prima di lasciarla gli aveva donato l’elsa spezzata della sua spada.

Ora il sole era calato, mentre la luna e le stelle illuminavano il prato verde con la loro particolare luce. Con un sospiro Serindë strinse la spada spezzata che gli aveva donato l’amico, e continuò a camminare, percorrendo quel sentiero di campagna. Camminò allungo, e quando sentì odore di fumo iniziò a seguir il suo olfatto, ritrovandosi in una radura dove scorreva un piccolo ruscello.

Un fuoco illuminava il volto dei suoi compagni, mentre le fiamme si dimenavano espandendo calore e luce. Aragorn e Legolas si trovavano in piedi intenti a fissare l’orizzonte. Serindë si stupì e gioiosa  corse per raggiungerli.

-Voi qui?- chiese guardandoli. Erano così seri e autorevoli, così diversi da lei, che quasi si sentì in soggezione, ma comunque decise di rimanere insieme a loro.

-Ma perché voi tutti vi siete separati? Ora Boromir ha deciso di fermarsi nella foresta e degli altri io non so nulla- Aragorn e l’elfo si voltarono ad osservarla, interessati ad esaminare la sua figura.

 -Loro prima di raggiungerci dovranno percorrere un sentiero lontano!- disse Aragorn

-Perché non andiamo insieme ad aiutarli?-

-Noi non possiamo, loro sono distanti ormai- spiegò Legolas.

-Ma guarda- la giovane gli mostrò la lama spezzata di Boromir.

-Loro stanno lottando perché il percorso è insidioso, se noi li aiutassimo potremmo ritrovarci tutti insieme- Abbassò gli occhi e guardò quella spada -Boromir mi ha donato questa, e se la riparassimo per lui?- chiese preoccupata.

Legolas si fece avanti e testò quella lama, sfiorando le mani della donna.

-A lui non serve più. Ma io potrei ripararla per te-

-Io non ho mai combattuto!- disse allarmata.

-Questo non vuol dire che tu non possa!- l’elfo le afferrò le mani e la guardò negli occhi.

 

 

I sogni spesso possono preavvisare eventi ancora inattesi.

 

 

 

Aprì gli occhi con difficoltà, dopo aver sbattuto varie volte le palpebre riuscì a mettere a fuoco le immagini che aveva dinanzi.

Si ritrovò a fissare un tetto, quest’ultimo era di legno e rivestiva l’intero perimetro della stanza, dalla quale entrava, tramite le finestre, la luce fredda delle  lanterne.

La ragazza appoggiò le mani su quello che pareva essere un letto, concertò tutte le sue forze e tentò di rialzarsi , anche se a fatica.

-Mia signora stia ferma- avvertì delle mani afferrarla dalla sottile vita, ed il suo sguardo si posò su quello sconosciuto.

Per diversi istanti rimase immobile a pensare  al sogno che aveva fatto in precedenza. Si sfregò gli occhi ed assecondò la richiesta silenziosa dell’uomo, che lentamente la stava sdraiando sul lettino.

-E voi chi siete?- domandò non riconoscendo la sua voce.

-Il mio nome è Amdir-  le rispose dolcemente sedendosi a suo fianco. La giovane aprì gli occhi e stordita cercò di osservarlo, curiosa di conoscere il suo volto. Era un elfo, giovane e forzuto, i suoi occhi verdi brillavano come diamanti, le sembrò che essi potessero osservare anche la sua più profonda preoccupazione, poiché attraverso quell’occhiata percepì qualcosa di inaspettato e completamente sconosciuto.

La giovane abbassò svelta lo sguardo, desiderosa di annullare quel contatto.

-C’è qualcosa che vi turba?- le domandò Amdir notando il suo imbarazzo.

-In verità sarei preoccupata- ripensò al sogno che aveva avuto e sconcertata osservò una porta in lontananza -Dove sono gli altri?. Io non ero sola!-

L’elfo sembrò impensierito da quella domanda, e dopo aver riflettuto le disse -Loro al momento stanno discutendo con il nostro capitano, c’è qualcosa che posso fare?-

La giovane spalancò gli occhi ed estremamente preoccupata si ritrovò a fissare il volto di Amdir, sperando che lui potesse alleggerire quel peso al petto.

-Si ….-

 

 

 

 

Legolas si trovava con gli altri nel largo spiazzo, fuori tra la vasta vegetazione della foresta elfica. Delle lanterne illuminavano il porticato, disposte ordinatamente su alte colonne, e decorate dalla rampicante edera che si allargava lungo tutto il perimetro della grossa querce che li stava ospitando.

L’alloggio degli elfi si trovava proprio su un massiccio albero, incoronato di lanterne e di luci argentee. Sparsi un po’ ovunque, vi erano delle statue  e dei filamenti di fogliame, che arrampicandosi su quelle figure marmoree, incorniciavano l’intera zona, emanando un fresco ed apprezzabile profumo.

Aragorn stava discutendo con Haldir, mentre gli altri, ognuno immerso nei propri pensieri osservavano quell’infinito panorama.

Amdir silenziosamente oltrepassò il suo capitano, evitando di incrociare lo sguardo degli Hobbit, che incuriositi l’avevano riconosciuto per colui che aveva preso in custodia Serindë,  ed ora desiderosi di parlargli, pregavano per lei.

Legolas aveva percepito la presenza dell’elfo, ma non si voltò fino a quando quest’ultimo gli parlò.

-Mi spiace disturbarti …- l’elfo guardò le spalle del giovane che subito si girò per osservarlo.

-Ma la ragazza si è appena svegliata!- questa informazione lo sollevò, poiché preoccupato come gli altri pensava costantemente all’amica che nel pomeriggio era svenuta.

-Chiede di vederti- rivelò guardandolo negli occhi.

-Conducimi da lei-

I due si allontanarono, e dopo aver percorso le scale che portavano alla camera della giovane, si bloccarono, attenti a non fare rumore.

Legolas piano spostò la tenda di raso ed entrò in quella calda stanza, curioso di vedere Serindë.

Il posto era piccolo ma confortevole, nel mezzo della camera vi era un letto, di fronte un tavolino in legno, ed una piccola finestra che comunicava con l’esterno.

-Serindë!-  Legolas le si avvicinò, mentre Amdir dopo aver chinato il capo in un cenno di saluto, lasciò la camera, permettendo ai due di comunicare privatamente.

-Come stai?- le chiese apprensivo avvicinandosi al letto. Le afferrò delicatamente la mano, e si meravigliò dell’improvvisa inquietudine che le aveva sbianchito il viso.

-Va meglio- la donna si voltò ed incrociò quei occhi azzurri, che sembravano contraddire la sua affermazione.

-Dovresti riposare adesso!. Hai trovato un posto sicuro- prese a sedersi sulla sedia affianco al letto, osservando l’espressione allarmata della giovane.

-Ho visto in sogno mio padre che diceva di non esser visto da nessun altro all’infuori di me …- rivelò preoccupata, torturandosi le mani.

-Poi Boromir, all’interno di una foresta. La sua spada era stata spezzata e lui era intrappolato, non riusciva a camminare, ma diceva a me di proseguire … così io ascoltando le sue parole sono giunta in un campo d’erba, e lì ho visto te ed Aragorn, separati dal resto della compagnia. Ognuno aveva scelto percorsi differenti e tu mi hai spiegato che, anche se desideravo aiutarli non potevo, e non potevo nemmeno salvare Boromir, perché affermavi che la sua spada era stata spezzata e non gli occorreva più e …- iniziò a tremare e nella confusione di quelle immagini si lasciò sfuggire delle lacrime.

-Serindë!- Legolas velocemente si alzò dalla sedia e si avvicinò a lei, stringendo le mani tremanti tra le sue, la carezzo lentamente, sperando di farla rasserenare.

-Non agitarti era solo …-

-No. Tutti continuavano a dirmi una frase … ma io non ricordo. Poi ho paura che capiti qualcosa a Boromir, o a voi, ma più di tutti a lui. Sai si trovava così in difficoltà e non riusciva a liberarsi da tutti quegli ostacoli- Avvicinò le gambe al torace, continuando a parlare senza prendere fiato, nervosa a causa di quello strano sogno.

-Serindë, sei ferita- Legolas cercò di calmarla ma notando che quelle parole non avevano effetto, le afferrò le spalle con estrema cura.

-Legolas …-  la giovane si era avvicinata, ora più preoccupata che mai.

-Io voglio ritornare a casa!-

-Serindë, ormai questo non è più possibile, lo sai perfettamente!- le afferrò le mani e la guardò intensamente.

-Io non c’è la faccio più. Non ho nessuno con cui parlare, non posso più confidarmi con mia madre. Devo solo camminare e sperare di ritrovarla, anche se penso che lei sia morta … perché devo continuare a dirmi bugie … questo mi fa solo male. Io sto solo tanto male- i suoi occhi erano pieni di lacrime, e lei era stanca di combattere contro qualcosa che non poteva allontanare.

-E’ tutto finito-  le spiegò carezzando il dorso della sua mano.

-Io non penso- i suoi occhi rossi e gonfi attirarono lo sguardo dell’elfo.

Respirava irregolarmente e sentiva che le lacrime presto avrebbero bagnato il suo volto. Era così stanca di contenersi, desiderava solo parlare per far fuoriuscire tutto il dolore che aveva dentro.

L’elfo le prese un braccio e l’attirò a sé senza perdersi in chiacchiere, sapeva bene che non le avrebbero fatto effetto, inoltre doveva calmarla altrimenti, agitandosi in quel modo la ferita si sarebbe riaperta. Le sue angosce l’avrebbero solo trascinata in un baratro ancora più profondo ed oscuro, la sua mente era bisognosa di distrarsi e di concentrarsi su altro, anche se questo era impossibile.

Serindë piano chiuse gli occhi, appoggiò le sue mani sul torace muscoloso di lui, e qui attese in silenzio, cercando di trovare sollievo tra quella braccia che nello stringerla, parevano essere capaci di allontanarle ogni pericolo.

-Non te ne andare come Gandalf!- gli disse stringendolo a sé, triste per la perdita dell’amico e desiderosa di non lasciar andare più nessuno.

L’elfo sorrise appena e piano le carezzò le spalle, attento a non procurargli dolore.

-Non accadrà- quella fu una frase rassicurante. Il modo naturale in cui era stata espressa, riuscì a calmare la ragazza che pareva trascinata da tutti quegli eventi.

-Tu cosa pensi del sogno che ti ho raccontato?- gli chiese chiudendo gli occhi. Il battito del cuore di Legolas era molto rassicurante, come la sua voce.

-Tante volte la mente si perde durante i sogni. Non pensare molto a questo. Sii saggia e temeraria, infondo anche nelle tue vene, scorre il sangue del mio popolo- le sorrise cercando di cambiare discorso e di farla confidare.

La giovane allontanò la sua testa dal petto di lui, e lo osservò, massaggiando le sue orecchie.

-Hai notato- gli disse curiosa.

-Dal primo momento- confessò lui.

-Però sono diversa da te … io sono metà elfa- spiegò allontanandosi dal quell’abbraccio.

-Lo so-  Legolas non fu sorpreso, ma semplicemente contento di sentire quella rivelazione.

 

 

 

Piccola sorpresina:

 

 

 

 

 

 

 

 

 Che ne dite, questa è la nostra protagonista per come la immagino io, a voi piace?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Salve, come va?

Ecco a voi un nuovo capitolo. Ci tenevo a spiegare che, ho saltato la parte dello scontro a Moria perché non mi serviva, spiego meglio, a me interessa solo raccontare la storia di Serindë, quindi, quel pezzo l’ho soltanto, anche perché lei non aveva voce in capitolo, incapace di combattere, semplicemente si era affidata nelle mani dei suoi compagni, ma voi desideravate leggere questo?

Ho voluto un po’ svelare il mistero che l’avvolge, vi dico già da ora, che i suoi sogni ora e più in là saranno veramente significativi, col tempo anche lei riuscirà ad interpretarli. In questo capitolo lei è crollata, perché la sua situazione è abbastanza carica di ansia, così ho scritto qualcosa di dolce, in modo che la vicenda non risulti pesante. Come altro io non ho nulla da dire, se voi invece a mia differenza, desiderate altre spiegazioni, prego, parlate senza problemi.

Ringrazio come sempre, Fjorleif che recensisce con costanza, vi lascio il link del suo profilo, indicandovi la sua storia che è veramente molto bella.

Ps: questo capitolo è un po’ più corto dell’altro, da lettrice penso che magari una lunghezza standard sia più apprezzabile di un capitolo lunghissimo, almeno riesco a concentrarmi su determinati eventi, voi che dite? pubblico dite la vostra insomma, mi farebbe piacere conoscere le vostre domande e le curiosità, siete veramente in tanti che seguite in silenzio la storia, vi ringrazio tutti.

Un grosso bacio e alla prossima.

 

   
 
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