Tredicesimo
Capitolo
Stiles,
[19.05.17 18:01]
Non osare tornare anche questa volta senza il pane, o Scott ci ammazza!
Stiles,
[19.05.17 18:01]
Theo? Non visualizzare senza rispondere!
Derek,
[19.05.17 18:02]
Credo che tu abbia sbagliato numero.
Stiles,
[19.05.17 18:02]
Cosa?
Stiles,
[19.05.17 18:03]
Derek.
Stiles,
[19.05.17 18:03]
Cazzo.
Derek,
[19.05.17 18:03]
Già, sono io. Forse ti ricordi ancora di me.
Stiles,
[19.05.17 18:05]
Derek, scusa. Io...
non è come credi. Posso spiegare.
Derek,
[19.05.17 18:05]
Ti ascolto.
Stiles,
[19.05.17 18:06]
Derek, non fare così! Ovvio che mi ricordo di te!
Derek,
[19.05.17 18:06]
Sicuro? A me non sembrava da come mi hai evitato.
Stiles,
[19.05.17 18:06]
Possiamo vederci?
Derek,
[19.05.17 18:06]
Non lo so.
Stiles,
[19.05.17 18:07]
Ok, ma ti prego, non saltare a conclusioni affrettate.
Derek,
[19.05.17 18:07]
Non sono saltato a nessuna conclusione. Te l'ho detto, aspetto di
sentire qualsiasi cosa tu voglia dire.
Stiles,
[19.05.17 18:08]
Aveva bisogno di me.
Derek,
[19.05.17 18:08]
E quindi l'hai perdonato.
Stiles,
[19.05.17 18:09]
Non è così facile... È solo, senza
nessuno che possa tendergli una mano. Cosa avrei dovuto fare?
Derek,
[19.05.17 18:10]
Non lo so, ma speravo che almeno me ne avresti parlato.
Stiles,
[19.05.17 18:11]
Hai ragione, ma lui non vuole. Non ne ho parlato con nessuno, neppure
con Scott.
Stiles,
[19.05.17 18:12]
E non è che non mi fidi però... è una
sua scelta. Non mia.
Derek,
[19.05.17 18:13]
Non ho mai preteso che tu mi parlassi di lui, ma che parlassi di te con
me. Pensavo di contare qualcosa, ma evidentemente mi sbagliavo.
Stiles,
[19.05.17 18:13]
Derek, lo sai che conti per me. Lo sai che ti voglio bene. Siamo amici.
Derek,
[19.05.17 18:15]
E allora perché sei sparito? Perché hai iniziato
ad evitarmi? Alla fine ho pensato di lasciarti il tuo tempo, per
qualsiasi cosa fosse, sperando mi scrivessi tu. E l'hai fatto, ma per
sbaglio.
Derek,
[19.05.17 18:15]
Non so più cosa pensare.
Stiles,
[19.05.17 18:16]
Perché avevo paura della tua reazione. Avevo paura che mi
criticassi, che pensassi male di me.
Stiles,
[19.05.17 18:17]
No. Non è vero.
Avevo paura di perderti.
Derek,
[19.05.17 18:18]
Allora vuol dire che non mi conosci come pensavo. Se mi conoscessi
sapresti che non ti giudicherei mai, ma che sono sempre pronto a
ascoltarti.
Derek,
[19.05.17 18:18]
Tu avevi paura di perdermi, ma io ti ho perso senza nemmeno saperlo.
Stiles,
[19.05.17 18:19]
Avevo bisogno di schiarirmi le idee, non è stato facile.
Stiles,
[19.05.17 18:19]
Derek. Non mi hai perso. Non se mi vuoi ancora.
Stiles,
[19.05.17 18:19]
Ti prego, vieni da me e facciamo pace.
Derek,
[19.05.17 18:20]
Venire da te e incontrarmi con Theo? Perché vive da te, vero?
Stiles,
[19.05.17 18:20]
Sì... vive qui.
Derek,
[19.05.17 18:20]
Come immaginavo.
Stiles,
[19.05.17 18:20]
Derek... non lo incontrerai. Te lo giuro.
Derek,
[19.05.17 18:21]
E perché non vieni tu da me? Perché hai smesso di
uscire di casa?
Stiles,
[19.05.17 18:22]
Perché... non volevo rimanesse da solo con Scott e Allison.
Non si fidano. Nessuno lo fa.
Derek,
[19.05.17 18:22]
State di nuovo insieme?
Stiles,
[19.05.17 18:22]
No.
Derek,
[19.05.17 18:23]
Ma vive da te e non puoi dirmi il perché.
Stiles,
[19.05.17 18:23]
Sì.
Derek,
[19.05.17 18:23]
Ti ama ancora?
Stiles,
[19.05.17 18:23]
Sì... almeno è quello che dice.
Derek,
[19.05.17 18:24]
E tu gli credi.
Stiles,
[19.05.17 18:24]
Non credo che menta.
Derek,
[19.05.17 18:24]
Allora credo che noi non abbiamo più niente da dirci.
Stiles,
[19.05.17 18:25]
Derek...
Derek spense il telefono e lo scagliò contro il muro. Con le
mani alla testa a coprirsi le orecchie si rannicchiò sul
letto.
“Fanculo”.
Stiles tirò un pugno contro il muro, ferendosi la pelle
fragile delle nocche che avevano cominciato a sanguinare leggermente. Lo
aveva perso ancora prima di averlo.
Derek non pensava che qualcosa che non era nemmeno iniziato sarebbe
finito così presto. Nella mente solo le immagini dei loro
ultimi momenti, i segnali che aveva pensato di aver colto ma che
– adesso se ne era reso conto – aveva mal
interpretato.
“Fanculo”.
Urlò ancora.
Non gli importava più niente, non di Theo e neppure del
litigio con i suoi amici. L’unica persona a cui riusciva a
pensare era Derek. Derek, che aveva tutte le ragioni del mondo per
essere arrabbiato; Derek che aveva allontanato sempre di più
per paura. Paura dei suoi stessi sentimenti.
Le risate, i sorrisi, i pomeriggi passati insieme ad abbuffarsi come
piaceva a loro... Derek pensò a come tutto questo era
finito. Loro erano così, niente di più, e ora
nemmeno quello, spazzati via dalle loro paure. E ora l'aveva perso,
aveva rinunciato a lui senza essere riuscito a darsi una
possibilità.
Non
si pentiva della scelta di aiutare Theo, ma non pensava che tutta la
sua vita sarebbe andata nuovamente a rotoli a causa sua. Stiles sapeva
che non ne era responsabile, che quella volta si era comportato bene e
che lo aveva trattato sempre con rispetto e affetto…
Tuttavia non riusciva a non immaginare cosa avrebbe fatto quel giorno
se Theo non fosse ritornato. Avrebbe passato l’intero giorno
con Derek a studiare, distraendosi ogni venti minuti e battibeccando
per ogni singola cosa. Gli mancava Derek e la loro
quotidianità.
§§§
Non
era stato facile comportarsi normalmente in quei ultimi giorni, fingere
che andasse tutto bene quando in realtà non avrebbe voluto
fare altro che urlare, rannicchiarsi nel letto e non alzarsi
più. Ma si era dovuto dare forza, tenere la testa alta e
continuare a vivere come se nulla fosse successo. Nella sua vita ne
aveva ricevute molte di delusioni e, anche se la ferita che Derek aveva
lasciato aperta ancora bruciava, lui doveva sopportarlo.
«Allora,
hai preso tutto?». Theo si sedette sul bordo del letto, le
gambe doloranti per il lavoro degli ultimi giorni e la testa che gli
scoppiava. Stiles imitò il suo gesto, e poté
giurare che mentre si sedeva aveva sentito le ossa scricchiolare.
«Non
sono fatto per i lavori pesanti». Si lamentò. Theo
rispose con una spallata leggera ma che, vista la differenza di stazza,
fece cadere Stiles di lato.
«Theoo!».
Si alzò a fatica, esausto per i lavori pesanti a cui Theo e
Danny lo avevano sottoposto.
«Ma
se hai lavorato la metà di noi due».
«E
che c’entra? Io sono delicato». Se Stiles aveva
accettato che Theo venisse a vivere da lui non era perché
provava ancora sentimenti per lui. Li provava e questo non sarebbe mai
cambiato, ma era quella malinconia che ti fa sorridere mentre pensi al
tuo primo amore, nulla di più. Aveva chiesto a tutte le sue
conoscenze se affittassero una stanza, o almeno un divano. La fortuna
non sembrava essere a suo favore, ma proprio mentre pensava di
arrendersi Danny aveva offerto a Theo non solo un letto su cui dormire
ma persino un lavoro. Poiché dal prossimo anno accademico
avrebbe frequentato Giurisprudenza non sarebbe stato in grado di
coprire gli stessi turni, perciò aveva proposto a Theo di
prendere il suo lavoro, mentre lui avrebbe chiesto un part-time. Il
proprietario, un cinquantenne simpatico e che teneva molto a Danny e
alla sua istruzione, si era dimostrato favorevole a ingaggiare Theo,
offrendogli persino un anticipo sul salario. Stiles non poteva esserne
sicuro, ma immaginava che Danny avesse spiegato all’uomo la
situazione di Theo, e che lui si fosse lasciato impietosire.
«Mi
dispiace non abitare più con te, mi ero abituato».
Stiles rise. Tutto sommato quella convivenza improvvisa non era stata
la cosa peggiore che potesse capitargli. Avevano chiarito e messo la
parola fine ad ogni conto che avevano in sospeso, e anche se Theo di
tanto in tanto si lasciava sfuggire qualche smanceria o frase di
troppo, per Stiles era acqua passata.
«Hai
ragione. Ma almeno non dovrai più temere per la tua
incolumità. Non so per quanto tempo ancora sarei riuscito a
tenere a bada Scott». Scherzò, ma nelle sue parole
c’era un fondo di verità.
«Con
Derek avete chiarito?».
«No».
Non aveva detto a Theo cosa fosse successo, non gli aveva nemmeno
parlato troppo di Derek a dire il vero.
«Se
vuoi puoi dirgli tutto. Se vi aiuterà a fare la pace a me va
bene». Stiles spalancò gli occhi incredulo:
conosceva Theo e sapeva quanto poteva essere orgoglioso.
«Farei
di tutto per te».
«Theo…».
«Lo
so, lo so». Mise le mani in avanti. «Giuro che me
la farò passare. Ho solo bisogno di un po’ di
tempo per riuscire a vederti come un amico».
§§§
Adesso
che finalmente Theo se ne era andato di casa, Stiles poteva tornare
alla sua solita routine. Gli esami erano sempre più prossimi
e lui non aveva una preparazione sufficiente in nemmeno una materia.
La
biblioteca a quell'ora di mattina era deserta, però
entrò comunque e andò a sedersi al suo solito
posto, stranito dal non vedere Derek da nessuna parte. Una ventina di
minuti dopo lo vide sbucare fuori dagli scaffali pieni di libri. Si
schiarì la gola, pronto per salutarlo.
Ma Derek lo oltrepassò senza dare alcun segno di averlo
visto.
«Derek»,
sussurrò nel vederlo sedersi qualche tavolo più
avanti, le spalle rigide e l'evidenziatore nella mano destra.
§§§
Quel
giorno doveva mangiare per forza a mensa, avendo una breve pausa tra
due lezioni e non riuscendo a conciliare i tempi se fosse tornato a
casa.
Non
pensava che sarebbe stato così intenso. Non pensava che ogni
gesto compiuto e mancato gli avrebbe ricordato di Stiles, di loro due
che erano coordinati sempre e si divertivano con qualsiasi
cosa, compresa una così elementare e semplice come mangiare.
Gli
mancava la loro quotidianità.
Gli
mancava Stiles.
§§§
Stiles
era sdraiato a testa in giù sul letto, le gambe all'aria, il
telefono tra le mani. Lo stava rigirando da mezz'ora, bloccandolo e
sbloccandolo continuamente, sperando in qualcosa.
Theo
se ne era andato da giorni e finalmente poteva concedersi di pensare.
Stava
male, anche se cercava di non darlo a vedere. Si sentiva come una
piccola stretta allo stomaco, di paura, ansia... di perdita.
Derek
gli mancava così tanto che sentiva la necessità
di alzarsi e correre tra le sue braccia.
Rivederlo
in biblioteca era stato come ricevere un pugno allo stomaco, vederlo
allontanarsi, vedere il suo sguardo deluso e spento... era stato
orribile.
Aveva
fatto del male a Derek e ora non sapeva come ricomporre i pezzi del
loro rapporto.
Più
volte aveva scritto un messaggio e poi lo aveva cancellato. Cosa
avrebbe potuto scrivergli, dopotutto?
Vedere
la loro chat gli faceva ancora più male. Ripensava alla
maniera bizzarra con cui si erano conosciuti, ai messaggi ai limiti del
ridicolo, ai loro battibecchi, ai loro sorrisi, alla loro inaspettata
complicità.
Gli
mancava tutto. Gli mancavano le sue giornate con Derek, la loro piccola
quotidianità.
Era assurdo pensare come la paura fosse riuscita a distruggere tutto
questo, così velocemente senza che se ne accorgesse, senza
che ora riuscisse a vedere la soluzione a questa sofferenza.
Non
voleva che tutto finisse.
Con il cuore in gola aprì ancora una volta la chat.
Le dita tremolanti stavano scivolando con difficoltà sulla
tastiera, e poi si bloccarono.
Derek non lo voleva più, Derek gli aveva voltato le spalle
in biblioteca. Non voleva più vedere né sentire
Stiles; e Stiles... non voleva aumentare i motivi dell'odio di Derek
nei suoi confronti.
Spense
il cellulare e chiuse gli occhi.
§§§
«Ehi,
Derek». Isaac lo chiamò con voce gentile.
«Alzati, mangiamo qualcosa».
«Non mi va».
Isaac
gli accarezzò i capelli dolcemente. Derek era sdraiato sul
divano, coperto fino al collo da una leggera coperta, a fissare le
immagini della televisione.
«Non mangi da pranzo». Nessuna risposta.
«Senti, che ne dici se usciamo? Mangiamo fuori e si va da
qualche parte!». La sua voce entusiasta fu smorzata dalla
risposta atona di Derek.
«Isaac, ti ho detto che non mi va».
Isaac
non ce la fece più.
«Allora
dimmi cosa ti va! Parla, cazzo! Smettila di stare tutto il giorno
così, senza emozioni, a fare nulla se non studiare e
mangiare solo quando lo ritieni necessario. Mi hai stufato!».
Era
scoppiato. Erano giorni che vedeva il suo migliore amico star male, e
non poter far nulla per lui lo faceva sentire frustrato e inutile.
«Se
ti sei stancato di me, puoi anche starmi lontano!». Perché
tutti si stanno stancando di me? Derek
si sentiva esausto.
Isaac
fu felice di aver ottenuto almeno una reazione, preferiva la rabbia
all'apatia.
«No
che non ti sto lontano, razza di idiota! Ti starò vicino
fino allo sfinimento, non ne potrai più di me, ma non me ne
frega nulla». Aveva il respiro spezzato dalla rabbia.
Derek alzò lo sguardo e Isaac lo vide. Il suo amico era
fragile, più di quanto mostrasse, il suo sguardo era spento.
Isaac si mise a sedere per terra, mettendosi ad accarezzare i capelli
di Derek. Aveva solo bisogno di qualcuno che lo proteggesse, che gli
stesse accanto.
«Non
voglio sapere cosa sta succedendo tra te e quello là se non
me lo vuoi dire... Lo capisco, però non pensare nemmeno per
un secondo che io ti lascerò. Io ci sono per te e tu per me,
ricordi?». Erano amici dall'asilo, ne avevano passate tante
di difficoltà, ma non erano mai stati soli, c'erano sempre
l'uno per l'altro.
Derek
annuì, incapace di proferire parola. C'era quel groppo alla
gola da giorni che gli faceva male. Avvertì i suoi occhi
inumidirsi e istantaneamente serrò le palpebre.
Isaac se ne accorse e desiderò picchiare Stiles, non gli
importava cosa fosse successo tra i due, gli importava che il suo amico
stesse soffrendo.
Rimasero così per minuti, Derek con gli occhi chiusi e Isaac
ad accarezzargli i capelli.
«Grazie».
Isaac sorrise.
«Ti va di provare ad alzarti?».
Derek
annuì debolmente.
§§§
«Comunque
me la pagherai», disse fissando il bilanciere con
perplessità ma rivolgendosi a Theo. Che, lo vedeva dallo
specchio davanti a sé, stava ridacchiando insieme a Jordan
pensando di non essere visto.
Dopo
l’ultimo confronto con Derek Stiles si era chiuso in se
stesso ancora più di prima, rifiutandosi di vedersi con i
suoi amici o di uscire di casa se non fosse strettamente necessario.
Adesso che Theo si era trasferito la situazione in casa si era calmata,
ma la tensione tra lui e i suoi migliori amici aleggiava sempre
nell’aria.
«Eddai,
devi fare i muscoli. Altrimenti Derek non ti vuole
più». Danny aveva pigiato senza volerlo un tasto
dolente. Sia Stiles che Jordan e Theo cercarono di ignorare il suo
commento, mascherando il disagio provocato con qualche battuta
sull’incapacità di Stiles di destreggiarsi con
qualsiasi strumento Jordan gli mettesse davanti.
«Sei
un caso perso». Si sentiva in colpa ad essere lì,
per condividere con Theo un posto che avrebbe dovuto essere solo suo e
Derek.
Derek…
Si
allontanò dal gruppo fingendo di voler andare a bere, e si
appoggiò al manubrio di una cyclette. Si vergognava a
parlare nuovamente con lui. Sapeva di aver sbagliato tenendolo
all’oscuro delle cose che accadevano nella sua vita,
però d’altra parte cosa avrebbe dovuto fare?
Lasciare che Theo continuasse a dormire in macchina
all’infinito? Per quanto tempo sarebbe potuto andare avanti?
Un mese. Due… E poi?
Ogni
volta che pensava a Derek la sua testa si annebbiava e lui non era
più in grado di pensare lucidamente. I sentimenti che
provava per lui gli offuscavano la mente. La rabbia per averlo perso
gli impediva di riavvicinarsi. La paura di non poter essere
più nemmeno suo amico lo divorava giorno e notte.
Sapeva,
però, che i suoi amici non ne avevano colpa.
Perciò indossò un finto sorriso e si
avvicinò nuovamente al gruppo, aggiungendosi alle risate
generali per il due di picche che Danny aveva ricevuto da Miriam.
Mentre
si allontanava la ragazza si rivolse a Stiles.
«Sono
fedele a Derek. Io».
“E
come darti torto?”, pensò.
Quel
giorno Derek era esausto: aveva discusso con Erica, aveva studiato
tutto il giorno, aveva saltato il pranzo e ora si stava dirigendo in
palestra. Per quanto si sentisse stanco aveva bisogno di sfogarsi, e
andare a casa non gli sembrava una buona prospettiva.
Entrò
con il borsone della palestra sulla spalla, guardandosi distrattamente
attorno mentre si stava dirigendo verso lo spogliatoio.
Fu
allora che lo vide.
Stiles
stava ridendo con le mani appoggiate sulle spalle di Danny con il volto
rivolto verso Theo, come se lui lo rendesse felice. No, non era
un'illusione di Derek, non c'era nessun se,
Theo rendeva felice Stiles ed ora che Derek lo accettasse.
Pensava
di significare qualcosa per Stiles, ma si rese conto che non era certo
nemmeno se per lui fosse almeno un amico. Ma Derek non voleva essere
solo quello, e a quanto pare non lo era, non quando Stiles sembrava
essersi dimenticato di lui.
Pensava
di essere qualcuno di speciale per Stiles, qualcuno con cui parlare,
confidarsi, ridere, arrabbiarsi per poi fare la pace. Voleva essere
quel qualcuno. Ma evidentemente non poteva esserlo, era Theo il suo qualcuno.
Una
dolorosa stretta al petto gli impedì di proseguire. Era
egoista, non riusciva a sopportare di vedere Stiles felice con qualcuno
che non fosse lui.
Si
girò rapidamente pronto per andarsene. Si
affrettò a raggiungere l'uscita quando una voce tremolante
lo fermò.
«Derek».
Che ne dite di questi due testoni?
Questa volta non ho molto da dire, spero solo che il capitolo vi sia piaciuto :)
Alla prossima!
Stranger
Stiles e Derek
soffrono, e come al solito se solo si parlassero
la situazione si
risolverebbe senza ombra di dubbio.
Ma i nostri Sterek
sono cocciuti e timorosi di fare il primo passo verso l'altro.
Anche se sembra che
Stiles si sia doto una svegliata.
Voi che dite? La
faranno la pace i due?
Grazie mille a
chiunque ci ha letto e recensito.
Alina Alboran
Noi vorremo provare a darvi la nostra :)
Theo ha sofferto molto durante la sua adolscenza a causa dei genitori
che non lo hanno mai capito, che non gli hanno mai dato amore. Lui ha
fatto i suoi sbagli con Stiles -sbagli enormi e imperdonabili - ma
adesso sta cercando di redimersi. Nel suo modo ama ancora Stiles, e
forse lo amerà per sempre. Quello che tuttavia ha ancora
bisogno di capire è che una loro ipotetica relazione amorosa
non potrà più essere sana, non dopotutto
ciò che è successo tra di loro. Ma nonostante
quello i suoi sentimenti sono genuini e sinceri, o almeno è
quello che lui crede. Non si è avvicinato a Stiles con
l'obiettivo di farsi aiutare, e a dire il vero nemmeno di
riconquistarlo. In fin dei conti è consapevole del male che
gli ha fatto. Spero che dopo queste note, che stanno
diventanto lunghine xD , la situazione si sia un po' chiarita.