Marry Me
1° capitolo - Il Malinteso
La sua schiena nuda era ampia, muscolosa, leggermente ruvida al tatto.
Ed
era calda, così calda che, Narcissa ne era sicura, si sarebbe bruciata se avesse
continuato a sfiorarla con le mani. Eppure non riusciva a staccarsi, non voleva
interrompere quel lieve contatto con l'uomo che aveva segretamente amato negli
ultimi dieci anni della sua vita. Di certo mai si sarebbe aspettata di
ritrovarselo nuovamente davanti dopo tanto tempo. Mai, in
una circostanza come quella...
Quel pomeriggio era andata a Londra a fare alcune compere di nessuna
importanza. Aveva, come sempre, acquistato una grande quantità di inutili e
costosissimi oggetti, che avevano come unico scopo quello di riempire un poco il
totale vuoto della sua esistenza.
Era tornata a casa canticchiando, provando un insolito buonumore, e aveva
lasciato le buste piene di vestiti nell'atrio. Quando era entrata nel salotto
azzurro e oro di casa Black, si era dovuta fermare di colpo ed era rimasta immobile a
guardare con occhi sgranati un'improbabile scena: c'erano una ventina di
Mangiamorte feriti che avevano messo a soqquadro l'intera sala. Uomini che
sanguinavano, uomini che gemevano, uomini in pieno delirio, uomini sudici e coi
visi pieni di polvere e sudore. Alcuni di loro avevano delle ferite da
incantesimo talmente orrende da far rivoltare lo stomaco. E c'erano persino dei pidocchiosi,
puzzolenti lupi mannari!
Narcissa indietreggiò inorridita, portando le mani davanti alla bocca per
l'orrore e per il sospetto che avrebbe rigettato da un momento all'altro.
"Smettetela di lamentarvi come animali. Si tratta solo di qualche ferita,
rimettetevi subito in piedi!" aveva strillato una donna che portava tra le
braccia un cestino colmo di asciugamani insanguinati.
Narcissa si affrettò a raggiungerla: era l'unica persona familiare in tutto quel
caos. "Bellatrix! Che cosa significa tutto questo?"
"Ciao Cissy" le rispose lei calma, addolcendo un poco la sua espressione arcigna. "Non
preoccuparti, sorellina. Adesso ce ne andiamo... Non appena questi maledetti
piagnucoloni si decideranno ad alzarsi dal pavimento".
A quelle parole alcuni Mangiamorte si sollevarono barcollanti da terra e altri
portarono via di peso un uomo svenuto.
"Se i nostri genitori tornassero a casa in questo momento, non oso immaginare
come reagirebbero vedendo tutto que..." Narcissa s'interruppe improvvisamente.
"Bellatrix, il tuo viso!" Si era accorta che sua sorella aveva una ferita
alla tempia dalla quale usciva un rosso rivolo di sangue.
"Oh, non è niente, niente" replicò lei tranquilla, mentre Narcissa si affrettava
a porgerle il suo fazzoletto, candido e profumato. Bellatrix si asciugò
sbrigativamente il sangue dalla faccia.
"Ma cos'è accaduto?" domandò di nuovo Narcissa, passando in rassegna il salotto sottosopra con gli
occhi ancora sbarrati.
"Siamo stati attaccati a sorpresa dagli Auror durante una missione della massima
importanza. Il nostro Oscuro Signore s'infurierà quando lo verrà a sapere". La
voce di Bellatrix, solitamente dura come l'acciaio, ora era quasi
timorosa. "Come puoi vedere molti di noi sono stati feriti. Ho pensato di
portarli qui, nella casa dei nostri genitori, per rimetterli in sesto prima di
ricominciare la battaglia".
"Non vorrai essere così stupida da ritornare a duellare con gli Auror" si oppose
Narcissa, perplessa.
"Ma certo! Certo che devo tornare! La missione deve essere compiuta ad ogni
costo, questo ci è stato ordinato" replicò la sorella, con fierezza e orgoglio.
Narcissa scosse amaramente il capo, come se non condividesse in alcun modo il
desiderio di Bellatrix di sacrificare sé stessa per Lord Voldemort e la sua
dannata guerra. Una
guerra che non aveva alcuna importanza per lei. Si era stancata di sentirne
parlare sempre, poiché sapeva che si trattava di una brutta
faccenda. E lei amava tanto la bellezza, e le cose brutte non le piacevano affatto.
L'obiettivo di Lord Voldemort era quello di liberare il mondo dalla presenza dei Babbani,
quegli stessi Babbani che Narcissa era stata educata ad odiare sin da piccola.
Eppure lei non aveva alcuna fiducia in quel mago oscuro. Il mondo, che le piacesse
oppure no, apparteneva ai Babbani e lei non era tanto sciocca da pensare che
sarebbe bastato un misero gruppetto di maghi mascherati per eliminarli tutti.
Certo, le sarebbe piaciuto... ma sapeva che era un'utopia, qualcosa di
irrealizzabile.
"Cissy, cara" la richiamò Bellatrix, destandola dai suoi pensieri. "Perché non
ci dai una mano? Porta degli asciugamani puliti e... vedi se riesci a guarire
qualche ferita. Bisogna che tutti questi smidollati si rimettano in piedi al più presto".
Narcissa annuì obbediente. In quel momento non desiderava altro che vedere tutti
quei Mangiamorte smaterializzarsi dalla casa dei suoi genitori.
Raggiunse precipitosamente il
bagno per prendere gli asciugamani puliti, ma quasi si sentì mancare le
ginocchia quando, aprendo la porta, trovò Lucius Malfoy. Rimase sbalordita, come se avesse appena visto un fantasma.
Vedendola, Lucius aveva sbattuto le palpebre un paio di volte. "Narcissa, sei
proprio tu?"
Lei rimase ferma, immobile, aggrappata alla maniglia della porta come se fosse
tentata dal richiuderla. Infine si raddrizzò dignitosamente e gli lanciò uno sguardo glaciale.
"Certo che sono io. Chi altri dovrei essere? Sei in casa mia".
"Questa è la casa dei tuoi genitori ed io... credevo che tu ormai ti fossi già
sposata" fece Lucius, riprendendosi dallo stupore iniziale e accennando un sorriso.
Narcissa avanzò rigidamente nella stanza, senza dire una parola.
L'avversione dipinta sul suo viso era così palese che Lucius quasi trasalì.
"Sei arrabbiata con me?" chiese quindi, senza smettere di sorridere
divertito. Ma una fitta di dolore lo indusse a chiudere un attimo gli occhi e a
fare una smorfia.
Narcissa se ne avvide, e solo allora notò che la sua camicia di lino era
macchiata di rosso. "Stai sanguinando dalla schiena!"
"Oh, già". Lucius cominciò a sbottonarsi lentamente la camicia, ed era come se anche il più
piccolo movimento gli procurasse dolore. "Ti dispiace aiutarmi a sfilarla?"
Narcissa arrossì di colpo ma, vedendo che il sangue continuava a colare a fiotti
dalla ferita, gli si avvicinò e lo aiutò a spogliarsi. Quando i suoi occhi si
soffermarono sul suo petto nudo ricoperto di piccoli tagli e ammaccature, la sua
espressione si fece preoccupata. "Dannazione, Malfoy..."
"Cosa?"
"Guarda come sei conciato! Non ti riconosco più". Ricordò gli anni di scuola,
quando Lucius le era sembrato il ragazzo più bello del mondo, così immacolato,
dignitoso, altezzoso, perfetto. Gli anni lontani... quando lei era ancora piena
di speranze e tanto, tanto innamorata di lui.
Gli occhi grigi di Lucius, pigri e derisori, la fissarono sfacciatamente.
"Anche tu sei cambiata. Non sei più la fanciulla che ricordavo..."
"Il tempo ci cambia" sussurrò Narcissa.
"Infatti. Ora sei più bella".
Narcissa tacque. Conosceva quello sguardo. Ah, se lo conosceva! Quanti uomini l'avevano
guardata con quell'espressione? Devo andarmene, pensò facendo l'atto di
voltargli le spalle, ma Lucius la bloccò afferrandole un braccio.
"Ti prego, aspetta. Non vuoi curare la mia ferita alla schiena? Da solo non
riuscirei a farlo".
Per un attimo si fissarono a vicenda. Poi Narcissa si arrese. "D'accordo. Anche
se non meriteresti alcun aiuto".
Andò a prendere una brocca d'acqua ed un asciugamano pulito, mentre Lucius si sedeva su
uno sgabello.
"Ho forse fatto qualcosa che ti ha offesa? Ti prego di illuminarmi a riguardo
perchè non so davvero da dove venga tutta la tua rabbia".
"Che cosa hai fatto? Bèh, non ti sei più fatto sentire! Mai una lettera, mai una
visita, e sono passati tre anni da quando abbiamo lasciato Hogwarts" sbottò
Narcissa, con tono appassionato. "Non mi hai più cercata... dopo avermi promesso
che..." La sua voce si spense dolorosamente. "Probabilmente ti sei dimenticato
ciò che mi avevi promesso, quindi è inutile parlarne". Andò verso di lui e
cominciò a lavargli con un fazzoletto inumidito la larga ferita che gli
attraversava la schiena.
"Ti sbagli. Mi ricordo bene ciò che ti promisi" la sorprese Lucius. "Ti dissi
che, dopo la scuola, saremmo stati sempre insieme".
Le mani di Narcissa si contrassero un attimo, mentre gli asciugava il sangue
coagulato. "Dunque per te le promesse valgono così poco da poterle
infrangere senza alcun ripensamento?"
"Sei stata tu ad infrangerla, mia cara Narcissa". Lucius si voltò un poco per
poterla guardare negli occhi. La sua espressione era dura, arrogante.
Un'espressione di condanna. "Avevo sempre supposto che, dopo gli studi, ti saresti unita ai
Mangiamorte. Credevo che avremmo collaborato insieme, credevo che avessimo gli
stessi ideali, io e te. Che fossimo simili, che amassimo le stesse cose. Ed invece..."
Quelle parole le giunsero del tutto inaspettate. Narcissa odiò il tono con le
quali Lucius le aveva pronunciate, come se lei lo avesse deluso e per
questo la disprezzasse.
"Io? Una Mangiamorte? Ma la guerra non è cosa da donne".
"Tua sorella è diventata Mangiamorte eppure non mi sembra un uomo".
"Oh, credimi... avrebbe voluto esserlo! E comunque, come ti è saltato in mente
un'idea del genere? Io non ho mai avuto interesse per queste cose". Con la punta
della bacchetta gli sfiorò il gonfiore della ferita.
"Però quando ti parlavo del Signore Oscuro e dei suoi progetti, tu sembravi così
interessata che... ho pensato tu volessi... oh béh! Evidentemente mi ero sbagliato".
Narcissa non aprì bocca, anche se avrebbe voluto dirgli che l'unico motivo per
il quale era stata ore ed ore ad ascoltare i suoi vaneggiamenti su Lord
Voldemort era soltanto perché amava la sua vicinanza ed il suono della sua voce.
"Diventare una Mangiamorte e ridurmi in questo stato?" disse invece, indicando
le sue ferite con un ampio gesto della mano. "No, grazie mille. Io ci tengo alla mia pelle".
Lucius rise piano, e quella sua risata la fece innervosire. Presto la tensione
esistente tra di loro fu talmente forte da riempire tutta la stanza. Mentre
Narcissa richiudeva la ferita di Lucius con il tocco delicato della sua
bacchetta, lui non si lamentò e rimase immobile a ricevere le sue cure.
"Ti duole?" bisbigliò lei d'un tratto.
"Mi duole, ma è ben poca cosa in confronto al fatto di aver perso la
tua stima. Questa è la cosa che mi fa più male di tutte" rispose lui
sottovoce. "Ho difficoltà a perdonare me stesso per non averti
cercata in tutti questi anni, ma ero così amareggiato per il fatto che tu non ti
fossi unita a noi che... sai, l'orgoglio è una brutta bestia. Ora mi pento amaramente".
Le sorrise. Un sorriso affascinante, venato da un po' di tristezza, che le fece
battere più velocemente il cuore.
"Ho finito" disse lei seccamente, dopo aver bendato per bene la ferita. Staccò
bruscamente la mano dalla sua schiena, anche se il contatto con la sue pelle era
così piacevole che avrebbe voluto prolungarlo in eterno. Si mise frettolosamente a rassettare il
bagno, facendo sparire i cenci macchiati di sangue e l'acqua arrossata.
Lucius notò che era imbarazzata e tesa, e provò il desiderio di cingerla con le
braccia e affondare la testa nei suoi capelli. Si sollevò dallo sgabello e le
sue ampie spalle sembrarono bloccare la luce, l'aria, lo spazio. "Narcissa,
io..."
"No, non dire niente" lo interruppe lei, senza osare guardarlo in faccia. "C'è
stato un malinteso tra di noi: io credevo che tu volessi stare con me, e tu
credevi che io volessi unirmi ai Mangiamorte. Bèh, ora
che sappiamo in cosa abbiamo errato, possiamo riderci sopra e non riparlarne più,
d'accordo?"
Si voltò con studiata noncuranza e si avviò verso la porta senza degnarlo d'uno
sguardo. Lucius non avrebbe mai potuto sospettare che il suo cuore stava
sanguinando atrocemente: la ferita del suo amore per lui si era riaperta e
doleva, pulsava, si dilatava sempre di più, ben peggiore della ferita che Lucius
portava nella schiena.
CONTINUA...