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Autore: heliodor    29/09/2017    5 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il regalo

Qualcuno bussò alla porta.
Oren, già in piedi dall'alba e pronto per uscire, andò ad aprire.
Sulla soglia apparve il viso sorridente di Deliza. "Buongiorno" disse la strega.
Entrò senza che lui l'avesse invitata.
"Stai uscendo?"
"In verità avrei delle cose da fare" disse lui sulla difensiva. "In città."
Nelle ultime settimane aveva passato quasi tutti i giorni con la strega cercando di insegnarle quello che poteva.
Per fortuna Deliza imparava in fretta e in poco tempo era diventata una perfetta guardia del corpo.
Ormai Oren aveva poco altro da insegnarle e poteva guardare al futuro con ottimismo. Avrebbe lasciato la principessa in ottime mani.
"Posso venire anche io?"
"Non devi fare da scorta oggi?"
Deliza scosse la testa. "Oggi non si esce. La principessa è impegnata con le prove dei vestiti."
"Capisco." In verità non capiva. Dalle sue parti i matrimoni venivano celebrati con meno sfarzo. I suoi compaesani non amavano il lusso, ma forse quello dipendeva dal fatto che non ci fossero persone ricche nel villaggio.
"Allora, mi porti con te o no?"
Oren allargò le braccia. "Se proprio insisti."
Mentre Oren chiudeva la porta, Deliza chiese: "Cosa devi fare in città?"
"Devo comprare un regalo."
"Per la principessa?"
Lui annuì.
"E hai abbastanza soldi?"
"Spero che bastino" ammise lui. Riceveva delle monete per ogni giorno di servizio e persino ora che non era più di scorta veniva pagato. Non dovendo spendere alcunché per il vitto e l'alloggio era riuscito a mettere da parte una somma discreta in quelle ultime settimane.
Al ritorno a casa sarebbe stato uno degli abitanti più ricchi del villaggio. Forse si sarebbe comprato una casa tutta sua e una barca da pesca. Peccato che non sapesse pescare, ma poteva imparare.
Dopo quello che aveva passato poteva fare qualsiasi cosa.
"E se non bastassero?" chiese lei.
"Me li presterai tu" disse Oren con tono scherzoso.
"Io non ho tanti soldi con me."
"Ma sei una strega, no?"
"E pensi che questo faccia di me una persona ricca?"
Oren non ci aveva mai pensato davvero. Per quanto ne sapeva, tutti quelli che facevano parte del circolo di Valonde erano nobili o ricchi. Però sapeva di stregoni che provenivano dal popolo. Alcuni di loro potevano essere molto poveri o addirittura indigenti.
Deliza era forse uno di loro?
"Ce la farò" disse. "Il problema è un altro" aggiunse mentre sellavano due cavalli.
"Quale?"
"Cosa posso regalare a una persona che ha già tutto?"
Deliza scrollò le spalle. "Non lo so, ma non credo sia importante. Ciò che conta è che provenga dal cuore."
Oren la guardò di sbieco. "Dal cuore?"
"È un modo di dire. Significa che deve essere fatto con sincero affetto."
"L'affetto non mi salverà quando mi presenterò con qualcosa di dozzinale tra le mani."
"Tranquillo, Joyce non è così tremenda come credi."
"Sarà."
"E poi le piaci" aggiunse Deliza con tono malizioso. "Ti trova carino."
"Che cosa?"
"Che resti tra noi, ma quando stavamo scappando dal tempio del circolo non voleva andarsene senza di te."
Oren era incredulo. "Sul serio? Mi prendi in giro?"
"Certo che no" fece lei offesa.
"Avrai frainteso."
"Non credo proprio."
Si avviarono al piccolo trotto verso una delle uscite e quindi presero la strada che girava attorno alla collina e portava al quartiere commerciale.
"... e quindi secondo me dovresti farti avanti" stava dicendo Deliza. "Prima del matrimonio perché dopo sarebbe, diciamo così, imbarazzante."
Oren si era già pentito di averla portata con sé. C'erano giorni in cui riusciva a sopportarla a stento. "Ti prego, smettila."
"Che cosa ho detto di strano? Succede in tutti i romanzi d'avventura che ti piacciono tanto."
"Cosa?"
"Che la principessa sposi il cavaliere, no?"
Oren si passò una mano sul viso. "Sono storie inventate" disse esasperato. "Nella realtà queste cose non succedono mai."
"Perché no?"
"Tu hai mai sentito parlare di una principessa che ha sposato un cavaliere?"
Deliza si strinse nelle spalle. "No, ma non conosco tutte le principesse del mondo. Da qualche parte ce ne sarà pure una che..."
"Certo" disse Oren cercando le parole giuste per chiudere quella discussione. "Ma resta il fatto che io non sono un cavaliere. Come la mettiamo?"
"Hai un cavallo, hai una spada. Se indossi un'armatura nessuno noterà la differenza."
Oren sospirò rassegnato. "D'accordo, hai vinto tu. Stasera stessa chiederò alla principessa Joyce di sposarmi."
Il viso di Deliza si illuminò. "Davvero lo farai?"
"No" rispose Oren serio.
La strega lo guardò di traverso. "Sei proprio un... un..." Gli agitò contro il pugno in segno di minaccia. "Proprio non riesco a capire cosa ci trovi in te. A parte il fatto che sei troppo carino."
Oren sorrise. "Deve essere il mio fascino irresistibile."
Quel giorno le strade della città erano intasate più del nomale e faticarono a farsi strada tra la folla. Sembrava che le navi attraccate ai moli avessero rovesciato sulla capitale migliaia di visitatori.
Ed era così, visto che dalla fine della guerra il commercio era ricominciato più forte di prima. Valonde era al centro del continente, lungo le vie carovaniere e le rotte più frequentate.
Oren, che era nato e cresciuto in un villaggio isolato dal resto del mondo, si trovava a disagio in quella calca, ma cercava di non darlo a vedere.
Deliza al contrario sembrava eccitarsi alla vista di qualsiasi bizzarria. "Guarda che cappello" diceva indicando in una direzione. "E guarda quel vestito. Ma di cosa è fatto? E quell'animale? Perché ha il collo così lungo?"
Oren la trovava divertente e snervante al tempo stesso. Almeno era una buona osservatrice e sembrava non sfuggirle niente.
Però lui era un osservatore più bravo ed esperto e si accorse subito che qualcosa non andava, specie quando vide un ragazzo correre verso di loro, inseguito da un paio di guardie e un tizio corpulento che urlava: "Al ladro, al ladro. Non fatelo scappare."
Il ragazzo eseguì una rapida svolta e si infilò in un vicolo, inseguito dalle guardie.
Oren stava per dire qualcosa, quando vide Deliza balzare giù dal cavallo e correre nella stessa direzione.
"Dove vai?" ebbe il tempo di gridarle prima che si infilasse nel vicolo. Sospirò. "Addio regalo per la principessa." Smontò a sua volta e si mise a correre dietro alla strega.
 
Il vicolo in cui si era infilato il ragazzo era stretto e senza uscita, ma lui svoltò in una stradina laterale e sparì alla vista.
Oren teneva un occhi su Deliza e un altro sul ragazzo. Vide la strega prendere una svolta alla sua destra e la seguì. "Aspetta" le gridò cercando di raggiungerla.
Era veloce, ma lui aveva gambe più lunghe e guadagnò terreno. "Che cosa stai facendo?"
"Cerco di dare una mano" rispose la ragazza.
"Lascia fare alle guardie."
"Se lo prendono loro lo uccideranno."
"Aspetta un attimo. Stai cercando di salvare quel ladruncolo?"
Deliza non rispose ma si limitò a svoltare in una stradina a caso.
Oren la seguì, ma dopo un paio di svolte la perse di vista. Rimasto solo decise di tornare sui suoi passi e prendere un'altra direzione, quando si vide arrivare addosso il ragazzo.
"Fermo" gli gridò piazzandosi al centro del vicolo.
Il ragazzo si fermò e si voltò per tornare indietro.
"Bravo Oren" gridò Deliza sbucando da una strada laterale alle spalle del ladruncolo.
Il ragazzo girò la testa da un parte all'altra, indeciso. Sembrava terrorizzato. Da una tasca dei pantaloni laceri tirò fuori un coltello dalla lama corta e arrugginita.
D'istinto Oren sguainò la spada. "Niente armi" urlò al ragazzo.
Deliza gli fece un cenno con la mano. "Mettila via, Oren" disse avvicinandosi di qualche passo al ladruncolo.
"Ti uccido se ti avvicini" urlò il ragazzo agitando il coltello davanti a se.
"Deliza, non fare sciocchezze."
"So quello che faccio" disse la strega. Fece un altro passo avanti, giungendo quasi faccia a faccia con il ladruncolo.
Questi agitò il coltello per tenerla lontana. "Non fare un altro passo."
Deliza lo ignorò e avanzò.
Lui scattò in avanti e cercò di colpirla con un fendente.
Oren sussultò alla vista del coltello che fendeva l'aria dove un attimo prima c'era la testa di Deliza.
La ragazza si era chinata e contorcendo il corpo aveva afferrato il polso del ragazzo, ruotandolo di colpo.
Il ladruncolo gridò e lasciò andare il coltello.
Deliza fece scattare in avanti il piede e lo colpì allo stinco, facendogli perdere l'equilibrio. Il ladruncolo crollò a terra gridando per il dolore.
Oren corse verso di loro e aiutò Deliza a immobilizzarlo.
"Lasciatemi" gridò il ragazzo.
Deliza gli afferrò il collo affondando le dita nella carne. "Volevi colpirmi con quello? È arrugginito, poteva venirmi un'infezione. Non sei affatto carino."
Il ragazzo stringeva qualcosa nell'altra mano. Oren lo costrinse ad aprirla e se la fece consegnare. Era un fagotto di stracci, dentro al quale c'era qualcosa di luccicante. Una collana d'oro con incastonate delle pietre prezioso.
"Dimmi che volevi regalarla alla tua fidanzata" disse Deliza.
Il ragazzo urlò qualcosa. "È mia."
"Se questa è tua io sono la regina di Valonde" disse Deliza. Mise un piede sul petto del ladruncolo, costringendolo con la schiena a terra. Lui protestò ma senza tentare davvero di liberarsi. "Come ti chiami?"
"E a te che importa?"
Deliza affondò il tacco nel petto del ragazzo facendolo gridare. "Non sei affatto carino."
"Glive" disse il ragazzo. "Mi chiamo Glive."
"È il tuo giorno fortunato, Glive. Per oggi ti lascerò andare e non ti consegnerò alle guardie. Sono già contenta di aver ritrovato la refurtiva e non ho tempo da perdere con te. Perciò ti lascerò andare, ma a una condizione: non voglio più vederti da queste parti. Se ti rivedo, se solo ho l'impressione di averti intravisto nella folla..." Affondò il tacco nel petto di lui.
Glive gridò di dolore.
"È tutto chiaro?"
"Sì" disse Glive con voce strozzata.
"Alzati" disse Deliza con tono perentorio.
Glive non se lo fece ripetere una seconda volta. Si massaggiò il petto dove Deliza aveva premuto il suo tacco.
"Ora vai" disse la strega. "E ricorda quello che ti ho detto."
Glive le lanciò un'occhiata perplessa e si mise a correre nella direzione opposta.
Deliza sospirò. "Come sono andata?"
Oren rise. "Sei stata incredibile" disse.
In quel momento giunsero le due guardie e, a qualche decina di passi di distanza, l'uomo corpulento.
"Il ladro" disse questi col fiatone. "L'avete preso?"
"No" disse Oren dopo aver scambiato una rapida occhiata con Deliza. "Ma ha lasciato cadere questa." Gli mostrò la collana.
"Siano ringraziati gli Dei" disse l'uomo corpulento prendendo la collana.
"In verità siamo stati noi a..." disse Deliza.
L'uomo annuì. "Certo, è ovvio. Venite, la mia padrona vorrà ringraziarvi di persona. A proposito, io mi chiamo Yazin."
"Piacere di conoscerti" disse Deliza seguendolo.
Oren si accodò ai due e alle guardie.
 
Yazin li guidò fino a un palazzo sontuoso che sorgeva al limite del quartiere commerciale. L'edificio, di tre piani, era stato costruito con pietre bianche che riflettevano la luce del sole. Era circondato da un ampio giardino a sua volta contenuto da un muro di cinta alto cinque o sei metri.
Due guardie sorvegliavano l'entrata. Quando videro arrivare Yazin si fecero da parte, ma si rifiutarono di far passare Oren e Deliza. "Questi due chi sono?"
"Amici della musa" disse Yazin.
Le due guardie si scambiarono un'occhiata perplessa ma si fecero da parte.
Il giardino era affollato di piante e alberi le cui chiome svettavano sopra le mura. L'era era alta e c'erano panchine di marmo dall'aria trascurata. Al centro vi era una fontana asciutta dal marmo scheggiato e macchiato.
"Dovrebbero curare di più l'aspetto" disse Deliza sottovoce.
"Non è educato" disse Oren. Però anche lui la pensava allo stesso modo. Quel posto sembrava molto trascurato, se non abbandonato del tutto.
Yazin fece strada fino a un patio, sotto il quale erano stati sistemati un tavolo e delle sedie di legno smaltato di bianco.
Una delle sedie era occupata da una figura femminile. La donna indossava abiti leggeri e vaporosi, un vistoso cappello a falda larga nascondeva i capelli lunghi e bianchi. La pelle del viso era rugosa e cadente e contrastava con il pesante trucco degli occhi e delle labbra.
Vedendoli arrivare la donna sollevò appena la testa. "Yazin" disse con tono solenne. "Sei già tornato? Cos'ha detto quel piccolo mercante? Spero ci siano buone notizie."
"Mia signora, il mercante Pavli ha offerto dodicimila monete. Dice che non può salire di più col prezzo o sua moglie lo butterà fuori di casa."
La donna sospirò. "Dì a quel piccolo mercante che non accetterò meno di quindicimila. È la mia ultima offerta."
Yazin si inchinò. "Come ordinate, vostra eccellenza."
La donna sembrò accorgersi di Oren e Deliza solo in quel momento. "E loro due chi sono?"
Yazin fece un sorriso tirato. "C'è stato un piccolo incidente mentre mi trovavo nel negozio d Pavli e loro mi hanno aiutato. Per fortuna tutto si è risolto senza alcuna conseguenza spiacevole."
"Per incidente alludi forse al fatto che un volgare ladruncolo stava per rubare la mia preziosa collana?"
"Mia signora, io..."
"È stata la prima cosa che le guardie mi hanno riferito, compresa la tua inettitudine."
"Imploro il vostro perdono" disse Yazin chinando il capo.
La donna sospirò. "E sia" disse sottolineando le parole con un gesto plateale della mano. "Per stavolta ti perdono, ma che non si ripeta mai più. Ora che ne dici di fare le presentazioni?"
Yazin si schiarì la gola. "Questi è Oren del villaggio di Pelyon. È al servizio di re Andew nella sua scorta personale. Ella è invece sua grazia Deliza del circolo stregonesco di Dorotar. Serve come guardia del corpo personale della principessa Joyce di Valonde."
"La graziosa ragazzina che si sposerà tra qualche giorno?" chiese la donna.
"Proprio lei" disse Deliza.
Yazin si schiarì di nuovo la gola. "Sono lieto di presentarvi" disse indicando la donna. "Sua eccellentissima grazia la baronessa di Stennig, Adenora."
"Adenora Stennig?" fece Oren stupito. "La scrittrice?"
"Poetessa, pittrice, scultrice, danzatrice, musa ispiratrice degli artisti, esperta delle virtù amorose" disse la donna. "E anche scrittrice, di tanto in tanto."
"Ho letto i suoi libri" disse Oren imbarazzato. "Me ne mancano alcuni per la verità, ma sto cercando di recuperare."
La Stennig annuì soddisfatta.
"La principessa Joyce impazzirebbe se fosse qui" disse Oren.
"Vedi che ho ragione io?" fece Deliza. "Non fai che pensare a lei."
"Ma no" protestò Oren. "È solo che è una grande ammiratrice della baronessa..."
"Certo, certo..."
"Riguardo alla mia presenza in questa città" disse la Stennig interrompendoli. "Gradirei che manteneste il riserbo più totale. Mi sono ritirata in questo luogo per ritemprami e non vorrei essere assediata dai miei ammiratori come quella volta a Malinor. Te lo ricordi, Yazin?"
L'uomo annuì. "Sarebbe davvero disdicevole."
"Non ne faremo parola con nessuno" la rassicurò Oren.
"Prego, sedetevi" disse la Stennig indicando delle sedie. "Facciamo due chiacchiere."
"Non so se..." disse Oren. "Il fatto è che ho degli affari da sbrigare."
"Vi trattengo solo cinque minuti" disse la Stennig. "Allora, raccontami un po' di te, Oren di Pelyon."
 
"... e così mi sono ritrovato sulla nave, ma non ho idea di come ci sia arrivato" stava finendo di dire Oren. "Ma credo che sia stata lei a portarmi fin lì. Sapete, ha una specie di incantesimo che..."
"Sì, sì" disse Deliza annoiata. "La tua amica immaginaria usa un semplice richiamo. L'ho visto fare un mucchio di volte."
"Non è un'amica immaginaria" protestò Oren. "Sibyl è reale."
"Una che appare solo quando ne hai bisogno e poi scompare nel nulla come la chiameresti?" domandò polemica la strega.
"Lei è fatta così" disse Oren esasperato. "Perché non mi credi?"
Deliza sospirò. "Secondo me stai solo cercando di nascondere il vero problema. Sei innamorato perdutamente di tu-sai-chi e non riesci ad ammetterlo, perciò ti sei inventato questa Sabyne."
"Sibyl" la corresse lui. "E non sono affatto innamorato di chiunque-tu-creda."
Deliza scosse la testa.
"E poi vi siete più rivisti?" chiese la Stennig.
Sedevano sotto il portico da ore ormai e il sole era basso sull'orizzonte.
Oren annuì. "Sì, un paio di volte..." disse imbarazzato.
"E...?"
Oren arrossì. "E una di quelle volte l'ho baciata."
Deliza sussultò. "Tu hai baciato la principessa? Avevi detto di no" esclamò deliziata.
"No" protestò lui. "Come puoi solo pensare una cosa del genere? Non ho mai detto che..." guardò la Stennig. "La baronessa mi è testimone, non ho mai detto una cosa del genere."
"Non vedo l'ora di dirlo a Bryce" disse Deliza. "E Elvana. Oh, lei sarà deliziata dal sapere una cosa del genere."
Oren si voltò di scatto verso di lei. "Tu non oserai dire una cosa del genere a nessuno, intesi?" disse con fare minaccioso.
Deliza sorrise. "Certo che no, mio bel cavaliere. Manterrò il segreto sulla vostra tresca amorosa. Deliza non è una che va in giro a dire certe cose. So mantenere un segreto."
"Non hai capito. Non c'è nessun segreto."
"Quindi ne posso parlare?"
"No" gridò esasperato Oren.
"E dopo che l'hai baciata" li interruppe di nuovo la Stennig. "Ella come ha reagito?"
Oren si strinse nelle spalle. "Non lo so. Non è  cambiato molto."
"In seguito vi siete rivisti?"
"Una sola volta, per pochissimo."
"E come ti è sembrata?"
"Strana. Ma lei è sempre così. Senta, io non sono molto esperto in queste cose. Mi dia un consiglio lei."
La Stennig sospirò. "Oren, è chiaro che tu hai un certo interesse per questa ragazza e che questa Sybil ha un certo interesse per te, altrimenti non si darebbe tanto da fare per salvarti ogni volta che sei in pericolo. Il mio consiglio perciò è semplice: la prossima volta che la incontri, se la incontri, dille chiaramente cosa provi per lei."
"Sembra facile, ma non ho idea di cosa dirle."
"Cerca le parole nel tuo cuore."
"Con sincero affetto?"
"No" esclamò la Stennig. "Con passione."
Oren respirò a fondo. "Con passione" ripeté.
La Stennig guardò il cielo all'imbrunire. "Credo che si sia fatto tardi. Non voglio trattenervi oltre visto che avete degli impegni."
"È vero" esclamò Oren. "Il regalo. Me n'era completamente dimenticato." Si alzò di scatto. "Grazie per l'ospitalità e per i consigli, vostra eccellenza."
Deliza fece un inchino.
"Un momento" disse la Stennig. "C'è ancora una cosa di cui dobbiamo parlare. Mi riferisco alla vostra ricompensa. Mi avete salvata da un danno gravissimo e non posso lasciarvi andare via a mani vuote."
"Non possiamo accettare del denaro" disse Deliza. "Ma grazie lo stesso."
"Denaro no ma..." disse Oren. "Baronessa, posso farvi una domanda?"
"Certo."
"Per caso avete delle copie dei vostri manoscritti con voi?"
La Stennig sorrise. "Porto sempre con me almeno una copia di tutti i miei romanzi, Oren. Sono come dei vecchi amici per me."
"Capisco."
"Ce n'è uno in particolare che ti interessa?"
"In effetti uno ci sarebbe..."
 
"Un libro" disse Deliza mentre tornavano al piccolo trotto verso il castello. "Potevi chiedere qualsiasi somma e le hai chiesto un libro."
Oren stringeva il volume al petto cullandolo come se fosse un bambino. "Questo non è un libro come tutti gli altri. Ed è il regalo perfetto per la principessa. Farò un figurone."
"Ma ne possiede centinaia. Come pensi di far colpo su di lei regalandole un libro?"
"Non voglio far colpo su di lei. Voglio solo fare una bella figura."
"Così non..." si interruppe nel bel mezzo della frase e si voltò di scatto.
"Che c'è?" chiese Oren allarmato.
La strada era vuota, fatta eccezione per un paio di figure che procedevano in senso opposto al loro. Da una taverna filtrava la luce delle lanterne e l'eco di uomini e donne intenti a chiacchierare mentre consumavano il pasto serale.
Deliza era tesa all'ascolto di qualcosa. "Mi era parso di aver sentito..."
Il dardo le sfiorò il collo e cadde sul selciato. Il cavallo si inarcò e la scaraventò giù, facendole battere la schiena.
Oren saltò giù per aiutarla ma un paio di dardi lo sfiorarono, facendolo gettare di lato.
"Vi consiglio di non muovervi" disse una voce maschile proveniente dall'alto.
Oren alzò la testa. Sui tetti degli edifici che costeggiavano la città erano apparse una mezza dozzina di figure umane. Indossavano abiti scuri e il viso era celato dai cappucci.
Solo quello di un ragazzo era ben visibile sotto la luce della luna. Il viso era un ovale pallido, gli occhi grandi e chiari. I capelli erano di un rosso acceso che sembrava sangue.
Deliza cercò di rimettersi in piedi, ma un dardo esplose davanti ai suoi piedi.
"Il prossimo non mancherà il bersaglio."
"Mirka" disse Deliza fissando il ragazzo. "Si può sapere che ti prende?"
"Dovresti saperlo bene, Deliza. Ora veniamo giù e vi consiglio di non fare scherzi o i miei amici vi sforacchieranno per bene."
"Tu lo conosci?" chiese Oren.
Deliza annuì. "È mio fratello."

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