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Autore: Red_Coat    02/10/2017    2 recensioni
Nel calore di un'estate afosa, alla luce di una fiammella e per una manciata di cacao amaro in polvere e un ciuffo di cavolfiore, questa è la storia di quando Ignis Stupeo Scientia s'innamorò per la prima volta in assoluto nella sua vita.
E fu un amore tutto da ... gustare.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Prompto Argentum
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il meraviglioso fuoco della conoscenza'
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Like a sweetest cupcake in a world full of muffins
 
Quella mattina Ignis Scientia uscì presto da palazzo, come al solito diretto a casa del principe, con una busta di carta marroncina stretta nel braccio destro, e contenente del pane appena sfornato dai mastri fornai al servizio del Re, e la sua borsa di pelle con i documenti che sarebbero serviti al principe per rendersi conto della situazione economica e politica del paese stretta nella sinistra.
Pioveva a dirotto, quindi oltre a ciò la mano destra stringeva l'ombrello nero, che ce la faceva a malapena a ripararlo dalla scrosciante tempesta.
Le goccioline rimbalzavano allegre e ticchettanti sull’asfalto nero della strada, andando a unirsi alle compagne che già avevano formato diverse ampie pozzanghere qua e là. Camminando spedito e impettito nel suo lungo soprabito avorio, Scientia le scansava una dopo l'altra abilmente a passo accelerato, pensando già a quando (una volta a destinazione) avrebbe dovuto darsi da fare per impedire ai vestiti già bagnati di procurargli un brutto raffreddore.
Si fermò di fronte alle strisce pedonali, guardando il semaforo per i pedoni dall'altro lato della strada affollata e aspettando che diventasse verde, quindi attraversò il rettilineo lasciandosi alle spalle il traffico e dirigendosi a sinistra del marciapiede sul quale si trovò, costeggiando prima la fermata della metro, poi un paio di palazzi e il parco.
Fu proprio lì che la vide, la ragazza dei broccoli e del caffè versato.
Era proprio a pochi metri da lui, guardava dritta di fronte a sé e stava per attraversare la strada affollata, barcollante e stordita anche più del giorno prima, quando all'improvviso sembrò letteralmente crollare, facendogli balzare in gola il cuore per lo spavento perché proprio in quel momento una macchina si apprestava ad andarle incontro a velocità sostenuta.
Agì d'istinto: Abbandonò il pane e la borsa sotto la pioggia scrosciante e si lanciò al suo salvataggio sorreggendola, col braccio sinistro ad avvolgere i fianchi, stringendola poi a sé e traendola in salvo sul marciapiede, alla giusta distanza dalla strada, mentre con l'ombrello nella destra si preoccupò di ripararla dalla pioggia dato che, purtroppo, il suo di un bel rosso vivo le era sfuggito di mano e spinto dal vento aveva attraversato la strada tra le proteste degli automobilisti e i clacson delle loro autovetture.
Una in particolare, una bella utilitaria sportiva piccola e di un rosa quasi abbagliante che stava attraversando la strada sull'ultima corsia dall'alto lato, si era fermata di colpo e da essa era scesa una elegante ed eccentrica signorina vestita con un completo nero, gonna cortissima, ampio capello a falde larghe con un nastro dello stesso colore dell'auto e tacchi a spillo.
La vide accorrere a recuperare l'ombrello ma non le diede peso, tornando ad occuparsi della ragazza.
Tremava, scottava parecchio, e gli occhi chiusi si muovevano appena, tanto che non fu proprio sicuro fosse ancora in grado di ascoltarlo, ma volle tentare.
 
« Miss Baker, sta bene? » le chiese.
 
Lei trattenne il fiato, aprendo appena gli occhi lucidi e guardandolo spaesata. No, non stava bene. Se ne accorse da come muoveva gli occhi, probabilmente non riusciva nemmeno a vederlo bene.
Come previsto infatti non ricevette risposta, e allora ritentò, stavolta meno formale e più che altro per tentare di rincuorarla.
 
« Alexandra, mi sente? »
 
Lei ce la fece solo a sorridere e annuire appena, prima di piegare la testa e svenire.
Scientia sospirò, la prese in braccio sollevandola da terra e si voltò udendo il veloce ticchettare dei tacchi avvicinarsi rapido e una voce femminile esclamare preoccupata.
 
« Oh mio Dio! Alex! »
 
Era la signorina della macchina chic, che accorse ad aiutarlo con l'ombrello.
 
« Vi conoscete? » le chiese, più per curiosità e nella speranza di trovare aiuto, dato che le sembrava una persona abbastanza affidabile nonostante tutto.
« Siamo amiche! » rispose lei, guardandola angosciata e toccandole con una mano la fronte « Oh, per l'amor del cielo! Scotta da matti! »
 
Ignis annuì grave.
 
« Ha la febbre alta. » confermò « Credo sia meglio portarla immediatamente al caldo e chiamare un medico. Sa’ per caso dove abita? Può accompagnarci lei? Io sono a piedi al momento. » domandò quindi.
 
La donna annuì sicura.
 
« Si, certo. » disse « Ma è troppo lontano. Venite, andiamo a casa mia. Vi accompagno io. » decise indicando l'auto.
« Grazie. » fece Ignis, poi si ricordò delle cose che aveva lasciato indietro e le chiese gentilmente di recuperarle mentre loro raggiungevano la macchina.
 
In viaggio -lui che stringeva ancora tra le braccia la ragazza, seduto dietro, e lei alla guida- la giovane sconosciuta si lasciò sfuggire un'imprecazione picchiando il palmo della destra sul volante foderato sempre dello stesso colore.
 
« Benedetta ragazza! » esclamò, inducendolo a guardarla allarmato « Mi deve sempre far prendere di questi colpi! »
 
Lui sospirò, facendosi serio.
 
« Vi conoscete da molto, se posso chiedere? » domandò.
 
La giovane sorrise, annuì.
 
« Certo che può. » rispose « Anzi, chiedo scusa se non mi sono presentata prima. Eve Stevenson, lavoro nel settore della moda e del make up. Io e la teppistella qui ci conosciamo da cinque anni ... >> spiegò poi, sorridendo malinconica << Da quando è venuta la prima volta a casa mia e me l'ha riconsegnata più linda di prima. Anche la mia Cannella la adora. »
 
Scientia inclinò di lato il capo, colorando appena le labbra di un sorriso incuriosito.
 
« Cannella? »
« Oh, Ally. Volevo dire Ally! » ridacchiò lei, poi tornò a spiegare allegra « Comunque si, la mia cagnetta. Hanno legato subito anche perché prima di iniziare a fare questo lavoro Alex aveva una cagnetta della stessa razza e anche dello stesso colore, Cannella appunto. Poi purtroppo è morta e lei ha deciso di voler fare la dog sitter. »
 
Scientia seguitò a sorridere, guardando la giovane che gli dormiva con la testa appoggiata sul suo petto e un sorriso stanco sulle labbra pallide e screpolate.
"Ma pensa ..." si disse. E non seppe dire perché, ma quel particolare gli toccò il cuore, inducendolo a stringerla di più.
Eve rimase in silenzio, ad osservarlo dallo specchietto retrovisore con un sorriso vittorioso appena accennato sulle labbra.
Proprio nel momento in cui lui abbassò il volto per guardarla, nel sonno Alexandra sorrise e gli si accoccolò di più sul petto, inducendolo dapprima a rabbrividire sorpreso e poi a sorridere a sua volta, inclinando il capo e accostandolo al suo.
"E brava la nostra Alex ..." ridacchiò dentro di sé, soddisfatta "Guarda un pò tra le braccia di chi sei andata a svenire. Te lo dicevo io, che prima o poi la fortuna avrebbe girato."
 
\\\
 
Il verdetto del medico fu quello che già Scientia e Miss Stevenson si aspettavano: Una bruttissima influenza da curare subito, per non provocare ulteriori danni al corpo già esausto di suo e anche abbastanza gracile di costituzione.
Prescrisse molto riposo, bevande calde e possibilmente cibi nutrienti e ricchi di vitamine, e assolutamente nessuno sbalzo di temperatura. In pratica non avrebbe potuto neanche sognarselo di tornare a lavorare se prima non si fosse rimessa del tutto, e a giudicare dalle condizioni ci sarebbero volute almeno un paio di settimane.

« Fino a che la febbre non sarà passata datele l'antibiotico. » raccomandò il dottore « E se proprio sente la necessità di uscire che sia in giornate di sole. Tanto più se mi dite che ha già avuto problemi respiratori in passato. »
« Ah, si purtroppo. » disse Eve dispiaciuta, annuendo più volte « Circa otto anni fa ha avuto una broncopolmonite anche abbastanza forte. »

L'uomo annuì grave.

« Allora non è una cosa su cui scherzare. » disse « Vi raccomando, se dovesse esserci qualche altro problema chiamatemi, sono anche un medico notturno. »
« Senz'altro. Molte grazie, Dottore. »

Per tutta la conversazione, Ignis rimase ad ascoltare in rispettoso silenzio, preoccupato e sempre più incuriosito.
Con una costituzione così gracile, di sicuro quel mestiere era l'ultimo che quella ragazza avrebbe dovuto intraprendere. Ma allora ... perché lo faceva?
Lo chiese alla signorina Eve, una volta che il medico se ne fu andato e dopo aver trascorso un pomeriggio a prendersi diligentemente cura dell'ammalata, quando infine si ritrovarono seduti attorno al tavolo con una fumante tazza di caffè caldo fatto da lei tra le mani.

« Oh, valla a capire! » rispose col solito sorriso lei, scacciando con una mano l'aria « Col cervello e la creatività che si ritrova avrebbe potuto far carriera facilmente, mi creda. Le sarebbe bastato prendere un corso di laurea in lettere, o anche in storia per esempio. Oppure diplomarsi ad una scuola alberghiera, e non staremmo qui a parlarne. Ma lei ha sempre detto che l'università costava troppo per i suoi genitori, e poi quando suo padre è morto, sette anni fa ... penso si sia rassegnata. » sospirò, scuotendo il capo e poi tornando a guardare Scientia con un'espressione esasperata in viso « Non vuole neanche andarsene a vivere da sola. Le avevo anche proposto di venire a vivere qui, non le avrei fatto pagare nulla, ma lei è troppo affezionata alla sua famiglia, alla sua casa. Teme di perderli, credo. O forse di deluderli ... »

Ignis annuì pensieroso, riflettendo sulla marea d'informazioni che aveva ricevuto. Poi sorrise appena, tornando a guardarla. Di certo la parlantina non le mancava, ed era quasi certamente sicuro che stesse tessendo le sue lodi per spronarlo a chiedere di più. Ma non voleva impicciarsi dei fatti altrui, non era nel suo carattere. Sarebbe stata Alexandra stessa ad aggiungere altro, se mai avesse voluto. E non aveva certo bisogno di essere convinto ad apprezzarla, perché lo faceva già.
Una donna simile, con una tale forza di spirito racchiusa in un involucro così fragile ... era quantomeno rara a vedersi, in una città come Insomnia e forse anche fuori, nel vasto mondo variopinto che li circondava.
Forte e perseverante come un soldato, ma con un lato dolce e nascosto nel proprio cuore, pronto a venir fuori all'occorrenza.
Si. Era decisamente encomiabile.

« Bhe, penso che per ora debba restare comunque viste le condizioni. » concluse, guardando poi l'orologio legato al polso sotto la camicia da un cinturino in pelle nera.

Quindi si alzò e accennando ad un inchino spiegò, rapido.

« Chiedo scusa, ma ora devo andare. Si è fatto molto tardi. Potrebbe pensare lei ad avvisare la famiglia? »

Eve parve ridestarsi.

« Oh, ma certo! Certo ci penso io, vada tranquillo. » esclamò alzandosi e accompagnandolo alla porta, aiutandolo a recuperare le sue cose.

Fortunatamente quasi niente si era rovinato, fatta eccezione che per il pane, ormai completamente zuppo e da buttare.
Ma ne era valsa la pena.
Ci pensò con un sorriso mentre a passo svelto si affrettava verso il palazzo. Aveva smesso di piovere, fortunatamente, e ormai era tardi per raggiungere il principe. Sperò soltanto che non avesse carbonizzato nulla nel tentativo di procurarsi del cibo decente, anche se immaginò che vista la pigrizia aveva sicuramente preferito ripiegare su qualcosa da asporto.
Quella ragazza ... Alexandra ...
Non riuscì a non pensarci, neanche quando fu l'ora di andare a dormire. Si ritrovò disteso sul letto a fissare il soffitto con le mani dietro la nuca, pensieroso.
E alla fine, dopo ore trascorse a passare in rassegna ciò che sapeva di lei, giunse alla conclusione che l'indomani sarebbe tornato a trovarla, giusto per sincerarsi che tutto procedesse bene.
In fondo Miss Baker aveva passato tutta la sua vita a prendersi cura degli altri fino al punto di ammalarsi, ora era giusto che qualcun altro lo facesse per lei, per ripagarla dell'impegno.
E forse anche per dimostrarle che c'era chi, pur non conoscendola, aveva apprezzato i suoi sforzi.
 
***
 
Il principe Noctis e Prompto Argentum, fidato compagno di banco ormai dal primo del liceo, rientrarono a casa all'imbrunire, sghignazzando, forti di un bel pomeriggio trascorso in sala giochi e decisi a continuare l'esperienza con la console di ultima generazione di casa Caelum.
Ma non appena aprirono la porta furono sorpresi dal buio e dal silenzio, e quando le luci automatiche si accesero i sorrisi sui loro volti lasciarono il posto ad espressioni preoccupate e stranite.
C'era un disordine assurdo, lo stesso che l'erede al trono aveva lasciato prima di andarsene quella mattina.
Nel lavandino stracolmo di schiuma galleggiavano ancora le tazze e i piatti usati per la colazione, più qualche pentola annerita della sera prima. Sul tavolo giacevano ancora il piatto con il pane tostato avanzato, il vasetto di marmellata col coltello sporco affondato dentro e la tazza che aveva contenuto il caffe, più un paio di fumetti e qualche libro e quaderno, anzi per essere precisi quelli che aveva tolto dallo zaino per sostituirli con quelli del giorno attuale.
Sul divano invece giacevano un paio di magliette e un pantalone, abbandonati alla rinfusa assieme alle ciabatte che ancora se ne stavano accostate vicino al mobile ad attendere il ritorno del padrone, che ora si ritrovò a guardarle quasi sconvolto, battendo più volte le palpebre come se non riuscisse a credere ai propri occhi.

« Ma ... che ...? » mormorò, guardandosi intorno.
« Mh? » fece Prompto, staccandosi da lui e iniziando a darsi un'occhiata in giro « Ignis non c'è? Non è venuto oggi? » chiese infine, voltandosi a guardarlo.

Noct scosse le spalle, sempre più attonito.

« Neanche stamattina ... » mormorò.

l'espressione sorpresa sul viso di Prompto si accentuò.

« Ma allora ... » esordì, preoccupato « Adesso che mangiamo? »

Noctis parve rianimarsi. Lo guardò, sbattendo di nuovo ripetutamente le palpebre, poi spostò la sua attenzione sulla cucina ancora incrostata di sugo e caffè e sospirò, avviandosi verso il tavolo con le mani sprofondate nelle tasche della divisa.

« Ordina qualcosa, io libero il tavolo. »

Prompto s'illuminò, ritrovando il buon umore mentre estraeva dalla tasca il cellulare e lo impugnava sollevandolo al cielo vittorioso.

« Agli ordini, vostra maestà! Hamburger in arrivo. Senza verdure per lei. » aggiunse quindi annuendo e fingendosi serio.

Il principe storse il labbro e lo guardò fingendosi offeso.

« Mphf. » bofonchiò « Molto divertente. »
« Aspetta. » ribatté il biondo sgranando gli occhi sorpreso « Mi stai forse dicendo che ... le vuoi? Sul serio, Noct? Sei sicuro? »

Caelum sorrise divertito.

« Piantala. » rispose sghignazzando « E sbrigati a ordinare, ho fame. »

Argentum tornò a concentrarsi sullo schermo del cellulare, annuendo e sghignazzando.

« Yep, yep! Capito. » disse, per poi comporre il numero giusto e attendere che la chiamata venisse accettata.

Un quarto d'ora dopo, sul tavolo giacevano vuote le confezioni di quattro hamburger, salse, due confezioni di patatine fritte e due bicchieri di plastica con cannuccia, mentre i due si sfidavano a colpi di spada in una avvincente partita che durò fino a che, vinti dal sonno, entrambi non si arresero al richiamo del letto e si salutarono, dandosi appuntamento a scuola, l'indomani.
Eppure, nonostante il piacevole epilogo della serata, Noctis non riuscì a non chiederselo, prima di addormentarsi, arrovellandosi anche un bel pò.
Come mai Iggy quel giorno non si era fatto minimamente vivo?
 
***
 
Il giorno dopo, quando Ignis Scientia si ripresentò di buon ora a casa della Signorina Eve con caffè e cornetti appena sfornati per scusarsi dell'orario (erano le nove, ma dato che non sapeva a che ora lei avesse abitudine di svegliarsi trovò corretto almeno procurare la colazione), trovò ad attenderlo una piacevolissima sorpresa.
Monica, la sorella di Alexandra, era arrivata appena qualche minuto prima preoccupata per la minore, e appena lo vide fu lieta di ringraziarlo per essere stato così gentile con lei.
Lui annuì accennando ad un inchino e un sorriso.

« È stato un piacere. » disse « In fondo non è la prima volta che c'incontriamo. »

La donna gli rivolse un'occhiata incuriosita, lo stesso fece Eve.

« Sul serio? » chiesero, quasi in coro.

Ignis abbassò per un attimo lo sguardo, sistemandosi gli occhiali sul naso con un sorriso imbarazzato.

« Mh. » disse quindi, riprendendosi e ricordando « La prima volta fu al supermercato, questa estate. Disse che doveva comperare dei cavoli per sua madre, e dato che quelli che avevo preso io erano i più ben messi fui ben felice di cederglieli. Poi c'incontrammo di sfuggita qualche altra volta, ma non avemmo mai modo di parlarci fino a due giorni fa, quando ebbe quel problema con caffè rovesciato addosso. »

Eve annuì impressionata, Monica fece lo stesso, pensierosa, poi però all'improvviso parve illuminarsi.

« Aspetta un secondo ... caffè hai ehm avete detto? »

Ignis la guardò stranito, cercando di capire.

« Si ... » disse soltanto, prima che lei mormorasse con un sorriso, annuendo più volte.
« Ora capisco, perché era così su di giri quella sera. Pensavo fosse la febbre alta, ma ... »
« Evidentemente non lo era ... » le fece eco Eve.

Scientia tossì, abbassando nuovamente gli occhi, poi tornò a sorridere.

« Dunque, come sta oggi? » chiese.
« Oh, ha dormito tutta la notte. Non si è ancora svegliata. » rispose Miss Stevenson « Stavo giusto per portarle le medicine e la colazione. Vuole pensarci lei? » ammiccò, scambiandosi uno sguardo complice con Monica che tornò a guardarlo in attesa.

Scientia sorrise dentro di sé. Certo l'entourage della giovane aveva un che di pittoresco e divertente, pensò.

« Certo, faccio io. » fu felice di assentire, consegnandole poi il prezioso pacchetto che stringeva nella mano destra coperta dal guanto da automobilista « Qui ci sono due caffè e due cornetti, per scusarmi dell'orario un pò scomodo. » spiegò.

Sui volti delle due donne apparve un altro sorriso affascinato.

« Oh, ma che gentile! » fece Eve sorridendo, e prendendo in consegna il dono « Non doveva disturbarsi, sul serio. »
« Nessun disturbo. »

Poi prese in consegna il vassoio e si diresse nella camera degli ospiti, dove ancora sonnecchiava la giovane, immersa nell'oscurità e nel silenzio.
Si avvicinò con cautela, appoggiando il vassoio sul comodino vuoto e andando a chiudere la porta prima di sederle accanto, sull'orlo del letto, ed osservarla in silenzio, sfiorandole con le dita la fronte sudata e scostandole da davanti agli occhi una ciocca di capelli.
Aveva il viso rosso, la lunga chioma castana scompigliata, e un'aria così da bambina sperduta mentre si stringeva alle coperte che la sommergevano quasi.
Senza gli occhiali poi doveva ammettere che la sua bellezza risaltava anche di più.
Sorrise, quindi prese il tovagliolo di stoffa bianca umido di acqua fredda dal vassoio e lo tamponò delicatamente sulla sua fronte, sul naso e sulle labbra, sentendola muoversi appena e poi vedendola riaprire piano gli occhi, guardandolo ancora assonnata e sorpresa.

« Salve, Miss Baker. » mormorò.

Lei sorrise, richiudendo le palpebre stanche e sospirando prima di tornare a guardarlo.

« Salve ... signor Scientia. » sussurrò con un filo di voce.

Ignis sorrise di nuovo.
In realtà non fu sicuro al cento per cento che lei si fosse davvero resa conto di quello che stava accadendo, anzi era molto probabile che credesse di star ancora sognando, ma lui doveva darle la sua medicina per farle abbassare la febbre, quindi non scongiurò quell'ipotesi.

« Le ho portato le medicine. » disse amorevole « Deve prenderle subito per far abbassare la febbre. »

Lei seguitò a sorridere, richiuse gli occhi ed annuì, sistemandosi meglio sul cuscino e aprendo la bocca.
Sorrisero entrambi, e a quel punto a lui non restò che prendere in mano la pillola e avvicinarle il bicchiere d'acqua alle labbra perché potesse mandarle giù insieme.
Lo fece con fatica. Quindi lasciò rabbrividendo che lui le accarezzasse piano la fronte e i capelli, e a quel punto non seppe dire se fu colpa della febbre o di un qualche altro inspiegabile dolore emotivo che la colse all'improvviso, ma una lacrima calda scivolò giù dai suoi occhi, attraversandole lo zigomo e ricadendo dritta sul cuscino sotto di lei.
Lo riaprì di colpo, quasi spaventata guardandolo.
Ignis sorrise, tolse un guanto e con la pelle liscia dell'indice le asciugò la guancia, scoccandole poi un occhiolino al quale lei rispose con un sorriso, per poi estrarre la mano destra da sotto le lenzuola e prendere nella sua quella, calda e morbida, che si strinse quasi subito ad afferrarla.
Lo guardò, dritto in quegli occhi verdi e intensi. Ignis rimase in attesa, serio.

« Puoi ... restare? » gli chiese, quasi implorandolo « Solo un pò. Posso chiudere gli occhi e ... sperare di ritrovarti? »

E a quel punto lui, in risposta, sorrise e incastrò le dita tra le sue, affusolate e magre come quelle di un pianista, portandosele poi accostate alle labbra, sfiorandole con un bacio che le fece tornare immediatamente il sorriso.

« Puoi chiudere gli occhi. » la rassicurò « Resterò fino a quando non ti sveglierai. » promise poi, accarezzandole di nuovo la fronte col panno bagnato e stando lì ad osservarla e stringerle la mano fino a che, spossata, lei non si addormentò di nuovo.

Anche per oggi Noctis avrebbe dovuto fare a meno di lui, ma era per una buona causa.
Quando sarebbe stato il momento avrebbe sicuramente capito, dopo le dovute spiegazioni. Sempre ammesso che fossero state davvero necessarie.
 
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Monica osservò interessata la figura elegante del giovane uomo avviarsi verso la camera degli ospiti con tra le mani il vassoio su cui erano accomodati le medicine, il bicchiere d'acqua, la tazza fumante di the agli agrumi e una fetta di torta al cioccolato, e non appena sentì la porta richiudersi il suo primo pensiero oltrepassò il confine delle labbra.

« Eve, ma chi è? » chiese « Siamo sicuri che sia una persona seria? »

L'altra ridacchiò.

« E cosa vuoi che ne sappia io? » replicò, appoggiando la busta sull'ampio tavolo del soggiorno e tirando fuori uno ad uno il contenuto.
« Intanto è libero e ricco, che è quello che conta davvero. »

Monica la fissò contrariata.

« Mia sorella ha bisogno di una persona seria, non di un don Giovanni, ricco o no. »
« Oh, andiamo! » replicò l'altra odorando beatamente il caffè « Senti che aroma! Ti pare che un gentiluomo così sia un mascalzone? E ha preso anche i cornetti! Mhhh, che buoni! » concluse beata dando il primo morso al suo.
« Eve, potresti per un attimo lasciar stare il denaro? » le chiese allora infastidita la più grande, ma lei scosse il capo con aria saggia.
« No, mia cara. Perché è da quel mondo che provengo, e credimi quando ti dico che se non fosse davvero innamorato di lei, quel tipo non avrebbe avuto nessun altro interesse ad avvicinare Alex. In fondo non è laureata, non ha un lavoro stabile e neanche una casa propria. Lui la ama davvero, credimi. » sospirò sognante, immergendo il resto della brioche nel liquido nero « Beata lei! »

Monica sembrò irritarsi ancora di più.

« A parte che l'essere laureata non vuol dire nulla. » replicò « Ma anche se ne fosse innamorato, noi non sappiamo nulla di lui ancora, tranne che è ricco e che si comporta da gentleman. E se avesse altri tipi di problemi? Se ... chessò ... non riuscisse a controllare la rabbia? »

La signorina Stevenson le lanciò un'occhiata scettica alzando un sopracciglio.

« Quel tipo? »
« Si, quel tipo! » concluse quasi esasperata lei, annuendo convinta « Tutti abbiamo dei difetti, in fondo. Non possiamo fidarci solo perché è gentile e premuroso. Spesso sono i peggiori. »

Eve tornò a sospirare, quindi si alzò, le mise una mano sulla spalla e guardandola negli occhi le disse, seria.

« Senti Monica. Ti fa onore preoccuparti di tua sorella così bene, davvero. Avessi avuto io una sorella maggiore come te ... » quindi sorrise e annuì, decisa « Ma proprio per questo, potresti fidarti un pò di più di lei? » le chiese quindi « In fondo tu la conosci meglio e più a lungo di me. È giudiziosa, e dopo le non proprio idilliache esperienze che ha avuto non si sarebbe innamorata così facilmente se non fosse stata sicura, giusto? »

Monica ci pensò per qualche istante su, sempre meno convinta ma persuasa a seguire il consiglio della ragazza.
Infine scosse le spalle, sospirando.

« Massì! » esclamò « Ha pur sempre ventiquattro anni, dovrà pur sapere quello che fa! »

Strappando una risata anche ad Eve per poi tornarsene in santa pace a trangugiare il suo caffè e consumare il suo cornetto.
Però ... Eve aveva ragione ... erano proprio buoni!
 
***
 
Lo stratega al servizio del principe tornò da lui quella sera, verso le 20.30, dopo aver trascorso tutto il giorno a prendersi cura della ragazza.
Trovò la cucina un disastro, sul tavolo gli avanzi di una cena take away e l'erede al trono sul divano, impegnato a studiare con una matita tra i denti e la penna in mano. 
Non appena lo udì entrare alzò appena gli occhi su di lui e poi li riabbassò, tornando a concentrarsi sui compiti. 
 
« Ben tornato ... » lo accolse, mugugnando.
 
Ignis si tolse il cappotto e lo appese al gancio vicino alla porta, quindi lasciò la borsa su una sedia e iniziò a riordinare. Qualsiasi cosa Noctis avrebbe fatto per saperne di più, decise che non glielo avrebbe permesso. Alexandra era una ragazza sincera e alla mano, l'ultima cosa che voleva era metterla in imbarazzo o contribuire a farla sentire inferiore. Glieli avrebbe presentati, certo. Ma non prima di essere riuscito a rivelarle quella parte di verità su di sé, ed essere riuscito a farla sentire a proprio agio. Era convinto che se fossero arrivati a stringere quel tipo di rapporto tutto il resto sarebbe venuto da sé.
 
« Grazie. » disse quindi, allegro. 
 
Il ragazzo gli rivolse un'altra occhiata, stavolta più intensa. 
 
« Dove sei stato? » chiese.
« Ah. » fece l'altro, senza scomporsi « Purtroppo ho avuto un imprevisto che mi ha portato a dover trascorrere un pò di tempo fuori da palazzo. » spiegò a grandi linee mentre iniziava a lavare i piatti « Credo che per un pò dovrai fare da solo, purtroppo. » 
 
Caelum sospirò. "Imprevisto, eh?
 
« Quanto tempo? » lo incalzò.
 
Ignis si fermò di colpo, guardandolo dritto negli occhi. Fu un intenso duello di sguardo che si risolse con una sua scrollata di spalle. 
 
« Qualche giorno. Forse solo un paio di settimane o meno. » risolse, tirandosi meglio su le maniche della camicia e finendo di sciacquare il lavello ormai pulito e vuoto prima di passare al fornello. 
 
Noctis rimase per qualche istante in silenzio a scrutarlo, poi d'un tratto chiese, sorprendendolo. 
 
« Sei malato? » 
 
Ignis alzò di colpo nuovamente lo sguardo su di lui. 
 
« Cosa? » 
 
Il principe sospirò. 
 
« Sei ferito, allora? Hai problemi di salute? »
 
Scientia ridacchiò.
 
« Fortunatamente no. Ma grazie per averlo chiesto. » replicò scherzoso.
« E allora come mai queste due settimane? » lo incalzò però l'altro, fissandolo poi di nuovo intensamente negli occhi « Non è che per caso ... » 
 
Non fece neanche in tempo a finire la frase che Ignis lo interruppe, chiedendo con voce salda e sicura. 
 
« Vuoi un pò di caffè? » per poi aggiungere, più calmo, sostenendo il suo sguardo « Si è fatto tardi. Sbrigati a finire i compiti, o non ce la farai ad alzarti in tempo. »
 
Un altro duello di sguardi, breve ma intenso. Infine Noctis Lucis Caelum si arrese all'ostinazione del più grande che evidentemente aveva un segreto e non voleva rivelarglielo.
Sospirò, accettando con un cenno del capo l'offerta per il caffè e tornando a concentrarsi sui compiti mentre lo osservava dapprima sospirare sollevato e poi sorridere sotto i baffi, felice. 
"Tanto lo scoprirò lo stesso, Iggy." promise dentro di sé, con un ghigno. "Sono bravo in questo, se voglio."
 
***
 
Seduti uno accanto all'altro sul pavimento in marmo della sala d'addestramento, Noctis lasciò andare il fioretto e si concesse un sospiro passandosi una mano sulla fronte, mentre Gladio sorrideva tranquillo.

« Sei migliorato. Pensavo peggio. » gli disse, soddisfatto.

Il principe sospirò di nuovo, incrociando le gambe.

« Certo che sono migliorato. » disse « Non posso mica permetterti di avere sempre ragione. »

Gladio ridacchiò, buttando all'indietro la testa e le spalle, appoggiando i palmi per terra.

« Tanto ora che ci sono gli esami finali vedrai che ti rammollirai di nuovo. » lo punzecchiò.
« Mphf. » fece il Principe « Manca ancora qualche mese, se studio bene adesso non dovrai preoccuparti del mio rendimento. » ghignò, poi però si fece di nuovo serio, tornando a guardarlo « Piuttosto, Gladio ... »

Quello gli rivolse un lungo sguardo, continuando a sorridere.

« Mh? » chiese.

Caelum fece finta di pensarci un pò su, titubò, sospirò, per poi infine partire all'attacco.

« Non trovi che Ignis sia strano, ultimamente? » chiese.

Amicitia corrucciò la fronte.

« No. » scosse il capo « È sempre il solito quattrocchi. » ridacchiò, poi aggiunse serio « Perché? A cosa ti riferisci? »

Noctis sospirò di nuovo, buttò gli occhi a terra.

« È che ... » esordì, iniziando a disegnare cerchi concentrici sul pavimento con le dita « Ultimamente manca spesso. E ieri quando ho provato a chiedergli il motivo mi ha detto che ha avuto un imprevisto e dovrà farlo ancora per qualche settimana ... »

Lo guardò corrucciarsi di nuovo.

« Dici che sta male? » ipotizzò.

L'erede al trono scosse il capo.

« Non credo. » disse « No, almeno lui ha detto così. Ha persino riso quando gliel'ho chiesto. »
« Mph, allora possiamo escluderlo a priori. » si rilassò l'altro.
« Si ma ... » insistette Noctis « Resta il fatto che sia strano ... E se si fosse innamorato? » chiese quindi, guardandolo.

Gladio sorrise, scosse le spalle.

« Sarebbe anche ora. » scherzò « È un uomo adulto in fondo. »

Noctis annuì pensieroso.

« A te non ha detto nulla? » tornò a chiedere.

Amicitia scosse il capo.

« No. Ma se è così non dovremmo aspettare molto prima di saperlo, ce lo dirà lui quando sarà il momento. » replicò, riprendendo quindi in mano la sua spada e spronandolo « Forza, in piedi. »

Il principe obbedì, determinato.
"Come sospettavo." pensò "Neanche Gladio sa nulla. Allora non mi resta che passare all'azione."
Stava morendo dalla curiosità di sapere chi era la dama che finalmente era riuscita a far breccia in quel cuore dedito solo alla corona, e avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.

 
***
 
Una carezza calma, una stretta di mano, un sogno intenso in cui i loro sguardi s'incrociavano prima che lei avesse il coraggio di richiuderli.
Alexandra Jane Baker trascorse circa quattro giorni e mezzo in quello stato semi comatoso dovuto alla febbre prima che questa iniziasse ad abbassarsi e a darle tregua, ma ce ne mise più o meno sei a rendersi conto che l'immagine del suo cavaliere che veniva a prendersi amorevolmente cura di lei non era un sogno ma splendida realtà.
L'epifania giunse una mattina, il quinto giorno d'influenza.
Si svegliò stordita, con una pace interiore e una felicità profonda nel cuore dopo aver sognato ancora una volta lui, di baciarlo e perdersi in un suo abbraccio. Sorrise, ma quasi subito il dubbio iniziò a insinuarsi nella sua mente.
Come mai lo sognava così spesso, ultimamente? C'era davvero ricascata, senza ombra di dubbio. S'era innamorata di nuovo dopo aver deciso che non ne avrebbe avuto più bisogno, e a giudicare dall'intensità con cui lo attendeva nei suoi sogni (o almeno in quegli attimi che lei credeva tali) era anche cotta come una pera.
Sospirò, stiracchiandosi un pò e allungando le braccia sulla testa fuori dalle coperte prima di riaprire gli occhi, e subito arrossire accorgendosi del suo sguardo che la scrutava con un sorriso.

« Oh, Godness! » mormorò imbarazzata, tornando a nascondersi sotto le coperte tirandosele fin sopra al naso, e restando a seguirlo solo con gli occhi.

Ignis seguitò a sorridere, inclinando curioso di lato il capo.

« Ben svegliata. » le disse cordiale
« T-tu ...? » balbettò imbarazzata lei, avvampando di più « V-voi ...? »

Scientia non perse il buon umore, e restando seduto allungò una mano a toccarle la toccare per saggiare la temperatura.
Guardandolo dall'alto della sua posizione, sentendo il tocco delicato di quella pelle così morbida. La giovane si sentì morire, si morse le labbra e rimase rigida fissarlo mordendosi le labbra coperte dalla trapunta mentre cercava di schiarirsi la vista separando le immagini del sogno da quella che era la realtà.
Ciò voleva dire ignorare il fatto che lui le fosse così vicino e si stesse prendendo cura della sua salute e soprattutto ignorare categoricamente quelle dannate labbra così perfette e rosee.

« Oh, bene. » commentò alla fine lui, annuendo soddisfatto « La temperatura si è stabilizzata almeno, sta guarendo in fretta. »

"C-che? Cosa? G-guarendo?"

« Come si sente oggi? » le chiese quindi, alzandosi e versando del caffè caldo e ancora fumante nella tazza che soggiornava sul vassoio adagiato sul comodino « Meglio? »

Jane continuò a fissarlo ingoiando a vuoto. Annuì rapida, facendosi piccola piccola e quasi accartocciandosi su sé stessa.

« S-si, grazie. »

Santo cielo, ma allora non era un sogno! Lui era davvero rimasto lì per tutto quel tempo!
Le venne quasi da piangere per la disperazione. Era felice, anzi felicissima, ma ...
"No! Perché mi ha dovuto vedere così??"
Lo spiò mentre zuccherava il caffè con un cucchiaino e poi le riempiva un bicchiere di vetro alto con quella che doveva essere un'ottima centrifuga, dal colore arancio chiaro.
Indossava il solito pantalone classico sportivo, nero con una striscia di materiale più chiaro e lucente sul lato della cucitura, mocassini a punta di pelle del medesimo colore, bretelle e una camicia bianca a sottilissime righe nere verticali.
I capelli come sempre acconciati col ciuffo all'insù, gli occhiali semi trasparenti sul naso, e al polso un costoso orologio.
Sprofondò di più nelle coperte, vergognandosi di sé stessa che invece indossava uno dei pigiami di Eve, rosa (l’unico colore che detestava con tutta se stessa), di una taglia più grande e pieno di cuoricini e fiocchetti, aveva i capelli tutti aggrovigliati, una faccia da disperata, labbra screpolate e pallide e due profonde occhiaie che le scavavano gli occhi.
"Lui è perfetto, io sono uno schifo!!" si lamentò dentro di sé, trattenendosi a stento dal lasciarsi sfuggire un rantolo disperato.

« Ottimo. » le rispose lui soddisfatto « Comunque ha ancora bisogno delle medicine. Ha fame? » le chiese quindi, tornando a guardarla.

Aveva lo stomaco in fiamme, ma per non fare brutta figura si limitò ad annuire, scostando un poco la coperta dalla bocca e rispondendo con voce tremula, schiarendosi la voce.

« Un pò ... »

Lui sorrise, annuendo comprensivo.

« Bene. » aggiunse quindi, mostrandole il vassoio con un gesto della mano « Le lascio tutto qui, allora.  Io ora devo andare, purtroppo. Ma la lascio in buone mani. » scherzò indicando con la testa la porta alle sue spalle.

Poi si voltò e fece per uscire dalla stanza, ma all'ultimo minuto si ricordò di una cosa e si voltò di nuovo a sorriderle.

« Ah, a proposito. I suoi biscotti sono eccezionali, dovrà darmi la ricetta, prima o poi. » le disse.

Lei assunse un'aria smarrita. Lasciò andare le coperte e mettendosi a sedere guardò il vassoio. Oltre il caffè, la spremuta e una rosa rossa nel pieno del suo splendore, c'era anche un piatto con dentro tre dei suoi cookies alla cannella, probabilmente quelli rimasti dalla sua ultima infornata.
Sorrise arrossendo.

« Grazie ... » rispose, rilassandosi un pò « Certamente. » acconsentì, poi però aggiunse rapida « E’ ... il minimo che posso fare per ricambiarle la gentilezza. »

Ignis seguitò a sorriderle, annuendo.

« Per ora pensi a rimettersi, e non si stressi molto. A domani. » la salutò, con un cenno della mano.

Alexandra annuì nuovamente, quasi inchinandosi, e timidamente sorrise salutandolo allo stesso modo.
Attese che fosse uscito, poi si guardò intorno e rimase a fissare la propria immagine nello specchio lungo davanti a sé, vicino all'armadio.
Sospirò, gettandosi nuovamente all'indietro sul morbido materasso, la testa sprofondata nel cuscino, chiudendo gli occhi e lasciandosi sfuggire un paio di bollenti lacrime ribelle.
"Sono anche più orrenda di ciò che mi aspettavo."
Sospirò, più volte. Infine puntò i suoi occhi contro il soffitto, per poi voltarsi a guardare la rosa sul vassoio.
Sorrise. La prese tra le mani e provò a saggiarne il profumo. Nonostante il naso chiuso, era talmente intenso da riuscire comunque ad arrivarle.
La guardò meglio. Anche i petali erano belli, vellutati.
Li sfiorò con le dita, sognante.
"È bellissima ..." pensò.
Infine si fece coraggio e tiratasi di nuovo su prese il vassoio, se lo portò davanti appoggiando le quattro gambette di legno sulle lenzuola e osservando grata e consolata il tutto. Era piacevole agli occhi guardarlo, ci sarebbe stata delle ore.
Anche e soprattutto ... perché era stato un gesto d'amore che mai nessuno era stato in grado di farle.
Prese la tazza tra le mani, annusò l'aroma del caffè e infine iniziò a bere, sorseggiando piano.
Era caldo, saporito e dolce al punto giusto, e ci stava una meraviglia coi suoi biscotti.
Si leccò i baffi, sospirando di nuovo.
"Anche il caffè è fantastico!" sorrise, appoggiando la tazza vuota e prendendo il tovagliolo per pulirsi le labbra.
Solo allora la vide, l'ultima sorpresa che le aveva riservato.
Un bigliettino con una graziosa illustrazione raffigurante una mini torta graziosamente decorata che sorrideva, e dietro di essa tanti piccoli muffin tutti ugualmente deliziosi.
Lo aprì incuriosita e dentro vi trovò due scritte.
La prima, prestampata, recitava a caratteri grandi e zuccherosi: "Sei un dolcissimo cupcake in un mondo di muffins."
E la seconda, nella sua lineare e chiara calligrafia, riportava un numero di telefono e la invitava, amabilmente: " Questo è il mio recapito, chiama pure se dovessi sentirti di nuovo giù."
Alexandra la osservò senza parole, il sorriso sulle sue labbra si accentuò trasformandosi in uno quasi incredulo, e le mani iniziarono a tremare per la felicità.
Una lacrima cadde all'improvviso a bagnare il foglio, spaventata che potesse rovinarlo si affrettò ad asciugarla col lenzuolo prima di sospirare e guardare di nuovo dritta nello specchio di fronte a sé, accorgendosi di stare piangendo sul serio staasciu, il viso rosso e gli occhi che brillavano ma di felicità.
Si asciugò la faccia con le maniche del pigiama, proprio nel momento in cui la porta si riaprì ed Eve apparve sulla soglia sorridendole entusiasta.

« Allora? » chiese andando a sedersi accanto a lei e prendendole la mano « Visto che sorpresona magnifica? »

Annuì, tirando su col naso.

« Sei stata tu ... ? » chiese « A suggerirglielo? »

La donna spalancò gli occhi e scosse sincera il capo, più volte.

« Oh, no. » rispose certa « Ha fatto tutto da solo. Stamattina si è presentato qui con quella rosa e quel biglietto, e si è pure scusato di aver potuto prepararti nulla da mangiare. » le spiegò ridacchiando e ammiccando « Abbiamo ripiegato sui biscotti che avevo conservato, così ho pure potuto farglieli assaggiare. A quanto pare anche lui se ne intende di cucina. » sghignazzò « Gli sono piaciuti. Te ne ha parlato? »

Alexandra assentì di nuovo.

« Ha detto ... che devo dargli la ricetta, quando starò meglio. » e la vide battere le mani, entusiasta.
« Che amica che hai? Eh? » esclamò emozionata, poi la guardò negli occhi e le chiese, accarezzandole piano la guancia umida « Sei felice? »

Non lasciandole altra scelta se non quella di scoppiare a piangere, abbracciandola forte e godendosi il piacevole calore delle sue affettuose carezze lungo la schiena.

« Mi sento strana ... » disse, quando il momento fu passato, tornando a guardarla con un sorriso « Mi sento ... come se fossi avvolta costantemente in un abbraccio rincuorante. Pensi che sia normale? » domandò quindi.

Eve Stevenson ridacchiò, annuendo e battendole una lieve pacca sulla spalla destra.

« Certo che lo è, cara. È l'amore, e che amore! Quello di un bel pezzo di uomo, se posso permettermi! » rispose lei, facendo quasi eco ai modi di fare educati dell'interessato.

Rise, e anche Alexandra lo fece, ritrovando il buon umore.

« Te lo meriti, tesoro. » concluse quindi la giovane donna, stringendole la mano prima di raccomandarle « Non fartelo sfuggire, okkey? Non si trova ogni giorno un uomo così. »

Alexandra sorrise, annuì più volte asciugandosi le ultime lacrime con le mani e la abbracciò di nuovo, felice.
"Sta’ tranquilla, Eve. Non ci penso nemmeno.
 
***
 
Il giorno dopo …
 
« Cosa?? » da seduto a cavalcioni sulla sedia, le mani e il mento appoggiati allo schienale, Prompto sgranò gli occhi e schizzò in piedi, trasformando il suo volto nella maschera della sorpresa « Iggy innamorato? Il nostro Ignis?? » chiese guardando il principe, che si adagiò smargiasso sulla sua seduta incrociando le braccia sul petto e guardandolo con aria sicura aspettando la fatidica domanda << Ma sei sicuro?? >>

A quel punto non restò che ghignare, cacciare fuori la matita dalla bocca e incrociando le braccia sul banco spargersi verso di lui come se stesse per confidargli un pericoloso segreto.

« Assolutamente sicuro! » affermò, guardandolo negli occhi e scuotendo il capo.

Argentum spalancò la bocca sorpreso e si voltò a fissare la lavagna ancora scarabocchiata dal prof di matematica.

« Incredibile! » mormorò scioccato.
« Mi servono solo le prove, ed ecco perché tu mi aiuterai. » continuò a quel punto Caelum, alzandosi e portandosi di fronte a lui indicandolo con un movimento dell'indice verso il suo petto.
« Che hai intenzione di fare? » si emozionò il biondo, illuminandosi.

Noctis tornò a ghignare.

« La cosa più semplice del mondo. » disse, guardandosi intorno circospetto « Lo pedineremo e scopriremo chi è la fortunata senza che lui se ne accorga. »
« Oh, siiii! » esultò a quel punto Prompto, che non stava più nella pelle, tirando all'indietro un braccio e schizzando l'altro verso il cielo « Allora se è un pedinamento dovrò portare la macchina fotografica, no? Come i veri investigatori. »

Il principe raddrizzò la schiena, assunse un'aria sicura appoggiando le mani sui fianchi e sollevando il mento.

« Ovvio che si. » rispose, sogghignando poi con aria vittoriosa « Lo incastreremo. Vedremo poi se riuscirà ancora a negare. »
« Quando iniziamo? » tornò a chiedere allora fremente il biondo, proprio nel momento in cui la campanella li avvisò della fine della ricreazione.
« Oggi stesso. » decretò il sovrano, facendo la sua felicità « Dopo la fine della scuola. »

"Vediamo di scoprire chi è la malattia di Iggy, una volta per tutte."
E prima di tornare a sedersi di fronte a lui Argentum si lasciò sfuggire un'entusiasta e sghignazzante

« Agli ordini, vostra altezza! »

Mimando il saluto delle fedeli guardie reali.
 
(Continua …)

 


 
NDA: Salve :D Buonasera a tutte dolci piccole torte ripiene di panna montata <3<3<3 :3
Come state? Io come la nostra Alex mi sto riprendendo ora da una brutta influenza, e devo dire che questa volta scrivere a contribuito davvero molto alla mia guarigione, Iggy ha confortato un poco anche me ^^ No, sul serio, sono stata davvero male e mi sono sentita davvero coccolata mentre pensavo a questa storia, quindi non ho fatto altro che riportare su carta i miei sentimenti, e spero che vi siano piaciuti e vi abbiano trasmesso un pò del mio diabet ahem di zucchero in più che con questo freddo non fa mai male ihih <3
Aspetto di conoscere i vostri pareri, ci risentiamo molto presto ora che la storia è entrata nel vivo :3
 
   
 
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