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Autore: heliodor    03/10/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Fratello e sorella

Joyce gridò per la sorpresa.
La mano che l'aveva afferrata apparteneva a un braccio e questo a un tizio incappucciato.
Joyce lottò per divincolarsi ma lui la tenne stretta.
"Che cosa pensavi di fare?" le chiese.
"Lasciami."
La luce delle lanterne illuminarono il viso del tizio.
Joyce riconobbe subito i capelli color platino, gli occhi di un azzurro intenso e i lineamenti delicati.
Era Vyncent.
"Ti ho fatto una domanda" disse lui minaccioso.
In quel momento Joyce smise di lottare. Era perduta, lo sentiva. Non sarebbe uscita viva da quell'avventura.
Vyncent restò in attesa.
"Io... stavo cercando Oren e Deliza." Almeno quello era vero.
"Questo l'ho capito. Cosa ti è saltato in mente di minacciare quel tizio? Nessuno ti ha insegnato che non si usa la stregoneria in quel modo?"
Ho imparato tutto da sola, stava per dirgli. "Era l'unico modo per ottenere delle informazioni."
"Non si usa la stregoneria per fare del male a chi non ha i poteri" disse Vyncent severo.
"Non gli avrei fato niente."
Lui inspirò una boccata d'aria. "Andiamo."
"Dove?"
"Lontano da qui."
Camminarono in silenzio per una cinquantina di passi, poi Vyncent disse: "Da dove vieni? Non sei del nostro circolo. Non ho mai visto la tua faccia."
Guarda meglio, pensò. Vyncent non aveva la vista speciale e non poteva accorgersi che stava usando la trasfigurazione. Almeno finché non incontrava uno stregone con quel potere era certa di poterlo ingannare.
"Vengo da un'altra parte."
"Perché stai cercando Deliza e Oren?"
"È un amico."
Lui la guardò perplesso. "Come ti chiami?"
"Sibyl."
Vyncent sembrò pensarci sopra. "Sei l'amica di Oren?"
Joyce sgranò gli occhi. "Lui ti ha parlato di me?"
"Una volta. Mi disse che ti aveva conosciuto quando era arrivato in città. Mi sai dire in che occasione?"
Joyce lo ricordava bene. "Un troll voleva mangiarlo ma io l'ho salvato."
"È così incredibile che potrebbe essere vero" disse Vyncent.
"Lo è" protestò lei.
"Che cosa ti ha detto quella donna?"
"Sono stati rapiti e portati verso le colline."
Vyncent accelerò il passo.
"Dove andiamo?" chiese Joyce.
"Li inseguiamo sperando che le tracce siano ancora fresche."
Era la prima cosa giusta che sentiva dall'inizio di quella storia.
Raggiunsero la porta occidentale. Il corpo di guardia li fece passare senza fare troppe domande. Tutti conoscevano Vyncent di fama.
"Che facciamo ora?" domandò Joyce una volta fuori dalla città.
"Andiamo verso le colline."
"A piedi?"
Vyncent scrollò le spalle. "Non c'è tempo per prendere dei cavalli. Tu sai volare?"
Joyce annuì. "Più o meno."
 
Levitarono al di sopra degli alberi. Vyncent era aggrappato alle sue spalle e lei ne sentiva il peso e il calore.
Era piacevole averlo accanto a sé, così vicino eppure così irraggiungibile.
Le servirono due incantesimi per raggiungere la base delle colline.
Mentre si abbassavano Vyncent le chiese: "Sei una trasmutante?"
Joyce non conosceva bene le categorie che gli stregoni usavano per catalogare i loro poteri, ma sapeva che di solito si manifestavano in blocchi molto precisi.
La levitazione faceva parte della trasmutazione?
Non ne aveva idea, però si sorprese ad annuire.
"Io sono un distruttore" disse mentre toccavano terra.
Non aveva idea di quali poteri avesse un distruttore, quindi pensò bene di accettare quella informazione e tacere.
"Da questo punto è meglio procedere a piedi. C'è la luna piena e verremo individuati se qualcuno è di guardia."
Si inerpicarono lungo il leggero pendio, facendo attenzione a dove mettevano i piedi. Dovevano procedere al buio, senza l'aiuto di un globo luminoso, per non farsi individuare.
"Quindi Oren ti ha parlato di me?" chiese Joyce per rompere il pesante silenzio che era calato tra loro due.
Vyncent annuì.
"E cosa ti ha detto?" chiese cercando di non far trasparire il suo interesse.
"Che sei spericolata. E coraggiosa."
"Davvero?"
"Ne parliamo dopo."
Lei voleva parlarne adesso, ma si azzittì lo stesso.
Per fortuna il terreno di cui era fatta la collina era regolare, senza troppi crepacci dove c'era il rischio di scivolare e farsi male. Un paio di volte si nascosero tra gli alberi per via di un rumore sospetto, ma continuarono ad avanzare fino a raggiungere la sommità della collina.
Da quel punto si poteva dominare parte della piccola vallata che era circondata da alcune alture disposte come una corona.
Vyncent le fece cenno di chinarsi e insieme avanzarono verso il crinale opposto, dove iniziava una dolce discesa verso la valle.
In basso, al centro della valletta nascosta dalle colline, c'erano delle luci. Si trattava di fuochi accesi a formare un cerchio di qualche decina di passi.
Al centro del circolo vi erano delle tende e minuscole figure umane si muovevano attorno a esse.
Poco lontano c'erano dei cavalli e, dalla parte opposta, delle casse di legno. La maggior parte delle figure umane si stava dando da fare attorno a queste.
Joyce ne contò almeno sei.
"Secondo te che cosa stanno facendo?" le chiese Vyncent.
"Non ne ho idea."
"Allora dobbiamo avvicinarci e scoprirlo."
"E se ci vedono?"
"Prepara i tuoi incantesimi migliori" disse lui avanzando verso il crinale della collina.
Joyce lo seguì.
A metà discesa si fermarono. Da una delle tende vennero portate fuori due figure umane. Da quella distanza non riusciva a vederne i visi, ma sembrava che avessero le mani legate dietro la schiena.
Che fossero Oren e Deliza?
I due vennero portati al centro del circolo di fuochi e costretti a inginocchiarsi.
Una terza figura emerse dall'ombra e si avvicinò. Parò per qualche minuto, gesticolando e indicando le casse.
Una delle figure inginocchiate sembrò scuotere la testa.
La figura che aveva gesticolato fece un cenno agli altri, che nel frattempo si erano riuniti attorno ai due.
Due di esse trascinarono una delle figure inginocchiate verso uno dei fuochi. Ebbe un tuffo al cuore quando riconobbe Oren.
Una delle figure che lo aveva trascinato via estrasse una spada e gliela puntò al petto.
Joyce sentì la tensione aumentare. Stava per gettarsi fuori e urlare qualcosa per distrarli, quando Vyncent le posò una mano sul braccio.
"Aspetta" le sussurrò.
L'altra figura inginocchiata disse qualcosa e chinò la testa in avanti.
Il tizio che aveva gesticolato diede un ordine e Oren venne trascinato di nuovo al centro del circolo di fuoco e gettato a terra in malo modo.
Le attenzioni si appuntarono su quella che doveva essere Deliza. La strega venne sollevata e trascinata verso le casse.
Solo allora Joyce notò che qualcosa era stato disposto sul terreno. Sembrava una scultura fatta a pezzi e poi ricostruita in malo modo. Riusciva a intuire dalla forma di alcuni pezzi che doveva avere diverse gambe e un corpo ovale.
Che cos'era quella roba?
Vyncent si mosse a disagio. "Una rianimazione" sussurrò. "Vieni" disse afferrandola per il braccio e trascinandola via.
In basso, Deliza venne liberata e, sotto la minaccia da parte delle altre figure, costretta ad avvicinarsi alla scultura.
Con un movimento lento e studiato si chinò su di essa e ne sfiorò i pezzi con le mani. Tutto iniziò a vibrare.
 
***
 
Gli tolsero la benda e si ritrovò al buio. Per fortuna non era solo. Deliza era lì accanto a lui, legata mani e piedi con della solida corda.
"Come stai?" le chiese.
Lei abbozzò un sorriso. "Sono stata meglio. Non mi aspettavo che la giornata finisse così."
"Nemmeno io."
"Era stata perfetta."
Oren si guardò attorno. Erano in una tenda, ma era spoglia. A parte loro due non c'era altro. Dall'esterno provenivano voci e rumori ai quali non riusciva a dare un significato.
"Conosci questa gente?" le chiese Oren.
Deliza annuì. "Purtroppo sì. Mirka è mio fratello."
"Mirka?"
"È il loro capo, credo."
"Questo l'avevo capito. Ma che cosa vogliono da te? Da noi?"
"Non lo so, ma temo che lo scopriremo presto."
Qualche ora dopo Mirka entrò nella tenda. "Scusa per le corde, ma non posso correre il rischio che ti liberi" disse alla sorella.
Era in compagnia di due ragazze alte e robuste che si somigliavano, specie per i capelli scuri e il viso dai tratti marcati.
"Ci siete anche voi" disse Deliza. "Dovevo immaginarlo."
"Rega e Redona condividono i miei ideali, lo sai bene" disse Mirka. "Quando gli ho spiegato quello che intendevo fare, non hanno esitato un istante a seguirmi."
"E poi c'è il fatto che ci amiamo" disse una delle due ragazze stringendosi a Mirka.
L'altra l'allontanò con uno strattone deciso. "Ti sbagli Rega, lui ama me."
Rega la spinse via in malo modo. "Vai a spalare letame, Redona. Mirka e io dobbiamo sposarci, me l'ha promesso."
"Ti sbagli, noi..."
"Ragazze, ragazze" disse Mirka dividendole. "Lo sapete bene che vi amo entrambe. Sto cercando di fare un discorso serio a mia sorella, non potete rimandare a dopo la vostra discussione?"
Le due ragazze si divisero ma continuarono a guardarsi in cagnesco per tutto il tempo.
L'attenzione di Mirka tornò sulla sorella. "Non voglio girarci troppo intorno, Del, perciò verrò subito al dunque. Mi serve il tuo aiuto. E per aiuto intendo i tuoi poteri. Tu sai di cosa parlo."
Deliza lo fissò con sguardo duro. "Non se ne parla. Ho giurato di non usarli."
"La rinnegata fa la difficile" disse Redona. O era Rega? Oren non era capace di distinguerle.
Mirka le rivolse un'occhiataccia. "Chiamala di nuovo in quel modo e te la vedrai con me."
La ragazza indietreggiò di un passo. "Scusa, ho solo detto che..."
"Fallo di nuovo e vedrai" disse con tono minaccioso.
La ragazza si azzittì.
Mirka si voltò verso Deliza. "Capisco che non vuoi aiutarmi, ma dopo che ti avrò spiegato quello che intendo fare cambierai idea."
"Qualunque cosa tu dica non mi convincerà" rispose Deliza a muso duro.
Mirka annuì. "E se ti dicessi che lo faccio per la nostra famiglia?"
Deliza lo fissò con aria di sfida.
"Per troppo tempo siamo rimasti ai margini per colpa di quelli come te. È una maledizione che nel nostro sangue scorra questo potere. O almeno nel tuo e quello di nostro padre. Devo ricordarti quello che gli è successo per colpa tua?"
"Io non volevo..."
"Tu sei comunque responsabile" disse Mirka alzando la voce.
"Lasciala stare" disse Oren a denti stretti.
Mirka lo fissò stupito. "E tu chi saresti?"
"Mi chiamo Oren."
"Che poteri hai?"
"Lui non è niente" disse Deliza. "Continua, ti ascolto. Dimmi cosa vuoi fare e ci penserò."
Mirka tornò a rivolgere lo sguardo verso sua sorella. "Voglio che tu rianimi una cosa per me."
"Chi?"
"Un Varthag" disse Mirka.
Deliza sgranò gli occhi. "Tu hai un..."
"È stato difficile procurarselo e portarlo qui, ma ci siamo riusciti. E non è l'unico. Ne abbiamo trovato un intero cimitero. Decine di quelle creature. Dovresti vedere la necropoli. È un vero spettacolo."
Deliza rise.
Mirka la guardò irritato ma attese che smettesse prima di dire: "Cosa c'è di così divertente?"
Tra un singhiozzo e l'altro Deliza disse: "Un Varthag? A malapena so rianimare un gatto o un cane. Hai fatto tanti sforzi per niente, fratello."
"Non sottovalutare i tuoi poteri" disse Mirka. Fece per andarsene seguito dalle due sorelle. "Cerca di riposarti e risparmia le energie. Tra un paio di giorni saremo pronti per la rianimazione."
Rimasti soli, Deliza tornò seria.
"Cos'è un Varthag?" le domandò Oren.
"Una creatura del passato, ora estinta, per fortuna."
Ne sapeva quanto prima. "Secondo te a cosa gli serve?"
"Non lo so. Niente di buono, suppongo. Ma non devi preoccuparti. Non lo rianimerò per niente al mondo. Anche perché se lo facessi molto probabilmente morirei nel tentativo."
"E lui lo sa?"
"Certo che lo sa. È per questo che mi ha rapita."
"Ma è tuo fratello."
Deliza si strinse nelle spalle.
Mirka tornò il giorno dopo, stavolta da solo. "Il varthag è più danneggiato del previsto e ci vorrà almeno un giorno in più per prepararlo. Come ti senti? Sei pronta?"
"Non lo farò" disse Deliza con espressione seria.
Mirka sospirò affranto. "Non sai quanto mi dispiace sentirlo. Se non lo farai dovrò ucciderti."
"Morirei lo stesso se cercassi di rianimare una creatura così grande. Lo sai che non ho abbastanza energia vitale per..."
"Tu puoi farcela" disse Mirka. "Ho fiducia in te. So che quando sarà il momento lo capirai anche tu che è per una giusta causa."
Deliza lo guardò perplessa. "Perché vuoi resuscitare quel mostro? Perché qui?"
"Per attaccare Valonde."
"Cosa speri di ottenere? Non sarà mai abbastanza forte per distruggere la città. Farà qualche danno, delle vittime, ma gli stregoni del circolo lo fermeranno."
"Diciamo che voglio fare una bella figura con lord Malag."
Sentir pronunciare quel nome gli causò un tuffo al cuore.
"Sei al suo servizio?" chiese Deliza.
Mirka fece un gesto vago con la mano. "Più o meno. Ci ha dato una prova da superare. Se la passiamo, entriamo a far parte del suo circolo privato. È un grande onore, credimi."
"Sei completamente pazzo."
"Può darsi, ma dovevo pur fare qualcosa per riparare ai danni che hai combinato. Ora devo andare, ma tornerò più tardi. Per allora cerca di aver preso una decisione."

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