Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    03/10/2017    2 recensioni
❝«Ho sempre pensato che il cuore dell’uomo sia diviso in due metà esatte. Una felice, e l’altra triste. Come se fossero due porte, vicine. Le persone possono entrare e uscire da entrambe, non c’è un ordine prestabilito. Ovviamente, molto dipende dal carattere degli individui e dalle relazioni che vengono instaurate. Mi segui?» Domandò, e lei annuì. «Per TaeHyung, uno di questi usci è sprangato. Non si apre più. Costringendo chiunque a passare solo dalla parte riservata al dolore, non importa il tipo di rapporto che intercorra fra lui e gli altri. Perfino io, sono entrato da quell’unica porta. E mi sono rifiutato di uscirne, sebbene lui avesse più volte provato a sbattermi fuori»❞.
❝Tu devi sopravvivere❞.
- Dove TaeHyung impara che, rischiando, spesso si guadagni più di quanto si possa perdere.
assassin!TaeHyung | artist!JungKook | hitman/mafia!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad, "taewkward".
» Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=92wl42QGOBA&t=1s
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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XV.
Two! Three! 
(I wish there were more days like these)


Only when I found myself sitting in front of you did I realize that my wish was only half fulfilled and that my sole aim was to sit next to you. 



 
It’s okay, now count “one, two, three” and forget. Forget all the sad memories, hold my hand and smile. When I say “one, two, three”, I hope that everything changes. For a better day, because we are together.



 
 
 
누군가는 이전에 그것을 말했지만, 나는 당신에게 착색되어 있습니다.
Someone said that before, but I am just colored by you. (Converse High)
 
 

JungKook rientrò in casa solo il mattino seguente, alle sei. Esausto, alticcio e felice, come non lo fosse stato in parecchi mesi. Rivedere i suoi vecchi amici di corso era sempre un piacere: ascoltare i loro racconti di vita vissuta, vedere attraverso gli occhi di altri situazioni che a lui non accadevano; imparare nomi di posti nuovi, provare bevande inusuali, ridere per battute squallide, lo faceva star bene. Proprio come avrebbe dovuto fare un qualsiasi diciannovenne comune.
Girò la chiave nella toppa, e cercò di non fare troppo rumore, al fine di non svegliare il resto degli inquilini. Poi, calciò via le scarpe nell’ingresso e si avviò verso la camera di TaeHyung, per accertarsi che fosse tornato. Trovò la porta socchiusa, e la spinse lievemente, in silenzio. Scoprì il giovane disteso nel suo letto, abbracciato ad una altrettanto dormiente Cyane. Le loro dita erano intrecciate, un braccio di lui a cingerle il fianco, mentre l’altro era infilato sotto il cuscino. Il volto immerso nella sua spalla, l’espressione pacifica, nella quiete del sonno. JungKook richiuse la porta, senza far rumore. Uno stanco sorriso si dipinse sulle sue labbra. S’incamminò nella sua stanza, mentre gli occhi si beavano della tenera luce del mattino.
A quanto sembrava, la ragazza doveva essere riuscita a parlargli, facendo inevitabilmente breccia nel suo cuore. Non sapeva di essere il suo più grande punto debole. Forse più di quanto egli stesso non fosse, per TaeHyung.
Si affacciò alla finestra, scostando le candide tende, osservando il cielo passare dal rosa ad un tenue azzurro, quasi come il colore dei capelli di Cyane. Si chiese cosa sarebbe accaduto, quando entrambi si sarebbero svegliati. Come avrebbero reagito, le espressioni dipinte sui loro volti. Allora, si volse e il suo sguardo si posò sulla moltitudine di tele ormai dipinte che riposavano addossate le une le altre, in un angolo della stanza. Molte ritraevano occhi e labbra di donna, sempre la stessa, con lunghi e fluenti capelli azzurri. Ogni tanto, la sfumatura della sua chioma variava, virando verso il rosa tenue, l’arcobaleno o il viola. Accanto a quel soggetto femminile, ve n’era uno maschile. Il cui volto per intero non fosse mai visibile, essendo spesso nascosto dalle sue mani, o rappresentato da un caotico groviglio di linee scure, tanto quanto gli occhi del modello. Si rese conto che la sua arte avesse unito Cyane e TaeHyung molto prima di quanto essi stessi non ebbero fatto nella vita reale.
Si avvicinò alle uniche due tele dipinte in orizzontale, che raffiguravano due soggetti differenti, ma simili. Un giovane, di spalle, le cui mani sparivano sostituite da fiori ed erba. E una ragazza, con le mani rivolte verso l’alto, l’espressione sofferente e gli occhi chiusi. Uno, quello maschile, completato appena ventiquattr’ore prima. L’altro, femminile, realizzato il secondo giorno di permanenza di Cyane in quella casa. Lo confrontò con quello della giovane dai capelli azzurri e lo sguardo incuriosito e sospirò. Due opposti della stessa medaglia: il fratello maggiore che non aveva mai avuto, e la donna che non avrebbe mai potuto avere. Ma andava bene così. Se non altro, le due persone a cui teneva più della sua stessa vita, si amavano l’un l’altra. Lui si sarebbe semplicemente adattato alla situazione. Come aveva sempre fatto, d’altronde. Mosse qualche passo verso il letto, e si lasciò cadere sul materasso, senza vita. Rimbalzò insieme ad esso, in un coro di molle che cigolavano accogliendo il suo peso. Volse lo sguardo al soffitto, allargando le braccia. Rimase a rimirare il bianco dell’intonaco, senza pensare a nulla per qualche attimo, godendosi la sensazione del vuoto mentale, ormai troppo stanco per formulare qualsiasi altro giudizio. E poi, chiuse gli occhi.

 

 
내일 올 때 너를 보자.
I’ll see you when tomorrow comes. (24/7= Heaven)
  
 

Cyane riprese conoscenza fra le braccia di TaeHyung. Sentì il calore di un secondo corpo premerle contro la schiena, e un caldo respiro solleticarle la nuca. Sulle prime, si domandò come potesse essere possibile che non fosse nella sua camera. Poi, sprazzi di memoria si aprirono all’interno della sua mente. Le lacrime. Le urla. Le sue mani sulla schiena del giovane, accarezzandogli piano le scapole. Il momento in cui si erano distesi sul letto, l’uno avvinto all’altra, il petto del ragazzo ancora scosso da sporadici singhiozzi. Quanto dolore avesse potuto esternare, facendole domandare come avesse fatto a trattenere tutta quella sofferenza per un tempo così prolungato, senza implodere.
“Tu devi sopravvivere”.
“Esisti per me”.
Spostò lo sguardo alle proprie dita, intrecciate a quelle di TaeHyung. Si portò lentamente la mano alle labbra, baciandola gentilmente. Quel tocco ebbe il potere di far muovere il giovane, che affondò ancor di più il volto nell’incavo del collo di lei, dormendo beato. Un meraviglioso essere umano, pieno di cicatrici, rattoppi e strappi. Un capolavoro artistico forgiato dalla vita stessa, reso ancor più bello dalle sue stesse imperfezioni. Era sempre stata convinta che, sotto quella spessa coltre gelata, si nascondesse un cuore, forse anche più grande del proprio. Esattamente come anche JungKook le avesse detto, tempo addietro. Sorrise, in silenzio, beandosi dell’odore di cannella sulla sua pelle, del ritmico e profondo respiro di lui, che le comunicava le sue frequenze vitali, attraverso la cassa toracica contro la sua schiena. Memorizzò quanto più potesse quella sensazione di calore, di protezione, di felicità, che quella stretta gentile le stesse donando. Ridisegnando gli schemi della sua gioia a misura delle braccia di TaeHyung. Richiuse gli occhi, non preoccupandosi dei ritmi mattutini da rispettare. Qualsiasi cosa avesse avuto in programma… avrebbe atteso.


 


 
나는 리듬과 노래가되어 당신을 위해 노래 할 것입니다.
I’ll become a rhythm and a song, and sing it for you. (Propose)
  
 

«Buongiorno».
La ragazza aprì gli occhi. Nel sonno, doveva aver cambiato posizione, riposando con il capo sul petto del giovane accanto a lei. Che, in quel momento, disegnava invisibili ghirigori con le dita sul suo braccio, abbandonato a circondargli il ventre piatto e dai muscoli tonici. Ella gli rivolse uno sguardo ancora un po’ assonnato, e sentì le calde labbra di lui baciarle piano la fronte.
«Potrei abituarmi a questo tipo di risvegli» mormorò lei, stringendosi a lui e nascondendo il volto nelle sue clavicole, sorridendo. Lo sentì ridere. Un suono limpido, più profondo degli abissi, vellutato.
«Nulla in contrario» ribatté lui, aggiustando il suo corpo a quello della ragazza, circondandola con le sue braccia. Posò il mento sul suo capo, sorridendo. Sapeva che non avrebbe dovuto prendersi tutte quelle libertà, ma dopo la nottata trascorsa a piangere, si sentiva più libero. Parte di tutta la voragine di oscurità che gli aveva portato via l’anima, sembrava essere stata rischiarata da un luminoso astro azzurro.
“Tu devi sopravvivere”.
“Meriti di avere una vita come quella di chiunque altro”.
“Esisti per me. Insieme a me”.
Voleva crederci. Cosa ci sarebbe stato di male a vivere, per un po’? Ad assaporare il gusto della giovinezza, a provare ad archiviare nuovi bei ricordi, così in disparità numerica in confronto a quelli brutti? Sentiva di volere una ragione in più per sorridere, oltre a quella di poter vedere JungKook al sicuro ogni giorno accanto a lui. Voleva ritornare a poter essere felice come quando correva con i suoi amici. Potersi aprire con la ragazza che stringeva fra le braccia. Essere giovani insieme. Imparare l’uno dall’altro. Condividere esperienze. Sentiva di doverlo a se stesso e anche a lei. Voleva essere una persona. La sua persona. Voleva crederci.



 

   
 
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