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Autore: heliodor    05/10/2017    5 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Stregoneria oscura

Mirka si fece attendere per un altro giorno. Nel frattempo, Oren cominciava a sentirsi stanco e demoralizzato.
Le uniche volte in cui poteva sgranchirsi un po' le game erano quando portavano da mangiare.
Lui e Deliza non mangiavano mai insieme ed erano sempre sorvegliati da almeno due persone quando venivano slegati per consumare il pasto.
La tenda cominciava a puzzare di chiuso ed era stanco di dover fare i suoi bisogni solo quando i carcerieri si ricordavano di domandarglielo. Quando accadeva lo bendavano e lo portavano fuori, dove era costretto a farla in un cespuglio.
Deliza non si lamentava e sopportava tutto in silenzio, ma percepiva la sua preoccupazione.
Quando furono soli, Oren le disse: "Devi avere fiducia. Lei verrà."
"Chi?"
"Sibyl. Verrà a liberarmi."
Deliza sospirò. "La tua amica immaginaria?"
"È reale."
"Certo" fece lei con tono supponente.
Mirka tornò poco dopo. "Tutto bene? Avete bisogno di qualcosa?"
Nessuno dei due chiese alcunché.
Lui si accovacciò vicino alla sorella. "Lo so che cosa stai passando in questo momento, ma devi capire che aiutarci è la mossa migliore che tu possa fare. Lord Malag mi ha promesso che ti perdonerà se ci aiuterai. Quando torneremo a casa potrai praticare la magia oscura quanto ti pare. Sotto il suo dominio non sarà più vietata."
Deliza non rispose.
Mirka guardò Oren. "Da quando vi conoscete voi due?"
"Non dirgli niente, Oren."
Mirka la colpì al viso con uno schiaffo.
Oren cercò di liberarsi, ma le corde erano troppo strette.
"Oren" disse Mirka. "Rispondi alla mia domanda."
"Da qualche settimana" disse.
"Ti ha raccontato perché è fuggita dal circolo di Nergathel?"
"No."
"Non mentirmi o la colpirò di nuovo."
"Te lo giuro sul mio onore" disse Oren a denti stretti. "Non mi ha detto niente."
Mirka annuì soddisfatto. "C'è un buon motivo, credimi. Pochi lo sanno, forse solo le streghe e gli stregoni che l'hanno accolta nel loro circolo corrotto, ma mia sorella non è la persona che sembra. Sotto quel velo di innocenza e spensieratezza si nasconde una strega delle arti oscure di prim'ordine."
Deliza lo fissò con odio.
Mirka le sorrise. "Lo è stata fin da giovane. La più abile del regno, a detta di molti. Ricordi Mizu, sorellina? Dì a Oren chi era."
Deliza serrò le labbra.
Mirka le diede uno schiaffo che le fece voltare la testa di lato.
Deliza riprese a fissarlo con aria di sfida.
Mirka le diede un altro schiaffo col dorso della mano.
"Basta" gridò Oren. "Deliza, dimmi chi era questo Mizu, ti prego."
"Il mio gatto" disse la strega dopo qualche istante.
"Digli cosa accadde il giorno in cui morì" le ordinò Mirka.
"Non morì. Tu lo uccidesti."
"Questo non ha importanza. Quella dannata bestiaccia mi aveva graffiato. Avanti, racconta a Oren cosa successe quel giorno."
"Aveva il collo spezzato" disse Deliza con espressione torva. "Ricordo che piansi disperatamente perché avevo solo sette anni e non capivo come si potesse essere così crudeli verso una creatura che non aveva fatto del male a nessuno."
"Continua" la incitò Mirka.
"Strinsi al mio petto Mizu e desiderai con tutte le mie forze che tutto quello non fosse mai accaduto."
"E poi cosa accadde, sorellina?"
Deliza sospirò. "Mizu tornò in vita."
Mirka espose in una fragorosa risata. "Era nata una nuova strega" disse con tono allegro. "Digli che cosa hai fatto dopo."
"Dopo Mizu rianimai molti altri animali. Un cucciolo di cane che era morto di freddo. Un pony che era nato morto poche settimane dopo..."
"Digli di Klain."
"Ti prego" fece Deliza. Aveva le lacrime agli occhi.
"Diglielo" disse Mirka con tono imperioso.
Deliza chinò la testa, affranta. "Klain era il figlio del nostro giardiniere. Aveva cinque anni quando cadde in un pozzo mentre giocavamo insieme. Cercarono di liberarlo, ma non fecero in tempo. Quando lo estrassero era già morto. Lo portarono nel tempio dell'Unico in modo da essere vegliato dai sacerdoti prima della sepoltura." Deglutì a fatica. "Quella sera mi introdussi nel tempio di nascosto e abbracciai il corpo di Klain. Mi sentivo così in colpa per quello che era successo. Lo tenni stretto per non so quanto tempo, finché non mi sentii esausta e sfinita. Fu così che lo rianimai."
"Stregoneria oscura" disse Mirka esultante. "Ovviamente subito la voce si diffuse e gli stregoni del circolo vennero a indagare. Nostro padre era l'unico negromante noto, anche se come tutti i suoi simili si guardava bene dal parlarne in giro o mostrare i suoi poteri. Per evitare che la figlia venisse arrestata si accusò di quanto era accaduto. Disse di aver rianimato Klain perché si sentiva responsabile per il bambino, che era morto in un terreno che gli apparteneva. Gli stregoni del circolo credettero alla sua parola e lo spedirono a Krikor, da dove non ha mai fatto ritorno. In quanto a noi, i suoi figli, venimmo divisi e mandati in villaggi diversi e molto distanti tra di loro. Ci rivedemmo solo molti anni dopo, quando ci consacrammo nel circolo di Nergathel." Si alzò in piedi e passeggiò fino all'uscita della tenda. "Per questi motivi, sorellina, tu mi devi una vita. Sei in debito con me e al più tardi domani mi ripagherai di tutte le sofferenze che ho dovuto patire per colpa tua."
Rimasti soli, Deliza si abbandonò a un pianto silenzioso.
Solo quando lei smise di singhiozzare, Oren disse: "Per quello che può valere, secondo me hai fatto una cosa meravigliosa. Hai salvato quel bambino innocente."
Deliza tirò su col naso. "Non è così che funziona la rianimazione, Oren."
Lui la guardò perplesso.
"Se così fosse" aggiunse lei. "La morte sarebbe stata sconfitta da tempo. Io posso rianimare un corpo, ma non posso riportare indietro la persona che vi era all'interno. Il povero Klain, quando tornò in vita, era solo una marionetta senza alcuna volontà. Poteva mangiare e bere ed eseguire dei semplici compiti, ma non aveva più alcun barlume di coscienza dentro di sé. Era un guscio vuoto senza più l'anima."
Oren deglutì a fatica. "Tu non potevi saperlo."
"Ciò non cambia le cose."
"Ma allora il Varthag..."
"Per lui il problema non si pone. Quel mostro non ha mai avuto un'anima."
 
Come aveva promesso, Mirka tornò il giorno dopo. Era ormai buio quando entrò nella tenda. Oren li aveva sentiti lavorare tutto il giorno, aprendo casse e spostando oggetti pesanti.
Solo verso sera avevano rallentato il ritmo.
"Sei pronta? È il momento" disse Mirka sollevandola in malo modo.
Rega e Redona erano con lui. Le due ragazze alzarono Oren e lo trascinarono fuori dalla tenda insieme a Deliza.
Per la prima volta vide l'accampamento senza la benda sugli occhi. Si trattava di poche tende piantate nel mezzo di una valletta circondata da colline.
Il posto ideale per restare nascosti e tranquilli.
Era buio e solo i fuochi accesi attorno all'accampamento gettavano una tetra luce sui loro visi.
"Perché di sera? Non ti facevo così teatrale" disse Deliza.
Mirka sorrise. "La città dorme. Li coglieremo di sorpresa." La prese per il braccio e la trascinò fuori dal cerchio di luci, fino a delle casse ammonticchiate una sopra l'altra.
Nella luce delle torce Oren notò che qualcosa di enorme giaceva a terra, occupando uno spiazzo largo trenta o quaranta passi e lungo altrettanti. Gli sembrò di riconoscere quelle che erano ossa gigantesche o qualcosa del genere, forse una gamba o un braccio.
Era quello il Varthag?
Mirka sciolse le corde di Deliza e la costrinse a inginocchiarsi. "Rianimalo" le ordinò.
"No" disse la strega.
"Se non lo fai dovrò ucciderti."
"Morirò comunque se rianimo una creatura così grande. Esaurirà tutta la mia energia vitale."
"Potresti sopravvivere."
Deliza non rispose.
Mirka si voltò verso le sorelle Rega e Redona, ancora al fianco di Oren. "Uccidetelo."
Rega estrasse un pugnale e lo appoggiò alla gola di Oren.
Deliza chinò la testa in avanti. "Lui non c'entra."
"Si è messo nei guai nel momento in cui ha iniziato a frequentarti. Tu sei portatrice di sventura, negromante."
Deliza non rispose.
"Fallo" gridò Mirka.
Oren sentì la lama del pugnale premere contro la sua gola.
Deliza alzò la testa di scatto. "Lo faccio. Dille di fermarsi."
Mirka fece un gesto vago con la mano e Oren sentì la pressione alla gola diminuire. "Niente scherzi o lui muore."
Deliza annuì. "Dammi qualche minuto. Devo concentrarmi."
"Cinque minuti, non uno di più" disse Mirka allontanandosi di un passo da lei.
Deliza si avvicinò ai resti del Varthag e si chinò sopra di essi.
Oren la vide sfiorare le ossa del mostro come a volerne saggiare la superficie. Camminò all'interno della creatura disseminata su tutta la superficie e infine si accovacciò.
Dopo un paio di minuti tornò verso Mirka, che era ancora in attesa e sembrava impaziente. "Allora? Che stai aspettando?"
Per tutta risposta Deliza puntò entrambe le mani verso i resti della creatura. Un alone luminoso si diffuse attorno alla sua figura e da essa scaturì un raggio di luce chi si allargò fino a inglobare dentro di se il varthag.
Mirka fece due passi indietro mentre con sguardo rapito osservava i resti della creatura sollevarsi da terra e, come in una complicata danza, fluttuare nell'aria.
A iniziare dalla testa, il cranio e le ossa di disposero sulla possente colonna vertebrale. Le bracci spesse e robuste si congiunsero col tronco, le costole si riunirono a formare l'enorme cassa toracica, capace di contenere dieci persone. Infine il bacino e le gambe tozze e dai piedi caprini si disposero in posizione.
Deliza, il viso deformato dalla concentrazione, continuava a emettere una luce abbagliante e a circondare con questa la creatura, ora alta come un palazzo di due piani.
La luce aumentò, diventando abbagliante. Oren chiuse gli occhi e distolse lo sguardo, incapace di sopportare un bagliore così intenso.
Mirka gridò qualcosa mentre dal bagliore che circondava il varthag emerse una forma gigantesca. Nello stesso momento Deliza crollò a terra e la luce scomparve.
Al suo posto si ergeva un mostro dalle gambe tozze e i piedi caprini, il tronco ampio e muscoloso, braccia spesse dotate di mani con tre dita e altrettanti artigli lunghi come pugnali. La testa era simile a quella di un cane, con due fila di denti e corna al posto delle orecchie. Gli occhi, piccoli e incavati, si guardavano attorno. Una lunga coda terminava con una punta irta di aculei. La pelle era ricoperta di scaglie grigiastre che luccicavano sotto la luce delle stelle.
La creatura lanciò un ruggito assordante che lo fece rabbrividire.
Rega e Redona guardavano affascinate il mostro che torreggiava sull'accampamento. Gli alti membri della banda di Mirka erano spariti.
Mirka stesso, ai piedi della creatura, la guardava affascinato. "È vivo" gridò. "Ce l'ha fatta."
Il varthag annusò l'aria come avrebbe fatto un lupo e si guardò attorno. I suoi occhi caddero su Mirka, ancora ai suoi piedi.
Lo stregone alzò le braccia al cielo. "Ti ordino di ubbidirmi" gridò verso la creatura.
Il varthag spalancò la fauci ed emise un grugnito.
"Ubbidisci ai miei comandi" disse Mirka.
Il varthag lo fissò piegando la testa di lato, poi la sua coda scattò ed eseguì una mezza rotazione col bacino, colpendo in pieno Mirka. Questi volò per una ventina di passi come se fosse una bambola di pezza e atterrò sul terreno, rotolando una decina di volte prima di fermarsi.
"Mirka" gridarono Rega e Redona correndo verso di lui.
Rimasto solo, Oren cercò di alzarsi in piedi, ma le corde ai polsi e alle caviglie gli fecero perdere l'equilibrio e ricadde al suolo.
Gli occhi del varthag vagarono per l'accampamento, prima posandosi su di lui e poi sulle due sorelle che stavano soccorrendo Mirka.
Il mostro si gettò verso di loro muovendo in avanti l'enorme corpo muscoloso.
Rega gridò qualcosa prima di venire afferrata dalla mano del mostro. Redona la ignorò e corse da Mirka, aiutandolo ad alzarsi da terra. I due videro il varthag agitare Rega come se fosse una bambola.
La ragazza gridò e si dimenò mentre il mostro la sbatacchiava da un punto all'altro, poi stanco delle sue grida o solo stufo di quel giocattolo, la scaraventò via.
Redona urlò, attirando l'attenzione del mostro che si scagliò contro di lei.
Mirka evocò un dardo magico e colpì la ragazza alla gamba. Lei gridò e si inginocchiò. Lui le disse qualcosa che Oren da quella distanza non riuscì a sentire e, zoppicando, corse nella direzione opposta. Nello stesso momento lei urlò qualcosa.
Il mostro si avventò sulla ragazza, soffocandone l'urlo.
Disperato, Oren cercò di sciogliere i nodi ai polsi, ma non ci riuscì.
Il mostro sollevò lo sguardo verso di lui e lanciò un ululato che gli scosse le interiora.
Oren si preparò al peggio mentre il varthag si muoveva inesorabile verso di lui.
Sentì qualcosa muoversi alle sue spalle. Forse era Mirka tornato indietro per aiutarlo o dargli il colpo di grazia?
Non fece in tempo a voltarsi che qualcosa esplose sopra la sua testa.
Un'ombra lo superò con un balzo e lui la vide correre verso il varthag scagliandogli contro una decina di dardi magici in rapida successione.
Ogni dardo che colpiva il mostro lo costringeva a deviare dalla sua traiettoria.
Il varthag sembrò dimenticare Oren e si concentrò sulla nuova preda.
Oren cercò di strisciare e rotolare ma qualcosa lo bloccò.
"Ti libero io" disse una voce alle sue spalle.
Voltò la testa e un viso familiare balenò dal buio. "Sibyl" esclamò. "Lo sapevo che saresti venuta."
La ragazza si chinò su di lui e allentò i nodi della corda. "Ce la fai a fare il resto da solo?"
"Sì" disse iniziando a sciogliere i nodi.
"Aiuta Deliza." Sibyl si rialzò e corse verso il mostro.

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