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Autore: LysandraBlack    05/10/2017    4 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO UNDICI: KINLOCH HOLD I



 





Aenor rimase a fissare Alistair, interdetta. Voleva prenderlo a schiaffi, urlargli contro, buttarlo a terra e andarsene per sempre. «Fenhedis lasa! I maghi, cosa?!»

Alistair alzò la mano per evitare che lei si rimettesse ad urlare. «I maghi. Quel mago del sangue ha detto che normalmente per il rituale servirebbero svariati maghi e un mucchio di lyrium, no?»

«Oh.» Realizzò finalmente l'elfa «Vuoi andare a chiedere aiuto ai maghi del Circolo?»

L'altro annuì vigorosamente. «Sì, la torre è dall'altra parte del lago. Ci arriveremmo in un paio di giorni.»

«E perché dovrebbero aiutarci?» Chiese lei.

«Ci appelleremo al Comandante dei Templari e al Primo Incantatore!» Rispose convinto Alistair. «Dovranno aiutarci, una volta saputo cosa sta succedendo qui. Inoltre, saremmo dovuti andare a Kinloch Hold prima o poi, a chiedere il supporto dei maghi contro il Flagello...» Si interruppe, guardandola storto. «Sempre che tu non te ne stia andando proprio adesso.»

Aenor sospirò, appoggiandosi al muro dietro di lei. «No, per il momento.» Disse finalmente dopo qualche istante. «Prima sistemiamo questa faccenda del demone, poi deciderò.»

Alistair scosse la testa. «Se è il massimo che posso ottenere, non chiederò di più. Tregua?» Le porse la mano, incerto.

Lei la afferrò dopo un attimo di esitazione, stringendola con poca convinzione. «Tregua.»

Tornarono nel salone, per esporre la loro idea.

«È troppo pericoloso.» Si oppose Isolde. «Anche se trovaste il modo per arrivare alla Torre, passeranno giorni prima che siate di ritorno. E non oso immaginare cosa possa succedere.»

«Non ci sono barche per attraversare il lago.» Spiegò loro Teagan. «Per evitare contatti con il Cicolo, la Chiesa proibisce tassativamente di avvicinarsi a Kinloch Hold.»

«Dovremo andarci a cavallo, allora.» Ribattè Alistair. «Confido che ce ne presterete un paio.»

Bann Teagan sospirò. «Siete sicuri che possa funzionare?»

Aenor lanciò uno sguardo interrogativo a Jowan. «Parteciperanno al rituale, se non è coinvolta della magia del sangue?»

Il mago si grattò la barba lunga, a disagio. «Credo... credo di sì.» Rispose infine.

«Allora è deciso.» Concluse Aenor. «Entro qualche giorno, saremo di ritorno con abbastanza maghi e lyrium da sistemare questa faccenda senza uccidere nessuno.»

«E cosa facciamo se il demone dovesse decidere di attaccare di nuovo il villaggio?» Chiese Teagan.

Alistair e Aenor si scambiarono un'occhiata.

«Sten e Leliana resteranno qui a dare una mano nel caso si rianimasse qualche cadavere. Mettete i vostri uomini a difesa dei cancelli del castello, per non lasciare che esca qualcosa. Dovremmo aver eliminato tutti i cadaveri qui dentro, ma non si può mai essere sicuri.» Ordinò l'elfa.

«Non resterò qui a fare la guardia ad una porta.» Dichiarò Sten, con un cipiglio corrucciato. Che era simile alla sua solita espressione, a dirla tutta.

«Preferisci seguirci in una torre abitata prevalentemente da maghi?» Gli chiese Aenor, sapendo già quale sarebbe stata la risposta. Il qunari imprecò qualcosa nella sua lingua, ma finì per cedere. La prese però da parte, puntando gli occhi viola in quelli verdi dell'elfa.

«Passerete al molo del Lago Calenhad, quello per la Torre dei maghi?» Le chiese.

Aenor annuì. «Credo proprio di sì, se è l'unico modo per entrare nella Torre.»

Il qunari non batteva nemmeno le palpebre. «La mia spada. L'ho persa da quelle parti.» Disse.

«Se per te è così importante, vedrò di cercarla.» Non capiva l'ossessione di Sten per la sua spada, ma gliene aveva parlato come se fosse una parte di lui, e dato che gli stava chiedendo di restare lì a proteggere un villaggio di cui al qunari non interessava niente, le pareva solo giusto spendere qualche momento a cercare una spada per rendere il favore al compagno. Sten le descrisse brevemente l'arma, ma era ovvio che non fosse ottimista.

«Non credo la troverai» Prima che l'elfa potesse dire altro, si allontanò corrucciato.

Si stavano preparando ad andarsene, quando Jowan sgusciò via dai due soldati che lo stavano tenendo d'occhio, correndo verso Aenor. I due fecero per sguainare subito le armi, allarmati, ma l'elfa alzò la mano, facendo segno di lasciarlo passare.

«Custode!» La chiamò il mago. «So di non essere nella posizione di chiedervi nulla, ma vi prego, ascoltatemi.» Dal tono angosciato, doveva chiaramente essere importante.

«Dimmi, ma fai in fretta.» Acconsentì lei.

«Quando sono scappato dalla Kinloch Hold, non ero da solo. Sono stato aiutato da un caro amico, e soltanto grazie a lui ce l'ho fatta a sfuggire ai Templari.» Spiegò Jowan. «Sono preoccupato che lo abbiano ucciso, o peggio, per colpa mia. Potresti... potresti scoprire cosa gli è successo?»

Aenor sbuffò. Ma certo, era ovvio che un tipo del genere non potesse essere scappato dalla Torre più sorvegliata del Ferelden senza un aiuto da qualcun altro. «Come si chiama?»

«Geralt. Geralt Amell.» Rispose il mago, inchinandosi profondamente. «Grazie mille, vi sono debitore.»



 

Uscirono dal castello, tornando verso il villaggio. Bann Teagan ordinò ad un suo cavaliere di dare ai due Custodi un paio di cavalli, sellati e pronti per il viaggio.

«Aspetta, voglio passare un attimo dalla Chiesa.» Le disse Alistair, prima di salire in groppa all'animale. Aenor sbuffò, ma lo seguì con riluttanza all'interno dell'edificio.

La navata principale era piena di persone, la maggior parte feriti, appoggiati su dei giacigli di fortuna e posti sotto le cure delle sorelle della Chiesa. Alistair si diresse con sicurezza verso una delle stanze laterali. L'elfa si sporse oltre la porta, sbirciando.

«Come sta?» Chiese Alistair a Morrigan, china su una paziente. Un mabari color miele, accanto a lei, lo guardò storto, ma non fece nient'altro per allontanarlo.

«Sopravviverà.» Rispose la maga. «Immagino che la situazione al castello sia risolta?»

«Non esattamente.» Rispose Aenor, entrando nella stanza. Una ragazza era sdraiata a terra, quasi interamente coperta da bende pulite, che evidentemente Morrigan le aveva appena cambiato.

«Stiamo andando a chiedere aiuto al Circolo dei maghi.» Spiegò Alistair.

Morrigan sollevò un sopracciglio. «Posso sapere come mai?»

«Non possiamo uccidere la persona posseduta dal demone, quindi servono dei maghi e del lyrium per fare un incantesimo che ci permetta di eliminare il demone senza ferire il suo contenitore.» Rispose l'elfa. «Un mago al castello ci ha detto che è possibile farlo.»

«Ah, ma certo. Capisco.» Annuì Morrigan con un sorrisetto. «Beh, buona fortuna allora. Non intendo seguirvi in quella gabbia per uccelli, quindi credo vi aspetterò qui.»

«Me lo aspettavo.» Commentò Alistair. «Sentiremo terribilmente la tua mancanza.»

Prima che potessero rimettersi a bisticciare, l'elfa lo trascinò via dalla stanza.

Salirono in sella ai cavalli, Falon che scodinzolava contento. Nemmeno a lui piaceva quel posto.

Si allontanarono in fretta dal villaggio, salendo su per la collina spingendo i cavalli al trotto, nonostante Aenor avesse qualche difficoltà a stare in sella. Non le era capitato spesso di cavalcare un animale, i Dalish usavano gli Halla prevalentemente per trainare le loro barche di legno attraverso le foreste. Continuarono a cavalcare finché il buio non rese impossibile vedere la strada davanti a loro, costringendoli ad accamparsi. Distrutti dalla privazione di sonno e stanchi dai combattimenti della notte prima e della giornata appena trascorsa, si limitarono ad accendere un piccolo fuoco e mangiare della carne secca presa al villaggio.

«Dovremmo fare dei turni di guardia.» Disse Alistair, scrutando l'oscurità attorno a loro.

Aenor annuì, dando una carezza leggera sulla testa di Falon, che si era addormentato prima ancora di finire la cena, russando piano. «Dormi pure, ti sveglio se ci sono problemi.» Era stanca morta, ma aveva la testa così piena di pensieri che non era certa di voler dormire. In più, il ragazzo sembrava davvero a pezzi, quindi sembrava la scelta migliore.

Alistair ringraziò bofonchiando, per poi stendersi e darle le spalle, coprendosi fino alle orecchie e rannicchiandosi su sé stesso. Dopo qualche minuto, l'elfa sentì il suo respiro regolarizzarsi e farsi più pesante. Alzò lo sguardo, verso il cielo carico di nubi. C'era aria di pioggia.

Dopo qualche ora, svegliò Alistair per darle il cambio. Falon dormiva ancora, uggiolando di tanto in tanto e facendo scattare le zampe, inquieto. Aenor si stese accanto all'animale, tirandosi la coperta sopra la testa e cercando di prendere sonno, un braccio attorno al mabari.

All'alba, ripresero il viaggio, intontiti ma decisi a raggiungere Lothering prima di sera. La mattina uggiosa si trasformò presto in una giornata di pioggia battente, rendendo la strada un pantano di fango scivoloso, rallentando i cavalli e inzuppandoli tutti fino alle ossa.

Falon si guardava attorno nervoso, restando vicino ai cavalli e scuotendo la pelliccia di tanto in tanto, infastidito dalla pioggia. Alistair e Aenor procedevano con i cappucci dei mantelli da viaggio tirati sopra la testa, in un vano tentativo di non infradiciarsi completamente. I cavalli sbuffavano dalle froge, sbandando recalcitranti.

Superato mezzogiorno, scesero faticosamente da una collina, conducendo al passo i cavalli giù dal pendio scivoloso. Un carro rovesciato al limitare della strada li fece mettere sull'attenti, mentre i cavalli si impennavano roteando gli occhi, nitrendo spaventati.

«Ma cosa-» Iniziò a dire Aenor, strizzando gli occhi sotto la pioggia.

Non fece in tempo a finire la frase, che un uomo sbucò da dietro il carro, urlando, inseguito da due hurlock armati. Alistair non perse tempo, spronando il cavallo e galoppando in aiuto dell'uomo, travolgendo i due mostri e schiacciandone uno sotto gli zoccoli dell'animale. L'altro lo uccise con un colpo di spada, preciso, alla testa.

«Cosa ci fai qui fuori?!» Chiese Aenor all'uomo che avevano salvato e che ora giaceva a terra, tremante e piangente. «Dovresti essere al sicuro, a Lothering!»

Quello la guardò terrorizzato, singhiozzando qualcosa che la ragazza non riuscì a capire. Alistair si intromise, scendendo da cavallo e inginocchiandosi nel fango accanto all'uomo.

«Sei salvo, ora, ti riportiamo al villaggio.» Gli disse, mettendogli una mano sulla spalla nel tentativo di rassicurarlo.

«No!» Gridò l'altro, lo sguardo folle. «Sono arrivati! Tutti morti!» Si divincolò dalla stretta del Custode, cercando di allontanarsi da loro e scivolando, schizzando tutto attorno.

I due ebbero un attimo di esitazione.

«La Prole Oscura?» Sussurrò Aenor. «Hanno...?»

Lo shem cadde carponi nel fango. Piangeva a dirotto, gli occhi sbarrati. «Tutti! Non c'è speranza, non possiamo salvarci! Sono qui, ci uccideranno!» Continuava a balbettare, senza prestare più attenzione ai due, concentrato com'era nel cercare di allontanarsi da lì.

L'elfa notò una ferita slabbrata sulla coscia dell'uomo, sembrava che qualcosa gli avesse strappato la carne con un morso. Fece segno ad Alistair di avvicinarsi, e insieme riuscirono a tenerlo fermo, mettendogli una mano davanti alla bocca per impedirgli di continuare ad urlare, temendo che potessero essere attaccati di nuovo.

Scostando il tessuto dei pantaloni, scoprirono che la pelle tutto attorno alla ferita era nerastra e imputridita. La Corruzione dei Prole Oscura stava già facendo effetto.

Aenor sospirò, estraendo il pugnale dalla cintura.

Alistair intercettò il gesto, fermandola con la mano. «No, aspetta...»

L'elfa lo ignorò e, approfittando del fatto che lo shem non opponeva quasi resistenza, gli piantò la lama nel petto, all'altezza del cuore. Quello sussultò, smettendo di lottare e accasciandosi a terra.

«Non c'era altro modo.» Disse lei in tono asciutto, alzandosi e tornando verso il cavallo, che continuava a muovere le orecchie e girare sul posto, inquieto. «Facciamo il giro largo per evitare il paese. Se sproniamo i cavalli al galoppo anche durante la notte, possiamo forse riuscire a mettere abbastanza distanza tra noi e la Prole Oscura.»

«E abbandoniamo tutta Lothering?» Le chiese Alistair, ancora a terra accanto al cadavere. Lo sguardo puntato agli occhi dell'uomo, ancora sgranati per la paura, le mani tremanti di rabbia.

«Abbiamo un compito, ed è quello di arrivare dai maghi a cercare aiuto per salvare Connor e Redcliffe. Se andiamo a Lothering, probabilmente non sopravvivremo alla notte.» Ribattè Aenor. «Abbiamo una speranza di evitare l'orda, ma dobbiamo sbrigarci.»

«Come fai ad esserne così sicura?» Disse Alistair, la voce ridotta ad un sussurro, appena udibile sotto la pioggia battente. «Così certa che lasciar morire tutte quelle persone sia la cosa giusta?»

Quelle parole la colpirono come un pugno allo stomaco, ma non lasciò trapelare niente. «Sono già tutti morti, Alistair, o lo saranno presto.» Girò il cavallo verso nord, verso le rive del Lago. Sentì l'altro alzarsi e rimontare in sella a sua volta. Senza attendere risposta, spronò il cavallo al galoppo, Falon al seguito.

Cavalcarono per tutto il resto del pomeriggio, evitando la strada principale. Incontrarono alcuni Prole Oscura solitari, a volte in piccoli gruppi di tre o quattro, ma riuscirono a cavarsela senza intoppi. Di sopravvissuti, nemmeno l'ombra.

Saliti sulla collina che li separava dal Lago Calenhad, poterono vedere Lothering, o ciò che ne restava: una nube di fumo nero si alzava dall'orizzonte, dove un tempo sorgeva il villaggio.

La ragazza guardò Alistair con la coda dell'occhio, vedendolo stringere le redini con forza, lo sguardo puntato verso la carneficina in lontananza. Sospirò, prima di spingere il cavallo giù per la collina. Dovevano allontanarsi il più possibile, prima che calassero le tenebre.

Il buio li costrinse a rallentare il passo. Scesero a condurre i cavalli a piedi, sperando che gli animali riacquistassero un po' le forze, affidandosi solo ad una piccola torcia che lanciava una luce flebile attorno a loro, sperando non fosse abbastanza da attrarre attenzioni pericolose.

Aenor continuava ad inciampare, mentre Falon dondolava la testa, affaticato. Alistair incespicava tra il fango e le radici, restando in un silenzio ostinato. I cavalli sbuffavano stanchi.

Arrivarono sulle sponde del lago mentre il cielo cominciava a schiarirsi. La pioggia non accennava a smettere, mentre i raggi del sole faticavano ad attraversare la spessa coltre di nubi nere. Costeggiarono la riva per tutto il giorno seguente, a volte a piedi, a volte a cavallo. Si fermarono per un paio d'ore a far riposare gli animali, gli occhi dei due Custudi che guizzavano colmi di apprensione in risposta ad ogni rumore attorno a loro.

Quando calò di nuovo la sera, erano troppo sfiniti per proseguire oltre. Si accamparono in un boschetto, cercando di ripararsi dalla pioggia e non osando accendere un fuoco. Mangiarono un altro poco di carne secca, masticando in silenzio. Nessuno dei due aveva voglia di parlare. Per tutto il giorno, non avevano incontrato anima viva.

La mattina dopo si misero in viaggio prima dell'alba, ansiosi di arrivare alla Torre, asciugarsi e avere un pasto caldo. La giornata passò senza eventi degni di nota, sotto la costante pioggia gelida.

Nel tardo pomeriggio videro alcune casette illuminate vicino all'acqua, segno che erano arrivati al piccolo molo che costituiva l'unico accesso consentito a Kinloch Hold.

Lo stalliere, rintanatosi sotto la tettoia di paglia con una fiasca di vino in mano a scaldarlo, li guardò sorpreso, sgranando gli occhi come se avesse visto due fantasmi. Gli lasciarono una moneta d'argento, consegnandogli i cavalli e entrando nella locanda accanto.

Si accasciarono sul tavolo più vicino al fuoco, togliendosi i vestiti fradici e appoggiandosi allo schienale di legno delle sedie, chiudendo gli occhi.

Dopo qualche minuto, arrivò l'oste a chiedere cosa volessero mangiare. Presero una zuppa calda, bollente, che sembrò bruciargli le budella mentre la mandavano giù affamati, chiedendone una seconda porzione.

«Andate alla Torre?» Chiese l'oste, portandogli di nuovo le ciotole ricolme.

Aenor annuì, afferrando il piatto e rimestandolo col cucchiaio, portandoselo poi alle labbra. Dopo quei giorni terribili, sembrava la zuppa più buona che avesse mai mangiato.

«Sono tre giorni che i Templari hanno sequestrato la barca a Kester, e non fanno avvicinare nessuno,» continuò l'uomo, «più del solito, intendo. Non vogliono neanche approvvigionamenti.»

Alistair grugnì di disperazione. «Perchè non può andare bene niente?» Si lamentò, appoggiandosi stancamente allo schienale della sedia. «Non ci meritiamo una pausa?»

Aenor non poteva che trovarsi d'accordo. Sospirò, guardando Falon che sgranocchiava l'osso di bue sotto al tavolo, contento di essere all'asciutto e ignaro di tutto.

«Cosa facciamo?» Le chiese Alistair con un sospiro affranto appena l'uomo si fu allontanato. «Non credo di avere la forza di mettermi a discutere con un templare proprio stasera.»

«Ti capisco.» Concordò Aenor, prendendo un altro cucchiaio di zuppa. «Qualsiasi cosa sia, può aspettare fino a domani.»

Presero una stanza. La sacca del denaro era sempre più leggera, ma i due erano troppo stanchi per contrattare sul prezzo esoso.

La stanza conteneva un grande letto matrimoniale, con due coperte calde e il fuoco acceso. Alistair arrossì violentemente, guardando il letto. Falon cercò di saltare sul materasso, ma Aenor lo bloccò per la collottola, indicandogli il pavimento. Il mabari uggiolò, cercando inutilmente di impietosirla, per poi andarsi ad acciambellare offeso davanti al camino.

«Dormirò per terra.» Esclamò il Custode, estraendo il proprio giaciglio umido dallo zaino e posizionandolo sul pavimento, abbastanza vicino al camino.

«Non fare lo stupido.» Lo apostrofò Aenor, estraendo le proprie coperte e mettendole ad asciugare, come il resto dello zaino, accanto al fuoco. «C'è un letto abbastanza grande per entrambi. Girati.»

Ignorò le proteste del ragazzo, che voltato verso il muro balbettava scemenze come suo solito. Si spogliò dei vestiti bagnati, appoggiandoli su una sedia e sperando che si asciugassero entro la mattina seguente, restando soltanto in intimo. Si infilò sotto le coperte, tirandosele a coprire le orecchie a punta. «Puoi dormire sopra la coperta.»


 

«Non si può andare alla Torre. Non importa che urgenza abbiate.»

I due Custodi squadrarono il templare di fronte a loro, con l'aria di chi non avrebbe accettato un no come risposta. Era un ragazzo più o meno dell'età di Alistair, non sarebbe stato difficile intimidirlo.

«Quell'armatura sembra pesante.» Commentò Aenor, indicandolo.

«Quindi?» Ribattè il templare.

Lei si strinse nelle spalle. «Sarà difficile riuscire a riemergere, con quella roba addosso. Una volta che ti avremo buttato in acqua, s'intende.»

Quello impallidì. «Cos-»

«Faresti meglio a collaborare.» Gli suggerì Alistair. «L'ho vista fare cose peggiori.»

Il templare sembrò considerare le proprie possibilità, mentre l'elfa, che a malapena gli arrivava alle spalle, lo guardava a braccia conserte, Falon che ringhiava minaccioso, pronto a balzare sullo shem.

«Io... Ho degli ordini, non è colpa mia...» Balbettò il templare, indietreggiando di qualche passo.

«Senti, risparmiati una nuotata e portaci alla Torre.» Disse il Custode.

Il templare capitolò. «D'accordo. Ma mi avete costretto, lo dirò al Comandante Gregoir.»

Aenor sbuffò. «Sicuro. Ora prendi i remi, shemlen, abbiamo perso già abbastanza tempo.» Lo superò spingendolo la parte, andando ad accomodarsi nella piccola barca. Falon uggiolò, esitando a lasciare la sicurezza della terraferma, ma con un pezzetto di carne secca come incentivo si andò ad accomodare ai piedi dei due Custodi.

La traversata fu più lenta del previsto, anche se erano in due a remare. Il templare non voleva in alcun modo rivelare loro cosa stesse succedendo, cosa avesse spinto l'Ordine a chiudere completamente Kinloch Hold da qualsiasi contatto esterno.

La torre del Circolo si ergeva minacciosa al centro del Lago Calenhad, una struttura altissima di pietra massiccia che sembrava toccare il cielo. Man mano che si avvicinavano ad essa, Aenor si ricordò di quanto era rimasta colpita dalle torri di Ostagar, che a confronto sembravano ormai delle nullità. La punta dell'edificio spariva tra le nuvole basse, e le poche finestre illuminate mandavano bagliori sinistri che si diffondevano nella nebbia circostante.

“Come fanno a vivere in un posto del genere?” Si chiese l'elfa. Rinchiusa lì, tra pietre e templari, avrebbe sicuramente scelto di buttarsi di sotto piuttosto che passarci la vita. Capiva perché maghi come Jowan facessero di tutto pur di scappare dalle grinfie del Circolo.

Arrivarono finalmente al molo costruito all'interno della torre. Ad attenderli, c'erano due templari, che li scortarono immediatamente dal Comandante, un uomo di mezza età di nome Gregoir, che troneggiava nella sua armatura enorme, la spada fiammeggiante dell'Ordine impressa sul pettorale. Stava parlando ad un gruppo sparuto di uomini, l'agitazione nell'aria era palpabile.

«Avevo dato l'ordine di non far attraversare il Lago a nessuno.» Li apostrofò vedendoli arrivare. «Chi siete, e cosa volete?»

«Siamo Custodi Grigi.» Rispose prontamente Alistair, precedendo Aenor per paura che l'elfa ne combinasse una delle sue.

«Ah. Si dice in giro che siate traditori.» Gregoir li squadrò dall'alto in basso. «Ma non mi importa, abbiamo questioni più importanti di cui occuparci, adesso. E la cosa non vi riguarda. Andatevene.»

«Non possiamo.» Ribattè Alistair. «In quanto Custodi Grigi, abbiamo il diritto di chiedere aiuto ai maghi del Circolo contro questo Flagello. Inoltre, Bann Teagan chiede aiuto per contrastare un demone che minaccia il villaggio di Redcliffe.»

«Ah, Teagan. L'ultima volta che ho controllato, era Arl Eamon a capo di Redcliffe.»

«L'Arl è malato. Il Circolo è l'unica possibilità per salvare il villaggio.»

Gregoir scosse la testa. «Mi dispiace. Ma non c'è nulla che possiamo fare per voi, né per Redcliffe, né per il Flagello. La situazione nella Torre è critica, e finché non arriverà il Diritto di Annullamento...»

«Il Diritto di Annullamento?!» Esclamò Alistair, allarmato.

«Cos'è?» Li interruppe Aenor. Dalle loro espressioni, sembrava una cosa grave.

«È ciò che dà ai templari l'autorità di neutralizzare il Circolo dei Maghi. In modo permanente.» Rispose il Comandante con tono greve. «Non è una decisione presa alla leggera, ci sono molti dei miei uomini ancora là dentro. Ma non c'è più nulla che possiamo fare, ormai.»

«Quindi la soluzione è radere al suolo questo posto?!» Ribattè Aenor, inorridita.

«La Torre è piena di Abomini e maghi del sangue, abbiamo perso già più di metà dei templari, non ho intenzione di perderne altri!» Dichiarò Gregoir. «Ho già mandato la richiesta a Denerim, entro un paio di giorni risolveremo questa faccenda, nell'unico modo possibile.»

«Ma abbiamo bisogno dei maghi!» Si oppose l'elfa. «E non possono essere morti tutti!»

«Come è possibile che abbiate perso il controllo della Torre?» Gli chiese Alistair.

«Qualche settimana fa, un mago del sangue è riuscito a scappare, aiutato da un altro, che abbiamo rinchiuso nelle prigioni in attesa di un processo, quando i maghi e i templari inviati ad Ostagar fossero tornati. Purtroppo, con il caos seguito alla battaglia e i pochi che sono tornati, la situazione ci è sfuggita di mano.» Spiegò il templare. «Giravano da tempo voci di alcuni maghi del sangue, ma non ci saremmo mai aspettati un gruppo così folto. Il Primo Incantatore ha indetto un'assemblea, per discutere della battaglia e dei provvedimenti da prendere contro il mago del sangue, ma non era neppure iniziato, che siamo stati sopraffatti da Abomini, incantesimi che volavano da entrambe le parti, io e i miei uomini proprio nel mezzo del putiferio. Non avevamo alcuna speranza. Sono a malapena riuscito a prendere una manciata di templari e chiudere le porte sigillandole dietro di noi, intrappolando tutte quelle creature all'interno.» Scosse la testa, affranto.

«Intrappolando gli abomini e con essi maghi e templari innocenti.» Commentò Alistair.

«Ormai, nessuno può essere sopravvissuto.» Ribattè Gregoir. «Non ci resta che attendere l'Annullamento.» Si voltò verso un templare, raggiungendolo e lasciando i due Custodi a decidere sul da farsi.

«Dobbiamo entrare lì dentro.» Disse Aenor. «Qualcuno di ancora vivo deve pur esserci.»

«L'hai sentito, no? Sarebbe un miracolo trovare qualcuno, e probabilmente sarebbe o posseduto o un mago del sangue.» Alistair si grattò la nuca, sospirando. «Non lo so, se hanno chiesto l'Annullamento...»

«Non dirmi che sei d'accordo con quello!»

L'altro la guardò sorpreso. «Da quando ti importa degli altri?»

«Non c'entra con quello che mi importa o meno, ci servono i maghi.» Rispose lei, sulla difensiva. «E pensi davvero che un mucchio di gente come Morrigan si sarebbe fatta ammazzare o possedere, senza provare a resistere?!»

«Credi davvero che ci siano dei sopravvissuti?»

Aenor si morse il labbro inferiore, abbassando lo sguardo su Falon, che li guardava con le orecchie basse. «Io vado dentro a controllare.» Dichiarò infine. «Tu fai come vuoi.»

Alistair rimase un attimo sorpreso, poi cedette. «Vorrà dire che andremo entrambi.» Si abbassò a dare una grattatina sul collo al mabari. «Non ti lascio entrare là da sola, e nonostante non sia un templare, ho qualche abilità che ci potrebbe tornare utile.»

«E se non dovessimo uscirne?»

Il ragazzo si strinse nelle spalle. «Magari l'Arcidemone deciderà di tornare a dormire.»

«L'arma segreta dei templari sono le pessime battute?»

«Dai, stavolta hai quasi riso.»

Tornarono da Gregoir. Non fu facile convincerlo a lasciarli entrare.

Aenor afferrò il Mabari, trattenendolo per la collottola. «No, Falon, tu resti qui.»

L'animale uggiolò, non volendo essere lasciato indietro.

«Niente storie.» Lo accarezzò dietro le orecchie. «Non stavolta.» Gli diede una pacca sul fianco, lasciandogli un ultimo pezzo di carne secca. Poi fece segno ai due templari di fronte alla grande porta di pietra, che spalancarono il passaggio.

«Non aprirò questa porta a meno di non sentire il Primo Incantatore in persona!» Ricordò loro Gregoir, mentre le porte si richiudevano dietro di loro, lasciandoli da soli ad affrontare qualsiasi cosa si celasse all'interno.



 

La prima cosa che li colpì, fu il puzzo dei cadaveri.

Percorsero un corridoio disseminato di corpi e detriti di vario genere, le armi in pugno. A rompere il silenzio, potevano udire dei rumori sinistri dal piano di sopra, ma le stanze intorno a loro erano deserte. Il corridoio finiva di fronte ad una porta di legno, chiusa.

Aenor appoggiò l'orecchio contro di essa, percependo all'interno come uno sciabordio d'acqua e delle voci agitate.

Fece segno ad Alistair di stare pronto, poi, insieme, sfondarono la porta con una spallata.

«Fermi lì!»

Una maga anziana stava puntando loro addosso il proprio bastone magico. I due Custodi strinsero le proprie armi, pronti a difendersi. Attorno a loro, una manciata di maghi adulti e qualche bambino.

La maga strizzò gli occhi, abbassando di poco il bastone. «Aspetta. Ti conosco. Eri ad Ostagar, vero?» Chiese ad Aenor.

L'elfa ci mise qualche secondo a ricordare. “La shem anziana che era vicino agli altri maghi, poco oltre i due templari all'accampamento.” «Sì. Siamo gli ultimi Custodi Grigi rimasti.»

«Siete maghi del sangue?» Chiese Alistair, pronto ad attaccare.

«Giovanotto. Credi che se lo fossimo non vi avremmo attaccato all'istante?» Rispose la maga, rilassandosi e riponendo il bastone dietro la schiena. «Come mai Gregoir vi ha fatto entrare?»

Aenor abbassò la propria arma. «Ha chiesto a Denerim il Diritto di Annullamento. L'abbiamo convinto a farci passare, sperando di trovare dei sopravvissuti. Abbiamo bisogno del vostro aiuto.»

«Arrivate tardi, mi dispiace dire. È molto probabile che noi siamo gli ultimi rimasti.»Lo sparuto gruppo sembrava provato. Indicò la porta dietro di sé, coperta da un incantesimo esteso su tutta la superficie, fonte dello sciabordio che Aenor aveva avvertito prima di entrare. «La barriera che ho posto a protezione di questa stanza si sta indebolendo nonostante i miei sforzi, e ho paura che tra non molto cadrà.»

«Dobbiamo raggiungere il Primo Incantatore. Solo così possiamo convincere Gregoir a riaprire le porte d'uscita.» Spiegò Aenor. «Qualcuno deve essere ancora vivo là sopra.»

«Vivo, magari, ma probabilmente posseduto.» Ribattè la maga. «Ma hai ragione, non possiamo perdere le speranze. Ora che siete arrivati, possiamo cercare di trovare dei sopravvissuti, e nel frattempo ripulire la torre da tutti i demoni che la infestano.»

«E loro?» Chiese Alistair, indicando i bambini. «Se fate cadere la barriera per farci passare, gli abomini avranno facile accesso a questo posto.»

«Vorrà dire che dovremo eliminare tutti quelli che incontreremo, così che non possano arrivarci.» La maga sembrava determinata. «Sono Wynne, comunque.»

I Custodi si presentarono a loro volta.

Wynne si volse verso la barriera che teneva sigillata la porta, agitando il bastone magico e facendola esplodere in una nuvola di fumo azzurro.

Le armi in pugno, si addentrarono nella stanza successiva.

Era un enorme biblioteca, con scaffali alti e ricolmi di libri. “Non pensavo potessero esistere tutti questi libri in un posto solo...” Pensò Aenor mentre si facevano strada tra le pile di carta e tavoli rovesciati, attenti a non fare troppo rumore.

Un respiro rantolante e strascicato proveniva da dietro l'angolo. L'elfa si affacciò con cautela: una creatura dalla forma umanoide, con testa e spalle più grandi del normale, come se fossero state fuse assieme, l'aspetto deforme e mostruoso, si stagliava sopra la sagoma di un templare morto.

L'elfa si ritirò dietro lo scaffale. Alistair le fece segno di seguirlo, e i due si lanciarono alla carica. Wynne lanciò un paio incantesimi di supporto e, per quanto l'abominio fosse orrendo e disgustoso, se ne liberarono in fretta. Anche i demoni, a quanto pareva, morivano con una lama ben piantata in petto. Subito ne spuntarono altri, che fecero la stessa fine. Erano veloci, e cercavano di azzannare e graffiare, non sembravano però in grado di usare la magia.

Superarono altri scaffali, quando un mostro fiammeggiante spuntò dal nulla.

«Fenedhis lasa!» Esclamò Aenor, terrorizzata. Fece un balzo indietro, per evitare una palla di fuoco lanciata dalla creatura.

Una barriera di ghiaccio si parò tra lei e il demone, dandole tempo di riprendersi. Wynne recitò un incantesimo breve, e i due guerrieri sentirono le proprie armi farsi più fredde, mentre le lame venivano ricoperte di ghiaccio. «Attaccate, ora!» Li spronò la maga.

Senza farselo ripetere, aggirarono la barriera e colpirono il mostro ai fianchi, affondando le spade nelle fiamme. La creatura si dissolse in una nuvola di vapore bollente, che li costrinse ad indietreggiare in fretta per evitare di ustionarsi. Fortunatamente, Wynne aveva lanciato su di loro una protezione contro le ferite minori.

«Quando muoiono, tendono ad esplodere.» Spiegò loro la maga. «Dovete scansarvi in tempo.»

«Affascinanti.» Commentò Alistair. Aenor rabbrividì, ma si costrinse a farsi coraggio e proseguire. Non si poteva più tornare indietro.


 

Affrontarono altri abomini e demoni, la maggior parte di essi fortunatamente non si rivelò troppo difficile da sconfiggere. Quando i due Custodi si ferivano, Wynne accorreva prontamente a rimetterli in sesto con un incantesimo di guarigione. Così facendo, riuscirono a superare l'immensa biblioteca.

Salite le scale che conducevano al piano superiore, si ritrovarono in una grande sala, completamente sgombra. Si avviarono verso il fondo della sala, quando l'elfa si accorse della presenza di qualcuno. Un respiro calmo, regolare, proveniente da dietro una colonna. Si diresse verso di esso, pronta a colpire, ma trovò un mago seduto a terra, lo sguardo vacuo.

Quello, accortosi della loro presenza, si alzò in piedi, scrutandoli con la massima calma.

«Vi prego di non entrare nel magazzino.» Disse. «È attualmente in uno stato non consono ad essere visitato, e non ho ancora potuto sistemarlo.»

«Owain!» Lo riconobbe Wynne. «Cosa ci fai ancora qui?»

«Ho provato ad andarmene, ma ho incontrato una barriera. Quindi sono tornato qui, ad occuparmi del magazzino, com'è mio dovere.»

«Avresti dovuto chiamarci, ti avrei aperto la porta!» Ribattè la maga.

L'altro rimase impassibile. «Il magazzino mi è familiare. Preferisco rimanere qui. Preferirei non morire. Preferirei che Niall avesse successo, e che ci salvasse tutti.»

«Chi?» Gli domandò Aenor. «E a fare cosa?»

«Niall. Lui e altri sono venuti a prendere la Litania di Adralla.»

Wynne annuì. «Per proteggersi dal controllo della mente. Capisco. Tutto questo è opera dei maghi del sangue. Jowan non era il solo, evidentemente.»

«Non hai visto cosa è successo?» Le chiese l'elfa.

«Non ero all'assemblea. Pochi di coloro che vi hanno partecipato sono riusciti ad uscirne. Niall era tra loro. Dobbiamo trovarlo.»

“Magia del sangue...” Sapeva per certo che Merrill utilizzava quel tipo di magia in alcuni dei suoi incantesimi, ma non era mai stata un pericolo per il resto del Clan. Nel Tevinter era però risaputo che fosse il tipo di magia predominante, e i Magister la usavano per uccidere, schiavizzare e dominare su tutto il paese. Era comprensibile che tutti ne avessero paura.

In una delle stanze, trovarono tre maghi, che usarono la magia del sangue per attaccarli. Alistair si parò di fronte ad Aenor, frapponendosi tra lei e i maghi. Quelli si immobilizzarono, guardando straniti i propri bastoni, che improvvisamente avevano smesso di brillare. Senza dargli tempo di riprendersi, il ragazzo ne buttò a terra uno con lo scudo, ferendo il secondo. Aenor trafisse il terzo in pieno petto, finendo quello a terra.

L'ultimo mago rimasto, una ragazza che doveva avere solo qualche anno più di loro, li pregò di risparmiarla, tenendosi il fianco ferito, le vesti già inzuppate di sangue.

«Perchè dovremmo?» Le chiese Aenor, sollevando la spada, pronta a darle il colpo di grazia.

«Vi prego!» Gemette l'altra, in preda al dolore. «So che non ne ho il diritto, ma risparmiatemi. Non volevamo tutto questo, cercavamo solo di essere liberi!»

L'elfa si fermò, colpita da quelle parole. Se fosse stata nella loro situazione, avrebbe fatto lo stesso, realizzò. Non importava con quale mezzo.

Abbassò la lama, appoggiando la punta a terra. «Proseguiamo.» Ordinò agli altri, lasciando la maga a terra, sorpresa di essere stata risparmiata. Ignorò le proteste di Alistair e Wynne.

 

Superarono altre stanze, venendo attaccati da altri demoni, abomini e parecchi cadaveri. Riuscirono in qualche modo a sconfiggerli tutti.

Si presero una pausa per raccogliere le forze, chiudendosi in una stanza. Un cadavere giaceva riverso sul pavimento. Mentre Wynne si occupava delle loro ferite, Aenor notò che il corpo a terra presentava solo una ferita alla gola, precisa ma troppo piccola per essere stata fatta da una delle spade dei templari. Si avvicinò per esaminarlo meglio. Era un mago, gli occhi sbarrati e le mani inzuppate dello stesso sangue che gli macchiava le vesti.

«Aenor?» La chiamò Alistair. «Che stai facendo?»

«Questo qui non è stato ucciso né da un templare né da un demone. Forse un mago del sangue...-»

«Non scherziamo!» La interruppe una voce. «Quei culi secchi in vestitino non avrebbero fatto un lavoro così pulito.»

Si girarono di scatto. Dall'armadio, ora aperto, emerse una figura. Era bassa e tozza, con una massa di capelli rossi, sporchi e spettinati. Il naso doveva essere stato rotto più volte, e sulla pelle spiccavano parecchie cicatrici, alcune più recenti di altre. Aveva un vistoso tatuaggio sulla guancia.

La nana li guardò sogghignando, due pugnali stretti nelle mani. «Meno male che c'è qualcun altro oltre a quei mostri.» Continuò. «Anche se non so quanto ci state con la testa, se siete ancora qui.»

«Cosa ci fa un nano qua dentro?!» Esclamarono gli altri tre, allarmati.

Quella sbuffò sonoramente. «Il peggiore affare della mia vita, a quanto pare. Il Carta mi ha spedito qui per contrabbandare del Lyrium a qualche templare dipendente, ma poi è scoppiato tutto questo bordello e mi sono dovuta nascondere là dentro per evitare di essere fatta a pezzi da quei cosi.» Rispose, indicando l'armadio dietro di sé. «Voi due, piuttosto, non sembrate dei maghi.»

Aenor scosse la testa. «Siamo qui per aiutare.»

«Dovete essere più scemi di quello che sembrate, allora.»

«Come hai fatto ad entrare?» La interruppe Wynne. «Nessuno può arrivare fin qui senza il permesso del Comandante Gregoir...»

La nana scoppiò a ridere sonoramente. «Dovete decisamente rivedere il vostro sistema di sicurezza. Quei templari non si accorgerebbero di un bronto nella sala da pranzo, nemmeno se gli scorreggiasse in faccia.» Lanciò in aria uno dei due coltelli, riacciuffandolo con abilità. «Allora, che avete intenzione di fare? Perché in quell'armadio si stava piuttosto stretti.»

«Strano, non devi occupare molto spazio.» Commentò Aenor.

L'altra le schioccò un'occhiataccia. «Oh, una battuta sull'altezza. Che originalità. Sperate di eliminare tutti quei mostri a colpi di insulti?»

Alistair ridacchiò. «Più o meno è il nostro piano per tutto.»

«Beh, io del Lyrium da vendere, e qui nessuno vuole più comprarlo.» La nana grugnì, indicando lo zaino che portava in spalla. «Mica avete novanta sovrane a portata di mano?»

«Lyrium?» Si illuminò Aenor. «Per il rituale di Connor ci serviva parecchio lyrium, no?»

«Hei, ottimo!» Esclamò la nana, battendosi una mano sulla coscia. «Fuori i soldi, prima.»

«Credi davvero che abbiamo novanta sovrane nella borsa?» Le chiese Alistair, allibito.

La nana scosse la testa, sbuffando. «Niente soldi, niente lyrium. Devo pur campare, no?»

«Aiutaci a risolvere questo disastro, accompagnaci fino a Redcliffe e ti pagheranno quello che vuoi.» Le propose l'elfa. «Oppure puoi rinchiuderti di nuovo nell'armadio e sperare per il meglio.»

L'altra sembrò considerare le proprie opzioni. «D'accordo. Ma il prezzo è appena raddoppiato. Per il disturbo. E vi conviene non prendermi per il culo.» Fece roteare di nuovo in aria il coltello.










Note dell'Autrice: eccomi con un altro capitolo. 
Spero che Brosca vi piaccia, perchè il prossimo capitolo è tutto suo! 

  
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