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Autore: heliodor    07/10/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il mostro risorto

Joyce vide Vyncent scagliarsi contro il mostro e pensò che fosse pazzo. Come poteva sperare di tener testa a quell'orrore?
Era stato tutto così veloce che a stento si era resa conto di quello che era successo. Nel giro di qualche minuto Vyncent l'aveva trascinata giù per il pendio e poi lungo la piccola valle, in una folle corsa verso l'accampamento circondato dalle luci.
Erano arrivati appena in tempo per assistere allo spettacolo che era stato allestito lì in mezzo.
Un mostro era sorto da un improvviso bagliore che era scaturito da Deliza e aveva attaccato un uomo. Quindi si era scagliato contro due ragazze, uccidendole.
A quel punto Vyncent aveva preparato i dardi ed era balzato in avanti. "Occupati di Oren" le aveva gridato prima di scagliarsi contro il mostro.
Joyce aveva ubbidito e si era chinata su Oren, che lottava contro le corde. Lo aveva liberato cercando di non perdere di vista Vyncent che lanciava dardi magici contro il mostro e sembrava danzargli attorno.
Lo lasciò che si stava ancora liberando e corse verso il mostro, che in quel momento era girato di spalle.
Evocò due dardi e colpì la schiena della creatura. La sua coda uncinata spazzò il terreno e per poco non la colpì. La evitò scartando di lato all'ultimo momento.
Vyncent colpì la creatura al ventre e balzò all'indietro per evitare le possenti braccia armate di dita uncinate.
Che razza di creatura era quella?
Joyce non ne aveva mai sentito parlare. Sembrava uscita da un incubo, ma era reale. E pericolosa. A dispetto della sua mole era agile e la pelle ricoperta di squame sembrava insensibile ai loro colpi.
"Dobbiamo bloccarlo" gridò Vyncent. "Usa la ragnatela magica."
Ragnatela magica? Lei non conosceva quell'incantesimo.
Il mostro scattò in avanti e Vyncent evitò l'attacco d'un soffio balzando di lato. Evocò un globo di fuoco e lo scagliò verso la creatura.
Il colpo esplose all'altezza del bacino, sbilanciando la creatura e costringendola a indietreggiare.
"Sibyl, la ragnatela" gridò Vyncent mentre correva per evitare che il mostro lo tagliasse in due con la coda.
Joyce si lanciò in avanti ed evocò il raggio magico, lo puntò verso la gamba destra della creatura mentre allo stesso tempo di muoveva cercando di seguirne la traiettoria.
Il mostro urlò e si disinteressò di Vyncent, puntando verso di lei. Occhi famelici la fissarono e Joyce capì di essersi fatto un nemico.
Evocò due dardi, uno per mano e li lanciò verso la testa del mostro, mancando il bersaglio.
Per tutta risposta la creatura si gettò in avanti con le braccia possenti, raschiando il terreno con gli artigli.
Joyce indietreggiò, cadde e rotolò di lato per evitare quegli artigli, ognuno dei quali era lungo quando una sua gamba.
Il mostro tornò all'attacco con l'altro braccio che si abbatté su di lei. Joyce evocò lo scudo magico riuscendo  deviare il primo assalto. Il contraccolpo fu così violento che la sbatté contro il terreno. Un dolore atroce si accese nella spalla destra e temette di essersela rotta.
Il mostro sollevò il braccio pronta a colpirla di nuovo, ma l'arto esplose all'attaccatura con il tronco.
Il mostro gridò di dolore mentre il braccio si separava dal resto del corpo e cadeva al suolo con un tondo cavernoso.
Sotto di lui, Vyncent aveva ancora le braccia sollevate. "In piedi" le urlò.
La coda del mostrò spazzò il terreno e stavolta trovò il corpo di Vyncent, che venne scaraventato via lontano di una decina di passi.
"No" gridò Joyce mentre lo vedeva rotolare su se stesso.
Si alzò e corse verso Vyncent, ignorando il mostro che ancora si lamentava per aver perso l'arto.
Lo raggiunse e si chinò sopra di lui. "Stai bene?"
Vyncent aprì gli occhi. "Ne ho viste di peggio. La ragnatela..."
Non riuscì a terminare la frase che venne coperta dal tremendo ruggito della creatura. Ormai era sopra di loro, pronta a colpirli entrambi con l'unico arto rimastogli.
Qualcosa volò vero il mostro e si conficcò nella sua spalla, nell'attaccatura con il tronco.
Gli occhi di Joyce caddero su Oren, in piedi a una ventina di piedi di distanza dal mostro. Si sbracciava e urlava qualcosa al suo indirizzo.
"Vattene di lì" gridò Joyce.
Il mostro si voltò e andò verso Oren, che a sua volta roteò e corse via portandoselo dietro.
Joyce lasciò Vyncent che si stava rimettendo in piedi e corse dietro alla creatura.
Oren si infilò nella tenda un attimo prima che il mostro lo colpisse con l'arto rimastogli. Il colpo affondò nel terreno sollevando una montagna di detriti.
Incapace di fermarsi per il suo stesso slancio la creatura continuò ad avanzare e travolse la tenda e tutto quello che era al suo interno.
Joyce scavalcò una cassa che era rotolata lì da chissà dove e colpì il mostro col raggio magico. La creatura si voltò verso  di lei e iniziò ad avanzare.
Joyce rimase immobile, fronteggiandola senza indietreggiare di un passo, il raggio magico puntato verso il corpo del mostro.
Lui avanzò con passi pesanti, solo rallentato dai colpi che aveva ricevuto.
Dietro di lei Vyncent la superò con un balzo e scagliò due globi infuocati contro il mostro, colpendolo al capo e all'addome.
La creatura si piegò in due e Vyncent vi passò sotto emergendo dal lato opposto. Scariche di fulmini scaturirono dalle sue mani e colpirono al creatura facendola sobbalzare. Infine si fermò a una decina di passi e puntò le braccia verso il mostro. Dai palmi aperti scaturirono migliaia di proiettili di ghiaccio che colpirono il mostro, penetrando sotto la corazza di scaglie che lo proteggeva.
La creatura arrancò, trascinandosi per qualche metro e poi si abbatté al suolo.
Vyncent respirava a fatica. Si vedeva che era esausto.
Joyce si avvicinò a lui. "È morto?" chiese.
Vyncent evocò un dardo e colpì la creatura alla testa, facendola sussultare. "Adesso sì."
Era così felice e sollevata di vederlo vivo che stava per mettersi a piangere.
Poi Joyce si ricordò della tenda e di Oren e la felicità scomparve.
 
Joyce raggiunse la tenda e iniziò a scavare tra quello che ne restava. Il tessuto si era depositato tutto intorno ed era impossibile sapere cosa o chi stesse calpestando.
"Oren" gridò disperata mentre tirava via lo spesso tessuto. "Ti prego, rispondi."
Vyncent la raggiunse e l'aiutò a cercare.
Una mano emerse da un buco nella stoffa e poi il viso di Oren fece capolino. "Sono qui" disse sofferente.
Joyce corse da lui e lo aiutò a liberarsi. "Che cosa ti è saltato in mente di fare?" lo rimproverò.
Oren sembrava reggersi in piedi a stento. "Quel coso stava per mangiarti."
"Sei uno stupido. Stava per mangiare te." Poi lo abbracciò, stringendolo.
Oren reagì con una smorfia. "Sì, anche io sono contento di rivederti."
Joyce si staccò da lui e si accorse che Vyncent li stava osservando. A quella vista arrossì e si allontanò di qualche passo.
Deliza nel frattempo si era rimessa in piedi e li aveva raggiunti.
"Come stai?" le chiese Oren.
"Bene" rispose lei, ma aveva il viso tirato e stravolto. "Devo dormire" disse. "E fare un bagno. Magari dormire mentre faccio un bagno" disse con voce impastata.
"Riposeremo tutti quando saremo a casa" disse Vyncent. "Ora spiegatemi quello che è successo qui."
 
Vyncent si guardò attorno preoccupato. "Meglio allontanarsi, e alla svelta. Appena al tempio daremo l'allarme."
"Ottima idea" disse Deliza.
Oren le si avvicinò e l'abbracciò. "Grazie di avermi salvato."
A quella vista Joyce si sentì a disagio.
"Figurati" disse la ragazza. "Te lo dovevo."
Oren la guardò perplessa.
"Per non averti creduto." Deliza guardò Joyce. "Quindi esisti davvero."
Aveva parlato di lei anche a Deliza? A quante persone aveva raccontato di Sibyl? Joyce riuscì a stento a sorriderle.
"Te l'ho detto che sarebbe venuta" disse Oren.
Mentre tornavano verso la città, Joyce pensava a un modo per dileguarsi senza dare nell'occhio. Non poteva andare al tempio e più restava con loro più aumentava il rischio di essere scoperta.
"Ora capisco perché piaci così tanto a Oren" disse Vyncent.
Oren e Deliza li precedevano parlando tra di loro.
"Cosa?"
"Ardita e coraggiosa. E non hai paura di niente." Vyncent scosse la testa. "Ti descrivono perfettamente."
"Grazie" rispose lei cercando di nascondere l'imbarazzo.
"Non so perché sei qui e da dove vieni" proseguì lui. "Ma sei la benvenuta al circolo di Valonde."
"Vorrei restare, ma non posso."
"Capisco. Se non vuoi farlo per te stessa fallo per Oren."
Joyce non sapeva che cosa rispondere.
"È molto attaccato a te" disse Vyncent. "E anche tu sei innamorata di lui."
"Oh, no, no" si affrettò a dire Joyce. "Ti sbagli. Ti assicuro che io non... siamo solo buoni amici."
Vyncent rise. "Ti sei scagliata contro un mostro praticamente a mani nude. Queste cose non si fanno per amicizia."
"Il fatto è che sarei già impegnata..." Con te, aggiunse.
Vyncent sospirò. "Allora dovresti fare chiarezza con te stessa prima di prendere qualunque decisione."
"Ora devo proprio andare" disse mentre superavano la porta occidentale.
Oren si voltò. "Vai di nuovo via? È inutile che ti chieda quando ci rivedremo la prossima volta, vero?"
Joyce si strinse nelle spalle. "Lo sai come sono fatta. Vado e vengo di continuo."
"Lo so" disse lui.
Deliza gli diede un colpetto al fianco.
"Sì, sì, ho capito" fece lui. "Sibyl, io... devo dirti una cosa prima che tu sparisca di nuovo..."
"Me la dirai la prossima volta."
"Con te è impossibile dire se ci sarà una prossima volta."
"Devo andare" disse voltandosi e correndo via. Per qualche ragione non voleva ascoltarlo. Non adesso che si sentiva così stanca e vulnerabile. Non davanti a Vyncent. Soprattutto non davanti a lui.
Non osò voltarsi per vedere le loro espressioni. Si allontanò di corsa e nell'attimo in cui entrava in uno dei vicoli si rese invisibile.
Quando rientrò nella sua stanza si tolse i vestiti che aveva usato per diventare Sibyl e li nascose in fondo a un baule. Quindi si preparò da sola la vasca - non aveva intenzione di farsi vedere in quello stato da qualche ancella - e si concesse un lungo bagno ristoratore.
Era così stanca che rischiò un paio di volte di addormentarsi.
Quando tornò nella sua stanza si vestì per la notte e si distese sul letto. Voleva attendere il ritorno di Vyncent e Oren al palazzo, ma la stanchezza ebbe il sopravvento e si addormentò.
 
Il giorno seguente si vestì e scese nel grande salone. Il palazzo era in fermento. Il re aveva convocato una riunione urgente per quel pomeriggio e molte streghe e stregoni stavano accorrendo.
Vyncent era tra questi e con lui c'era Oren. "Visto che l'ho riportato sano e salvo?" disse sorridendole.
"Oren" fece lei mostrandosi sorpresa. "Ci hai fatti stare tutti in pena."
"Mi dispiace" disse lui.
"E Deliza?" domandò Joyce fingendosi contrita. "Non le è capitato niente di brutto, spero."
"È ancora al tempio, per il momento."
"Bene, sono proprio contenta."
Uno dei valletti li informò che la riunione stava per iniziare.
"Dobbiamo andare" disse Vyncent avviandosi verso lo studio del re. "Oren, dovresti venire anche tu. Il re vorrà sentire la tua versione dei fatti."
"Col vostro permesso" disse Oren allontanandosi insieme a Vyncent.
Joyce attese paziente che la riunione finisse. Quando i valletti aprirono le porte, una dozzina di streghe e stregoni si riversò fuori. Alcuni chiacchieravano tra loro scambiandosi ampi cenni con la testa.
Vyncent camminava con Oren al fianco ed entrambi erano scuri in viso.
"C'è qualcosa che non va?" domandò Joyce.
"Tuo padre è contento che non si sia fatto male nessuno" spiegò Vyncent. "Ma le leggi di Valonde sono severe contro chi pratica la negromanzia. Deliza dovrà essere processata."
"Ma non è giusto" protestò Joyce.
"È la legge" disse lui. "Ma cercheremo di evitare la punizione peggiore, Krikor. Forse basterà un esilio. Dovrà andare via ma almeno avrà salva la vita."
"Tu non puoi fare niente?"
Vyncent scosse la testa. "C'è dell'altro. La caccia inizierà prima di quanto pensassi."
"Quando?"
"Subito dopo le nozze. Tuo padre vuole affrettare i tempi per non concedere a Malag la possibilità di trovare altri alleati."
"E noi che cosa faremo?" Joyce si sentiva male al pensiero di vederlo partire così presto.
"Troverò una soluzione. Ora devo tornare al tempio."
"E per quanto riguarda la mia guardia del corpo?" chiese Joyce. Con Deliza sotto processo e a rischio di essere esiliata, l'alternativa era tenere Oren lì con lei. Non riusciva a decidere se ne era felice o atterrita al tempo stesso.
"Per ora non ce ne sarà bisogno. Siete tutti e due confinati all'interno del palazzo fino a nuovo ordine."
Joyce annuì.
Oren si congedò e tornò al suo appartamento, mentre Joyce rientrò nelle sue stanze.
Ma che sto facendo?, pensò. Dovrei essere felice e invece...
Che cosa c'era di sbagliato in lei?
Migliaia di ragazze più belle e intelligenti di lei avrebbero fatto i salti di gioia sapendo di sposare Vyncent. Lui era bello, era un eroe di guerra, era galante e...
Cosa poteva volere di più?
Poche settimane prima non avrebbe sperato di poter sposare Vyncent.
Ma poche settimane prima lei era ancora la sciocca e debole Joyce, la ragazzina viziata che sognava l'amore romantico.
Era cresciuta, aveva affrontato pericoli mortali. Non era più quella di prima e sapeva di essere cambiata.
E poi c'era un'altra questione.
Se avesse sposato Vyncent avrebbe rinunciato per sempre a essere Sibyl e lei non lo voleva, non si sentiva pronta a rinunciare alla magia dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per imparare gli incantesimi del compendio.
Era cambiata più di quanto lei riuscisse ad ammettere con se stessa. E non era più sicura di ciò che voleva davvero.
Ma aveva un modo per togliersi ogni dubbio e decidere. E quella sera avrebbe preso la sua decisione.

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